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Intervento del Direttore del SISDe
Prolusione del Dott. Stefano Folli: "Comunicazione e Terrorismo"
Intervento del Ministro dell'Interno
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Forum |
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I recenti fatti di cronaca in Calabria hanno messo sotto i riflettori della comunità nazionale la crescente pericolosità del fenomeno ‘ndranghetista. Il forum si propone di analizzare alcuni aspetti della minaccia da diverse prospettive, ciascuna frutto di valutazioni e di esperienze qualificate e peculiari, da cui emerge il carattere “eversivo” del fenomeno e la forte connotazione da una parte regionale, per il radicamento nella realtà locale, e dall’altra globalizzata, per la capacità competitiva espressa nei mercati internazionali dell’illecito. (foto ansa)
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Saggi e articoli |
| | E’ esportabile il novembre francese? Se lo sono chiesto sociologi ed analisti, di fronte ad un fenomeno che è apparso, subito, del tutto nuovo. Anzitutto per la durata e l’intensità delle violenze, e poi perché le solite risposte (mancata integrazione, crisi dei modelli culturali, etc.) non sono sembrate capaci nemmeno di offrire i soliti alibi rassicuranti. Anna BARDUCCI, nel suo articolo ne ha registrate varie di queste spiegazioni, alcune molto severe con il sistema di integrazione ‘alla francese’. Il problema però potrebbe non essere circoscrivibile ad una sola nazione. C’è una rabbia giovanile che in Francia ha assunto le dimensioni di fenomeno di massa.......... E’ solo una delle tante spiegazioni, forse la più semplice, ma anche la prima che offre un possibile rimedio (non la soluzione): una politica abitativa più accessibile, che eviti la formazione dei ghetti, o più elegantemente, gli ‘spazi omogenei’ come li chiama il Prof. MARCONI. Perché la modifica virtuosa delle dinamiche del lavoro, la fine della disoccupazione giovanile, l’aumento delle certezze sociali, potrebbe richiedere troppo tempo. E la rivolta delle banlieue ci ha detto che non possiamo permettercelo. (foto ansa)
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| | Quella della banda ‘XXII ottobre’ è la storia di un gruppo di giovani genovesi le cui azioni delittuose sconvolsero, tra il 1969 ed il 1971, la tranquillità del capoluogo ligure. E’ la storia, in particolare, di un gruppo, autodefinitosi rivoluzionario, di ispirazione politica di estrema sinistra, mosso da una precisa volontà di contestazione violenta dell'assetto dei rapporti sociali, economici e politici dell'Italia della fine degli anni '60, che lasciò comunque, dietro di sé numerosi interrogativi circa la sua effettiva entità, forza numerica ed eredità politico-ideologica. Lo studio degli eventi che caratterizzarono l'operatività del gruppo, nella città di Genova, non è mai stato particolarmente approfondito. Tra coloro che vollero dare alla ‘XXII ottobre’, agli esordi delle proprie vicende delittuose, un primo tratto distintivo, prevalse, sempre, l'idea che, in fondo, detta compagine altro non fosse che un insieme di disorganizzati che giocavano a fare la rivoluzione. E, in questo senso, l'appellativo di "banda" che fu attribuito loro, la dice lunga sulla mitezza dei giudizi espressi nei confronti del gruppo. In realtà, la scia di attentati e di morte che ha segnato il, pur breve, passaggio della ‘XXII ottobre’ sulla scena genovese ed il preciso legame instauratosi tra i propri appartenenti e le Brigate Rosse del sequestro Sossi, si pone in evidente asintonia con il menzionato prevalente intento di ridimensionare il fenomeno che, almeno agli inizi, sembrava prevalere. (foto d'archivio)
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| | La Rete - luogo-strumento privilegiato della libertà di espressione e comunicazione - è divenuto, come visto (n.3 di Gnosis), il mezzo più usato nello scenario antagonista per far circolare notizie, collegare realtà fisicamente molto lontane, lanciare campagne di lotta. Il mondo della comunicazione virtuale si presta, in particolare, all’agire di attori che fanno della critica al potere ed alla gerarchia e, al tempo stesso, dell’assenza del dominio, il cardine della propria fede e rappresentazione: gli anarchici. “… l’anarchismo è prima di tutto un movimento contro la gerarchia. Perché? Perchè la gerarchia è la struttura organizzativa che incarna l’autorità”…(Brian Morris citato da Max Anger - 1997, p.38). Ed ancora: “…gli anarchici desiderano una società basata sulla libertà individuale e sulla collaborazione volontaria. In altre parole, una società dal basso in alto, e non imposta dall’alto in basso dalle autorità”(brani tratti da “Che cosa significa Anarchia”?,nella sezione corrispondente del sito Contropotere,www.ecn.org/contropotere).
