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GNOSIS 3/2006
Strategia di una superpotenza emergente

Il boom economico di Pechino e la sua proiezione armata


Marco GIACONI

Lo sviluppo economico di un paese ha sempre come naturale corollario la crescita del potenziale militare: la Cina, oramai quasi un retorico esempio di crescita, non fa eccezione. Il fenomeno ha diverse spiegazioni, non ultima l'esigenza di gestire al meglio i propri confini ed esercitare una pressione internazionale che diviene strumentale per i propri interessi. La crescita militare è dovuta anche alla evoluzione della ricerca tecnologica e scientifica, anch'essa corollario di una maggiore disponibilità di denaro, evoluzione che trova nel settore militare un suo spazio naturale di applicazione. L'articolo spiega con semplicità il processo inevitabile che giustifica una strategia che non nasconde alcuna politica aggressiva o belligerante ma conferma una regola che gli esperti di politica estera conoscono bene, e al termine della lettura ciascuno di noi ne avrà maggiore consapevolezza.


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Qual è il nesso tra il sistema militare e politico cinese e la sua geoeconomia? Cosa pensare, avanzando di un passo fuori dalle contingenze della nuova presenza della Cina nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, della sua strategia globale? Dove vogliono arrivare le élites del Partito Comunista Cinese nel medio-lungo periodo? Per capire tutto ciò occorre mettere in parallelo, a nostro avviso, i dati riguardanti le forze armate cinesi e quelli riferibili alla politica commerciale e finanziaria dell’"Impero di Mezzo".
Se, come affermava Mao Zedong, il potere siede sulle punte dei fucili, la prima cosa da fare è vedere come sono composte, e con quale dottrina sono utilizzate, le forze armate cinesi, l'Armata Popolare di Liberazione, punto di sutura tra la tradizione del comunismo così come si forgia nella "Lunga Marcia" (1) e l’ attuale globalizzazione diretta dal Partito Unico.
I numeri, prima di tutto: nella fase attuale, secondo gli ultimi dati disponibili in area OSINT, i membri delle Forze Armate risultano 2,3 milioni, finanziati con un totale (al 2004) di 24 miliardi di USD, pari a 200 miliardi di RMB.
La forza aerea risulta a tutt'oggi formata da 470.000 avieri, con 2556 aviogetti da combattimento e circa 400 aerei da attacco al suolo (2) .
L'esercito, formato da 1,9 milioni di uomini, con 14 mila carri armati, 14.400 pezzi di artiglieria e 453 elicotteri, è evidentemente pensato per "tenere" il massimo spazio possibile sulla terraferma e fornire il supporto e le aree di sicurezza per lo svolgersi di strikes ad alta tecnologia nel proprio quadrante strategico continentale: ancora il modello de la Lunga Marcia.
La Marina dispone di 250.000 elementi, 63 sottomarini (molti dei quali di recente acquisizione da parte della Federazione Russa), 18 incrociatori, 35 fregate.
Una forza di mare che, evidentemente, sta passando da una logica di tutela delle acque regionali ad un progetto di marina da blue waters, che opera come "braccio lungo" della proiezione di potenza nel quadrante del Pacifico e del Mar Cinese Meridionale fino all'Oceano Indiano.
La linea sembra quella di riprodurre la versione post-maoista della dottrina NATO e USA forward … from the Sea (3) .
Questa dottrina consiste, secondo la formulazione originale NATO, nell'utilizzo della Marina Militare per fare proprio quello che vorrebbero fare anche i cinesi, per integrare e internazionalizzare la questione di Taiwan con il controllo globale dei loro oceani di collegamento. Vediamo il testo NATO : in breve, le forze navali disposte in avanti procureranno i collegamenti operativi essenziali e critici tra le operazioni in tempo di pace e le necessità iniziali di una crisi di maggiore entità o di una destabilizzazione regionale di particolare rilievo (4) .
Per la Marina Militare cinese, si potrebbe prevedere una crescita nei prossimi dieci anni che la porterebbe ad avere circa 300 navi, divise tra le varie tipologie.
