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Per Aspera Ad Veritatem n.9
Camera dei Deputati - XIII LEGISLATURA

Relazione sulla politica informativa e della sicurezza (primo semestre 1997) presentata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi







Il primo semestre 1997 è stato caratterizzato da una serie di eventi di varia natura e portata suscettibili di determinare situazioni pregiudizievoli per il Paese, a riprova dell'esistenza di una pluralità di interessi ostili al processo di evoluzione politico-istituzionale ed economica in atto.
Gli episodi di intrusione nelle frequenze televisive e l'irruzione in piazza S. Marco del 9 maggio, cui ha fatto seguito una diffusa attività intimidatoria, di intossicazione e di procurato pericolo, pongono come minaccia prioritaria la degenerazione in senso eversivo di istanze secessioniste, che potrebbero estendersi ad altre zone del territorio.
L'attentato dinamitardo compiuto il 25 aprile contro Palazzo Marino a Milano, per il quale sono emerse specifiche conferme circa la matrice anarchica oltranzista, dimostra che il settore dell'eversione ideologica ha scelto questa fase come occasione favorevole di rilancio.
Una serie di attentati, sia pure di basso profilo, scontri di piazza ed il ritorno ad una pubblicistica di stampo brigatista palesano, comunque, che l'area estremista non ha rinunciato all'idea della contrapposizione alle Istituzioni democratiche.
A connotare ulteriormente lo scenario sono intervenuti molteplici e diversificati episodi - collocazione di ordigni, azioni incendiarie, danneggiamenti e falsi allarmi - che, in assenza ancora di elementi di riscontro sugli autori, testimoniano quanto sia forte l'intendimento di accentuare il clima di tensione nel Paese.
Toni più accesi del consueto e tentativi di forte radicalizzazione hanno caratterizzato anche talune manifestazioni di protesta.
Sul versante estero, segnali di ostilità in direzione del nostro Paese sono stati registrati ad Oslo e ad Atene, a marzo e ad aprile, in concomitanza con l'impegno italiano in Albania.
Proprio la peculiarità della missione ha poi comportato una situazione di incombente minaccia non solo per i nostri militari, ma anche per altri obiettivi italiani, specie ad opera di sodalizi criminali albanesi, principali responsabili, tra l'altro, dei flussi clandestini e dei traffici connessi.
Più in generale, per quanto concerne lo scenario internazionale, il sussistere della minaccia terroristica, in particolare di matrice islamica, è stato ribadito da una serie di indicazioni relative ad un diffuso attivismo organizzativo ed a sospette progettualità violente da parte delle varie formazioni oltranziste, emanazioni di realtà regionali del Nord Africa e del Medio Oriente tuttora contrassegnate da elevati livelli di crisi.
Oltre al pericolo del terrorismo, continua a rivestire carattere prioritario quello derivante dal crimine organizzato avente valenza eversiva. L'arresto di elementi mafiosi di primo piano nelle loro zone di influenza rappresenta l'ennesima conferma di una strategia criminosa che, ben lontana dal ripiegare a seguito dell'attività di contrasto, resta finalizzata a conservare il radicamento sul territorio, mirando in taluni casi a conseguire una potenzialità offensiva in grado di destabilizzare le Istituzioni.
In presenza di un così articolato fronte ostile va tenuto conto, altresì, della facile reperibilità di ingenti quantitativi di armi ed esplosivi nell'area balcanica che, a seguito del conflitto nell'ex Iugoslavia prima e della crisi in Albania poi, è divenuta bacino di raccolta e smistamento per gruppi della più diversa estrazione.
Per quanto concerne il profilo della tutela degli interessi economici nazionali, permangono le proiezioni del crimine organizzato, anche transnazionale - prima fra tutte la cd. "mafia russa" - nei circuiti finanziari a scopo di riciclaggio.
Parte degli eventi che hanno contribuito a comporre il quadro sopra delineato sono apparsi singolarmente concomitanti con una fase di forte rinnovamento interno, perseguito attraverso l'avvio delle riforme costituzionali, di deciso risanamento economico in vista dell'ingresso, sin dall'inizio, nell'Unione Monetaria Europea, nonché di incisiva politica estera specie in relazione alla crisi albanese.
Tali iniziative, con la proposizione di riforme innovative, hanno privato di argomentazioni i settori autonomisti radicali, che si sono visti costretti ad esasperare le proprie strategie verso traumatiche lacerazioni; così pure, la maggiore esposizione del Paese sul piano internazionale ha determinato prevedibili azioni, più o meno larvate, tese a ridimensionarne il ruolo.
In questo contesto, emerge in tutta la sua evidenza la centralità di una politica della sicurezza quale strumento per garantire il regolare svolgimento delle attività fondamentali dello Stato.
Allo stesso modo, sul piano operativo, si rivela essenziale il compito degli Organismi informativi, tanto in termini di ricerca, quanto di analisi e valutazione dei fenomeni d'interesse a supporto del momento decisionale del Governo.
Proprio il ruolo strategico dell' "intelligence" può spiegare l'accentuarsi di iniziative disinformative volte a screditare e delegittimare i Servizi, attraverso il ricorso ad accuse di presunte deviazioni o di inefficienza, in una fase in cui è indispensabile che l'attenzione resti ai massimi livelli.


