Hizbollah in Sudamerica fra jihad e narcoterrorismo |
Alessia DE CARO |
Dal 1992, a seguito del primo attentato di matrice islamica a Buenos Aires, l’America Latina e soprattutto la Triplice Frontiera, regione di confine di tre Paesi (Paraguay, Brasile ed Argentina), è stata considerata zona franca per i traffici illeciti e paradiso per i terroristi. In questo territorio Hizbollah ed altri gruppi islamici riescono ad operare abbastanza liberamente ricavando finanziamenti dal traffico di armi e di droga, guadagnando vantaggio dalla crescente corruzione, organizzando dei campi di addestramento e fornendo infine una base logistica per attentati terroristici. Le connessioni di Hizbollah con le Farc e con altri gruppi di opposizione locale e l’interesse di al-Qa’ida di mettere mano su un traffico illecito, così remunerativo, rendono chiara la minaccia che potrebbe rappresentare un’area come questa, sempre più al centro degli interessi degli estremisti islamici. da www.jinsa.org/documents 17 marzo 1992: un attentato a Buenos Aires contro l’ambasciata israeliana in Argentina provoca 29 morti e più di 200 feriti. Le indagini, protrattesi per anni, portarono a fondati sospetti sul coinvolgimento di Hizbollah e dell'Iran; Hizbollah avrebbe infatti operato con la copertura di diplomatici iraniani. Non emergendo però prove schiaccianti, Teheran potè rigettare ogni accusa. 18 luglio 1994: un attentato dinamitardo a Buenos Aires distrugge la sede dell'AMIA (Asociación Mutual Israelí Argentina, Associazione di assistenza israelita in Argentina) e provoca 96 morti. Ancora una volta la regia dell’attentato sembra attribuibile ad Hizbollah. L’Argentina è scossa, per la prima volta, da attentati terroristici di matrice islamica e Hizbollah sarà ritenuto responsabile di queste due operazioni. Bisogna ricordare inoltre che il giorno dopo l’attentato all’AMIA, il 19 luglio 1994, nei cieli di Panama una bomba esplose su un aereo panamense, 21 furono i morti, di cui 12 ebrei. La responsabilità fu rivendicata da Ansarollah (partigiani di Dio) nome di una fazione legata ad Hizbollah. Ancora una volta Hizbollah nega ogni coinvolgimento. Sempre il 26 luglio 1994, Hizbollah colpiva anche l’ambasciata israeliana a Londra. Poche ore prima dall’altra parte dell’atlantico re Hussein di Giordania stava stringendo la mano a Ytzhak Rabin, l’allora primo ministro israeliano, sotto il patrocinio di Bill Clinton. La stretta di mano segnava la fine dei 46 anni di guerra tra i due paesi. In entrambi gli attentati di Buenos Aires gli obiettivi di Hizbollah erano Israele e la comunità ebraica argentina (circa 300.000 persone), la seconda, in ordine di importanza, nel continente americano dopo quella statunitense. Nel caso dell’attentato all’AMIA, le indagini condurrebbero ufficialmente anche all’Iran, alleato del Partito di Dio, che secondo l’analisi di alcuni studiosi si sarebbe voluto vendicare dell’allineamento incondizionato dell’Argentina con la politica nordamericana. Altre piste, non ufficiali, porterebbero invece verso la Siria, altro alleato di Hizbollah, paese di origine dell’allora Presidente argentino Menem e dei parenti di sua moglie, gli Yoma, tutti molto vicini alla famiglia del Presidente siriano e al noto trafficante Monzer al-Kassar. Se questa fosse la pista giusta, oltre al primo movente di Hizbollah, dovremmo considerare un altro ragionamento, cioè la possibile vendetta contro un mancato impegno del Presidente Menem: quello di consegnare alla Siria e ad altri Paesi mediorientali tecnologia nucleare e missilistica in possesso dell’Argentina, in cambio di fondi neri per la campagna elettorale. Peraltro, tali fondi sembrarono pervenire non solamente dal governo siriano, ma anche dall’Egitto e dalla Libia di Qaddhafi. Unica informazione