sommario 2/2021
Editoriale
Con il secondo numero del 2021 Gnosis inaugura la serie di tre volumi dedicati alla Geopolitica, curati da Edoardo Boria e Matteo Marconi, che ne hanno tracciato l’architettura e guidato le poliedriche riflessioni, tessendo una trama di senso che del tema copre l’ampio orizzonte, offrendo piste interpretative originali e attuali e valorizzando – ben oltre l’approccio esegetico – spunti utili a comprendere “un mondo allo stesso tempo globale e finito” che politicizza inevitabilmente “lo spazio equiparabile a un’arena di lotta”. Nel complesso è un compendio ragionato per studiosi della materia e per gli operatori dell’intelligence che degli scenari geopolitici colgono le risacche del passato e le lampare del futuro. ...
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Sergio Romano
Punto di vista. Due crisi medio-orientali: da Gerusalemme a Teheran
Gli storici ricordano che alla fine della Grande Guerra il costo della sconfitta, in Europa, fu saldato a Versailles con il pagamento di indennizzi e cessione di territori. Sono meno numerosi, invece, quelli che ricordano dove furono regolati i conti con un Paese sconfitto, la Turchia, che era solo parzialmente europeo. ...
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Araldica
L’Agenzia d’intelligence estera della Repubblica di Polonia (Agencja Wywiadu, AW) è stata istituita con legge del 24 maggio 2002, che ne ha disciplinato anche i profili operativi e organizzativi. Scaturita dalla riforma del preesistente Ufficio per la protezione dello Stato – la quale ha inoltre sancito la nascita di un’Agenzia per la sicurezza interna (l’Agencja Bezpieczenstwa Wewnetrznego, Abw) – nell’apparato amministrativo dello Stato polacco l’AW configura un’istituzione indipendente, subordinata al Primo ministro, al quale compete l’alta direzione e il coordinamento delle politiche dell’informazione per la sicurezza. In questo contesto s’inscrivono i poteri di supervisione e controllo delle diverse componenti dell’apparato della sicurezza nazionale, delegabili a un ministro per il Coordinamento dei Servizi speciali (la normativa vigente identifica quali “Servizi speciali”: l’Agenzia d’intelligence estera, l’Agenzia di sicurezza interna e l’Ufficio centrale anti-corruzione). ...
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Edoardo Boria
La cassetta degli attrezzi della Geopolitica. Parte I: conflitto, scala
Il saggio, proposto in tre distinte sezioni distribuite in successione in altrettanti numeri della Rivista, inquadra i concetti-chiave della Geopolitica. In opposizione a un’idea distorta che l’ha sempre accompagnata nel tempo, lo spazio non è trattato come causa del mutamento politico quanto come categoria analitica, chiave di comprensione dei fenomeni contemporanei in linea con i tempi che viviamo, fatti di intense interdipendenze politiche ed economico-commerciali. Metafora della transizione da un mondo analogico, dove cioè le relazioni e le informazioni scorrono sequenzialmente, a un mondo digitale dove invece si sovrappongono e si connettono.
Edoardo Boria
The Geopolitical Toolbox. Part I: Conflict, Scale
The present paper frames the key concepts of Geopolitics and is the first part of an essay that will also appear in the next two issues of Gnosis. In opposition to a distorted idea of space that has always accompanied that notion over time, we do not regard space as a cause of the political change but rather as an analytical category, a key to understanding contemporary phenomena in line with the times we live in, made up of intense political, economic, and commercial interdependencies. Space is the metaphor of the transition from an analogical world, where relationships and information flow in linear fashion, to a digital one where they overlap and connect each other.
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Matteo Marconi
L’occasione Geopolitica. Suggestioni per una (nuova) rinascita
La Geopolitica riprende vigore negli anni Novanta come sapere che guarda al molteplice, utile nel cercare spiegazioni più ampie sulla politica e sul potere. Attraverso alcune suggestioni proveremo a pensare il XXI come il secolo dello spazio e del molteplice: un rinnovato rapporto tra sapere e potere, la densificazione dello spazio relazionale e la valorizzazione dell’occasione propizia permettono di rinsaldare il rapporto tra soggettività dell’azione e oggettività del contesto.
Matteo Marconi
The Geopolitical Opportunity. Suggestions For a (new) Rebirth
Geopolitics regained force in the 1990s, as it was regarded as a form of knwoldege that focuses on the Multiplicity and as useful in seeking broader approach to Politics and Power. According to some scholars, we will try to see the 21st century as the century of Space and Multiplicity: a new relationship between Knowledge and Power, the ‘densification’ of the political relational space, and the need to catch the opportunity will allow us to strengthen the link between the subjectivity of action and the objectivity of the context.