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| | Dal 1992, a seguito del primo attentato di matrice islamica a Buenos Aires, l’America Latina e soprattutto la Triplice Frontiera, regione di confine di tre Paesi (Paraguay, Brasile ed Argentina), è stata considerata zona franca per i traffici illeciti e paradiso per i terroristi. In questo territorio Hizbollah ed altri gruppi islamici riescono ad operare abbastanza liberamente ricavando finanziamenti dal traffico di armi e di droga, guadagnando vantaggio dalla crescente corruzione, organizzando dei campi di addestramento e fornendo infine una base logistica per attentati terroristici. Le connessioni di Hizbollah con le Farc e con altri gruppi di opposizione locale e l’interesse di al-Qa’ida di mettere mano su un traffico illecito, così remunerativo, rendono chiara la minaccia che potrebbe rappresentare un’area come questa, sempre più al centro degli interessi degli estremisti islamici. (foto www.jinsa.org/documents)
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| | In questo articolo, abbiamo voluto tentare un’indagine a ritroso sulla strada del radicalismo: dalla storia di Shehzad Tanweer, uno dei quattro “uomini-bomba” del 7 luglio londinese - che abbiamo utilizzato come campione - alla storia della scuola fondamentalista indopakistana dei “Deobandi” e dei suoi vettori in Occidente. Lungo un percorso di quasi un secolo e mezzo, dalla prima scuola coranica di Deoband all’islamismo militante di Mawdudi, dal jihad afghano all’internazionale di Bin Laden, mettiamo a fuoco le tappe di una “deriva del sacro” che cammina in mezzo a noi, sulle gambe di giovani musulmani “cresciuti in casa”, per i quali la distanza tra passato e presente si fa corta e lunga la memoria dell’odio contro l’Occidente. (foto www.kbr30.dial.pipex.com)
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| | Il 15 ottobre 2005 gli iracheni hanno approvato la loro Costituzione, recandosi per oltre il 61% ai seggi e votando quasi per il 78% a favore. Con qualche sorpresa in ambito sunnita: nella provincia di Ninive i “no” non hanno raggiunto i due terzi necessari che, affiancati ai previsti due terzi dei “no” di altre due province sunnite, avrebbero fatto fallire il progetto. Presentiamo di seguito due contributi, uno di tipo filosofico-giuridico e uno di tipo giornalistico, all’analisi di questo evento. Nel primo, l’Autore svolge un’analisi del testo della Carta irachena, sottolineando la legittimità di quest’esperienza costituzionale e sostenendo la compatibilità della cultura islamica con il costituzionalismo. Vengono, tuttavia, evidenziati alcuni nodi da sciogliere: l’assetto federale, che richiede un’ulteriore razionalizzazione, e il sindacato di costituzionalità, che non viene previsto nel testo votato dagli iracheni. Nel secondo articolo, si mostrano i possibili sviluppi della transizione irachena, tenendo presente la complessità dello scenario geopolitico. In questo senso, le incongruenze interne al testo possono rivelarsi gravemente destabilizzanti. D’altra parte, un costituente sciita ha commentato: “Se non altro nell’assemblea costituente non ci siamo sparati”. Non è poco, a patto di considerare - conclusione su cui i due Autori convergono - la Costituzione non come un punto d’arrivo, ma come un punto di partenza nella costruzione del nuovo Iraq. (foto www.lib.utexas.edu)
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| | La recente diffusione in rete di un’analisi statunitense sul mondo musulmano post 11 settembre offre lo spunto per una riflessione sull’Islam moderato. Numericamente maggioritaria, la componente musulmana liberale fatica tuttavia a trovare spazi di espressione, spesso monopolizzati dagli altisonanti proclami degli ulema radicali. Questa situazione, comunque, sta cambiando anche in Italia, dove è nato - su iniziativa di un gruppo di giornalisti magrebini da tempo residenti nel nostro Paese - un sito dedicato alla promozione di una nuova elite intellettuale araba. (foto www.novatv.nl)
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| | L’adozione di una “dichiarazione di princìpi”, il 19 settembre 2005, al termine del IV round dei negoziati multilaterali di Pechino (26 luglio-8 agosto; 13-19 settembre) ai quali hanno partecipato gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, il Giappone e le due Coree, segna indubbiamente un passo importante verso una soluzione diplomatica della seconda crisi nucleare nord-coreana scoppiata nel Nord-est asiatico nell’ottobre del 2002, a seguito della rivelazione del regime di P’yongyang di aver prodotto per anni,
