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GNOSIS 2/2007
STORIE VERE, ANEDDOTI E LEGGENDE

Quando l'FLN algerino si ammalò di 'bleuite'


Alain CHARBONNIER

L'intento di questa nuova Rubrica è rileggere alcune vicende di spionaggio del passato, riportandone, seppur brevemente, “storie vere" per delinearne "aneddoti" e "leggende metropolitane", per ricondurre alla realtà credenze consolidate ma non vere. Quella che vi proponiamo è una “storia vera”: l'anno è il 1957, il luogo è l'Algeria, durante la guerra di liberazione.


da http://content.answers.com
"In una piccola cellula dell'FLN, a Belcourt, c'era una ragazza che si chiamava Tadjer Zora. Non aveva fatto grandi cose, pare avesse confezionato una bandiera, comunque emisi un ordine di ricerca e due o tre giorni dopo un ufficiale dei Servizi di Informazione mi comunicò che la ragazza era stata fermata mentre stava per passare in clandestinità. Quando ho incontrato Tadjer Zora, dopo un breve preambolo, le ho proposto di lavorare per il mio gruppo d'informazione. Ella accettò subito, anche se il tipo di missioni che le proponevo era sproporzionato rispetto a quello che aveva fatto fino ad allora. Aveva accettato troppo presto per essere credibile. Ma avevo deciso l'azzardo e avevo preparato il terreno...".
Comincia così la storia della "bleuite", la micidiale operazione di infiltrazione e ‘intossicazione’ che devastò il Fronte di Liberazione Nazionale algerino.
E inizia così il racconto del protagonista, il capitano Paul Alain Léger. Classe 1922, Léger combatte nella Resistenza antitedesca in Francia, poi diventa esperto di operazioni speciali e di infiltrazione nel Viet-minh durante la guerra d'Indocina. Finita l'avventura indocinese, comincia la tragedia algerina. Nel 1955 Léger entra nello SDECE (Service de Documentation Extérieure et de Contre Espionnage) e per due anni sparisce nella clandestinità.
Arriva il 1957 e comincia la Battaglia di Algeri. Di lui si ricorda un ufficiale, il colonnello Roger Trinquier, che dalla sconfitta indocinese ha tratto profitto e insieme con altri colonnelli ha elaborato l'idea che l'esercito francese, per vincere in Algeria, debba passare dalla guerra tradizionale alla ‘guerra rivoluzionaria’, cioè alle operazioni clandestine, all'infiltrazione, alla guerra psicologica per arrivare alla ‘conquista dei cuori e delle menti’ della popolazione, prosciugando così l'acqua in cui nuotano i terroristi.
Trinquier affida al capitano Léger il comando del segretissimo GRE (Groupement de Renseignement e d'Exploitation) alle dipendenze di un altro ufficiale ex d'Indocina, poco ‘ortodosso’ e molto sovversivo, il colonnello Yves Godard.
Appunto in questa veste Léger opera con i “bleus”, come vengono definiti gli agenti doppiogiochisti, voltagabbana sguinzagliati nella casbah travestiti da operai in tuta (la “bleu de chauffe”, tuta blu).
Si tratta soprattutto di militanti del Fronte di Liberazione Nazionale catturati e "convinti" a collaborare contro i loro ex amici, con le buone ("state combattendo una guerra civile, una guerra fra francesi, non c'è nessuna differenza fra un Mohammed e un Dupont" e cosi via), oppure con le cattive (per esempio la "gegene" cioè l'elettricità applicata alle parti sensibili del prigioniero e altre torture non di rado mortali).
L'esperienza indocinese di Trinquier, Godard e Léger, viene così messa a frutto. In poco tempo i "bleu" permettono l'eliminazione della banda delle bombe che ha insanguinato Algeri, la cattura del comandante della rete terroristica della capitale, Saadi Yacef, e di Zora Drif, una delle sue principali collaboratrici.
Per Léger si aprono nuove prospettive. Ha appena eliminato la rete di Algeri e già immagina l'infiltrazione in grande stile, nelle “wilayas“ (regioni sotto il comando dell'FLN) e nelle file dell'ALN (Armée de Liberation Nazionale, l'esercito ‘regolare‘ di liberazione).
L'occasione arriva proprio con Tadjer Zora.
"Quella donna faceva molte domande - racconta ancora Léger - voleva sapere se c'era altra gente che lavorava per me anche all'interno dei gruppi clandestini. E io rispondevo: ma come no, abbiamo diverse persone che collaborano dall'interno. Poi ho giocato la mia carta. Avevo messo sul tavolo false lettere con sigilli e la firma di un capitano dell'FLN che parlava di una nostra operazione ben riuscita, di come si era allontanato al momento giusto e quindi di come aveva fatto ricadere la colpa su un altro ufficiale che perciò era stato condannato a morte.
A un certo punto mi dicono che il colonnello Godard mi vuole al telefono. Mi alzo ed esco. Dalla porta semiaperta sbircio Zora che prende le lettere, le legge rapidamente e le rimette a posto. L'esca era stata ingoiata."
La donna viene rilasciata con l'accordo che lavorerà per GRE. Quando però Léger la cerca, è già tornata nell'FLN. La accoglie il capitano Mayhouz Hacène, detto Hacène il Torturatore, che la interroga e le contesta di essere stata vista con il capitano Léger. Lei non ha difficoltà non solo ad ammettere che è vero ma anche di aver finto di accettare la collaborazione propostagli dall'ufficiale francese. Hacène l'accusa di tradimento e Zora, memore delle lettere viste sulla scrivania di Léger, sbotta: "Io tradire? Ma guardati intorno, sei circondato di traditori".