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Daniele Scalea
Storia e ambiente, oceano e Heartland. I cardini della riflessione geopolitica
H.J. Mackinder (1861-1947), geografo, accademico e politico britannico, è considerato una delle figure centrali della disciplina geopolitica. La sua tesi più influente è quella dell’Heartland: nel cuore dell’Eurasia settentrionale, una regione geograficamente impenetrabile dalla potenza marittima è centrale per l’ipotetica costruzione di un’egemonia continentale, il cui esito sarebbe la sconfitta anche sui mari della talassocrazia e la nascita di un impero universale.
Daniele Scalea
History and Environment, Ocean and Heartland: The Pivotal Points of Halford J. Mackinder’s Geopolitical Thinking
The British geographer, academic, and politician Halford J. Mackinder (1861-1947) is considered as one of the most relevant scholars in Geopolitics. ‘Heartland’ is his most influential notion. According to him, there is a region geographically located in the heart of North Eurasia which is impenetrable by maritime power. The region is thought to be central to the hypothetical construction of a continental hegemony, which will also be the result of the defeat of the thalassocracy on the seas and the birth of a universal empire.
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Or Rosenboim
Isaiah Bowman e l’educazione geografica alla base della politica estera statunitense
L’articolo esamina il pensiero del geografo Isaiah Bowman (1878-1950) e il suo ruolo nella definizione della politica estera statunitense su scala globale. In The New World (1921) e Geography vs. Geopolitics (1942), recuperando Ratzel in chiave critica, Bowman intende la Geografia come base empirica per le decisioni di politica estera, nell’idea che soltanto la divulgazione scientifica a élite e opinione pubblica possa legittimarle democraticamente.
Or Rosenboim
Isaiah Bowman and the Geography Education Behind U.S. Foreign Policy
The article examines Isaiah Bowman’s theories and the role of that geographer in shaping U.S. foreign policy on a global scale. In his The New World (1921) and Geography vs. Geopolitics (1942), Bowman rediscovered Ratzel’s theory in a critical key, regarded geography as an empirical basis for foreign policy decision-making, and suggested the idea that only scientific dissemination of decisions to elites and public opinion can legitimize them democratically.
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Corrado Stefanachi
Il realismo geopolitico di Nicholas J. Spykman e la politica mondiale degli Stati Uniti
Il testo scritto si concentra su Nicholas J. Spykman, tra gli esponenti più autorevoli della Politologia internazionalista statunitense contemporanea. Si mette in luce l’acuta sensibilità spaziale e geografica che permea il realismo politico di Spykman e che in effetti ha profondamente segnato, più in particolare, la sua teoria della politica estera e internazionale. Ci si sofferma inoltre sulla disamina di Spykman sulle minacce alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti nel sistema internazionale del Novecento e sul contributo che tali idee hanno dato alla sconfitta in America dell’isolazionismo e all’affermazione della politica di impegno eurasiatico e globale.
Corrado Stefanachi
Nicholas J. Spykman’s Geopolitical Realism and U.S. World Policy
Our paper will deal with Nicholas J. Spykman, who is undoubtedly one of the most important scholars in U.S. contemporary science of international politics. We will highlight Spykman’s spatial and geographical perspective that orients his political realism and, in detail, to what extent it has profoundly marked his theory of foreign and international politics. We will also focus on both Spykman’s analysis of the threats to the U.S. national security against the background of the 20th century international system and the contribution of his ideas to the defeat of isolationism in America and the affirmation of the Eurasian and global engagement policy.
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Matteo Vegetti
L’Air Age globalism e la nascita dell’Impero americano
L’attacco giapponese a Pearl Harbor decretò la fine dell’isolazionismo americano e l’esordio di una nuova presa di coscienza spaziale che assunse il nome di “Air Age” (età dell’aria). L’aria divenne l’elemento qualificante di una nuova epoca e di una nuova spazialità, intrinsecamente globale. Gli Stati Uniti intuirono le conseguenze e le potenzialità di questo mutamento, cogliendovi l’occasione per ridefinire la propria posizione nel mondo e per porre con ciò stesso le premesse per una lunga egemonia.
Matteo Vegetti
The Air Age Globalism and the Birth of the American Empire
The Japanese attack on Pearl Harbor meant the end of American isolationism and paved the way for the development of a new spatial paradigm that took the name of ‘Air Age’. The Air became the most significant element of both a new era and a new, intrinsically global spatiality. The U.S. understood the consequences and potentialities of this change, took the opportunity to redefine their position in the world, and then opened the way for a longstanding hegemony.
