GNOSIS
Rivista italiana
diintelligence
Agenzia Informazioni
e Sicurezza Interna
» ABBONAMENTI

» CONTATTI

» DIREZIONE

» AISI





» INDICE AUTORI

Italiano Tutte le lingue Cerca i titoli o i testi con
GNOSIS 1/2006
DALL'ARCHIVIO ALLA STORIA

Numeri come parole nei sistemi di cifratura


articolo redazionale

Scrive Svetonio nella Vita di Cesare: “Se doveva fare delle comunicazioni segrete, le scriveva in codice, cioè con l’ordine delle lettere così disposto che nessuna parola potesse essere ricostruita...”.
Si ritiene, in effetti, che sia stato proprio Giulio Cesare ad inventare uno dei primi cifrari della storia (detto appunto “cifrario di Cesare”), un sistema che consisteva nella semplice sostituzione di ogni lettera con quella che, nell’alfabeto, la precedeva o la seguiva di un numero convenzionale di posti.


Macchina cifrante Enigma
da www.matheprisma.uni-wuppertal.de

Dopo l’imperatore romano, anche altri personaggi storici, famosi in ambiti diversi, hanno dato rilevanti contributi alla scienza crittografica. Si pensi, ad esempio, all’architetto, pittore e scrittore Leon Battista Alberti - più noto come ideatore dei progetti del Tempio Malatestiano a Rimini o della facciata della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze - che nel 1466 scrisse per la corte papale il saggio di crittografia De componendis cyphris, considerata la prima opera su questo tema apparsa nel mondo occidentale.
Alberti vi esponeva i principi della codificazione polialfabetica e descriveva un regolo circolare, di sua invenzione, che consentiva di mutare più volte l’alfabeto cifrante.
Ugualmente importante fu il trattato De furtivis literarum notis pubblicato nel 1563 dal filosofo, scienziato e commediografo napoletano Giovan Battista della Porta, che sancì di fatto la nascita dei moderni cifrari polialfabetici.
Questi sistemi, ritenuti inattaccabili, rimasero in uso sino alla seconda metà dell’Ottocento, quando un ufficiale dell’Esercito prussiano, Friedrich Kasiski, espose un metodo per la loro decifrazione ed impose l’adozione di nuove tecniche crittografiche, che vennero poi implementate grazie all’impiego delle macchine cifranti.
E qui merita ricordare un altro personaggio “eccellente”: Thomas Jefferson, Presidente degli Stati Uniti dal 1800 al 1808, ispiratore ed autore, insieme a Benjamin Franklin ed altri, della Dichiarazione d’indipendenza. Il “padre della democrazia americana” è stato anche inventore di un metodo di cifratura meccanico (detto “cifrario di Jefferson”) che prevedeva l’utilizzo di un cilindro formato da 36 dischi, su ognuno dei quali erano riportate, in ordine ogni volta diverso, le 26 lettere dell’alfabeto.
Rimasto inutilizzato sino agli anni ‘20 del Novecento, quando iniziò ad essere impiegato dall’esercito USA, questo metodo fu il primo a prevedere l’uso di macchine per la cifratura composte da cilindri e dischi ruotanti.
Sin dai tempi dei Cesari, quindi, la segretezza delle comunicazioni a livello politico-diplomatico, militare ed economico ha avuto un’importanza cruciale, e la storia delle campagne belliche, delle guerre e dell’acquisizione di scoperte scientifiche è stata sovente decisa dalla capacità o meno di intercettare e decifrare le comunicazioni dei nemici o dei concorrenti.


