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GNOSIS 2/2007
RECENSIONI

Radicalismo islamico e pratica del terrorismo


Alain CHARBONNIER

Un romanzo dello scrittore Frederick Forsyth dedicato alla lotta al terrorismo di Al Qaeda guidata da Osama Bin Laden e dal suo braccio destro, il medico egiziano Al Zawahiri. Tocca a Mike Martin, veterano dello Special Air Service, affrontare il rischio di infiltrarsi fra i terroristi. Il romanzo si dipana dall'Afghanistan al Pakistan, dalle verdi colline d'Inghilterra, alle giungle e ai mari dell'Oceano Indiano, dagli ultratecnologici laboratori dell'intelligence alle operazioni sul campo. Il libro ha la forza di attanagliare il lettore che alla fine si accorgerà di aver imparato molte cose che ignorava sui molti perché della situazione afgana, sulla religione islamica, sul terrorismo e controterrorismo, sulla difficile lotta intrapresa dall'Occidente.



E' stato sempre difficile comprendere il motivo che è alla base dell'antiamericanismo diffuso dai paesi arabi all'America Latina. Quell'antiamericanismo che finisce per diventare antioccidentalismo, accomunando in un tutto unico America ed Europa, che alimenta rivolte, guerriglie e terrorismo, crea e fa crescere leader rivoluzionari e i loro eserciti, anche quando gli americani e i loro alleati mandano i loro soldati a battersi e a morire in difesa della libertà, della democrazia, per cacciare l'invasore da un paese che la libertà l'aveva perduta per la cupidigia di un confinante o in nome di una ideologia, di una religione.
Lo spiega in poche parole un maestro del thriller, Frederick Forsyth, sempre puntualmente documentato, immaginando un vecchio agente segreto inglese ammaestrare un giovane americano che muove i primi passi nel mondo dell'intelligence: "Figliolo, se voi foste deboli non vi odierebbero tanto. E nemmeno se foste poveri. Non vi odiano nonostante i miliardi di dollari, ma a causa dei miliardi di dollari... L'odio per il vostro paese non cresce perché li attaccate, ma perché li difendete. Mai cercare la popolarità.
O si ha la supremazia o l'amore. Mai tutti e due insieme. Il sentimento nei vostri confronti è costituito da un dieci per cento di autentico disprezzo e da un novanta per cento di invidia. Non dimentichi questo: l'uomo non riesce a perdonare chi lo protegge. Non c'è odio più intenso di quello che si prova per i propri benefattori".
E' il quadro nel cui ambito si colloca l'attuale terrorismo di Al Qaeda e dei suoi alleati islamici, veri o presunti, in tutto il Medio ed Estremo Oriente. Ed è il quadro di riferimento dell'ultimo libro di Forsyth: "L'Afghano", pagine 296, Mondadori editore, nel quale ancora una volta l'avventura si coniuga con cultura.
Il romanzo ha infatti il merito di descrivere in modo rapido a divulgativo il retroscena storico che ha portato all'odierna situazione afgana. Dalle mosse del "Grande Gioco" che impegnò l'impero zarista e l'impero di Sua Maestà Britannica proprio sul terreno afgano, fino alla resistenza all'invasione sovietica e all'avvento del regime talebano.
Con rapidi passaggi Forsyth conduce il lettore attraverso i segreti delle centrali dello spionaggio e del controterrorismo, lo mette a contatto con le tecnologie sofisticate, lo conduce per mano fino ai villaggi arroccati sulle alte cime dell'Hindo Kush, dove regna sovrana la lealtà che da un afghano un occidentale può soltanto "affittare", senza mai "comprarla".
Basta poco più di mezza pagina a Forsyth per portare il lettore a conoscere chi erano e come erano divisi i "Sette di Peshawar", cioè i capi e i gruppi della resistenza antirussa.
"Solo uno dei leader non era Pashtun, il professor Rabbani, oltre al suo carismatico comandante militare, Ahmad Shah Massoud, entrambi tagiki dell'estremo nord. Degli altri sei, tre vennero presto soprannominato "comandanti Gucci", perché di rado, o addirittura mai, entravano nell'Afghanistan occupato, preferendo indossare abiti occidentali standosene al sicuro all'estero.
Dei restanti tre, due, Sayyaf ed Hekmatyar, erano sostenitori della Fratellanza Musulmana dell'Islam estremista; Hekmatyar era così crudele e vendicativo che alla fine giustiziò più afghani che russi. Chi controllava dal punto di vista tribale la provincia di Nangarhar era il mullah Maulvi Younis Khales, studioso e predicatore…".