certa è che gli autori degli attentati di Buenos Aires sarebbero passati per la Triplice Frontiera, dove risiede da moltissimi anni una numerosa comunità islamica di immigrati libanesi legati ad Hizbollah. La Triplice Frontiera, zona di confine di tre Paesi (Paraguay, Brasile e Argentina), è il regno dell’illegalità. Meta di turismo per le cascate del fiume Iguazú, è situata in una zona circondata da foreste e ospita traffici illeciti di tutti i tipi. Le tre città principali Foz do Iguazú per il Brasile, Ciudad del Este per il Paraguay ed infine Puerto Iguazú da parte Argentina sono unite mediante un sistema di ponti. A Ciudad del Este si contrabbanda di tutto, dagli elettrodomestici alle automobili rubate, dagli stereo ai computer. Il contrabbando della Triplice Frontiera include inoltre il traffico di marijuana, di droga in genere e di armi. La zona in questione è già da anni nel mirino di Washington poiché considerata un luogo indisturbato per il passaggio ed il soggiorno di terroristi islamici legati ad Hizbollah, Hamas e, secondo alcuni, ad al-Qa’ida. La presenza araba in America Latina è forte. Tanti sono stati, e sono tuttora, i nomi arabi eccellenti nella politica sudamericana, ad esempio l’argentino Carlos Menem e l’ex Presidente ecuadoregno Jamil Mahuad. Numerosi sono anche i soggetti meno noti e talvolta invisibili che portano avanti ogni sorta di traffico illecito nella regione dei tre confini anche se, ovviamente, non si tratta solo di arabi. Da sempre, infatti, è una vera e propria zona franca in ogni senso: dal piccolo commercio ai trasferimenti di denaro all’estero, tutto sembra avvolto da assenza di regole e controlli. A seguito della lotta intrapresa dopo l’11 settembre contro i finanziamenti ai gruppi terroristici, Hizbollah è sempre più tenuto sotto stretta osservazione soprattutto nella Triplice Frontiera. Non si hanno ancora prove certe del legame del Movimento, per lo meno della sua filiale in America Latina, con bin Laden, poiché da sempre Hizbollah Libanese ha negato un qualsiasi contatto con al-Qa’ida. Parlando di finanziamenti, sebbene l’attenzione si sia da sempre focalizzata sui flussi (stimati nell’ordine di 60-100 milioni di dollari l’anno) in arrivo al Partito di Dio in Libano dal vicino e alleato Iran, è stato dimostrato che il Movimento ha potuto contare anche sull’aiuto finanziario proveniente dalla Diaspora Libanese in Africa Occidentale, Stati Uniti e soprattutto della Triplice Frontiera. Il volume totale dei finanziamenti provenienti da quest’ultima area, ma più in generale dall’America Latina, non è ancora conosciuto. Si pensi solo che la polizia paraguaiana, a seguito di diverse investigazioni, ha individuato trasferimenti di denaro vicini a cifre di decine di milioni di dollari, negli ultimi anni. A causa del mancato controllo delle frontiere, l’area è considerata anche zona franca per l’immigrazione illegale. Al riguardo, è interessante notare la stima relativa alle decine di stranieri che ogni settimana entrano illegalmente in Paraguay. Questi “illegali” entrano attraverso l’aeroporto di Ciudad del Este, pagando qualcosa come 5000 dollari, e ancora di più si pensa siano gli immigrati illegali che riescano ad entrare via terra. Prima dell’11 settembre 2001 i controlli erano quasi inesistenti sul Puente de la Amistad, il ponte che lega Foz de Iguazu a Ciudad del Este che è attraversato da centinaia di brasiliani ogni giorno per lavoro. I controlli alle frontiere sono carenti anche da parte brasiliana a Foz de Iguazu sia sul confine con il Paraguay che con quello argentino. Solo il governo argentino ha mantenuto un controllo relativamente maggiore sulla sua frontiera a seguito degli attentati del 1992 e 1994. Negli ultimi quattro anni però i dipartimenti antiterrorismo