a. fenomeno secessionista
L'incursione a Venezia di un "commando" d'ispirazione secessionista, preceduta da alcuni atti di intrusione nelle frequenze televisive RAI, rappresenta un accentuato sviluppo in senso eversivo di posizioni radicali, espressione di atteggiamenti razzisti e di esasperato localismo.
E' da evidenziare che la decisione di compiere, in segno di sfida e provocazione, un gesto tanto teatrale quanto disperato, potrebbe essere scaturita sia dalla presunzione che il clima di aggressiva contestazione allo Stato giustificasse iniziative di stampo destabilizzante, sia dalla percezione che il realizzarsi di riforme costituzionali in senso federalista avrebbe tolto motivazioni ad istanze di tipo secessionista.
Al di là della specifica vicenda, ciò che rileva sul piano della sicurezza sono i numerosi, successivi episodi minatori - per lo più diretti contro Magistrati e Forze dell'ordine - che manifestano una pericolosa parcellizzazione di ambienti secessionisti radicali, anche a carattere spontaneista. Fenomeno, questo, che, se ancora alimentato da toni aggressivi e da atteggiamenti di intolleranza, potrebbe dar luogo a gesti emulativi, anche clamorosi, specie in concomitanza con eventi significativi o scadenze di ordine politico.
D'altro canto, l'intendimento di elevare la soglia di contrapposizione allo Stato è già rinvenibile in alcuni comunicati - contenenti anche sigle ed espressioni mutuate dal terrorismo ideologico - che presentano caratteristiche eversive più marcate, una discreta conoscenza di tecniche destabilizzanti ed appaiono volti ad accreditare l'esistenza di un'organizzazione pronta a passare all'azione.
In tale quadro, è doveroso prendere in considerazione l'eventualità che il diffondersi di siffatte manifestazioni possa innescare, a catena, processi analoghi in altre aree del Paese in cui, da tempo, talune frange palesano aspirazioni di tipo separatista. In questo senso, diventa più forte il rischio di suggestioni e di interazioni con settori più sperimentati, le cui attività oltranziste potrebbero essere assunte come modello di riferimento, sfruttando anche la risonanza di eventuali iniziative violente condotte, sia pure autonomamente ma in un unico contesto temporale, in diverse regioni.
Ancora in termini più generali, vi è il pericolo che organizzazioni del terrorismo separatista presenti sul continente europeo costituiscano esempi sul piano delle modalità operative.
La consapevolezza di come la questione secessionista possa rappresentare veicolo di "pubblicità" ha indotto l'eversione ideologica a sfruttare il fenomeno per ottenere maggiore visibilità. Aspetto, questo, che ha attirato l'interesse anche delle frange veterobrigatiste attive nel Nord-Est, protagoniste di iniziative propagandistiche tese a strumentalizzare la problematica separatista, attribuita ad un "disegno antiproletario" dello Stato.
Il settore informativo continua ad esercitare la massima vigilanza, nell'ambito delle attribuzioni istituzionali, al fine di individuare ogni ulteriore segnale suscettibile di degenerazioni in senso eversivo.

b. sinistra extraparlamentare
è stato raccolto un complesso di segnali che hanno evidenziato la vitalità dell'eversione ideologica, proiettata ad intensificare iniziative di propaganda e di mobilitazione e determinata a contrapporsi alle Istituzioni anche attraverso il ricorso a gesti violenti.
In tale contesto, l'area anarco-insurrezionalista si conferma come la più decisa a tradurre operativamente l'opzione sovversiva. Valgono, nel senso, le evidenze in ordine alla matrice dell'attentato compiuto il 25 aprile contro Palazzo Marino a Milano e le indicazioni circa l'impegno di quella componente, specie nel Centro Nord ed in Sardegna, ad accentuare la protesta antisistema ed a sollecitare iniziative di solidarietà a favore dei militanti detenuti.
Il perseguimento di una strategia che ribadisca la validità della "lotta armata" contro lo Stato fa ritenere possibile il compimento di nuove azioni, con una diversificata scelta degli obiettivi.
Un'ulteriore linea di sviluppo è data dalla crescente proiezione dei militanti anarchici, anche latitanti, verso Paesi europei. Al riguardo, l'azione d' "intelligence" ha consentito la localizzazione e la cattura di uno dei principali "leader" del movimento, riparato in Francia.
Le residue frange brigatiste hanno manifestato rinnovato attivismo, come dimostrano l'attentato incendiario compiuto a Treviso il 22 maggio e la ripresa della diffusione di documenti, anche all'interno del carcerario, che ripropongono, come attuali, argomenti e strategie del cd. "partito armato".
Parimenti pericolosi per la sicurezza continuano a mostrarsi quei settori che tentano di alimentare, con espliciti richiami alla validità dell'esperienza delle brigate rosse, focolai di conflittualità sociale, in zone, specie del Sud, ove le problematiche occupazionali sono particolarmente avvertite.
Nell'ambito del circuito antagonista che fa capo all'Autonomia, le tematiche "internazionaliste" sono divenute elemento trainante e polo catalizzatore delle principali iniziative, favorendo nel contempo il rafforzamento dei rapporti con omologhe organizzazioni straniere.
Il sostegno ai movimenti di opposizione radicale in America Latina, che ha già dato luogo a gesti dimostrativi, appare suscettibile di fornire l'occasione per attività più incisive contro espressioni del sistema economico occidentale e, in particolare, contro le misure di risanamento adottate nel quadro dei principi dell'Unione Europea e del Trattato di Maastricht.
Talune componenti dell'Autonomia, specie quelle presenti in ambito universitario, si sono evidenziate per una crescente mobilitazione, traendo spunto dalle celebrazioni degli eventi del '77, a sostegno della "campagna" per l'adozione di provvedimenti di clemenza indiscriminati per i terroristi detenuti e latitanti.
E' significativo, in proposito, che l'attivismo propagandistico abbia interessato soprattutto Bologna. Gli incidenti verificatisi in quella città hanno evidenziato l'emergere di frange oltranziste, non facilmente gestibili dai "leader" storici, che potrebbero alimentare nuovi tentativi di radicalizzare la protesta contro lo Stato.
Di converso, all'interno del circuito antagonista vanno assumendo un ruolo crescente personaggi già noti in passato quali militanti o fiancheggiatori di gruppi terroristici.