Come suo solito, Forsyth mescola bene gli ingredienti del suo romanzo, da come si arriva alla scoperta dell'"operazione Al Isra", dal nome dell'esperienza mistica di Maometto, il progetto di un nuovo clamoroso, quanto misterioso micidiale attentato, programmato da Al Qaeda, e come viene messo a punto il piano per sventarlo.
Sarà un uomo del SAS (Special Air Service) inglese a vedersela con l' "operazione Al Isra".
Il protagonista, Mike Martin, si muove fra CIA, NSA, FBI, MI 5 ed MI 6, si sostituisce al capo talebano Izmat Khan, detenuto a Guantanamo, entra in contatto con gli uomini di fiducia di Bin Laden e Al Zawahiri, con i leader dell'estremismo islamico sparsi per il mondo.
Attraverso la parabola esistenziale di Izmat Khan, Forsyth racconta la nascita delle madrasse in Pakistan, l'indottrinamento wahabita, la guerra contro gli "sciuravi". E poi la nascita del movimento dei talebani, dalla parola "talib", che vuol dire appunto studente, creato dal mullah Omar quando nel 1989, cacciati i Russi, l'Afghanistan ritornò alle antiche divisioni tribali e piombò nella guerra civile. Fino all'alleanza con Al Qaeda, il massacro delle Torri Gemelle e la guerra per catturare Bin Laden ed eliminare il regime talebano.
Ancora, Forsyth offre al lettore una veloce lezione sulla lingua araba "parlata da mezzo miliardo di persone, con almeno cinquanta dialetti diversi e accenti diversi… con uno stile elaborato, con numerose figure retoriche, infarcite di forme di adulazione, ridondanze, similitudini e metafore… può essere ellittica, dai contenuti sottintesi piuttosto che enunciati esplicitamente".
E' la descrizione perfetta di un modo di parlare che gli Occidentali non comprendono, legato a un tempo senza orologi, al rito del tè, all'insulto che non ferisce, perché fa parte della conversazione, così come l'adulazione dell'interlocutore, componente essenziale del contrattare fine a se stesso, senza alcun vero interesse per il denaro, per cui se uno paga al primo colpo il prezzo richiesto viene quasi trattato con disprezzo. Perché ha spazzato via il gusto del botta e risposta.
Forsyth non trascura la questione "fondamentalismo-terrorismo". Per spiegarla si affida al professore di islamistica Terry Martin, l'intellettuale della famiglia, che involontariamente coinvolge il fratello Mike nell'operazione per salvare i potenti del mondo riuniti su una nave, proprio per non correre rischi.
"Questa parola, fondamentalismo - fa dire da Terry ai suoi allievi - implica un 'ritorno alle origini'. Ma chi dissemina di bombe treni, centri commerciali e autobus non sta tornando alle origini dell'Islam. Sta scrivendo un nuovo e personale copione, cercando di motivarlo attraverso la ricerca di passi del Corano che giustifichino quella guerra.
Ci sono fondamentalisti in tutte le religioni…Anche la parola jihad è scorretta. Ovviamente il jihad esiste, ma ha le sue regole. O è una lotta intima, personale per diventare un musulmano migliore, ma in questo senso è del tutto priva di aggressività, oppure significa una vera guerra santa, una lotta armata in difesa dell'Islam. Questo è quello che i terroristi sostengono di fare. Ma scelgono quali regole estrapolare dal testo…Bin Laden e i suoi accoliti sono noti per la loro mancanza di cultura…esistono comunque delle regole e il Corano è assai preciso al riguardo.
E' vietato attaccare e uccidere coloro che non ti hanno causato offesa e non hanno fatto nulla per ferirti. E' proibito uccidere donne e bambini. E' proibito prendere ostaggi ed è proibito maltrattare, torturare o uccidere i prigionieri. I terroristi di Al Qaeda e i loro seguaci fanno tutte queste cose quotidianamente. E non dimentichiamo che hanno ucciso molti più musulmani come loro che cristiani o ebrei".
Ce n'è abbastanza per cominciare a capire il terrorismo di matrice islamica e l'Afghanistan. E ce n'è abbastanza per addentrarsi nell'oscuro mondo del terrorismo, fra le difficoltà per contrastarlo, per comprendere i rischi che corre l'Occidente.
Come andrà a finire? Beh, bisogna proprio arrivare all'ultima riga de "L'Afghano" per saperlo.



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