delle forze di polizia di questi tre paesi hanno lavorato unitamente per tenere sotto controllo le attività nell’area dei nazionali di origine straniera. La popolazione araba della zona è stimata intorno alle 20.000 unità, la maggior parte della quale di origine libanese verosimilmente legata ad Hizbollah e che risiederebbe nella paraguaiana Ciudad del Este. da www.http://judical-inc.biz Il coinvolgimento nella zona di Hizbollah venne fuori quando le autorità argentine conclusero che nei bombardamenti contro gli obiettivi israeliani a Buenos Aires del 1992 e 1994 erano implicate cellule dell’organizzazione libanese con base a Ciudad del Este. Le indagini sugli attacchi rivelarono infatti che l’Area della Triplice Frontiera si era trasformata in un paradiso anche per le attività criminali legate ad Hizbollah e altri gruppi estremisti islamici. La prova dei fondi versati ad Hizbollah: il “jihad” della polizia paraguaiana Le investigazioni riguardanti le attività illecite di Hizbollah nella Triplice Frontiera portarono, nel febbraio 2000, all’arresto da parte delle autorità del Paraguay di un uomo d’affari libanese, Ali Khalil Mehri, accusato di aver venduto software piratati per milioni di dollari e inviato parte degli incassi ad Hizbollah in Libano. La polizia dichiarò inoltre che era stato confiscato un cd nel negozio di Mehri, nell’area della Triplice Frontiera, contenente immagini della propaganda terroristica del gruppo estremista al-Muqawwama, un gruppo legato ad Hizbollah. Per di più, altri documenti trovati nella perquisizione del negozio testimoniavano l’invio di fondi all’organizzazione Al-Shahid, organizzazione fondata dal Partito di Dio dedita alla protezione delle famiglie dei martiri, e l’invio di fondi per 700.000 dollari in Libano, Cile, Canada e Stati Uniti. Le attività investigative da parte del Paraguay sui fondi illeciti verso Hizbollah riscontrarono uno stallo prima degli attacchi dell’11 settembre. Il governo temeva infatti che i numerosi arresti nel frattempo eseguiti, potessero avere ripercussioni economiche nella Triplice Frontiera, considerata il più grande centro di commercio del Paese e dove la comunità araba è ritenuta il pilastro dell’attività economica. Se la stessa comunità avesse abbandonato il paese per le misure intraprese, l’economia ne sarebbe uscita devastata. Dopo l’11 settembre però il Paraguay, da sempre dipendente dagli aiuti economici statunitensi, fu sottoposto ad una enorme pressione da parte americana per eliminare il network di finanziamenti verso Hizbollah proveniente dalla regione. A dieci giorni dall’attacco alle Torri Gemelle, 16 libanesi entrati illegalmente a Ciudad del Este vennero arrestati a testimonianza della ripresa dell’attività di polizia. Le operazioni investigative non si fermarono e la perquisizione del 3 ottobre 2001 di un negozio sempre a Ciudad del Este dimostrò, ancora una volta, che fondi venivano effettivamente versati ad Hizbollah. Il proprietario del negozio risultava essere tale Assad Ahmad Barakat, inserito nella lista dei terroristi diramata dall’amministrazione Bush perché accusato di finanziare il network di Hizbollah nella Triplice Frontiera. Barakat, fuggito con il padre dalla guerra civile libanese, giunse in Paraguay nel 1985, accusato anche di essere coinvolto nel reclutamento di combattenti, è ancora ricercato dalla polizia. Tra il materiale sequestrato nel negozio figurano numerose cassette e video contenenti discorsi di Hassan Nasrallah, leader di Hizbollah, in cui si incitavano i musulmani al jihad contro il nemico israeliano. La polizia rinvenne, inoltre, una lettera in cui Nasrallah ringraziava personalmente Barakat per i contributi versati all’organizzazione che, grazie al materiale sequestrato, si dimostrò ammontare