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Forum |
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Da un anno almeno si assiste ad una vera e propria offensiva dei clan contro le cooperative impegnate nella riutilizzazione dei beni confiscati: un atto di sfida ed un messaggio rivolto anche allo Stato? Appare chiaro che, perchè la lotta alle organizzazioni mafiose sia davvero efficace, bisogna individuarne i patrimoni, portarglieli via e riutilizzarli. Anche perché sono talmente ingenti, innervano a tal punto il tessuto economico da essere in molte aree del paese una variabile decisiva dello sviluppo. Il Forum ha preso in esame, anche in modo puntiglioso, problemi, difficoltà e prospettive di questo capitolo dell'azione di contrasto al crimine organizzato. ( foto Ansa)
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Saggi e articoli |
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| A trent’anni dal 1977 c'è stato un moltiplicarsi di lavori, giornalistici e scientifici, dedicati alla ricostruzione di un periodo cruciale della storia contemporanea: gli anni settanta e soprattutto il 1977.
Gli anni settanta sono accompagnati da una grave crisi economica, sociale e politica dell'Occidente ma rappresentano anche un laboratorio capace di generare prodotti nuovi: sia innovativi sia regressivi.
Da un lato, in Italia e in Germania, si cerca di superare le grandi divisioni legate alla guerra fredda e agli antagonismi degli anni trenta. In Italia con il compromesso storico, in Germania con la Grande coalizione. Da un altro lato le larghe maggioranze si accompagnano alla moltiplicazione dei conflitti, e al radicarsi della violenza politica (di piazza ma anche esercitata da minoranze armate) che insanguina l'Europa e soprattutto l'Italia. La curiosità verso quegli anni e verso quell'anno non è dovuta soltanto all'arida ricorrenza del trentennale ma è rafforzata anche dal fatto che nel 1977 appaiono fenomeni sociali che accompagnano ancora le società sviluppate: la crisi e la "fine" del lavoro, l'emergere di nuovi soggetti sociali esclusi dallo sviluppo fordiano, l'incapacità del welfare di soddisfare nuovi bisogni.
Alcune ricostruzioni del 1977 sono state condotte con distacco storiografico e/o giornalistico: analisi delle fonti, storia orale1. In altri casi abbiamo lavori di ricostruzione/analisi prodotti da partecipanti......
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| Il sensibile calo nei consumi di cocaina registrato recentemente in aree come l’America del Nord è controbilanciato da un allarmante incremento in molti paesi dell’Europa, dove si sono raggiunti livelli tra i più elevati del mondo. Una valutazione corretta del fenomeno non può prescindere da una analisi del vorticoso mutamento degli scenari relativi sia alla produzione che alla commercializzazione di sostanze stupefacenti e alle conseguenti ripercussioni particolarmente sulla Colombia, uno tra i maggiori produttori di cocaina che è costantemente scossa anche da problemi di guerriglia, di sequestri di persona e da una travagliata ‘questione morale’. Tentiamo di fare un ‘punto di situazione’ attraverso le considerazioni fatte dal suo Vice Presidente, Francisco Santos Calderon, in una recente intervista rilasciata al Tg3.
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| La delocalizzazione appare un'esigenza irrinunciabile per confrontarsi sul terreno della competitività. La ricerca del minor costo spinge spesso verso strategie di delocalizzazione di fasi del processo produttivo. Trasferire all'estero la produzione è un pericolo oppure è un opportunità per il sistema Italia? Può la delocalizzazione aumentare la tensione nel mondo del lavoro e, quindi, incrementare i rischi per la sicurezza nazionale? ( foto Ansa)
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| Come individuare i terroristi prima che essi perpetrino attacchi distruttivi? Dagli USA all'Unione Europea, ci si chiede come affinare le tecniche per l'archiviazione e l'analisi dei dati a scopo preventivo e come strategia anti-terrrorismo. Eppure il terrorista può sfuggire ai controlli. Il panorama è infatti tanto vasto e sfaccettato che è difficile riuscire a comprenderlo e conoscerlo nella sua complessità. Intervenire a scopo "preventivo" come sostiene la filosofia antiterrorista USA, però, solleva questioni in Europa. Bisogna riflettere sugli errori commessi, migliorare le metodologie di utilizzo dei dati, soprattutto conoscere meglio il terrorista potenziale, prima che lo diventi del tutto, quando è ancora il "nostro" normalissimo vicino di casa. (foto Ansa)
