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Forum |
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Nell’immaginario collettivo europeo i Balcani, in generale, e la repubblica serba, in particolare, vengono da sempre giudicati come la regione al più alto tasso di conflittualità e livello di scontro violento tra gruppi etnici e nazionalistici. Gli europei - generalmente poco inclini ad approfondire e comprendere i fondamenti storici della realtà balcanica – tendono, in coincidenza di crisi regionali, ad attribuire “colpe e responsabilità” ad un determinato gruppo etnico assumendo - a volte in maniera superficiale – posizioni politiche dense di preconcetti e semplificazioni. La Serbia infatti è stata percepita come l’unica responsabile della guerra che ha portato alla dissoluzione dell’ex-Yugoslavia e come il “mostro della pulizia etnica”.
In realtà la recente immagine dei Balcani è stata in parte condizionata da strategie mediatiche che hanno “disegnato” scenari tali da indurre l’opinione pubblica ad una radicale e acritica “scelta di campo” nei confronti dei Paesi coinvolti nel conflitto, mentre alcuni aspetti (come il ruolo di bastione “cristiano” all’avanzata islamica che la storia ha assegnato fino al secolo scorso alla Serbia) sono stati mistificati se non negati. Tutta la penisola balcanica si trova attualmente di fronte alla possibilità di operare una svolta politica e storica. L’allargamento dell'UE verso l’Est offre la possibilità di una cooptazione nel modello economico e democratico europeo dei Paesi dell'al di là dell’Adriatico. Mentre nazioni come la Slovenia e la Croazia si accingono a superare l’ultimo ostacolo prima di essere inseriti nell’Unione, Paesi come la Serbia-Montenegro, la Bosnia e l’Albania si trovano di fronte ad un percorso che nei migliori dei casi si risolverà nel 2020. Di fatto si rischia di creare un “ghetto balcanico” con ad Est Paesi come la Bulgaria e la Turchia e ad Ovest i Paesi che hanno dato vita all’UE.
(foto www.greatestcities.com)
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Saggi e articoli |
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| Capire quali siano le motivazioni dei terroristi suicidi è il primo passo per contrastarne la forza distruttiva. Richard Barrett sottolinea, in questo articolo, la necessità di un coinvolgimento a tutto campo della società musulmana, il cui impegno nel contrasto di questi focolai di estremismo radicale dovrà comunque essere supportato dalla comunità internazionale e dalle Nazioni Unite.
(foto www.corriere.it/gallery/Cronache)
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| Psicologia, politica economica, strategie industriali e tecnologia: sono queste le tappe di un interessante percorso tra le difficoltà e le sfide che la lotta al terrorismo pone al nostro tradizionale modo di pensare. Un invito a riflettere sui meccanismi attraverso cui si formano le decisioni politiche in materia. Un richiamo alla saggezza che proviene da modelli e teorie mai sufficientemente applicate. Il percorso proposto è forse complicato ma merita grande attenzione poiché il pericolo esiste adesso e adesso è necessario fare di tutto per impedire che il nostro stile di vita venga coattivamente trasformato. Alla fine è un invito a pensare, anche solo per un momento, in modo diverso. (foto ansa)
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| Le analisi e le interpretazioni di quanto accadde durante gli anni di piombo in Italia sono così sedimentate da essere state ‘oggettivizzate’, vale a dire che son divenute esse stesse ‘la storia’ da ricordare e da raccontare. I fatti, invece, sono stati spesso tralasciati o trasformati in un sottinteso storico, in una tautologia evitabile che ha rischiato di discriminare anche la conoscenza che le nuove generazioni potevano avere di quel periodo. Esiste il rischio, dunque, che quando si riflette su quegli anni l’opinione venga espressa prima dei fatti, in un contorto e paradossale meccanismo che è più pregiudizio che giudizio. Esistono dei casi, però, in cui la storia ritrova una sua dimensione e si riappacifica con la realtà; esistono degli autori che ti descrivono la foto e non disegnano un quadro astratto. Esistono articoli da custodire gelosamente e recuperare come un "breviario" quando, prima di esprimere una opinione, si vuole rendere omaggio alla verità e alle tante vite inutilmente e tragicamente perse. (foto ansa)
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| Sono passati quasi tre decenni dal periodo di maggiore attività di “Prima Linea” ed è forse utile delinearne un breve profilo, soprattutto a vantaggio di chi in quegli anni non aveva ancora coscienza, per vincolo anagrafico, di quel fermento violento e sanguinario che macchiò le pur legittime aspirazioni di cambiamento di una intera generazione. Rispetto ad altri movimenti o gruppi terroristici, Prima Linea viveva una spinta ideologica notevolmente inferiore, meno “colta” e più approssimativa, al punto da porsi a metà strada tra il gruppo di nostalgici sessantottini e l’organizzazione di aspiranti terroristi rossi, con il tempo sempre più alla ricerca di un modello da imitare. Questa specie di “immaturità” organizzativa ed ideologica ne fece, nel breve periodo di esistenza, un gruppo più violento e vendicativo e, al contempo, ne provocò la fine. (foto ansa)