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Alessandro Colombo
Spazio e potere nel realismo liberale di Raymond Aron
Raymond Aron è uno dei grandi testimoni del Novecento. Sociologo, scienziato politico, polemista, egli dedica una parte importante della sua produzione alla politica internazionale. Basti ricordare il confronto con il grande disegno politico di De Gaulle e il sostegno – sin dal 1957 – all’indipendenza algerina. In questo continuo contraddittorio non ignora, a differenza di molti studiosi del suo tempo, la dimensione spaziale. Per Aron lo spazio è uno dei fattori fondamentali per la comprensione di qualunque congiuntura diplomatica e strategica. Ma, in particolare, lo è per intendere il frangente al quale egli appartiene e al quale riserva larga parte della sua riflessione: la Guerra fredda.
Alessandro Colombo
Space and Power in Raymond Aron’s Liberal Realism
Raymond Aron was one of the most important witnesses of the 20th century. He was a sociologist, a political scientist, and a polemicist who dedicated an important part of his works to international politics. Unlike many other scholars, he took into account the spatial dimension of time. According to Aron, space is one of the fundamental factors for understanding diplomatic and strategic junctures. The notion of space will help us to understand the situation which Aron belonged to and he often reflected upon: the Cold War.
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Dario Fabbri
Il contenimento antirusso
Aderente alle caratteristiche del più forte, il contenimento è la manovra preferita dagli Stati Uniti. Originariamente descritto da George Kennan, nella Guerra fredda s’è affermato come strumento contro l’Unione Sovietica. Condotto alla definitiva formulazione da Zbigniew Brzezinski, in questa fase si applica alla Cina. Caso di tattica scambiata per strategia, il contenimento è pura gestione del presente, inutile per determinare il futuro.
Dario Fabbri
The Anti-Russian Containment-Policy
Containment is the U.S. preferred policy, also because it is generally the policy best suited to the characteristics of the strongest competitor. First described by George Kennan, containment established itself in the Cold War era, as it was seen as an instrument against the Soviet Union. Zbigniew Brzezinski presented a final, conclusive description of that policy, which is now applied in the relationship with China. Containment is a good example of the cases in which tactics is mistaken for strategy, because containment can help to manage the present but cannot shape the future.
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Raffaele Umana
Zbigniew Brzezinski. La rivisitazione del modello di Halford J. Mackinder durante e dopo la Guerra fredda
L’acuta riflessione geopolitica e geostrategica di Zbigniew Brzezinski spicca nell’ambito del dibattito politico-strategico statunitense e internazionale degli ultimi decenni. Brzezinski, infatti, forte dell’esperienza maturata tanto in ambito accademico quanto alla testa del National Security Council dell’amministrazione Carter, a più riprese procede alla rivisitazione delle tesi di Halford J. Mackinder circa il rilievo dell’Isola del mondo eurasiatica per inquadrare una lucida analisi, anche prospettica, della scena internazionale, funzionale all’identificazione delle sfide, interne ed esterne, attuali e future, per la sola superpotenza globale post bipolare.
Raffaele Umana
Zbigniew Brzezinski. The Review of Halford Mackinder’s Model During and After the Cold War
The acute geopolitical and geostrategic reflection of Zbigniew Brzezinski during the last years of the Cold War is worthy in the context of the U.S. and international political-strategic debate of recent decades. Brzezinski takes advantage of the experience gained both in the academic field and at the head of the National Security Council of the Carter administration and repeatedly revisits Sir H.J. Mackinder’s theses about the survey of the Eurasian Island of the World. In this way, Brzezinski introduces a clear perspective analysis of the international scene, which is needed to identify internal and external, current and future challenges for the only one post bipolar global superpower.
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Germano Dottori
I neocon e l’America di George W. Bush
Il neoconservatorismo ha conosciuto la stagione più importante dopo l’11 settembre 2001, quando il maggiore attacco terroristico mai subìto dagli Stati Uniti rese possibile promuoverne l’agenda universalista, che mirava alla democratizzazione del mondo. L’insuccesso in Iraq ne ha ridimensionato l’influenza, ma le sue istanze sopravvivono animando in America il confronto tra i fautori dell’ingerenza negli ordinamenti altrui e i sostenitori della limitazione degli esercizi di potenza.