Sul piano organizzativo, il PCC e la Commissione Militare Centrale (CMC) hanno cercato, fin dal 2000, di ottimizzare il rapporto tra ufficiali e truppa, riducendo il numero dei graduati superiori del 15%, e migliorare l'efficacia della catena di comando delle varie forze armate (5) .
Al dilemma maoista meglio rossi che tecnici, lanciato nella fase calda della "Rivoluzione Culturale", le forze armate cinesi ancor oggi implicitamente: meglio entrambi.
Nel quadro dottrinale, inoltre, si presenta una sinergia particolare tra la "Quarta Modernizzazione" teorizzata da Deng Hsiaoping nel 1976 (in coincidenza con il funerale di Zhou Enlai, nel quale la popolazione manifestò silenziosamente contro il sindaco radicale di Pechino Wu De con innumerevoli bigliettini di condoglianze al vecchio capo della politica estera cinese) ovvero quella modernizzazione specificamente militare e la "Terza Modernizzazione", quella dell'apparato tecnico-scientifico.
Si ipotizza, di conseguenza che le forze armate cinesi possano fungere da volano di innovazione tecnologica interna per la "Terza Modernizzazione" scientifico-tecnica, ottimizzando i costi di aggiornamento e garantendo l'accesso e il controllo a tecnologie altrimenti costose e che, soprattutto, creano una lunga dipendenza dall'estero. Camminare sulle proprie gambe, altro detto di Mao Zedong.
Una sorta, quindi, di keynesismo militare (6) nazionalcomunista, parallelo e simultaneo alla gestione della spesa pubblica per l'innovazione scientifica e tecnologica messo in opera dagli USA dai tempi della Revolution in Military Affairs fino all'Operazione Iraqi Freedom (7) .
Il vero problema è, dunque, per i decisori cinesi attuali quello sintetizzabile in questa linea politica: sono obbligato a proteggere le mie tecnologie di punta in un mercato aperto globale, tecniche che devono durare abbastanza a lungo per fornire un margine concorrenziale al mio sistema-paese e quindi le proteggo per il tempo che occorre tramite una stretta sinergia tra civile e militare.
La risposta cinese alla nuova Tigre di Carta, la globalizzazione liberista.
In questo quadro, come è facile immaginare, lo sforzo finanziario e dottrinale maggiore delle forze armate cinesi va alla Marina e all'Aviazione, ma in particolare alla Seconda Forza di Artiglieria, la Forza Strategica che protegge la sicurezza dello spazio continentale dagli attacchi missilistici e nucleari.
La forza aerea cinese, poi, potrebbe essere stimolata dallo sviluppo recente dell’ industria aerea commerciale, che oggi assembla piccoli jet che competono direttamente con i prodotti similari delle aziende canadesi e brasiliane, mentre la partecipazione, in fase di definizione, della Cina al progetto AIRBUS avrebbe un impatto forte e immediato per le tecnologie a doppio uso militare-civile.
Quindi, sul piano geopolitico, la razionalizzazione delle forze armate cinesi corrisponde alla scelta, da parte della dirigenza attuale del PCC, di coniugare la sicurezza del sistema politico interno con una ragionevole proiezione delle forze in vista di una egemonia strategica in Asia, alla quale si riconnette una stabilizzazione della Cina come punto chiave del nuovo assetto futuro multipolare.
In questa direzione occorre interpretare le scelte di sviluppo del prossimo piano quinquennale cinese e gli investimenti per migliorare il livello di vita per i 900 milioni di abitanti rurali, che hanno pagato la crescita dell'8,8% del PIL annuo da dieci anni a questa parte con un sensibile impoverimento medio.
Dal 1979, l'anno delle ultime riforme rurali della "Prima Modernizzazione", che hanno abolito le comuni maoiste, 200 milioni di contadini cinesi hanno superato la soglia della povertà; ma questo ha provocato uno squilibrio tra "città e campagna" che, come ben sanno i dirigenti cinesi fin dall'epoca di Lin Biao, è il punto di rottura strategico ed economico della società cinese (8) .
Pechino spera, con il nuovo piano quinquennale, di stimolare i consumi rurali per diminuire la dipendenza della sua economia dall'export e dalla spesa concentrata nelle aree urbane (9) .
