recensioni e segnalazioni 3/2024
Peter Hopkirk
Servizi segreti a oriente di Costantinopoli
Settecolori 2022
pp. 566 - euro 32,00
di Jordanus
Nell’estate del 1914, il Kaiser tedesco Guglielmo si rese conto di aver sbagliato i
calcoli e che ormai una sanguinosa resa dei conti con la Gran Bretagna era inevitabile.
Giurò allora di scatenarle contro una guerra santa che ne avrebbe distrutto il
potere in Oriente. Queste pagine narrano la storia di come in quello scontro la Germania
cercò di tirare dalla propria parte le forze dell’islam militante con l’aiuto della
Turchia. Guglielmo e i suoi consiglieri falchi puntavano a spazzare via Londra dall’India
e Mosca dal Caucaso e dall’Asia centrale. Una nuova e più sinistra versione
del vecchio Grande Gioco, combattuta tra i Servizi segreti di re, Kaiser, sultano e
zar, che aveva come campo di battaglia terre e storie che andavano da Costantinopoli
a Kasghar, fino alla Persia e al Mar Caspio. Lettere personali di Guglielmo, che promettevano
quasi tutto, venivano preparate e rilegate in pelle, pronte per essere contrabbandate
quando sarebbe scoccata l’ora. Una storia recuperata dalle memorie
dei partecipanti a quella partita a scacchi ma anche dai diari e dai rapporti dei Servizi
segreti dell’epoca, a testimonianza del Drang nach Osten, la spinta della Germania
verso Est. I giorni di Bismarck erano alle spalle e il giovane imperatore – nato con un
nervo schiacciato sul collo che gli impedì di sviluppare completamente l’uso del
braccio sinistro – gettò i suoi dadi su quelle “onde dell’opportunità” che a volte battono
sulle coste. Nell’estate del 1911, il capo dei Servizi segreti indiani, sir Charles
Cleveland, educato al Balliol, avvertì il Governo che i suoi uomini avevano scoperto
una misteriosa cospirazione intesa a rovesciare il dominio britannico in India. Di lì
a poco l’acciaio delle baionette avrebbe fatto lega con congiure e parole di ambasciatori,
una corruzione da un milione di sterline e le corse di ghulam, i messaggeri
a cavallo che mettevano in conto la morte. Sir Walter Bullivant, capo dei Servizi britannici,
scriveva: «Ho ricevuto rapporti di agenti da ogni dove: venditori ambulanti
nella Russia meridionale, mercanti di cavalli afgani, mercanti turchi, pellegrini sulla
strada per la Mecca, sceicchi in Nord Africa, marinai sulle coste del Mar Nero, mongoli
con le pelli di pecora, fachiri indù, commercianti greci nel Golfo, così come rispettabili
consoli che usano i cifrari. Raccontano tutti la stessa storia. L’Oriente sta
aspettando una rivelazione. Una qualche stella… sta sorgendo a Occidente. I tedeschi
lo sanno, e questa è la carta con la quale stupiranno il mondo». Lungo il fiume
Oxus scorre sangue e segreti di spie. Gireranno altri giorni e segneranno la conquista
di Erzerum. L’idea di una mappa rubata che indicava certi punti deboli nelle difese
di quel luogo del destino venne sfruttata al meglio nel Greenmantle di John Buchan.
Verità «che non sarà nota, tuttavia – scrive l’autore – fino a quando non saranno
aperti agli storici gli archivi dei Servizi segreti di quel periodo, sottoposti a uno speciale
di 100 anni». Durante la loro prigionia, prima di essere finiti dai bolscevichi,
lo zar Nicola e la sua famiglia lessero Greenmantle. Secondo una lettera contrabbandata,
«si rallegrarono e confortarono molto» per il racconto di Buchan sul trionfo
del granduca. Ma il Grande Gioco non finirà.
Gastone Breccia
Trafalgar Einaudi 2024 pp. 336 - euro 18,00
Trafalgar Einaudi 2024 pp. 336 - euro 18,00
Tra histoire totale e war game, l’avvincente ricostruzione di una battaglia
leggendaria. Muovendosi tra la Scuola delle «Annales» e la cinematografia,
si potrebbe dire che i giorni e gli eventi della storia, per quanto straordinari, in sé e per sé non
esistono. Sebbene sia agevole arguire dei sequels di episodi importanti come la battaglia di Trafalgar
(che però non esclude alcune sorprese), risalire ai prequels o agli epiloghi definitivi risulta
meno scontato e altrettanto coinvolgente. Il «21 ottobre 1805 la Royal Navy si impadronì dell’incontrastato
dominio sui mari del mondo», ma quella giornata non sarebbe esistita senza un
imponente pregresso legato ai protagonisti, Nelson in testa, e a un insieme di fatti tecnici e sociali,
che vanno dall’ingegneria navale al reclutamento e alla paga dell’ultimo dei marinai. Perché gli
eroi nascono anche grazie a questi elementi, oltre che alla loro “modernità” (il “Nelson touch”),
spesso riconosciuta dai contemporanei. Ma eroico è stato, a suo modo, ogni individuo che abbia
navigato in queste pagine di guerra. «Gli ultimi reduci della battaglia scomparvero alla fine del
XIX secolo [...] nel 1892, all’età di centocinque anni, se ne andò Gaspar Costela Vazquez, marinaio
spagnolo della Santa Ana, accompagnato da una banda della fanteria di Marina. Le navi
da guerra a vela erano ormai un relitto del passato: mai più due grandi flotte avrebbero affollato
il mare e coperto l’orizzonte [...] come era accaduto all’alba del 21 ottobre 1805 sull’onda lunga
dell’Atlantico».