c. destra extraparlamentare
L'azione d' "intelligence" si è rivolta, in particolare, a quei gruppi che mostrano preoccupanti segnali di rinnovata aggressività, esplicatasi in manifestazioni provocatorie al di fuori di dinamiche preordinate.
Sono state raccolte molteplici indicazioni circa tentativi di ricompattamento dell'area "skinhead" su scala nazionale e propositi di incrementare la collaborazione con omologhe formazioni europee e nordamericane.
Un ruolo di impulso, al riguardo, viene svolto da terroristi latitanti all'estero che, oltre a finanziare iniziative di varia natura, hanno utilizzato circuiti commerciali per creare una "rete" di collegamenti, all'interno della quale si muovono neofascisti di due generazioni.
Gli "skinhead", nonostante la relativa consistenza numerica, appaiono in grado di costituire una persistente minaccia, come testimoniano il riemergere di comportamenti violenti ed il proliferare di nuove sigle per avvalorare, verosimilmente, l'esistenza di una diffusa area di consenso.
La propaganda che ripropone slogan dell'ideologia nazionalsocialista ha trovato nuova linfa nelle vicende giudiziarie di ex ufficiali delle SS; essa, finora, si è tradotta soltanto in iniziative di "solidarietà", che potrebbero, tuttavia, creare ulteriori motivi di tensione.
E' in atto uno sforzo propagandistico volto all'abrogazione della cd. "legge Mancino", intesa a sanzionare manifestazioni di stampo razzista.
Taluni circoli dell'estrema destra, nell'ottica della comune avversione al sistema occidentale, continuano a mostrare uno specifico interesse per i regimi islamici radicali, da tempo divenuti interlocutori privilegiati e disponibili anche a sostegni finanziari. Il rischio è che il progressivo consolidamento dei rapporti tra ambienti musulmani oltranzisti ed estremisti di destra convertiti favorisca forme più articolate di collaborazione, suscettibili di tradursi in attività contro la sicurezza dello Stato.


a. linee di tendenza
Ai rilevanti risultati conseguiti dagli apparati istituzionali, la criminalità organizzata di stampo mafioso ha risposto evolvendo verso forme più complesse e meno "visibili".
Permane la propensione a ricercare il controllo del territorio, facendo ricorso ad attività meno eclatanti, ma comunque redditizie, quali l'usura e le estorsioni e risulta tuttora sostenuto l'interesse dei sodalizi all'inserimento nel settore degli appalti pubblici ed all'acquisizione indebita di provvidenze statali.
Indici della valenza aggressiva sono il continuo arricchimento degli arsenali, con armi di elevata potenza provenienti soprattutto dall'area balcanica, e la prosecuzione dell'attività intimidatoria e della progettualità violenta nei confronti di rappresentanti delle Istituzioni e collaboratori di giustizia, in presenza anche di una intensa stagione processuale.
Ulteriori profili di allarme sociale appaiono indotti dalla crescita abnorme, in alcune zone, di forme di microcriminalità e delinquenza minorile.
Per quanto più specificamente attiene agli assetti ed alle linee di tendenza delle principali aggregazioni criminali, la mafia siciliana risulta aver accentuato la compartimentazione e la clandestinità per rendere la struttura più impermeabile alla pressione degli apparati di contrasto.
Sono in corso approfondite verifiche per valutare le conseguenze dell'arresto del boss Pietro Aglieri, atteso il ruolo che questi cercava di assumere rispetto alla componente corleonese, che appare tuttora conservare elevato potenziale offensivo. D'altra parte, il vuoto determinatosi ai livelli di comando della mafia palermitana rende anche credibile l'ipotesi di un'evoluzione strutturale verso forme meno verticistiche e di nuove contrapposizioni fra clan emergenti.
In Campania, il sensibile incremento degli episodi delittuosi ha destato particolare allarme nell'opinione pubblica, soprattutto per il coinvolgimento di cittadini inermi.
L' "escalation" di violenza costituisce l'effetto più eclatante del processo di disgregazione di precedenti equilibri fra grandi sodalizi e del profilarsi di una nuova generazione criminale di particolare ferocia, espressione estrema di un tessuto nel quale fasce giovanili emarginate alimentano microrealtà delinquenziali contraddistinte da un diffuso spontaneismo.
I sodalizi più strutturati, conservando un ruolo di primo piano nel narcotraffico, hanno mostrato crescente interesse per l'intermediazione finanziaria, la riconversione di aree industriali e gli investimenti all'estero, in particolare nei Paesi dell'Est, utilizzati anche come rifugio di latitanti.
La ‘ndrangheta - nonostante sia connotata da forme meno appariscenti rispetto alle altre mafie - continua ad evidenziare caratteri di notevole insidiosità, tanto sul piano dell'attività intimidatoria, quanto su quello dei traffici illeciti, specie di stupefacenti ed armi, sia nell'area di origine che nel Nord del Paese.
In Puglia, si è evidenziata la tendenza ad una parcellizzazione delle formazioni della sacra corona unita in varie bande delinquenziali, ognuna con proprie "competenze" criminali e precisi ambiti territoriali.
I vari gruppi appaiono legati da un patto di non belligeranza, frutto del mantenimento della "leadership" da parte dei capi storici, sebbene in gran parte detenuti. La delinquenza pugliese, anche per la contiguità con l'area balcanica, sta assurgendo a referente privilegiato della criminalità albanese e degli altri sodalizi italiani nel contrabbando di tabacchi lavorati esteri e nel traffici di clandestini, oltreché di droga ed armi.