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| L'Europa Unita rappresenta ormai una realtà geopolitica di primissimo piano sulla scena mondiale. Ma ancora non c'è una coerente politica comune di lotta al terrorismo, benché su questo terreno si possa parlare di una "memoria condivisa" nel Vecchio Continente. Nell'articolo, si prendono in considerazione, innanzitutto, le varie possibili spiegazioni di questo deficit. Al riguardo, si rileva, tra l'altro, la tendenza a sommare, piuttosto che a integrare, le diverse esperienze, con il risultato di privilegiare gli aspetti tecnici su quelli propriamente politici. Viene, dunque, svolta un'analisi comparata dei principali percorsi costituzionali europei in materia di contrasto dei fenomeni eversivi e di gestione delle situazioni di emergenza: Gran Bretagna, Francia, Spagna, Italia e Germania. L'esperienza britannica si caratterizza per un approccio molto pragmatico, che consente all'Esecutivo di agire con ampia libertà, senza tuttavia che si formino ‘vulnera’ nel sistema delle garanzie. Mentre in Francia è decisivo il ruolo del Presidente della Repubblica, i cui poteri sono molto ampi, sottoposti però al controllo sia del Parlamento sia della giustizia costituzionale. Decisamente sbilanciata, in favore del garantismo, l'esperienza degli ultimi anni in Germania, dove il sindacato di costituzionalità ha un ruolo fondamentale nelle meccaniche istituzionali. L'Italia e la Spagna sono accomunate dal rifiuto della legislazione di emergenza - rifiuto confermato anche con l'acuirsi recente della minaccia terroristica. Emerge, dunque, un quadro variegato, nel quale, però, è possibile rintracciare una comune filosofia politica, ispirata ai seguenti principi: le democrazie hanno il diritto e il dovere di impedire che i diritti fondamentali ....
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| In questo articolo si affrontano le diverse ipotesi di operazioni sotto copertura previste nel nostro Ordinamento, anche alla luce delle novità introdotte dalla legge n. 146 del 2006, sul crimine transnazionale. Si è cercato di individuare le questioni "processuali" più delicate di interpretazione della disciplina normativa, con particolare riferimento all'ambito dell'impunità dell'infiltrato, alla veste processuale che questi va ad assumere ed al contenuto delle dichiarazioni che questi può essere chiamato a rendere. ( foto Ansa)
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Rubriche |
STORIE DI CASA NOSTRA |
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| Il racconto di fantasia raccoglie alcuni spunti che, senza la pretesa di voler essere esaustivi, tuttavia lumeggiano le contraddizioni che lacerano taluni contesti criminali siciliani e riguardano i rapporti collusivi che alimentano il potere di Cosa Nostra. Ne esce un ritratto grigio, ambiguo, che cerca di isolare esperienze di contiguità e di indagarne il senso, anche sotto l'aspetto umano. Senza indulgere nell'agiografia del protagonista, il fine è di ridurre lo stigma mafioso alla sua quotidiana ferocia, banale e legata al gioco del potere cui mira non solo l'organizzazione criminale. Il titolo, peraltro, richiama lo statuto di Cosa Nostra di usare la violenza necessaria al conseguimento dello scopo, ‘serbando la pezza quando il pertugio’ impone un intervento congruo, alternando le scelte di inabissamento e tolleranza al ricorso alla violenza, secondo l’opportunità e la convenienza.( foto www.mafianews.it/)
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STORIE VERE, ANEDDOTI E LEGGENDE |
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| L'intento di questa nuova Rubrica è rileggere alcune vicende di spionaggio del passato, riportandone, seppur brevemente, “storie vere" per delinearne "aneddoti" e "leggende metropolitane", per ricondurre alla realtà credenze consolidate ma non vere. Quella che vi proponiamo è una “storia vera”: l'anno è il 1957, il luogo è l'Algeria, durante la guerra di liberazione. ( foto content.answers.com/)
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DALL'ARCHIVIO ALLA STORIA |
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| Il problema della ‘sicurezza aerea’ si è presentato in tutta la sua drammaticità a seguito dell’attacco alle Torri Gemelle che ha costretto gran parte delle Nazioni ad armonizzare le politiche di sicurezza, adeguandone normative e interventi, soprattutto in materia di difesa aerea. La necessità di una strategia comune è testimoniata, in questa Rubrica, da un documento d’archivio del 1915, nel quale si evince come anche il Vaticano, a fini di difesa da ‘pericoli aerei su Roma’, avesse adottato, in tempo di guerra, misure preventive di intervento sul territorio, fondate sulla collaborazione con lo Stato confinante. Nello scritto, indirizzato dal Commissariato di Polizia di Borgo al Direttore Generale della P.S., infatti, non solo venivano indicati rifugi per il personale Pontificio più esposto e punti strategici di osservazione, ma fissati precisi accordi posti in essere dal Commissario Bertini con il Comandante della Gendarmeria Pontificia per facilitare le operazioni che garantissero la sicurezza. ( foto www.romeguide.it/foto/romasparita)
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RECENSIONI |
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CRONOLOGIA DEL TERRORISMO |
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APPENDICE
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