Il problema è politico e geopolitico insieme: dopo la protesta del 1989 che ha posto a soqquadro oltre cento città cinesi, Pechino, ora ha la necessità di riconvertire nelle campagne l'eccesso di investimenti nelle aree urbane per riequilibrare la società cinese e permettere una strategia, anche militare, di forte compattamento territoriale e nazionale -anche contro gli elementi di destabilizzazione a nord e ad est, collegati al neoterrorismo jihadista (10) - e proiettare quindi la sua forza verso il Pacifico e l'area dell'Oceano Indiano.
In questa operazione tra "città e campagna" vengono, inoltre, eliminati alla radice gli squilibri dell'export che potrebbero limitare, in seguito, la stabilità della società cinese e la sua possibilità di rinnovare il proprio sistema militare e strategico per divenire un competitore globale.
La questione dei rapporti con l'Iran, da questo punto di vista, è una ulteriore dimostrazione del nostro modello geoeconomico.
Sinopec, la multinazionale cinese del petrolio, ha concluso un contratto a metà febbraio 2006 con l'Iran per lo sfruttamento dei campi di estrazione di Yadavaran per un totale di 100 miliardi di USD.
Per finanziare il suo sviluppo, la Cina ha bisogno, entro il 2020, di raddoppiare i propri consumi petroliferi, con un 60% derivante dalle importazioni (11) .
Ma il collegamento stretto e sempre riaffermato tra la Cina e l'area del dollaro non permette alla dirigenza del PCC di favorire unicamente l'Iran chiudendosi i mercati nordamericani, il che spinge ancora la geopolitica cinese verso il Pacifico e nella direzione di una egemonia regionale nell'area centroasiatica e siberiana da gestire in collegamento con la Federazione Russa e i paesi del "Patto di Shangai" (12) .
La Cina, quindi, farà ogni sforzo per evitare sanzioni contro l'Iran, ma farà di tutto per diminuire l'ansia di USA e Europa riguardo ai piani nucleari di Teheran.


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La Russia, il vero vincitore, finora, nella questione iraniana farà di tutto per risolvere la contesa senza ricorrere ad un’azione ufficiale del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, premendo sull’Iran in termini bilaterali e secondo criteri di equilibrio strategico degli interessi. Vi aiutiamo sul nucleare se non deformate la struttura dei prezzi OPEC, sembrano dire i russi alla Repubblica di Ahmadinedjiad (13) .
USA e UE tenteranno a loro volta di spingere Cina e Russia verso un regime di "sanzioni morbide" verso l'Iran (14) .
La vittoria di Cina e Russia è duplice, sul piano geopolitico: gestiscono la chiusura strategica di USA e UE nell'area mediorientale, si accreditano come honest brokers, permettono poi all'Iran di ristrutturare la propria economia (e il suo ruolo centrale nel Medio Oriente e nel Golfo) e indeboliscono infine sia l'Arabia Saudita che il nuovo pivot regionale futuro della proiezione di potenza USA, l'Iraq.
Il patto di un "accordo ventennale di cooperazione" tra Federazione Russa e Cina, avvenuto nel luglio 2001, conferma questa linea strategica: la Cina integra la propria egemonia utilizzando il know how nucleare e militare russo per rafforzare la propria temporanea caratteristica di grande potenza regionale in Asia, utilizza poi la Russia per accedere alle risorse siberiane di gas naturale e petrolio, le più strategicamente sicure e le meno "dannose" per i rapporti privilegiati tra Pechino e Washington e mette, quindi, in sinergia l'autonomia economica con l'aggiornamento politico-militare.
La Cina programma infine così un suo futuro a medio-lungo termine di grande potenza globale in un quadro mondiale dal quale siano sparite le Tigri di Carta che hanno vinto la guerra fredda.
E' in questo equilibrio di potenze che la Cina può trattare e condizionare players strategici di dimensione economica e politico-militare comparabile a quella dell'Impero di Mezzo (15) .
Per fare questo, come abbiamo già accennato, la Cina ha bisogno di un forte investimento nelle tecnologie evolute militari o dual-use e di riequilibrare questo investimento in rapporto alle sue relazioni finanziarie con USA e UE, per non squilibrare la sua funzione di finanziatore in prima istanza del Tesoro USA.