b. strategia di contrasto - azione dei Servizi
L'attività informativa del SISDe si è rivolta alle dinamiche interne ed alle strategie operative dei principali sodalizi delinquenziali.
Specifica attenzione è stata riservata al contrasto dei grandi traffici, alla ricerca dei latitanti di spicco ed alle infiltrazioni criminali nel settore economico, operate specie attraverso il riciclaggio dei capitali illeciti ed il loro successivo reinvestimento.
In particolare, il contributo del Servizio si è concretizzato nell'invio, ai competenti Organi di p.g., di 297 segnalazioni che hanno consentito l'arresto di 274 persone, di cui 103 per associazione mafiosa, 77 per delitti in materia di stupefacenti, 12 per detenzione illegale di armi e 82 per altri reati. Sono stati sequestrati, inoltre, notevoli quantitativi di droga, armi, esplosivi e valori.
L'apporto del Servizio ha anche permesso la cattura di 19 latitanti, l'emissione di 39 provvedimenti restrittivi nei confronti di persone già detenute e la denuncia di altre 147, di cui 106 per associazione di stampo mafioso.
Il SISMI ha rivolto la propria azione informativa - tradottasi nell'invio di 194 segnalazioni agli Enti interessati - verso le organizzazioni criminali transnazionali, fornendo agli Organi di polizia elementi su strutture ed attività dei sodalizi, in particolare su episodi di riciclaggio e traffici illeciti, nonché su connazionali latitanti all'estero.


a. immigrazione clandestina
L'attenzione generale è stata catalizzata dall'esodo innescato dalla crisi albanese e dalle conseguenti problematiche sul piano normativo, dell'assistenza e dell'ordine pubblico.
Nella circostanza, l'attivazione dell' "intelligence" ha riguardato soprattutto il coinvolgimento delle consorterie criminali nella gestione del traffico, la concentrazione sui moli albanesi e le partenze di rilevanti gruppi di profughi. Attenzione è stata riservata, altresì, ai rischi derivanti dalla possibile presenza, nei centri di accoglienza, di malviventi ed elementi sospetti e dalla probabilità che essi, prima dell'eventuale rimpatrio, si rendessero irreperibili, ovvero fomentassero sentimenti di rivalsa nei confronti del nostro Paese, suscettibili di tradursi in attività controindicate.
Pari rilevanza è stata attribuita all'eventualità di infiltrazione, tra i profughi di religione islamica, di personaggi legati ad ambienti dell'integralismo.
Parallelamente agli sbarchi in massa, è proseguito, su livelli rimarchevoli, il flusso migratorio clandestino dall'area balcanica. Accanto alla via marittima del Canale d'Otranto, si pongono l'ormai sperimentata direttrice dal Sud del Mediterraneo verso la Sicilia e le isole contigue, nonché gli itinerari verso le frontiere terrestri, specie quelle nordorientali, con particolare riferimento ai flussi provenienti dall'Est europeo.
Uno degli aspetti di maggior incidenza sulla sicurezza, connessi all'immigrazione clandestina, è dato dal livello di sviluppo che hanno raggiunto - sia in termini quantitativi che qualitativi - i sodalizi criminali che ne curano la gestione.
L'azione informativa svolta in Italia ed all'estero ha consentito di tracciare un quadro composito dei soggetti implicati nel traffico, risultati spesso inseriti in ramificate reti multinazionali, il cui campo di attività abbraccia, oltre al trasporto, il reperimento di documenti falsi e lo smistamento successivo dei clandestini.
Le risultanze confermano come al traffico di immigrati irregolari si associ sovente quello di armi e droga, soprattutto lungo la rotta balcanica. In quest'ambito, infatti, se il mercato delle armi ha tratto nuovo e vigoroso impulso dalla rivolta albanese, più consolidato ed autonomo risulta essere il ruolo svolto dalla criminalità in Albania nello smistamento degli stupefacenti in Europa, con particolare riguardo all'eroina proveniente dalla Turchia, e nella produzione di droghe leggere.
Il SISDe ha rivolto particolare attenzione all'impatto dell'immigrazione clandestina su specifici ambiti locali e al manifestarsi di dinamiche sociali che potrebbero riproporsi in altre aree del territorio nazionale.
Nello specifico settore, anche l'azione del SISMI, che ha riguardato soprattutto le ramificazioni internazionali delle organizzazioni dedite al traffico di clandestini, si è tradotta nell'invio di 1312 segnalazioni ai Ministeri interessati ed ai competenti Organi di p.g.