Ernesto Ferrero
Napoleone in 20 parole
Einaudi 2021
pp. 266 - euro 13,50
Un saggio che si legge come un romanzo illumina in modo originale il Napoleone
meno noto e più significativo: il «poeta dell’azione», lo statista e
manager che a 200 anni di distanza ha ancora molto da insegnare. Il mito di Napoleone, «l’uomo
che suonava la musica dell’avvenire», continua a coinvolgere e intrigare sempre nuove generazioni.
Di che cosa è fatta la sua eccezionalità? Come si è sviluppata e che cosa ha prodotto?
Dopo N. (Premio Strega 2000), che racconta i 10 mesi dell’Elba, Ernesto Ferrero ha continuato a
indagarne gli aspetti che possono rivelarlo meglio e che ci toccano più da vicino: le inesauribili
capacità organizzative, le tecniche di comunicazione, la progettualità visionaria, l’introduzione
della meritocrazia, il culto del budget, le politiche economiche e culturali, l’attenzione per l’arte
e per il libro, la rifondazione della macchina dello Stato, a partire dal codice civile. Con una
narrazione incalzante e in un fitto intreccio di storie e personaggi, il libro condensa in 20 temi-chiave
le ragioni di un’ascesa e di una caduta fuori misura (dalla prima campagna d’Italia all’Egitto,
dalla Russia a Waterloo, all’esilio sull’isola di Sant’Elena) e i retroscena di un «sistema
operativo» che fa di Napoleone il fondatore della modernità.
Alessandra Necci
La regina e l'imperatrice
Marsilio Editori 2022
pp. 528 - euro 22,00
Quando Maria Teresa succede al padre Carlo VI d’Asburgo, l’ultimo erede
maschio di un casato che aveva prosperato per secoli, molti temono che una
donna avvenente, giovane e inesperta non riesca a sopportare il gravoso fardello della corona.
Armata di umiltà e determinazione, si rivelerà invece una sovrana illuminata, una «madre della
patria» amorevole e attenta alle esigenze dei suoi sudditi, propensa alla mediazione ma capace
anche di fermezza e pragmatismo, che attuerà una serie di importanti riforme. Costretta, in nome
della ragion di Stato, a dare in sposa appena quattordicenne Maria Antonietta al delfino di Francia
per rinsaldare l’alleanza fra Vienna e Versailles, Maria Teresa non smetterà mai di preoccuparsi
della condotta di questa sua figlia dal carattere vivace, incline alla leggerezza e allo sfarzo. Soprannominata
dai suoi nemici «l’Austriaca», Maria Antonietta si attira l’odio del popolo per gli
errori della prima fase di regno e per la violenta campagna denigratoria di cui è vittima. Dimostra
grande fermezza e coraggio negli anni della Rivoluzione e, nell’ottobre del 1793, dopo aver
sfilato con estrema dignità tra la folla inferocita, viene ghigliottinata. Un racconto appassionante
che restituisce spessore alle due donne più influenti nell’Europa del Settecento e getta nuova
luce sulla difficile transizione tra il crepuscolo dell’assolutismo monarchico e l’affermazione,
anche sanguinosa, delle nuove istanze democratiche.
Davide Ragnolini
Gens genti lupa
Rubbettino 2021
pp. 468 - euro 25,00
di TomTom
Il volume approfondisce la tradizione realista delle relazioni internazionali
dal XVII secolo a oggi a partire da Thomas Hobbes (1588-1679) – filosofo
inglese considerato tra gli “inventori” della politica estera – e dalla sua idea di «stato di natura»,
il cui carattere essenziale risiederebbe nella latenza del conflitto e troverebbe il suo esempio più
emblematico nel rapporto “anarchico” tra Stati. Frutto di una ricerca dottorale dell’autore tra
l’Università di Torino e la Cardiff School of Law and Politics, il lavoro si articola in tre parti: la
prima esamina le diverse ricezioni dell’«hobbesismo» nelle storie del diritto internazionale del
XVIII e XIX secolo e nella teoria delle relazioni internazionali del XX, criticando, in particolare,
la decontestualizzazione e strumentalizzazione del pensiero hobbesiano insite nell’analisi di alcuni
dei principali studiosi delle international relations del Novecento; la seconda presenta al
lettore le prospettive di politica estera di Hobbes nel contesto storico-biografico della sua formazione
intellettuale; la terza, infine, approfondisce alcuni concetti chiave del pensiero internazionalistico
del filosofo inglese, finora marginalmente indagati nell’ambito degli studi hobbesiani.