Alla metà del 2005, le spese cinesi per le tecnologie evolute avevano raggiunto circa un terzo del livello contemporaneo degli USA, quindi metà di quello UE, e oltre la soglia di quello del Giappone. Facile la lettura geopolitica degli "amici" e dei "nemici" in questo quadro.
La spesa cinese in ricerca e sviluppo è oggi orientata soprattutto verso la produzione manifatturiera destinata all'esportazione e si concentra soprattutto sulla tecnologia dell'informazione, delle telecomunicazioni e direttamente nei settori della difesa (16) .
Gli aggiornamenti tecnologico-militari riguardano, in primo luogo, la sua forza strategica missilistica, con l'introduzione di una nuova generazione di SLBM (missili balistici lanciati da sottomarini) per fornire sia un nuovo strumento di minaccia regionale nelle due aree oceaniche vicine al subcontinente cinese che per produrre una copertura di "seconda salva" nucleare per un eventuale attacco da terra (17) .
Per quanto riguarda la forza aerea, la Cina sta acquistando aerei dalla Russia, sta producendo le proprie versioni del SU-27 SK, adattato per missili aria-aria a medio raggio e sta sviluppando il FB-7, bombardiere ognitempo a medio raggio per azioni contro le flotte avversarie.
La chiave è comunque, in termini di riduzione di costi e di effetto-massa della minaccia e della eventuale reazione cinese a crisi regionali che interessino il suo territorio o il mare, quella della massima integrazione tra civile e militare, come si osserva nel progressivo adattamento della flotta mercantile cinese ad attività anfibie che possano riguardare l’"estero vicino". E'ancora una indicazione per Taiwan, naturalmente.
La questione del rapporto tra crescita stabile dell'economia e sistema militare è ancora, come abbiamo già notato, un elemento critico di questo progetto geopolitico.
Le aziende cinesi di alta tecnologia hanno avuto danni scarsi e relativi dalla attuale debolezza del sistema bancario cinese, dato che possono rifornirsi di capitali presso i mercati finanziari internazionali.
E' quindi del tutto probabile che si assista ad una scelta "maoista" di proseguire e finanziare lo sviluppo tecnologico e militare senza attendere che tutto il sistema bancario cinese si ristrutturi in termini di mercato. Un grande balzo in avanti tecnologico-finanziario.
Inoltre, il surplus commerciale cinese ha raggiunto, alla fine del 2005, i 102 miliardi di USD, un dato che potrebbe sia accelerare i contrasti commerciali con i principali partners di Pechino che aumentare la pressione sulla Cina per apprezzare ulteriormente la sua divisa (18) .


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E’ stato il dibattito sottotraccia durante la visita di Hu Jintao in USA nell’aprile 2006 (19) .
L'impatto di questa probabile rivalutazione della moneta cinese potrebbe certamente moderare l'accumulo di surplus commerciale, generare un più debole tasso di crescita delle esportazioni e soprattutto una maggiore competizione dall'estero per le importazioni.
La rivalutazione dello yuan potrebbe inoltre mettere in crisi le industrie cinesi a bassa tecnologia e a massima intensità di forza-lavoro mentre, per le industrie ad alta tecnologia e di rilievo militare, il risultato potrebbe essere più ambiguo dato che i costi per le materie prime e il petrolio scenderebbero, ma aumenterebbero comunque i costi relativi.
Quindi, la rivalutazione della moneta cinese favorirebbe ulteriormente l'aggiornamento tecnologico delle industrie militari.
Se, poi, si fanno le proiezioni sulle percentuali di spesa militare da qui ai prossimi dieci anni, si vede che, anche senza questa clausola favorevole della rivalutazione dello yuan, prevedendo un aumento del 10 % della spesa militare in Cina (come già avvenuto negli ultimi due anni) e rapportando queste spese cinesi a quelle USA ferme intorno al 3% annuo, allora la Cina potrebbe arrivare a spendere il 75% del budget della difesa USA entro il 2015 (20) .
Ma quanto durerà la crescita cinese e quanto potranno permanere questi tassi di crescita del PIL?
Decisamente a lungo, secondo alcuni esperti.