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| La storia di Hizbollah e l’analisi della sua evoluzione da movimento di lotta armata a partito politico rivela aspetti di notevole interesse per chi è attento alle dinamiche sociali e politiche tipiche dello scenario mediorientale. Oggi considerato a metà strada tra l’organizzazione terroristica, quale è ancora ritenuto dagli americani, ed il partito politico, se lo si osserva con l’ottimistico paternalismo di qualche analista europeo, Hizbollah ha dimostrato, nel tempo, una incredibile capacità di adeguarsi ai mutamenti che esso stesso ha contribuito a determinare ed una originale attenzione alla comunicazione e ai mass media, aprendo la strada, già negli anni ottanta, alle strategie di impatto mediatico che oggi costituiscono il primo strumento di pressione delle organizzazioni terroristiche. A differenza di altri movimenti di opposizione armata, il “Partito di Dio”, non ha dimenticato l’intervento concreto in favore delle popolazioni che ambiva a difendere; fondazioni, scuole, associazioni contribuiscono, infatti, a completare l’opera del movimento assicurando sostegno economico, sanitario e scolastico a chi ne ha bisogno, oltre naturalmente ad alimentarne il sostegno tra la popolazione.... (foto www.openfire.us)
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| I rapporti tra Iran e Iraq saranno determinati in buona parte dagli equilibri interni al mondo sciita. L’Iran ha ogni interesse a non perdere la sua influenza sugli sciiti iracheni ed è per questo che teme l’autonomia di pensiero di ayatollah che si oppongono all’idea di unire Stato e religione, come è nel caso di Al Sistani. Intanto ci sono segnali di una forte propaganda iraniana nel paese tra i due fiumi. Nella vicenda concorrono anche gli interessi politici e strategici della Siria e di Hizbollah. Uno scenario preoccupante che forse potrebbe aiutarci a comprendere quanto sia importante per l’occidente assicurare, in quell’area, libertà di espressione e di pensiero e garantire che qualsiasi scelta sia assunta secondo volontà e non sotto minacce o pressioni terroristiche. Ecco un'analisi chiara di quanto sta accadendo e di ciò che potrebbe accadere.(foto ansa)
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| Watergate è una parola che è entrata nel linguaggio comune per indicare una vicenda o una scoperta imbarazzante e scandalosa. E’ sovente usata come termine di paragone, per verificare la gravità di una verità improvvisa ritenuta grave al punto da poter minare un qualsiasi sistema. Lo scandalo Watergate ebbe un signifcato terribilmente importante, non solo per la civiltà statunitense ma per tutto il mondo occidentale: con esso si esplorò, come mai era stato fatto fino ad allora e grazie al contributo degli organi di informazione, il lato oscuro della democrazia; con esso si guardò negli occhi quel demone logorante e tentatore presente in qualsiasi sistema di potere. Lo scandalo contribuì ad alimentare un atteggiamento cinico e sospettoso su alcune caratteristiche del sistema di potere negli States i cui effetti ancora oggi si fanno sentire.(foto http://my.brandies.edu/news/images Bernstein e Woodward)
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| I gruppi criminali albanesi nel loro complesso esprimono una delle più elevate capacità criminogene a livello internazionale, mediando i caratteri "tradizionali" - evidenti nella rigidità disciplinare interna, nella clanicità, nella "chiusura endogamica" che aumentano l'impermeabilità, l'affidabilità e la tenuta endogena - con elementi innovativi e moderni, quali la transnazionalità, l'imprinting commerciale e la cultura criminogena di servizio. La massiccia emigrazione diffusa pressocchè ovunque ed il carattere sincretico del crimine albanese ne hanno favorito il radicamento in aree esterne alla madrepatria e l'integrazione con la delinquenza locale, sfruttando le opportunità dell'intero network di connazionali. Lo stretto rapporto tra Albania e Italia, sia per la vicinanza geografica, sia per la condivisione politico-economica nel progetto di risanamento e riqualificazione dello scacchiere adriatico che ha impegnato le autorità italiane nei settori militare, di polizia, economico, finanziario e sociale, rende ineludibile la necessità di monitorare la situazione albanese, di verificarne la "tenuta" generale, di individuare le locali vulnerabilità criminogene e, infine, di qualificare "in progress" la minaccia albanese per l'Italia...(foto www.reportage.org)