b. presenza di gruppi stranieri di interesse sotto il profilo della sicurezza
- sodalizi criminali
Strettamente correlata ai flussi migratori clandestini risulta l'accentuata presenza, sul territorio, di espressioni criminali di diversa nazionalità.
La malavita albanese, tradizionalmente in collusione con quella pugliese per la gestione di traffici illeciti lungo il Canale d'Otranto, è andata ricercando, in alcune aree della Campania, la protezione della camorra, attesa la concorrenza con altri gruppi stranieri; nel medio termine, peraltro, appare prevedibile l'insorgere di situazioni di conflitto con gli stessi clan italiani.
Già da tempo, inoltre, essa si mostra proiettata verso nuovi e redditizi spazi, anche oltre i confini alpini, specie nel mercato della droga, palesando peculiarità in grado di preludere alla costituzione di vere e proprie consorterie organizzate di stampo mafioso.
Oggetto dell'azione informativa sono state anche altre forme "importate" di criminalità che, seppure ritenute di minore impatto sulla realtà locale - anche perché circoscritte essenzialmente alle stesse comunità di immigrati - non possono essere sottovalutate per il potenziale di violenza dimostrato.
Tra queste vanno citate le organizzazioni cinesi, dedite all'immigrazione clandestina di connazionali da impiegare nel lavoro nero, e quelle nigeriane che, avvalendosi di una forte componente rituale e pseudo-religiosa, risultano in grado di spingere gli adepti a compiere azioni criminali efferate.
Assai più insidioso, per dimensioni e potenzialità, è il fenomeno della cd. "mafia russa", i cui profili di maggiore pericolosità sono dati dalla capacità di espansione, dal coinvolgimento nei più redditizi traffici illeciti, fonti di enorme disponibilità di capitali, nonché dalla peculiare morfologia di sistema integrato, ove la componente delinquenziale coesiste con quella degli investimenti economici e delle "holding" affaristico finanziarie.
Soprattutto verso tale fronte è stata orientata l'attività informativa, volta ad individuare gli insediamenti criminali russi sul territorio nazionale.
L'area maggiormente interessata è quella centro-settentrionale, atteso l'elevato livello di industrializzazione che facilita la possibilità di mascherare la movimentazione di denaro di illecita provenienza.
Significative, al riguardo, le operazioni condotte dalle Forze di polizia, con il contributo informativo del SISDe, che hanno consentito di smantellare una vasta organizzazione, risultata attiva anche in altri Paesi, dedita al riciclaggio di capitali e di individuare armi, già nella disponibilità di un noto esponente della "mafia russa".
L'esperienza sin qui maturata nell'azione di contrasto a fenomeni criminosi di dimensione sovranazionale tende a consolidarsi positivamente attraverso la ricerca di sempre più ampi margini di collaborazione tra gli Stati, sia a livello "intelligence" che investigativo, ed è suscettibile di ulteriore progresso con l'armonizzazione normativa, la quale consentirà di opporre una strategia unitaria a tali diversificate e complesse forme di minaccia.
- gruppi oltranzisti
Negli ultimi mesi si è rilevato un sensibile aumento delle acquisizioni relative a progettualità terroristiche da realizzare in Europa da parte di formazioni islamiche, soprattutto mediorientali. In tale direzione si è sviluppata in via prioritaria l'azione informativa del Servizi, tradottasi, per quanto attiene al territorio nazionale, nella segnalazione di possibili minacce di attentati contro diversi obiettivi, segnatamente stranieri o religiosi.
Nel contempo, sono state raccolte indicazioni circa attività di natura logistica sul territorio. Si è appreso, tra l'altro, dell'intendimento, da parte di un'agguerrita formazione, sinora non operativa all'estero, di attivare una rete di cellule anche in altri Paesi, inclusa l'Italia. è stata intensificata, altresì, la vigilanza nei confronti di presunti appartenenti ad organizzazioni che, nel passato, hanno mostrato un'elevata capacità offensiva e che potrebbero tuttora contare sul sostegno finanziario di Paesi terzi interessati ad un uso strumentale del terrorismo internazionale.
Il complesso quadro conoscitivo - unitamente alla considerazione che per i diversi gruppi mediorientali è stato sinora prevalente l'impegno armato nelle aree di origine - induce, comunque, a ritenere che l'attivismo e la mobilità dimostrati in direzione del continente europeo possano essere funzionali, piuttosto che al compimento di atti terroristici, al perseguimento di una strategia essenzialmente intimidatoria, intesa ad elevare il livello di pressione nei confronti dei Paesi occidentali.
Per quanto riguarda l'integralismo islamico nordafricano, le evidenze informative hanno posto in luce il permanere di un sostenuto attivismo della componente algerina, seppure travagliata da scissioni ed aspre lotte intestine.
Sono state segnalate notizie relative alla costituzione di nuovi centri di aggregazione per iniziativa di soggetti attestati su posizioni intransigenti ed al rischio di gesti ritorsivi legati alla detenzione, in Italia, di esponenti di rilievo dell'estremismo algerino. Ulteriori acquisizioni hanno riguardato nuclei di estremisti "specializzati" nella falsificazione di documenti, flussi sospetti di denaro, nonché il possibile trasferimento nel nostro Paese di elementi di spicco dell'integralismo.
Anche a livello europeo, le numerose inchieste sviluppate in varie Nazioni hanno confermato l'accentuata operatività del radicalismo algerino volta a consolidare la rete di supporto logistico alle attività armate condotte nella madrepatria.
I settori dell'integralismo egiziano che continuano a porsi alla particolare attenzione sono quelli facenti capo all'area milanese, tradizionale punto di riferimento anche per i contatti internazionali.
L'estremismo islamico tunisino, accanto ad iniziative ufficiali di propaganda, ha fatto registrare nuovi segnali di attività clandestine, suffragati dai rapporti intrattenuti con il terrorismo algerino, secondo una strategia "binaria" riscontrata anche in altri gruppi esteri di opposizione, specie di matrice separatista.
Realtà composite presentano, poi, talune organizzazioni di ispirazione etnico-separatista, quale quella turco-curda, presente nel nostro Paese con strutture di rappresentanza e particolarmente impegnata sul piano della propaganda.
Inoltre, settori del secessionismo cingalese tamil risultano finanziare la propria causa anche attraverso le estorsioni in danno degli appartenenti alla loro stessa comunità, il traffico di droga e l'immigrazione clandestina.
La presenza, sul nostro territorio, di consistenti colonie di cittadini stranieri provenienti da Paesi governati da regimi non democratici ha richiesto la massima vigilanza informativa, allo scopo di individuare sia elementi della dissidenza che potrebbero attuare iniziative controindicate in danno di obiettivi del proprio Paese, sia emissari di quei Governi incaricati di eliminare gli oppositori. A tale riguardo, momento qualificante dell' "intelligence" è costituito dal vaglio critico delle acquisizioni, atteso l'interesse delle parti in causa o di soggetti terzi a diffondere notizie anche a scopi disinformativi, specie in presenza di scenari internazionali particolarmente complessi e contrassegnati da fasi di accentuata crisi.