in segreto, uranio altamente arricchito (HEU), che può essere impiegato come combustibile nei reattori nucleari o per fabbricare armi atomiche. Rimane, tuttavia, l’incertezza sulla reale volontà del leader nord-coreano Kim Jong-il di voler abbandonare del tutto - in modo completo, irreversibile e verificabile - il suo programma nucleare, che impiegato come deterrenza (o dissuasione psicologica) nei confronti del suo antico e odiato nemico, gli Stati Uniti, e dei loro alleati, ha garantito, fino ad oggi, la sovranità e integrità territoriale della Corea del Nord, mentre la crisi nucleare ha consentito allo Stato comunista di uscire dall’isolazionismo internazionale della “guerra fredda” in cui l’aveva relegato l’ideologia “chuch’e", e di sottoporre i problemi economici del Paese, affiorati per la prima volta in maniera evidente agli inizi degli anni ’90, all’attenzione internazionale, consentendogli di ottenere, fra l’altro, gli aiuti umanitari, energetici ed economici necessari per la sua sopravvivenza,in attesa che la riforma del sistema economico socialista, sull’esempio cinese, sortisca gli effetti sperati. (foto http://img.timeinc.net/time/magazine/)
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| | Studi sulla psicologia di Hitler e Mussolini riempiono da tempo gli scaffali dei cultori di storia moderna. Con questo lavoro si tenterà di delineare alcuni tratti della personalità dei due soggetti non attraverso l'analisi del loro comportamento, sia pubblico che privato, ma esaminando l'"interazione psicologica" tra i due con lo strumento della cosiddetta "grafologia comparata". Si tratta di un approccio analitico - basato sul "confronto" tra le scritture - che sinora è stato scarsamente utilizzato nel mondo dell'intelligence in quanto (a torto) è considerato un metodo "ancellare", che sfrutta le conoscenze già estrapolate dall'indagine psico-biografica, e non una procedura svincolata e autonoma dall'analisi psicologica. In realtà la grafologia come scienza consente di delineare alcuni tratti della personalità (anche quelli d'interesse psicopatologico) pure in assenza di un’osservazione diretta e/o documentale. Sfruttando questo metodo si è provveduto a stilare un profilo sintetico di Hitler e Mussolini, studiando il singolo campione di scrittura; successivamente le due produzioni grafiche sono state poste a confronto in modo da evidenziarne similitudini e differenze (sul piano intellettivo/caratteriale). L’indagine è stata eseguita senza tener conto dei precedenti studi sulla personalità di Hitler e Mussolini in modo da rendere, per quanto possibile, l'esplorazione priva di condizionamenti metodologici tali da inficiare la "genuinità" dell'analisi grafologica dei due protagonisti. (foto redazionale)
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Rubriche |
STORIE DI CASA NOSTRA | | | La Rivista propone un bozzetto di fantasia sulla realtà dell’entroterra siciliano alla fine degli anni ‘80. Qui, la mafia è meno visibile ed eclatante, eppure mette in risalto ancor più le dinamiche quotidiane che alimentano il fenomeno criminale. Situazioni in cui, di là dall’apparente banalità del racconto, aleggiano le tensioni successive al ‘maxiprocesso’ e la profonda e disincantata attesa di rinnovamento in Sicilia. Speranze di neofiti dell’antimafia, della gente comune, dei mafiosi che hanno perso tutto. Quando non c’era che il sogno. Quando ancora la Storia doveva fare il suo corso, i suoi morti e le sue nuove tensioni repressive. Un passato che potrebbe essere anche il nostro futuro. (foto www.sperimentaleleonardo.it/itinerari/lavoromafia1)
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DALL'ARCHIVIO ALLA STORIA | | | Scrive Svetonio nella Vita di Cesare: “Se doveva fare delle comunicazioni segrete, le scriveva in codice, cioè con l’ordine delle lettere così disposto che nessuna parola potesse essere ricostruita...”.
Si ritiene, in effetti, che sia stato proprio Giulio Cesare ad inventare uno dei primi cifrari della storia (detto appunto “cifrario di Cesare”), un sistema che consisteva nella semplice sostituzione di ogni lettera con quella che, nell’alfabeto, la precedeva o la seguiva di un numero convenzionale di posti.
Dopo l’imperatore romano, anche altri personaggi storici, famosi in ambiti diversi, hanno dato rilevanti contributi alla scienza crittografica. Si pensi, ad esempio, all’architetto, pittore e scrittore Leon Battista Alberti - più noto come ideatore dei progetti del Tempio Malatestiano a Rimini o della facciata della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze - che nel 1466 scrisse per la corte papale il saggio di crittografia De componendis cyphris, considerata la prima opera su questo tema apparsa nel mondo occidentale.....
(foto www.matheprisma.uni-wuppertal.de)
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RECENSIONI | | | |
CRONOLOGIA DEL TERRORISMO | | | |
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Appendice
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Legge in materia di Prevenzione del Terrorismo - 2005
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