da http://pieds-noirs.info/
Torturata brutalmente, Tadjer Zora parla del capitano che collabora coi francesi, delle lettere che ha visto e quello che non sa lo inventa. Due mesi dopo Léger legge i resoconti dei suoi interrogatori. "Incredibile", commenta. E aggiunge: "E' così che la bleuite è cominciata".
In città come nelle campagne.
Ad Algeri, dopo la cattura del capo della rete, Saadi Yacef, e l'eliminazione dei suoi principali collaboratori, a cominciare da Alì la Pointe, per Léger si realizza il sogno di tutti i Capi dei Servizi di spionaggio: avere un proprio agente al vertice dell'organizzazione nemica. E' un musulmano di Algeri che si fa chiamare, "Safy le Pur", Safy il Puro, presuntuosa tautologia, visto che Safy da solo significa proprio "il puro". Poco prima della cattura Yacef lo aveva nominato comandante militare dell'intera area di Algeri e lo aveva comunicato al comandante della “wilaya 3”, Amirouche.
Da Tunisi il Comitato di Coordinamento incarica Amirouche di ricostituire la rete FLN di Algeri e il compito è affidato a Safy il Puro. Godard e Léger decidono di giocare una difficile partita, in vista della penetrazione profonda nella struttura del Fronte. Arrivano ad ‘aiutare’ i nuovi gruppi di terroristi che operano in città, favorendo attentati fino a far saltare in aria il loro stesso Comando. Peraltro sempre senza vittime.
Alla fine di gennaio del 1958, l'intera rete dell'FLN di Algeri è in carcere. Fino agli ultimi mesi di guerra, il Fronte non riuscirà più a ricostituire una sua rete operativa nella capitale.
Per Amirouche il tradimento è evidente. Dopo che Hacène il Torturatore gli ha comunicato quanto ha saputo da Zora, la diffidenza e la sfiducia avvelenano la vita della “wilaya 3”. Il colonnello per prima cosa elimina tutti i dirigenti designati di Algeri e ‘giocati’ da Léger. Quindi liquida i cosiddetti ‘intellettuali di città’, studenti, diplomati, tutti sospettati di ‘intelligenza’ con il nemico francese.
Il capitano Léger non fa altro che alimentare i sospetti. Libera terroristi catturati, trasformandoli in portatori inconsapevoli di messaggi, presto scoperti dai dirigenti dell'FLN che subito li accusano di tradimento. In altri casi favorisce l'evasione di prigionieri che in carcere hanno saputo, ‘casualmente’ da altri detenuti, storie e nomi di traditori. Voci subito riferite ai comandanti delle “wilaya” che danno il via a nuove purghe.
La “bleuite” dilaga. Il bilancio è terribile: la sola “wilaya 3”, comandata da Amirouche, conta 4.000 morti, altri 3.000 nella IV, V e VI. Altre fonti parlano di un numero minore di eliminati. Ma poco importa il conteggio delle vittime.
"Il sospetto coinvolse gli studenti e i militanti più istruiti dei semplici fellahs della Kabyla - conclude il suo racconto il capitano Léger - Si scatenò un massacro di quadri o di persone che in seguito sarebbero potute diventare dei quadri".
Alla fine, la Francia fu costretta a sedersi al tavolo delle trattative e l'Algeria ottenne l'indipendenza.
Ma il termine “bleuite” è entrato nella storia di quella guerra. Ancora oggi è usato per dire tradimento, infiltrazione, manipolazione e conseguenti esecuzioni sommarie.



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