a invii periodici di contributi tra i 25.000 e i 50.000 dollari. Lo stesso 3 ottobre, a seguito della perquisizione nel negozio, vennero arrestati due collaboratori di Barakat: Mazen Ali Saleh e Saleh Mahmud Fayed. Tempo dopo, in un’altra perquisizione, l’8 novembre 2001, la polizia paraguaiana arrestò Sobhi Mahmud Fayad, un altro cittadino libanese legato a Barakat e all’organizzazione Hizbollah: stando agli investigatori lo stesso Fayad inviava periodicamente fondi al movimento in Libano. Pochi giorni dopo, sempre in un negozio a Ciudad del Este, nel tentato arresto di Ali Hassan Abdallah, personaggio implicato nel giro di finanziamenti ma che riuscì a scappare prima dell’arrivo della polizia, fu arrestato Kassen Hassan Baalbaki mentre cercava di distruggere un computer contenente file che provavano le attività illecite compiute. Secondo Carlos Calcina, Procuratore Pubblico di Asuncion per le indagini sul terrorismo ed il traffico di droga, dal 1995 al 2001 Barakat e i suoi collaboratori avrebbero finanziato Hizbollah per 50 milioni di dollari. A seguito di tutti questi arresti Hisham Salim Hamdam, ambasciatore del Libano in Argentina e Paraguay, confermò che Barakat aveva inviato fondi ad Hizbollah ma in realtà questi erano destinati come “aiuti umanitari agli orfani dei musulmani uccisi nelle operazioni”. A partire dall’11 settembre anche le autorità del Cile cominciarono ad investigare sui fondi destinati al Partito di Dio provenienti dalla Triplice Frontiera. L’8 novembre 2001 il ministro dell’Interno Cileno annunciò l’apertura delle indagini su due aziende di import-export, la Barakat Ltd. e la Saleh Trading Ltd., di proprietà del famoso Barakat e di un altro libanese, Khalil Saleh. Secondo le accuse, tramite queste due aziende si conduceva attività di riciclaggio di denaro sporco. A seguito delle indagini vennero arrestati due soci di Saleh, Arafat Ismail e Mohamed Ali con l’accusa di riciclaggio, mentre altri cinque libanesi furono accusati di finanziamenti illeciti a gruppi terroristici. Hizbollah e narcoterrorismo Il terrorismo e il traffico di droga sono spesso legati a causa del denaro prodotto dall’attività illegale che i gruppi terroristici usano per sostenere ed espandere i loro network e le loro operazioni. Mentre un atto terroristico individuale può non richiedere una quantità estesa di fondi, attacchi come quello dell’11 settembre implicano un costo non minore di 500.000 dollari. Lo stesso mantenimento di un network formato da cellule operative necessita di una significativa somma di denaro. A causa del successo degli sforzi della Comunità internazionale, tesi a diminuire la sponsorizzazione del terrorismo da parte di alcuni Stati, si può desumere il motivo per cui i gruppi terroristici stiano aumentando il loro coinvolgimento nel traffico di droga per cercare di raccogliere fondi. Nonostante i trafficanti di droga ed i terroristi siano animati tradizionalmente da scopi differenti, una vasta area di interessi comuni ha permesso e permette ultimamente una pragmatica cooperazione dei due attori. Le attività di Hizbollah nella Triplice Frontiera, e più in generale in America Latina, includono nei vari traffici illeciti il contrabbando di armi e di droga. Sebbene il Partito di Dio si sia strenuamente impegnato in Libano ad organizzare corsi di formazione agricola per far fronte alla riconversione, in colture alternative e tradizionali, delle piantagioni di hashish e di papavero vietate nel 1992 dallo stato libanese, fuori dallo Stato non si è mai preoccupato della illiceità delle attività dei suoi membri e di come erano originati i finanziamenti che gli venivano inviati. Anzi, i profitti del commercio di droga che arrivano dall’America Latina gli sono sempre serviti per far fronte ai problemi