Germano Dottori
The Neocons and the America of George W. Bush
Neoconservatism experienced its most important season after 9/11, when the worst terrorist attack ever suffered by the U.S. made it possible to promote the American universalist agenda, which aimed at the democratisation of the world. The failure in Iraq reduced the influence of this trend, even if its instances survived and stimulated the debate between who defends the need to modify the laws of other Countries and who want to limit the American exercise of power.
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Giuseppe Casale
Francis Fukuyama e l’incerto trionfo della democrazia liberale. La dialettica globale / nazionale
Nella controversa tesi sulla “fine della storia” di Fukuyama quanto rileva la dimensione spaziale? In quali termini essa si coniuga con l’assunto di una democrazia liberale trionfante su ogni latitudine? E come si compone la dialettica tra l’universalismo della soluzione liberaldemocratica e il particolarismo degli Stati nazionali? Nel rispondere a tali interrogativi, il contributo evidenzia gli equivoci per cui la tesi è stata tradotta come un programma di costruzione del New World Order unipolare, suggerendo infine il nodo irrisolto che, nonostante i chiarimenti, essa pare conservare.
Giuseppe Casale
Francis Fukuyama and the Uncertain Triumph of Liberal Democracy: the Global – National Dialectic
How important is the space in Fukuyama’s controversial thesis on the ‘End of history’? In what terms is it combined with the assumption of the triumph of liberal democracy everywhere? And what is the nature of the dialectic between the universalism of the liberal democracy and the particularism of the nation States? We will try to answer these questions. In doing so, our paper will highlight the following misunderstanding: Fukuyama’s thesis has been seen as a program for the construction of the unipolar New World Order. At the end, we will take into account a unresolved topic in Fukuyama’s thesis.
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Paolo Sellari
Connettività e Geopolitica nell’opera di Parag Khanna
Una riflessione sull’opera di Parag Khanna centrata sul volume Connectography, quello che meglio evidenzia i tasselli del disegno concettuale attraverso il quale il politologo-analista propone di scardinare i paradigmi tradizionali del pensiero e dell’azione geopolitica, a favore di altri fondati sulla connettività, sulla pianificazione di reti infrastrutturali funzionali al controllo delle supply-chain lungo le quali si rafforzano gli assetti globali. Lo Stato tradizionale soccombe, così, di fronte alle spinte tecnocratiche e al potere di nuovi attori territoriali.
Paolo Sellari
Connectivity and Geopolitics in Parag Khanna’s Works
Our paper is a reflection on Parag Khanna’s works, especially on his Connectography. So we will show the pieces of the conceptual design through which the political analyst want to dismantle the traditional paradigms of geopolitical thought and action. He rather supports other paradigms which are based on both connectivity and planning of infrastructural networks. These ones are functional to the control of the supply-chains along which the global assets strengthen. Thus, the traditional form of the State succumbs in the face of both technocratic pressures and power of new territorial actors.
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Manlio Graziano
Paul Kennedy e la difficile gestione del declino relativo
Quasi quarant’anni fa, Paul Kennedy poneva il problema della sovraestensione degli Stati Uniti come inscritto nella regolarità dei meccanismi di ascesa e declino delle grandi potenze. Kennedy considerava la questione in termini relativi: gli Stati Uniti non erano sovraestesi perché avevano meno risorse di quante ne avessero nel 1945, ma perché le risorse dei loro concorrenti erano cresciute più velocemente delle loro. Il suo testo apriva il dibattito sul declino relativo degli Stati Uniti e sulle inevitabili conseguenze di tale spostamento degli equilibri mondiali.
Manlio Graziano
Paul Kennedy and the Hard Management of the U.S. Relative Decline
Almost forty years ago, Paul Kennedy posed the problem of the overextension of the U.S. as if it was a property of the regularity of the rise and fall of great powers. Kennedy regarded the matter in relative terms: the U.S. was not overextended because had had fewer resources than in 1945, but because the resources of the competitors had grown faster than the U.S. ones. Kennedy’s text thus opened the debate on both the relative decline of the U.S. and the inevitable consequences of this shift in world balances.
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Sergio Pinna
Il Panel delle Nazioni Unite e la cosiddetta “crisi climatica”
La creazione nel 1988 dell’Ipcc, il Panel internazionale sui cambiamenti climatici, ha influenzato il dibattito in materia, contribuendo non solo ad accreditare la teoria del riscaldamento antropogenico, ma stimolando la diffusione dell’idea di “crisi climatica” che ormai emerge in qualsiasi discussione su tematiche ambientali. Idea che poggia, in particolare, sul presupposto che l’aumento della temperatura globale comporti un incremento di vari fenomeni estremi; una tesi che richiede di essere approfondita con metodo scientifico e che tocca il rapporto fra il mondo della politica e quello della scienza.
