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Forum |
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L’allargamento europeo, che presto porterà nell'Unione anche Romania e Bulgaria, seguite in futuro da Croazia e Macedonia e più in là anche dai paesi dei Balcani occidentali e dalla Turchia, crea scenari di un'Europa multietnica e multiculturale dalle mille risorse, dai confini aperti e con flussi di persone e cose. Di contro, l'apertura delle frontiere che è seguita all'accordo di Schengen, la facilitazione dei movimenti a seguito dell'entrata di alcuni paesi e dell'associazione di altri, costituiscono per le forze dell'ordine italiane un banco di prova. In particolare, il crimine organizzato straniero, per la sua capacità di penetrazione, per il grado di organizzazione e per il genere di settori criminali in cui si è saputo inserire e poi affermare, costituisce una minaccia permanente. Ancor più se si pensa alle sinergie che si sono create con la criminalità locale. Dai primi flussi migratori verso il nostro paese negli anni 1970, l'immigrazione vede oggi una presenza straniera più consistente (intorno al 4%), caratterizzata da una più attiva partecipazione alla vita del nostro paese, che rispecchia la tendenza al radicamento. A questo tuttavia si affianca il fenomeno della clandestinità, uno degli ambiti in cui il crimine organizzato straniero è più attivo. Va sottolineato.....
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Saggi e articoli |
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| L’inizio del nuovo millennio ha provocato un deperimento dei grandi progetti di alternativa alla società presente. Il fenomeno riguarda sia i movimenti di contestazione sia la politica dei governi. Il saggio che proponiamo prende spunto da alcune recenti pubblicazioni per proporre una riflessione sul senso che assume il rifiuto di costruire nuovi modelli di società. L'assenza di utopia è motivo di riflessione anche nei movimenti alternativi. Una politica delle piccole cose, dei programmi minimi può essere utile come antidoto delle grandi teorizzazioni successive al 1968 ma rischia anche di non rappresentare diffusi bisogni sociali. L'eclissi delle utopie dovrebbe rendere più facile il governare ma spesso riduce gli stimoli alla innovazione e rende impossibile la formazione del consenso. (foto ansa)
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| Uno scenario davvero complesso, quello dell'universo anarchico, chiaramente delineato nel brano proposto. E' un fenomeno sociale le cui dimensioni ridotte non ne diminuiscono il rischio e non ne influenzano la capacità di alimentare una notevole tensione nei territori che in prevalenza ne sono interessati. Ciò che preoccupa è la capacità di questi movimenti di catturare e di fidelizzare il malcontento giovanile e di incanalarlo nell'alveo di una lotta che può avere obiettivi ma non esiti e che non contribuisce affatto alla crescita politica del paese, della quale rappresenta, anzi, una delle zone d'ombra. Fenomeni di questo tipo costituiscono una costante di ogni sistema democratico, forse uno scotto da pagare e fino a quando non saranno assorbiti e ricondotti nell'ambito del dibattito ufficiale e civile su come vada organizzata la vita in società (poiché anche la posizione di un anarchico, se lealmente rappresentata, merita attenzione in una democrazia), continueranno ad essere giustamente perseguiti e compressi in un microcosmo che ne limita fortemente la capacità di espressione, un microcosmo che non sembra invero preoccupare i sostenitori di queste posizioni estremiste che, anzi, lo considerano il naturale campo di espressione delle loro idee, quasi come se esse ontologicamente avessero una dimensione così limitata. In una democrazia tutto ciò origina e determina l'inevitabilità del fallimento. (foto ansa)
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| La Val di Susa, in Piemonte, è stata segnata, negli ultimi mesi dello scorso anno, dalla protesta no TAV che è sfociata in cortei, barricate, blocchi stradali e ferroviari, scioperi, nonchè veri e propri scontri con le Forze dell’Ordine chiamate a tutelare l’allestimento dei cantieri per l’avvio dei sondaggi geotecnici dei terreni, preliminari alla costruzione della linea ad alta velocità/capacità. La contestazione si è caratterizzata per una rilevantissima partecipazione della popolazione della Valle (da tempo erano costituiti Comitati cittadini contrari al progetto, ritenuto portatore di gravi danni all’ambiente e di potenziali rischi per la salute), con la quale hanno interagito anche collettivi e realtà dell’antagonismo, locale e non, intenzionati a ‘sfruttare’ la dimensione della ‘rivolta’, oltre che per esaltare il proprio ruolo, per affermare la validità della ‘lotta dal basso’ ai fini del contrasto del potere decisionale proveniente ‘dall’alto’. Quale messaggio stanno cercando di mandare questi ambienti? (foto dal testo "NO TAV" La valle che resiste)