sociali della popolazione libanese allo scopo di guadagnare consensi in patria. Cellule e filiali di Hizbollah sarebbero presenti anche in Colombia e in Venezuela; la debolezza dei governi di queste aree, i confini porosi e spesso incontrollati avrebbero favorito questo fenomeno. Il narcoterrorismo diffuso nella regione inoltre sarebbe all’origine dei legami tra Hizbollah ed i gruppi terroristici di opposizione locale come, ad esempio, le Revolutionary Armed Forces of Colombia (FARC). Sulla scia dell’esempio colombiano Hizbollah avrebbe creato legami anche in Perù con il gruppo Sendero Luminoso. L’ideologia anti-americana comune a queste organizzazioni e soprattutto l’interesse verso il contrabbando e altre attività illegali per accumulare fondi avrebbe sostanzialmente unito i diversi gruppi. Il grado di connessione e cooperazione tra Hizbollah e questi gruppi non è però ancora ben conosciuto anche se, particolare importante, nel gennaio 2004, in occasione di uno scambio negoziato di prigionieri tra le autorità israeliane e Hizbollah, è stato liberato Ali Biro, militante di Hizbollah, uno dei più famosi trafficanti di droga del Medio Oriente legato alle Farc. In merito alle implicazioni di Hizbollah nel traffico di droga, uno degli ultimi arresti in questo campo è stato effettuato dalla polizia paraguaiana nel maggio del 2003 nei confronti di Hassan Dayoub. Dayoub venne arrestato mentre cercava di spedire in Siria una pianola elettrica carica di cocaina. Dayoub è parente del già citato Assad Barakat. da http://meib.org/images Imad Mughniyah Fonti d'intelligence di paesi mediorientali avrebbero indicato che dietro le nuove minacce nei confronti degli interessi americani ed israeliani in America Latina ci sarebbe soprattutto Imad Mugniyah, un misterioso terrorista ritenuto legato ad Hizbollah e ricercato da oltre 20 anni dall'Fbi come uno dei terroristi più pericolosi del mondo. Mugniyah, comandante militare di Hizbollah, starebbe coordinando le attività delle organizzazioni terroriste in America del Sud. Pur non esistendo molte informazioni che lo riguardano, sembra che egli provenga da una famiglia shiita del sud del Libano. Nato nel 1962, da giovane si sarebbe trasferito con la famiglia a Beirut dove si sarebbe associato al radicalismo islamico shiita. A seguito della guerra civile libanese, Mughniyah si sarebbe unito all’OLP di Arafat e avrebbe operato in numerosi campi di addestramento nel Libano. Nel 1982, Mughniyah divenne guardia del corpo di Sayyed Muhammad Fadlallah, capo spirituale di Hizbollah, alleato chiave dell’Iran. Mughniyah ne approfittò per formare, con il benestare di Nasrallah, il gruppo Jihad Islamica che serviva da conveniente copertura per Hizbollah. Sembra però che Mughniyah non si sia accontentato di fermarsi in Libano, ma abbia attraversato l’oceano e sia giunto in America Latina. Dietro i colpi contro l’ambasciata israeliana e l’AMIA di Buenos Aires sembra sia quindi coinvolto anche il gruppo da lui capeggiato, la Jihad Islamica. Un delatore iraniano, Abdelghassem Mesbahi, ex-membro del Consiglio Rivoluzionario Iraniano testimoniò alle autorità argentine che uno dei pianificatori dei due attentati era proprio Mughniyah. I due attentati rivelavano il desiderio di Imad di sviluppare una più forte infrastruttura in Sud America in appoggio al Partito di Dio con lo scopo di creare una rete di campi di addestramento e indottrinamento per i giovani che intendevano abbracciare la causa del jihad. Nel 1994 il leader di Hizbollah visitò personalmente la Triplice Frontiera e la principale moschea della zona fu benedetta proprio dal capo di Mughniyah, Sayyed Muhammad Fadlallah. Mughniyah fu inoltre responsabile della creazione di un network in America del Sud per facilitare il contrabbando di