E' infatti probabile che la crescita cinese non sia "drogata", come hanno ipotizzato alcuni analisti occidentali, ma piuttosto che non vi sia un vero e proprio "surriscaldamento" dell'economia cinese e che la partecipazione cinese alla tempestosa crescita dei prezzi internazionali sia notevole, ma non determinante in assoluto (21) .
Quindi, è del tutto probabile che la spesa militare possa aumentare secondo le previsioni migliori e finanziare selettivamente i settori a maggiore potenziale tecnologico delle forze armate di Pechino.
Secondo le previsioni più attendibili il PIL pro capite cinese dovrebbe salire di una media del 5,9% annuo di qui al 2050, a tassi demografici attuali. C'è ampio spazio, perciò, per una programmazione militare che faccia passare la Cina da media potenza regionale a grande potere globale (22) .
Le attività tecnologicamente più sviluppate nel settore militare sono comunque ormai chiare, nell'ambito della dottrina strategica cinese: l'applicazione delle cybertecnologie alle reti missilistiche e satellitari e l'elaborazione di una tecnologia autonoma di guerra elettronica che distrugga il sistema di comando-controllo-comunicazione degli avversari. La dottrina di Sun Tzu applicata all’elettronica.
E' il segno di una dottrina e soprattutto di un progetto politico: i teorici cinesi hanno elaborato la loro versione della Revolution in Military Affairs, come già accennavamo, nel quadro delle esperienze della Prima Guerra del Golfo.
I cinesi hanno imparato, dalla operazione Desert Storm fino a Iraqi Freedom queste lezioni (23) :
a) la percentuale di armi "intellettualizzate" (o tecnologiche) è passata dall'8 % in Desert Storm al 98% in Iraqi Freedom;
b) il comando e controllo è ormai completamente automatizzato;
c) il campo di battaglia è multidimensionale, con le tre dimensioni spaziali, più il tempo, più ancora il cielo, lo spazio e l'elettromagnetismo;
d) lo scontro militare high-tech è un confronto tra due sistemi integrati, che sono composti da forze armate precedentemente integratesi tra loro (24) .
I teorici cinesi dividono lo scontro tra "tangibile" e "intangibile".
Il primo aspetto riguarda i sistemi d'arma, l'organizzazione, l'infrastruttura.
Quelle intangibili, a maggiore tasso di evoluzione e superiore "valore aggiunto" sia tattico che strategico, sono le teorie tattiche e strategiche. E' qui che si insinua la particolare logica della guerra asimmetrica e senza limiti che le dottrine cinesi contemporanee stanno elaborando (25) .
Al centro di questo pensiero politico-militare c'è, comunque, il concetto di rete.
L'obiettivo primario degli strateghi cinesi è infatti il raggiungimento della network superiority, che garantirà la vittoria nelle guerre del XXI secolo (26) .
Ma come si proietta questa serie di dati economici, finanziari, strategici e militari nel progetto geopolitico futuro dei decisori cinesi? Qual è la loro strategia globale?
La valutazione primaria degli strateghi cinesi è che, quando un paese ha una bassa qualità di decision-making politico e geopolitico, e quindi "persegue l'egemonia e la crescita della spesa militare, rallentando lo sviluppo economico e portando alla instabilità politica e sociale (27) "allora il paese tende al fallimento.
Quindi, gli scenari di strategia globale si riducono, per gli analisti cinesi, alle seguenti possibilità:
a) entrambe le potenze potrebbero essere distrutte da un evento come la guerra nucleare;
b) un paese potrebbe costringere l'altro in una "posizione fatale", senza via di uscita che il rapido declino o la sconfitta e l'annullamento economico-militare;
c) potrebbe generarsi, nel quadro multipolare successivo alla guerra fredda, una situazione di "coesistenza ineguale", dove un paese è dominato dall'altro;
d) i due paesi potrebbero convivere e coesistere nella “promozione della prosperità”.
Nel quadro previsionale cinese attuale, la Cina dovrebbe raggiungere il potenziale strategico (28) britannico entro il 2010, mentre la Germania dovrebbe rimanere la terza potenza globale economica dopo gli USA e il Giappone per il prossimo decennio.