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| E’sempre più difficile definire giuridicamente la minaccia terroristica, come dimostra il lavoro in corso alle Nazioni Unite. D’altra parte, il diritto alla “protezione” della democrazia appare ormai consolidato nell’esperienza costituzionale dell’Occidente. Il rischio è che l’opacità del quadro giuridico finisca con il legittimare, tanto sul piano interno quanto su quello internazionale, norme e scelte politiche contrarie ai nostri principi costituzionali. Nel breve termine, un ruolo importante di equilibrio viene esercitato dal potere giudiziario e dall’opinione pubblica. Ma tale dialettica non è lungamente sostenibile dai nostri sistemi. In un’epoca segnata dalla crisi delle strutture politiche tradizionali, a cominciare dallo stato nazionale, appare probabile che ai vari livelli decisionali si affermi un metodo empirico: far derivare la definizione del terrorismo e di punti di equilibrio tra sicurezza e libertà dal corpus che si sta formando nell’ambito dell’esperienza - di cui appare ragionevole prevedere l’espansione - dei fori internazionali. (foto da www.un.org./terrorism)
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| Lo sviluppo economico di un paese ha sempre come naturale corollario la crescita del potenziale militare: la Cina, oramai quasi un retorico esempio di crescita, non fa eccezione. Il fenomeno ha diverse spiegazioni, non ultima l'esigenza di gestire al meglio i propri confini ed esercitare una pressione internazionale che diviene strumentale per i propri interessi. La crescita militare è dovuta anche alla evoluzione della ricerca tecnologica e scientifica, anch'essa corollario di una maggiore disponibilità di denaro, evoluzione che trova nel settore militare un suo spazio naturale di applicazione. L'articolo spiega con semplicità il processo inevitabile che giustifica una strategia che non nasconde alcuna politica aggressiva o belligerante ma conferma una regola che gli esperti di politica estera conoscono bene, e al termine della lettura ciascuno di noi ne avrà maggiore consapevolezza. (foto ansa)
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| La produzione artistica di un paese racconta molto delle evoluzioni sociali e politiche che quel territorio sta affrontando. L'arte è lo strumento attraverso cui, nei secoli, le posizioni più evolute, spesso delegittimanti i poteri costituiti, hanno potuto trovare un terreno di espressione efficace e penetrante, sebbene dietro il velo del linguaggio delle immagini o della prosa letteraria, meno temuto dagli apparati. Un fenomeno che ben è rappresentato dalle vicende legate alla produzione, in Marocco, di una pellicola che descrive l'impeto di una giovane donna che si ribella agli stili ed ai dogmi dettati dai canoni sociali di un paese musulmano. Il film, sebbene sia stato fortemente contestato, è già stato proiettato in alcune sale marocchine riscuotendo un discreto successo e determinando un dibattito acceso tra conservatori e progressisti. Al di là delle considerazioni che ciascuno potrà fare al termine della lettura di questo articolo, va rilevato, come dato inequivocabilmente positivo, che in quella terra una esperienza del genere sia stata comunque possibile. Ciò ci dice già molto di quanto sta avvenendo nel paese maghrebino che, grazie alla politica del giovane Mohammed VI, sta attraversando una delicata ed interessante fase di trasformazione sociale.(foto da www.ciai-s.net)