droga nella regione. Egli cercò inoltre di estendere gli interessi di Hizbollah anche in America del Nord: nel 2000 le autorità federali del North Carolina arrestarono 18 uomini per il contrabbando di sigarette ed altri illeciti. L’FBI rivelò in seguito che il traffico era condotto da un immigrato libanese, Mohammad Hammud, che aveva guadagnato circa 8 milioni di dollari inviati successivamente ad Hizbollah. Con una serie di ulteriori indagini si scoprì, inoltre, che Hammud era legato ad un certo Mohammad Dbouk, membro di Hizbollah che aveva cercato di finanziare tentando di estendere i traffici illeciti a favore dell’organizzazione in Canada. La conferma che dietro questo piano ci fosse Mughniyah arrivò con un fax, intercettato dall’intelligence canadese, in cui Dbouk in contatto con Hassan Hilu Laqis, un agente di Hizbollah che operava fuori dal Libano, affermava che stava facendo tutto il possibile “per aiutare Hizbollah e il father”. Il procuratore canadese responsabile del caso confermò che “father” era il nome in codice di Imad Mughniyah. Nonostante si pensi, come affermato anche dal Washington Post, che attualmente Hizbollah abbia delle filiali in almeno 10 città statunitensi, Mughniyah non ha mai attaccato finora obiettivi in Nord America. Le crescenti tensioni però in atto tra Stati Uniti ed Iran a causa del programma nucleare iraniano potrebbero sollevare, per l’alleanza di quest’ultimo con Hizbollah, preoccupazioni al riguardo. Si potrebbe ipotizzare inoltre che la leadership politica di Hizbollah, avendo ormai intrapreso ufficialmente un cammino di successo nella scena politica libanese, si possa allontanare dal suo braccio armato “estero”. Con la rete di attività sociali ed economiche create in Libano dal 1992 ad oggi e come partito politico, Hizbollah riuscirà a godere di finanziamenti ufficiali per espandere le sue attività sociali, senza sporcarsi le mani con fondi illeciti, per non inimicarsi formalmente l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Nasrallah è già stato costretto a giustificare più volte la presenza del suo braccio armato nel sud del Libano, che però ha continuato a difendere per la presenza di Israele nella Zona delle Fattorie di Shebaa. Mughniyah potrebbe essere invece un alleato troppo scomodo da difendere causando così un avvicinamento tra lo stesso Mughniyah ed al-Qa’ida sicuramente desiderosa di mettere mano su un traffico illecito, come quello della Triplice Frontiera, che gli fornirebbe quei finanziamenti di cui ha urgente bisogno per rimettersi in sesto e organizzare nuovi attentati contro l’Occidente. foto ansa Bisogna ricordare, per avvalorare questa ipotesi, che nel 1998 le autorità americane arrestarono Ali A. Mohamed accusandolo di aver preso parte negli attentati contro le ambasciate USA in Africa. Collegato a bin Laden, lo stesso Mohamed ammise che nel 1994 lui stesso aveva organizzato in Sudan un incontro tra Osama bin Laden e Imad Mughniyah, e confermò che all’epoca Hizbollah forniva addestramento agli uomini di al-Qa’ida in cambio di armi ed esplosivi. Altre testimonianze sulla cooperazione e sugli incontri di Mughniyah con bin Laden furono raccolte in seguito. La cooperazione tra i due si rafforzò negli anni successivi e potrebbe rafforzarsi ancora di più adesso, tanto più se è vero, come sembra, che parte della leadership di al-Qa’ida si è rifugiata in Iran (compreso Saif al-Adel, che ha recentemente minacciato l’Italia di attacchi terroristici). Conclusioni Sebbene dall’inizio della Guerra al Terrorismo l’amministrazione Bush sia riuscita a ridurre le fonti di finanziamento dei gruppi terroristici, il movimento libanese Hizbollah continua ad essere destinatario di un ingente flusso di finanziamenti illeciti. Negli ultimi cinque anni il Partito