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| L’Arabia Saudita è il luogo dove è nata la fede islamica ed è il Paese dove il fondamentalismo islamico ha trovato molti tra i suoi più pericolosi sostenitori (dei 19 dirottatori dell’11 setterbre, 15 erano sauditi, come saudita è Osama bin Laden). La società saudita si basa su un sistema tribale e su regole antiquate che rendono la gestione del potere particolarmente difficile e irta di ostacoli e pericoli. In questo sistema il nuovo Re Abdallah ha già dimostrato di muoversi in modo equilibrato negli anni in cui ha gestito il Paese come Principe della Corona, garantendo buone relazioni con il mondo occidentale e una politica energetica oculata. Ma quali sono i possibili scenari cui assisteremo in futuro e quale sarà il destino di un Paese la cui strategia può influenzare l’intera area? (foto ansa)
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| Sono in molti, e non soltanto in Gran Bretagna, ad augurarsi che il 28 luglio 2005 passi alla storia come data della vittoria finale della politica sulla violenza. Anche se nei pub di Belfast, di (London) Derry, di Omagh tappezzati di ritratti di coloro che sono stati uccisi ed hanno ucciso nel nome dell'Irlanda, non tutti hanno gioito nel vedere il veterano dell'Irish Republican Army (IRA), Seanne Walsh, 48 anni di cui 21 trascorsi in cella (alcuni con Bobby Sands),leggere il comunicato con il quale i vertici dell'organizzazione la "Oglaigh na hEireann" hanno ordinato ai propri "units and volunteers" di deporre le armi e di continuare a perseguire i propri fini esclusivamente con mezzi pacifici e democratici… "it's the end of an era". D'altro canto, nell'ultimo anno un paio di brutte storie avevano gravemente minato la credibilità dell'IRA e, inoltre, non vi è dubbio, che i tanti orrori della nostra storia più recente hanno privato la pratica del terrorismo di gran parte del suo 'appeal'. Finito il tempo delle armi, per l'Irlanda del Nord "now it's time for peace". (foto ansa)
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| Ci sono argomenti che più di altri ci fanno entrare in contatto, inconsciamente, con quell’imprinting fatto di paure e terrore infantile che i nostri genitori usavano per prepararci, non certo nel modo giusto, al lato oscuro dell’esistenza. Il satanismo è un fenomeno limitato, che non ha, e ci auguriamo non avrà mai, i numeri per creare un reale allarme sociale. Va conosciuto e, laddove si manifesti in forme deviate, represso con severità poiché esso viola alcuni canoni sui quali abbiamo fondato la nostra civiltà. Ma su questo argomento occorre riflettere, soprattutto in una fase storica come quella attuale, proprio perché ci troviamo di fronte ad un atteggiamento distorto e patologico frutto, nella stragrande maggioranza dei casi, di una capricciosa e immatura reazione alla fede religiosa e al bigottismo sessuale. (foto ansa)
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Rubriche |
STORIE DI CASA NOSTRA |
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| Quando si descrivono emozioni intense, quando le parole di un racconto sono con tutta evidenza un semplice pretesto per incantare l’inconscio e consentire di osservare con animo sereno le vicende dell’esistenza, tentare una sintesi rischia di creare ostacoli logici alla fluidità che la lettura richiede. In questo brano le scene, le riflessioni e i dialoghi occupano uno spazio che, al termine del percorso psichedelico cui l’Autore ci invita, vengono quasi dimenticati: restano le sensazioni, le emozioni che il racconto provoca e che si presentano all’improvviso, invitanti al punto da imporre una sospensione del pensiero logico e aprire una riflessione ipnotica. Ed è questa la vera sintesi, una sintesi emotiva senza parole. E’ questo che il lettore sperimenterà alla fine del viaggio.
(foto www.leinchieste.com)
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DALL'ARCHIVIO ALLA STORIA |
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| Nel febbraio del 1919, a pochi mesi dalla nascita del Regno dei serbi, croati e sloveni, un dirigente del partito nazionalista croato dei ‘Frankovzi’, il Dr. Kovacevich, compilava un pro-memoria indirizzato al Ministro degli Esteri italiano, Sidney Sonnino, e al Presidente americano, Thomas Woodrow Wilson.
Obiettivo dichiarato dell’autore del memorandum era quello di informare il Regno d’Italia sulle vicende delle terre jugoslave, ‘perché ogni errore fatto in questi momenti decisivi si risentirà accentuato in avvenire, quando non si potrà più correggere’. Dalla lettura del documento, di chiaro tenore nazionalista, appare evidente come in quel momento il timore della nascita di una ‘grande Serbia’ prevalesse persino sui ‘pendenti problemi territoriali’, considerati facilmente risolvibili se l’Italia avesse appoggiato la nascita di una ‘Croazia libera e indipendente’.
Il rapporto di Kovacevich viene qui presentato insieme ad una lettera predisposta dal Ministero dell’Interno per il Presidente del Consiglio, nella quale, oltre a riassumere le informazioni sulla situazione, ci si interroga sull’opportunità di appoggiare la causa croata.
(foto www.greatwardifferent.com)
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RECENSIONI |
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CRONOLOGIA DEL TERRORISMO |
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