a. minacce alla sicurezza economica nazionale
Il contesto internazionale va sollecitando, in termini sempre più pressanti, una politica di particolare attenzione nazionale per la tutela della sicurezza economica del Paese.
In tale ambito, i Servizi hanno continuato a sviluppare l'attività di ricerca in ordine al settore economico-finanziario, alle manovre di penetrazione economica da parte di Paesi avversi ed alla salvaguardia del patrimonio nazionale industriale, scientifico e tecnologico di interesse strategico
Quanto al profilo economico-finanziario, è proseguito l'impegno informativo volto alla individuazione delle dinamiche che interessano i mercati, suscettibili di incidere sulla stabilità del "sistema Italia".
Sono stati svolti approfondimenti su turbative - cui si sono agganciate fiammate speculative di breve periodo a danno della lira e di prodotti finanziari italiani - innescate da voci circa presunti atteggiamenti ostruzionistici all'interno dell'Unione Europea per ritardare l'ingresso del nostro Paese nella moneta unica. L'individuazione dei canali di infiltrazione criminale nell'economia legale continua a rivestire carattere di priorità nella ricerca informativa.
Sono state fornite evidenze circa società e soggetti sospettati di effettuare trasferimenti di denaro mediante sistemi non convenzionali.
Nell'ambito del pronunciato dinamismo delle formazioni delinquenziali negli investimenti all'estero, hanno formato oggetto di attenzione le misure di agevolazione attuate in Paesi del Mediterraneo, con l'istituzione di centri di privilegio fiscale e valutario, potenzialmente idonee a favorire coperture per il "lavaggio" di capitali di origine illecita.
Con riferimento alle vicende delle società albanesi di credito informale, l'attività di ricerca è stata orientata in direzione del possibile ruolo di intermediari finanziari quali collettori dei flussi di denaro raccolto in quel Paese e dell'eventuale coinvolgimento di dette finanziarie in reinvestimenti di capitali nella disponibilità della malavita nostrana.
Particolare attenzione è stata riservata all'analisi delle situazioni di tensione connesse al problema occupazionale in alcune zone del territorio nazionale e delle prospettive di crisi di comparti sensibili dell'apparato produttivo e distributivo, suscettibili di alimentare forme di protesta e di esasperazione sociale.
Nel quadro della ricerca informativa volta al monitoraggio degli insediamenti economici in cui sono presenti capitali o interessi, di qualunque genere, relativi a soggetti provenienti da Paesi controindicati, sono stati acquisiti elementi su strutture, riconducibili ad uno Stato mediorientale, sospettate di svolgere traffici illeciti e di attendere ad un ruolo di copertura per quei Servizi di informazione.
In materia di tutela del patrimonio nazionale industriale, scientifico e tecnologico di interesse strategico, è stata avviata specifica attivazione su presunte iniziative di spionaggio nei settori dell'energia nucleare, dell'informatica e delle telecomunicazioni.
Con riguardo al comparto della difesa e delle produzioni ad alto contenuto tecnologico, continuano ad essere svolti, oltre alla rilevazione degli investimenti esteri, anche il monitoraggio delle principali commesse ottenute da nostre aziende sui mercati internazionali e l'analisi dell'interscambio Italia-estero.
In generale, ai fini di un'ulteriore qualificazione della "intelligence economica" imposta dall'attuale fase della vita istituzionale del Paese, caratterizzata dal perseguimento di obiettivi primari in campo economico-finanziario - sono stati sensibilizzati Dicasteri ed Organismi operanti con compiti di vigilanza o di altra natura, allo scopo di pervenire ad analisi "strategiche", attraverso più efficaci moduli operativi, in cui le diverse professionalità collaborino stabilmente mediante l'interscambio informativo.