shiita è riuscito con il denaro ricevuto non solo ad “aiutare” la popolazione nel sud del Libano, ma a rafforzare il suo apparato militare e, con buone probabilità, anche quello di alcune cellule terroristiche palestinesi. L’aiuto ricevuto dall’alleato iraniano è stimato intorno ai 100 milioni per anno e non è detto che con il nuovo Presidente iraniano Ahmedinejad questo appoggio non sia destinato ad aumentare. Hizbollah riceverebbe inoltre una buona somma di finanziamenti anche dalla Diaspora libanese presente in Africa Occidentale tramite il commercio di diamanti. Ci si rende conto di quale portata possa essere ancora il problema dei finanziamenti se si aggiunge a quanto detto il flusso di denaro che arriva dalla Triplice Frontiera. In questa zona Hizbollah e forse altri gruppi islamici riescono ancora ad operare abbastanza liberamente guadagnando vantaggio dalla crescente corruzione, organizzando dei campi di addestramento, rifugi sicuri e base logistica per i terroristi, nonostante la maggiore collaborazione instauratasi tra le forze di polizia di Argentina, Brasile e Paraguay. Il terrorismo non è attualmente la preoccupazione maggiore dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi, comunque è un problema che se non risolto in tempo, per le pieghe e le connessioni che sta prendendo, potrebbe far sì che l’America del Sud e di riflesso i paesi occidentali, paghino ad alto prezzo il disinteressamento sulla questione. Hizbollah in America Latina potrebbe fornire sempre più supporto logistico e finanziario non solo ad al-Qa’ida ma anche ai gruppi locali ed estendere gli obiettivi degli attacchi terroristici da colpire, dagli interessi nazionali a quelli occidentali ed americani dentro e fuori l’America del Sud. La questione dei finanziamenti inoltre potrebbe rendersi sempre più difficile da dipanare: ora che Hizbollah è in Libano un partito di maggioranza, molta gente - e non parlo solo di arabi - non vedrà nulla di male nel finanziare un partito che tanto fa e ha fatto “per la gente bisognosa del Libano”. Sarà sempre più difficile quindi capire quali finanziamenti saranno leciti e quali no. Non avanzo questa ipotesi a caso: Hizbollah, con l’appoggio dell’Iran, potrebbe iniziare attraverso i gruppi locali, se non ha già cominciato, a mettere a punto in America Latina la stessa strategia attuata in Libano per attirarsi il consenso popolare, colmando le lacune dei governi deboli nei confronti dei cittadini. Sono numerose le persone in America Latina che descrivono Hizbollah come un “difensore dei diritti libanesi contro le aggressioni israeliane che provvede al benessere dei poveri cittadini.” Intuendo il pericolo e per cercare di arginare il consenso che il Partito di Dio va registrando, il governo spagnolo, sulla scia di quanto attuato dalla Francia, ha chiuso alla fine di giugno di quest’anno il canale televisivo al-Manar di Hizbollah trasmesso in America Latina. La compagnia satellitare Hispasat tramite la quale al-Manar veniva trasmesso è infatti controllata dallo Stato spagnolo. In Colombia il precedente governo, nel tentativo di aprire delle serie negoziazioni con le Farc, aveva ceduto a queste ultime il controllo formale di una fascia di territorio permettendo, inoltre, a governi stranieri di fornire assistenza economica all’area in questione. L’Iran, principale finanziatore di Hizbollah, fu incluso nella lista degli stati stranieri che potevano operare nell’area controllata dalle Farc e che quindi sostenevano l’organizzazione stessa. Nell’estate del 2001 la magistratura colombiana evocò uno scenario di collegamenti internazionali di cui avrebbero fatto parte non solo una cooperazione stabile tra Farc, Eta, Ira e una legione straniera di oltre 200 “terroristi” di 18 diverse nazionalità, ma anche