Nella fase futura della "rivoluzione militare", gli strateghi cinesi prevedono un lungo periodo di guerre regionali, che non si svolgeranno nelle stesse aree di crisi nelle quali sono sorte le "piccole guerre" durante il confronto bipolare USA-URSS (29) .
Le zone di attrito saranno il litorale dell'Asia dell'est, la zona eurasiatica e soprattutto, in Eurasia, l'Asia centrale e il Golfo Persico. Un progetto geopolitico molto simile a quello evidenziato qualche tempo fa da Zbigniew Brzezinski (30) .
La crescita dei centri di potere in Asia non sarà, secondo gli strateghi cinesi, sincronizzata.
Sul piano difensivo, gli analisti cinesi ritengono che, se il loro Paese sarà attaccato sulla terraferma, il nemico (USA, Russia o Giappone) dovrà sopportare una guerra di molti anni, gestita con i criteri classici maoisti della "Guerra di Popolo" (renmin zhanzheng).


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Nelle guerre locali future, gli strateghi di Pechino identificano invece questi tratti essenziali:
a) l'avversario non sarà una superpotenza;
b) la guerra comunque avverrà vicino ai confini cinesi;
c) lo scontro non sarà caratterizzato da invasioni in profondità;
d) la Cina cercherà una soluzione la più rapida possibile per porre sul terreno la sconfitta dell'avversario.
E' in questo contesto che si situano le logiche d'uso cinesi dell'arma nucleare e delle azioni missilistiche.
La geopolitica delle "guerre locali" si riconnette poi alla gestione teorica degli scenari più ampi nei quali i decisori militari cinesi disegnano questa progressione di azioni sul campo:
1) parificazione dei potenziali informatici con l'avversario;
2) posizione in rete di tutte le forze (civili e militari);
3) attacco al sistema C3I (Command, Communication, Control and Intelligence) dell'avversario;
4) azioni preventive;
5) utilizzazione di virus informatici;
6) uso della missilistica a medio-lungo raggio sottomarina (ecco la connessione con le "guerre locali");
7) uso delle armi antisatellite;
8) uso degli attacchi preventivi contro la logistica dell'avversario;
9) operazioni dei corpi speciali in profondità nel territorio controllato dall'avversario.
Per arrivare a questa situazione di confronto militare, che vale sia per le "guerre locali" che per i confronti tra grandi potenze, la dottrina attuale cinese definisce queste linee di tendenza:
a) la Cina è in una competizione a lungo termine con le altre maggiori potenze;
b) il gap tecnologico militare è attualmente di circa 20-25 anni (ma alcuni teorici del Centro di Studi Strategici di Shangai ritengono che il dislivello attuale sia di 6-12 anni);
c) tramite la "rivoluzione militare", versione cinese della RMA statunitense, la Cina e le potenze meno economicamente evolute "possono sviluppare un grande numero di armi segrete che possono effettivamente porre i sistemi di comando finanziari e militari dell'avversario nel caos" (31) .
Tutti gli analisti cinesi prevedono un declino politico-militare degli USA. Alcuni criticano le dottrine militari statunitensi per "essersi intrappolate nella spirale della tecnologia" (32) .
La caduta dell'impero americano avrà, sempre secondo gli analisti cinesi, queste caratteristiche:
- perdita della preminenza globale degli USA;
- perdita progressiva delle alleanze come fattori di potenza degli USA con l'Europa e il Giappone, con aumento progressivo delle rivalità economiche tra i tre poli;
- nell'inasprirsi del conflitto tra i tre poli, il Giappone e l'Unione Europea lavoreranno per migliorare sensibilmente i loro rapporti bilaterali con la Cina (33) .
Quindi, il dibattito nella dirigenza politico-militare cinese è attualmente su questi punti:
1) la tempistica del declino degli USA;
2) il tasso di crescita della multipolarità strategica globale;
3) se e quando gli USA perderanno i loro alleati;
4) il ruolo geopolitico delle nazioni del Terzo Mondo (34) .
Sono queste le variabili nelle quali si inserisce il rapporto tra crescita economica e strategia militare nella Cina del XXI secolo.