b. minacce all'ecosistema
In presenza di variegate illegalità interessanti il ciclo di gestione dei rifiuti, l'azione dei Servizi si è andata sviluppando secondo dinamiche sinergiche con altre amministrazioni attive nello specifico comparto.
Sono state acquisite evidenze circa l'individuazione di persone, gruppi e società coinvolti nello smaltimento dei rifiuti e la localizzazione dei siti clandestini; si è proceduto ad una ricognizione delle più significative modalità di stoccaggio illecito, ad integrazione di un quadro conoscitivo del fenomeno che consenta di delinearne le possibili evoluzioni.
Quanto alla minaccia proveniente dall'estero, permangono all'attenzione l'eventualità di traffici di scorie radioattive di materiali tossici, nonché i rischi collegati all'esportazione di rottami metallici contaminati da parte di taluni Paesi dell'Est.

c. pirateria informatica
La necessità di indirizzare l'attività informativa anche verso nuove espressioni di minaccia ha indotto a dedicare ulteriore impegno al fenomeno della pirateria informatica, rappresentato dall'uso a fini illeciti di tecnologie evolute sempre più diffuse. In detto ambito, la ricerca è orientata, oltre che ad individuare i soggetti ostili, anche ad analizzare le potenzialità in chiave offensiva che il mezzo informatico può offrire ad ambienti antagonisti, a sodalizi criminali, nonché a Paesi controindicati (cd. "information warfare"). Particolare attenzione è stata riservata alla pratica del sabotaggio da inserimento dei cd. "virus", il cui rilievo potrebbe assumere, in futuro, consistenza e gravità per la sicurezza.

d. altri fenomeni di interesse
Il diffondersi, anche in Italia, di aggregazioni settarie che si ispirano a pseudo-valori, sinora distanti dalla nostra tradizione religiosa, sociale e culturale, ha sollecitato attenzione in quanto sintomatico di un disagio giovanile e di un vuoto di principi etici che potrebbero indurre a comportamenti pericolosi per la collettività. In tale contesto, il SISDe ha avviato una mirata attività informativa, al fine di cogliere eventuali profili di interesse per la sicurezza. Le acquisizioni sinora raccolte hanno posto in luce, per lo più, intenti di raggiro e sfruttamento degli adepti.




L'evoluzione delle crisi che maggiormente determinano riflessi per la sicurezza nazionale ha confermato la presenza di fattori di rischio, in primo luogo nella regione balcanica, con particolare riferimento alla situazione in Albania e in alcune Repubbliche dell'ex Jugoslavia.
In Albania, lo scoppio violento della crisi ha fortemente inciso sulla capacità di controllo del Paese da parte delle Istituzioni, favorendo la proliferazione dei gruppi armati e il dilagare della criminalità organizzata e comune.
I Servizi continuano a svolgere con il massimo impegno il loro compito di sostegno, sul piano informativo, alla Forza Multinazionale di Protezione.
Nella ex Jugoslavia, la situazione permane instabile, soprattutto a causa dei contenziosi irrisolti che ostacolano il processo di pace.
L'attenzione è rivolta anche alla Federazione russa, ove si è inasprito il contrasto politico-istituzionale sui provvedimenti di riforma e sugli indirizzi di politica estera. Gli sforzi della dirigenza sono intesi soprattutto a migliorare le difficili condizioni economiche, che incidono sul diffuso malessere della popolazione e, segnatamente, delle Forze Armate.
In seno alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), si rilevano pericoli di involuzioni autoritarie, mentre la perdurante instabilità delle Repubbliche caucasiche e centro-asiatiche, oltre a rendere problematico l'accesso alle risorse petrolifere dell'area, favorisce il traffico di sostanze stupefacenti verso l'Occidente.
Nell'area nordafricana, i rischi continuano ad essere connessi all'attivismo dei terroristi islamici, in un contesto di perdurante crisi economica. Ulteriore pericolo è rappresentato dallo sviluppo di programmi per la produzione di armi di distruzione di massa.
In Medio Oriente, la lunga fase di stallo del processo di pace ha favorito il rafforzamento del fronte antisraeliano.
Nel Corno d'Africa, il clima di forte tensione non accenna a diminuire, specie in Somalia, mentre procede con lentezza il processo di sviluppo democratico degli Stati limitrofi.
Nell'Africa centrale, l'accesa conflittualità che ha interessato la Regione dei Grandi Laghi si è estesa a gran parte dei Paesi francofoni.
Oltre alle citate aree, sono emerse all'attenzione anche la Cina del dopo-Deng e l'America centro-meridionale, dove si sono evidenziati segnali di instabilità.
L'azione di contrasto nei confronti dei Servizi informativi stranieri ha fatto registrare il costante attivismo, in Italia, di agenti di taluni Paesi dell'Est europeo, del Medio Oriente e del Nord Africa.
Lo scenario internazionale palesa, nel complesso, il permanere della minaccia terroristica di matrice islamica, palestinese ed etnico-separatista.