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| Il martirio è un tentativo di penetrare all’interno dei confini ideologici e sociali, presenti tra gruppi in conflitto tra loro, attraverso un potere ierocratico, religiosamente fondato. Il potere religioso di una minoranza invoca una vendetta elevata e purificatrice contro un avversario dominante che, a sua volta, si vendica, qualora non si sia trattato di automartirio, uccidendo il martire. Il confronto può unire il popolo del martire, rafforzando la sua opposizione, quando esso, sotto una guida carismatica, sviluppa il proprio potere organizzativo. L’atto esemplare di un martire rafforza il coraggio del popolo, aiutandolo a sopportare le tribolazioni quotidiane e dirige la sua ira contro l’avversario crudele e assassino, contro la fonte di queste tribolazioni. Ma il martirio può anche rafforzare la volontà dell’avversario di rispondere con una repressione contro la comunità del martire. Il martirio, insomma, politicizza il rapporto tra i gruppi. Questo articolo sviluppa alcuni elementi della teoria sociologica del martirio, per illustrarne le ragioni profonde, usualmente poco considerate nei pezzi giornalistici e negli studi sul suicidio come arma, valutandone spesso solo gli aspetti terroristici. Le domande fondamentali sono: in quali condizioni una società produce martiri? Quali sono i diversi tipi di martirio? E quali speciali circostanze sociali fanno sorgere ciascuno di questi tipi? Ancora, differentemente dalla normale pubblicistica, questo intervento mira a comprendere le radici storico-sociali profonde del martirio, che affondano nelle dinamiche delle prime comunità delle due grandi religioni monoteiste, ebraismo e cristianesimo, solo diversi secoli dopo seguite dall’islamismo. (foto da www.giovannidesio.it/terrorismo)
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Rubriche |
STORIE DI CASA NOSTRA |
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| Il racconto insegue il ritmo incalzante della violenza criminale a Bari in un periodo di guerra tra i locali clan. E’ proprio la città la vera protagonista, negli occhi di poliziotti, agenti, mafiosi e banditi, su posizioni opposte ma accomunate dal bisogno di interrogarsi sul destino del capoluogo, ciascuno a suo modo secondo valori, ideali e”vissuti” diversi. Il racconto si snoda attraverso un senso del tempo che è attesa attiva, che non smette di armare le intenzioni degli attori, che guarda alle dinamiche interne delle faide ed esterne dell’Adriatico, che è l’orizzonte barese di nuove possibilità e aspirazioni. Non a caso, è evidente il richiamo alla rubrica “Dall’archivio alla storia” in merito al legame italiano con il Montenegro nel settore del tabacco, occasione di riflessione su quanto siano vicini, e non solo geograficamente, l’Italia e i Balcani. (foto da www.www.urbanworkshop.it)
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DALL'ARCHIVIO ALLA STORIA |
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| Le mafie, si sa, tendono a specializzarsi, scegliendo o ritagliandosi settori di attività nei quali possono agire in posizione dominante. Come ogni altra “industria”, anche quella del crimine basa le proprie strategie imprenditoriali su una serie di fattori e contingenze che spesso hanno origine in un passato lontano. Così può accadere che un rapporto confidenziale sul Montenegro redatto dal Ministero dell’Interno nel 1908 possa fornire alcune chiavi di lettura sullo sviluppo di un traffico transnazionale del quale la criminalità montenegrina e quella pugliese detengono ancora oggi il controllo. La storia che ci raccontano i documenti che qui presentiamo è quella di un paese la cui popolazione viveva in uno stato di “patriarcale felicità”..., fumando del buon tabacco, cosa che, per quanto oggi possa apparire assurda, era considerata necessaria “come il pane”. L’istituzione del monopolio dei tabacchi, nella quale una società italiana svolse un ruolo di primo piano, pose bruscamente fine a questa vita idilliaca e provocò indirettamente la nascita del contrabbando di sigarette. Oggi, invece, la criminalità italiana detiene un vero e proprio monopolio su un altro fronte, quello dei traffici illegali tra le due sponde dell’Adriatico, un affare che frutta centinaia di milioni di euro. (foto da www.montenegro - canada.com)
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RECENSIONI |
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CRONOLOGIA DEL TERRORISMO |
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APPENDICE
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RELAZIONE SEMESTRALE
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redatta a cura della Segreteria Generale del CESIS
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