(1) La "Lunga Marcia" (ChangZheng) fu una gigantesca ritirata militare intrapresa dall'esercito "rosso" per scampare dal "Quinto Accerchiamento" ordinato dalle forze nazionaliste di Chiang Kai-shek nel 1937. L'esercito comunista impiegò 370 giorni per passare dallo Xiangxi allo Shaanxi e per percorrere 6000 chilometri tra altopiani aridi, montagne senza strade; il tutto continuando a combattere per aprirsi la strada. Nel 2003 due viaggiatori inglesi rifecero il percorso, naturalmente senza combattere, in 384 giorni. E' nella direzione del Partito di Zunyi che la dirigenza del PCC abbandona la linea di Zhou Enlai e sostiene il programma di Mao Zedong, allora emarginato dal Partito. Mao decise che quella, contro ogni apparenza, doveva essere una marcia d'attacco contro il Giappone che stava penetrando in Cina dalla Corea e dalla Manciuria. Mao, quindi, propose di marciare verso lo Shanxi, proprio per combattere i giapponesi. Il problema era, come è facile intuire guardando una cartina geografica, la continuità strategica e logistica, o meno, con le forze dell'URSS. La "Lunga Marcia" terminò a Yan'an, dove le truppe di Mao e quelle del soviet dello Henan si riunirono, fronteggiando i giapponesi fino al 1945. Questa "scena primitiva" del potere del PCC dice tutto sul rapporto, ancora oggi, tra lo Stato, il Partito e le Forze Armate.
(2) V. Kenneth Allen, G. Krumel et al., China's Air Force enters the 21st century, Santa Monica, RAND Corp., 1995.
(3) J. Dalton, Admiral Boorda, Carl E. Mundy, Forward…from the Sea, Navy and Marine Corps Paper, 1995.
(4) J. Dalton, Forward …from the Sea, op. cit., pag. 2.
(5) V. China's National Defense in 2004, PLA Daily, 27 Dicembre 2004.
(6) Per la definizione di keynesismo militare, ovvero l'utilizzo espansivo e in debito della finanza pubblica per finanziare l'innovazione tecnologica tramite il sistema militare-industriale, v. Noam Chomsky, Anno 501, la conquista continua, Gamberetti Editore, Roma 1993, cap. 4.
(7) La RMA nasce nella fase finale della Guerra Fredda, e quindi è lo specchio tramite il quale la Cina, che alla Guerra Fredda non ha mai creduto (la "Tigre di carta" maoista era non solo l'imperialismo USA, ricordiamo, ma lo stesso mondo bipolare di allora) guarda alla geopolitica e alla dottrina militare contemporanea. La RMA, pensata dalla RAND Corp. per "combattere due guerre locali contemporaneamente" o "una guerra grande e una crisi regionale contemporaneamente" presuppone quello che i cinesi utilizzano come fondamento dell'analisi geopolitica del loro ruolo futuro di grande potenza globale: la fine delle "medie potenze" quali stati-nazione intermedi, la loro riduzione a zone di attrito tra nuovi imperi (non necessariamente solo statuali) o a zone di passaggio, la nuova conformazione delle forze in campo (tecnologie evolute, guerra psicologica di nuovo tipo, guerra asimmetrica, destabilizzazione politica di massa), nonché la sovrapposizione immediata, tratto non clausewitziano, tra politica e guerra. Non è quindi affatto un caso che, nell'attuale dibattito strategico cinese, il "punto di non ritorno" dottrinale sia rappresentato dalla Prima Guerra del Golfo.
(8) Il discorso di Lin Biao del 1965, Lunga Vita alla vittoria della Guerra di Popolo! (v. Lin Biao, Discorsi, Pechino, Casa editrice in Lingue estere, 1968) connette la geopolitica cinese alle "forze emergenti" dei poveri dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina, e le "città" del capitalismo sarebbero state accerchiate dalle "aree rurali" di tutto il Terzo Mondo, dirette dalla Cina e, naturalmente, dal "pensiero di Mao Zedong". Lin Biao muore nel 1971 in uno strano incidente aereo sui cieli della Mongolia. Oggi, potremmo dire che la geopolitica cinese vuole trasformare la dipendenza delle "città del mondo" verso "le campagne" in un progetto di equilibrio multipolare nel quale le vecchie egemonie ereditate dalla guerra fredda dipendono dal ruolo geoeconomico centrale della Cina post-maoista. Mao ha vinto, ancora una volta.