Sergio Pinna
The United Nations Panel and the So-Called ‘Climate Crisis’
The 1988 creation of the International Panel on Climate Change (Ipcc), strongly influenced the debate on the subject, not only accrediting the theory of anthropogenic warming, but also giving rise to the idea of a ‘climate crisis’ that now emerges in every discussion on environmental issues. The idea is based on the assumption that global temperature increase leads to the increase of extreme phenomena. Nonetheless, this assumption is refuted in our paper. In support of our hypothesis, we provide a description of what kind of questions can arise from certain relations between politics and science.
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Gian Piero Brunetta
Renato Casaro e l’anima del film in un’immagine
La città di Treviso celebra con un’ampia retrospettiva Renato Casaro – il cartellonista che “firmò” i manifesti per i capolavori del cinema e considerato l’ultimo geniale talento di un’arte oramai scomparsa – che sapeva trasporre l’anima di un film in un’immagine. Con una straordinaria vicenda creativa iniziata oltre sessant’anni fa, Casaro ha dato il meglio di sé in ogni genere: storico, peplum, commedia, spy, noir e western all’italiana. Con la sua cifra stilistica ha conquistato Hollywood e famosi registi, come Annaud, Argento, Bellocchio, Bergman, Bertolucci, Besson, Boorman, Cavani, Coppola, Forman, Gavras, Germi, Lelouch, Leone, Lumet, Mann, Monicelli, Rosi, Sordi... e molti altri. L’articolo, atto di sentita riconoscenza, cerca anche d’osservarlo all’interno della costellazione del manifesto pubblicitario del Novecento..
Gian Piero Brunetta
Renato Casaro and the Soul of Film in Image
In Treviso, an exhibition celebrates Renato Casaro, who was a designer who signed posters for some cinema masterpieces and is regarded as the last brilliant talent of an art that is now disappeared. Casaro knew how to transpose the soul of a film into an image. In sixty years of extraordinary career, Casaro gave his best in every genre: historical, peplum, comedy, spy films, noir, and spaghetti western. With his stylistic code he made a good impression on famous directors, even from Hollywood, such as Annaud, Argento, Bellocchio, Bergman, Bertolucci, Besson, Boorman, Cavani, Coppola, Forman, Gavras, Germi, Lelouch, Leone, Lumet, Mann, Monicelli, Rosi, Sordi, and many others. This paper could be regarded as an act of gratitude to the artist and also tries to understand his art against the background of the history of the 20th century advertising poster design.
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Paolo Bertinetti
Erskine Childers. Un animo nobile e incompreso
Uomo coraggioso, appassionato velista, intrepido sostenitore dell’indipendenza irlandese, Erskine Childers scrisse un solo libro di spionaggio, The Riddle of the Sands (L’enigma delle sabbie). Il suo romanzo, tuttavia, fu il primo a legare l’attività d’intelligence alle situazioni e ai pericoli reali del proprio tempo.
Paolo Bertinetti
Erskine Childers. A Generous Man and a Misunderstood Artist
Erskine Childers was a brave man, a passionate sailor, and a intrepid supporter of Irish independence. He wrote only one spy book, The Riddle of the Sands. His novel, however, was the first one to link intelligence to the real situations and dangers of the time.
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Melanton
(llustrazione di Roberto Mangosi
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Il lato sorridente dell’intelligence
Grazie, cari Lettori, per la sempre gradita compagnia. Finalmente è in arrivo l’estate, quest’anno tanto attesa, desiderata e... persino sognata. L’augurio, dopo lunghi mesi di pandemia, è di poter tornare alle più semplici abitudini quotidiane, senza tuttavia dimenticare la responsabilità di osservare il rispetto delle indicazioni che ancora ci vengono richieste.
Comunque, serenità e... buone vacanze!
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Recensioni e segnalazioni
Gianluca Falanga, Labirinto Stasi. Vite prigioniere negli archivi della Germania Est, Feltrinelli, 2021.
Federico Moro, Venezia Offensiva in Italia. 1381-1499 Il secolo lungo di San Marco, Leg, 2019.
Federico Moro, Venezia nella Tempesta. 1499-1517 La crisi della Serenissima, Leg, 2019.
Francesca Bocca-Aldaqre, Nietzsche in paradiso. Vite parallele tra Islam e Occidente, Mimesis, 2021.
Renato Caputo – Vittorfranco Pisano, i come Intelligence. Indispensabilità & limiti, Ed. il mio libro.it, 2021.
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