Hizbollah. Nell’ottobre del 2003, la notizia di un’alleanza vera e propria tra Farc e al-Qa’ida fu annunciata da Gordon Thomas, esperto irlandese di terrorismo e di servizi segreti ad un vertice di Cartagena de Indias, Colombia. Lo stesso Thomas ritornò a parlare sul settimanale colombiano El Espectador della possibile cooperazione tra gruppi estremisti islamici e gruppi endogeni dopo la strage di Madrid dell’11 marzo 2004, accusando al-Qa’ida.Secondo Thomas l’Eta non avrebbe avuto la capacità di realizzare attacchi di questo tipo a meno che non fosse stata aiutata, organizzata e finanziata dall’organizzazione di bin Laden. foto ansa Nel continente latino americano inoltre continuano ad arrivare rifornimenti di armi. Preoccupa molto gli Stati Uniti la notizia della firma avvenuta nel marzo di questo anno a Caracas di una ventina di trattati di cooperazione fra l’Iran e il regime del Presidente venezuelano Hugo Chavez, insieme ad un accordo ratificato ai primi di aprile con la Russia, che fornirà al Venezuela 100 mila kalashnikov AK-47. Si parla sempre più spesso inoltre di una presenza di cellule dormienti di gruppi terroristici islamici in altri paesi dell’America Latina, come ad esempio nella venezuelana Isla Margarita, a Trinidad e a Tobago. Negli ultimi mesi ad Haiti, membri di un gruppo islamico che sembra avere legami con al-Qa’ida avrebbero provveduto ad istruire sull’uso di armi ed esplosivi una delle gang pro-Aristide cercando di convertire i membri del gruppo all’Islam. Nella Repubblica Dominicana due gruppi radicali sembrano aver stabilito contatti con radicali islamici cercando assistenza finanziaria e tecnica. In Nicaragua, da tempo, al-Qa’ida sembra avere legami nel paese e si pensa che ora stia cercando di spingere alcune frange ad intraprendere attacchi terroristici contro il governo. Secondo quanto pubblicato dal giornale tedesco “Der Spiegel”, nel giugno di quest’anno, nel sud del Messico sarebbe in atto, da qualche tempo, una vera e propria azione di conversione all’Islam ad opera di molti musulmani di “dubbia provenienza” che avrebbero svolto attività di proselitismo e già reclutato centinaia di indigeni Maya. Anche il Dipartimento di Stato Usa da tempo parla di gruppi di terroristi sciiti legati ad Hizbollah. Subito dopo gli attacchi del 2001 all’America seguirono numerose rivelazioni ed inchieste giornalistiche in cui si rivelava che gli attentati dell’11 settembre erano stati organizzati anche grazie ai soldi provenienti da operazioni di riciclaggio di denaro sporco, vendita di armi e droga del sud America. Questa ipotesi fu avvalorata quando si scoprì che effettivamente oltre ad un piano per attaccare l’Afghanistan, il governo Bush aveva previsto un piano di attacco per la Triplice Frontiera, piano che poi fu messo da parte. Esperti di antiterrorismo hanno evidenziato la presenza di “reti del terrore” anche in Honduras, Nicaragua, Uruguay ed Ecuador. Le autorità di Quito in Ecuador hanno comunicato, nel giugno scorso, lo smantellamento di una rete di trafficanti di droga. Anche in questo caso la rete in questione sarebbe collegata con i fondamentalisti islamici del gruppo libanese Hizbollah. Secondo il colonnello della polizia Edison Ramos, il 70% dei proventi del narcotraffico veniva inviato in Libano per finanziare Hizbollah. Come in altre parti del mondo, le stesse moschee, spesso coinvolte in attività terroristiche, si sono trasformate in importanti centri di indottrinamento per nuovi adepti. Il semplice dato, più volte confermato, dell’aumento del numero dei luoghi di culto islamici nella Triplice Frontiera e in America Latina, fornisce di per sé la sensazione del grado crescente di influenza che Hizbollah ed altri gruppi terroristici islamici starebbero registrando nella zona. |