(9) V. EarlyWarning, "Chinese 60USD billion programme", 6 February 2006.
(10) V. Bruce Tefft, Al Qa'eda entering China, Global Observer, 12 February 2006.
(11) EIA-DOE, China, Outlook 2005, January 2006.
(12) Il Gruppo di Shangai, ovvero "Organizzazione per la Sicurezza Collettiva e la lotta contro il terrorismo islamista" nasce nel 1996 e vi aderiscono la Cina, la Federazione Russa, il Kazakhistan, il Kirghizistan, il Tagikistan e l'Uzbekhistan, che si ritiene in uscita dal patto.
(13) RADIO FREE EUROPE, Radio Liberty, Viktor Yassman, What’s behind Moscow “Irarian Game”? January 19, 2006.
(14) PINR Dispatch, 13 marzo 2006, Iran's Nuclear Plans Complicate China's Energy Security.
(15) G. Capisani, Asia Centrale, Divide et Impera, Guerre&Pace, n. 100, giugno 2003.
(16) V. Hudson Institute, China's New Great Leap Forward, Washington D.C., 2005.
(17) DOD report to Congress, Military Power of the People's Republic of China, Washington D.C., 2005.
(18) David Barboza, China's trade surplus tripled in 2005, The New York Times, 11 gennaio 2006.
(19) V. Willi Lam, Hu’s doctrine on America Diplomacy, Jamestown Foundation, China Brief, 26 aprile 2006.
(20) DOD, Fiscal Year 2005, Washington D.C., 2006.
(21) Albert Keidel, Prospects for Continued High Economic Growth in China, Carnegie Endowment for International Peace, Seoul, Korea, 10-11 novembre 2004.
(22) World Bank Estimate PPP, China, 2004.
(23) Gen. Xiong Guangkai, On New Military Changes, Jiefang Ribao, 30 maggio 2003.
(24) China's National defense in 2004, Xinhua, 27 dicembre 2004.
(25) Liang Biqin, Rethink the Issue on the New Military Revolution, Jengfangjun Bao, 27 Agosto 2002. Per la dottrina della "Guerra senza limiti", v. Quiao Liang e Wang Xiangsui, Unrestricted warfare, PLA Literature and Arts Publishing House, Bejing, February 1999.
(26) Li Yinnan e Li Zongjian, Network, Dominator of Future Battlefield, Jengfangjung Bao, 21 luglio 1998.
(27) Gen. Huang Shuofeng, Guoija shengs huai lun, (Sulla ascesa e la caduta delle nazioni), Changsha, Hunan chubashe, 1996, p. 337. La linea della "promozione della prosperità" si riferisce alla terminologia di Deng Xiaoping così come è stata esposta nell'articolo del 26 febbraio 1990 sul Renmin Ribao (Quotidiano del Popolo).
(28) Gli analisti cinesi parlano di potenziale strategico, che è il prodotto di formule complesse che qui non è il caso di esplicare, utilizzando il criterio del CNP, il Comprehensive National Power.
(29) Xia Liping, et al., Shijie zhanlue xingshi de zhuyao tedian yu qushi, (La situazione mondiale strategica, caratteristiche e tendenze), in "Heping yu Fazhan" (Pace e Sviluppo), 47, n. 1, febbraio 1994.
(30) Zbigniew Brzezinski, New American Strategies for Security and Peace, 28 ottobre 2003, Prospect, Washington D.C., 2003.
(31) Sheng Zhongchang et al., Xin yunshi geming yu haizhan ji haijun jianshe, (La rivoluzione militare nella guerra marittima), in "China Military Science", 34, n. 1, primavera 1996.
(32) Wang Naicheng, Beiyue dongkuo dui Mei-E-Ou guanxi… 2003.
(33) Da una e-mail inviata all'Autore di questo saggio da un analista del CIIS di Shangai.
(34) Ellis Joffe, The Military and China's New Politics: Trends and Counter trends, RAND Corp. Santa Monica, 2005.

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