da www.bbc.co.uk

I tre documenti che di seguito proponiamo costituiscono degli esempi di messaggi cifrati ‘d’autore’ e abbracciano un arco di tempo di circa un secolo:
- il primo è una breve comunicazione di Camillo Benso di Cavour, che risale al periodo immediatamente precedente l’unificazione d’Italia, quando il conte era Ministro dell’Interno del Regno sabaudo. La missiva, verosimilmente indirizzata a elementi della polizia del Regno, aveva lo scopo di autorizzare l’arresto di Giuseppe Mazzini, anche con l’appoggio di una nave (così si spiega il riferimento a “Ichnusa”, che fu una delle prime navi a vapore della Marina sarda). Il messaggio, scritto da Cavour di suo pugno, venne poi sottoposto al lavoro del crittografo, che utilizzò un codice a quattro cifre, riportato sopra l’autografo di Cavour;
- il secondo è una lettera inviata nel marzo del 1913 al Ministro dell’Interno dall’allora Console Generale d’Italia a Trieste, Conte Paolo Thaon di Revel, in seguito Ministro della Marina. In questo caso la comunicazione, riguardante un sospetto caso di spionaggio, è stata cifrata (con un codice a cinque cifre) direttamente dall’Ammiraglio di Revel, ed è seguita dalla sua versione “in chiaro”, ovvero quella che è stata decifrata per il Ministro;
- il terzo è un telegramma indirizzato da Benito Mussolini ai Capi delle Province nel febbraio del 1944, telegramma nel quale il Duce richiama l’attenzione su un proprio decreto relativo alla presentazione dei disertori e dei renitenti. Come nel caso della missiva di Cavour, qui si può osservare la cifratura riportata sopra il messaggio autografo di Mussolini.
Nel 1944, tuttavia, la guerra dei codici si combatteva ormai su altri fronti: le più brillanti energie intellettuali degli Alleati erano indirizzate al lavoro di “forzatura” della macchina cifrante tedesca Enigma, progetto per il quale venne ideato ed impiegato il primo vero e proprio calcolatore elettronico, il “Colossus”.
Il successo di questa operazione ebbe, come è noto, un ruolo di primo piano nel decidere le sorti del conflitto mondiale e aprì la strada allo sviluppo e alla diffusione di un apparecchio che avrebbe rivoluzionato non solo la crittografia, ma il nostro stesso stile di vita: il computer.


LETTERA DI CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR


ll documento è custodito presso l'Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Gabinaetto, 1849-1902, busta 1.


J’approuve toutes les mesures qu’avez prises pour arrestation Mazzini. Pouvez disposer d’Ichnusa. Prevenez par telegraphe s’il ya le moindre symptome de mouvement Genes et Turin
C. Cavour


Approvo tutte le misure che avete preso per l’arresto di Mazzini. Potete disporre d’Ichnusa. Al minimo segnale di movimento avvisate per telegramma Genova e Torino
C. Cavour


LETTERA DEL CONTE PAOLO THAON DI REVEL



l documenti sono custoditi presso l'Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, P.S., 1913, busta 5.


Signor Ministro,
Da buona fonte risulta che il Capitano dell’esercito austriaco K. attualmente ufficiale istruttore a Karlstad Croazia riceve spesso lettere col suo indirizzo in francese col bollo postale di Spezia; le ultime lettere non erano raccomandate. Ho creduto doveroso di riferire all’E.V. timore trattisi di un caso di spionaggio.
Voglia gradire Sig. Ministro gli atti del mio profondo ossequio
Console Generale Thaon di Revel



TELEGRAMMA DI BENITO MUSSOLINI


ll documento è custodito presso l'Archivio Centrale dello Stato, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Riservato, busta 50.


Richiamo vostra attenzione su mio decreto odierno concernente presentazione disertori e renitenti alt durante i quindici giorni di franchigia accordati bisogna dare la massima diffusione stampata et orale al decreto alt bisogna utilizzare l’opera di tutte le gerarchie politiche, amministrative, ecclesiastiche periferiche sino al villaggio fare attivissima propaganda in modo che il decreto raggiunga il suo scopo.
Accusate ricevuta
Mussolini





© AGENZIA INFORMAZIONI E SICUREZZA INTERNA