a. sicurezza militare - evoluzione della situazione nelle aree di maggiore interesse
- area balcanica
In Albania, dopo lo svolgimento delle elezioni, la situazione ha continuato a manifestare caratteri di forte instabilità politica e sociale, con possibili riflessi sui Paesi limitrofi, dove sono presenti consistenti comunità albanesi.
Le tensioni non appaiono destinate a diminuire, quantomeno nel breve periodo, a causa delle posizioni assunte dai vertici dei partiti usciti sconfitti dalla consultazione. In particolare, i risultati del referendum istituzionale sono stati contestati dal Partito monarchico, che ha accusato i Governi occidentali di colpevole silenzio circa le irregolarità elettorali che lo avrebbero danneggiato.
La presenza di numerosi ed agguerriti gruppi armati e la diffusa circolazione di armi, connesse alla limitata capacità di intervento delle Forze di sicurezza, costituiscono concreto fattore di rischio anche per l'incolumità pubblica, ivi compresa quella degli stranieri presenti nel Paese.
In Bosnia-Erzegovina restano elevate le difficoltà di normalizzazione, a causa della mancata soluzione di numerosi problemi politici e sociali. Sulle possibilità di composizione dei contrasti incidono notevolmente il ritardo del rientro dei profughi nelle aree di origine e l'omesso arresto di molti criminali di guerra. Le istituzioni repubblicane, pur se legittimamente costituite, non riescono, di fatto, ad esercitare le proprie funzioni, mentre non migliorano neppure i rapporti tra le due etnie costitutive della Federazione Croato-Musulmana.
Ulteriore elemento d'incertezza è costituito dalle crescenti divergenze nell'ambito dei vertici della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina (RSBE), anche in relazione all'esistenza di differenti posizioni in merito al rafforzamento dei legami con Belgrado. In tale contesto, è prevedibile un progressivo incremento delle tensioni con l'approssimarsi delle elezioni amministrative, fissate per il prossimo mese di settembre.
In Croazia, il regolare svolgimento delle consultazioni amministrative, con la partecipazione della componente serbo-croata, ha consentito di effettuare un passo significativo verso la reintegrazione delle regioni orientali nella sfera di sovranità di Zagabria. Un altro fattore positivo è costituito dall'avvicinamento tra Zagabria e Belgrado, pur rimanendo aperti alcuni contenziosi, quali le dispute per l'eredità dell'ex Federazione Jugoslava e per la sovranità sulla penisola di Prevlaka.
Tali motivi di contrasto tra la comunità croata e quella serba potrebbero comportare la proroga del termine della missione internazionale (15 luglio 1997), chiamata a garantire la realizzazione del processo di reintegrazione.
Nella Repubblica Federale di Jugoslavia (RFJ) si segnalano un deterioramento del quadro politico ed il permanere di tensioni etnico-sociali.
In Serbia diviene più aspro il confronto tra il Governo e l'opposizione, in vista delle elezioni repubblicane, che si terranno entro fine anno.
In Montenegro non accennano a diminuire le divergenze tra i vertici istituzionali, alcuni dei quali avvertono il bisogno di una maggiore autonomia da Belgrado. Sul piano della sicurezza, si rileva la precarietà della situazione in Kossovo, dove l'aumento degli atti terroristici ad opera di elementi di origine albanese è collegabile anche alla crisi in Albania.
Nella Repubblica ex jugoslava di Macedonia (FYROM), il fallimento di società finanziarie, che ha coinvolto esponenti politici, è suscettibile di provocare nuove proteste popolari. Infatti, la situazione di instabilità continua ad essere strumentalizzata dai partiti di opposizione e dalle componenti più radicali delle forze nazionaliste. Il clima di insicurezza, che risente pure dei contrasti interetnici e della crisi albanese, potrebbe determinare il deterioramento dell'ordine pubblico.
- Comunità degli Stati Indipendenti
Nella Federazione russa, la congiuntura appare caratterizzata da un processo di rinnovamento, originato dall'esigenza di riacquistare prestigio sia a livello nazionale che internazionale. è in atto la realizzazione di un pro-gramma di riforme strutturali, finalizzate al risanamento della finanza pubblica ed al rilancio della produzione, che ha già ottenuto l'approvazione degli organismi internazionali e il sostegno dei Governi occidentali. Sembrerebbe che si stiano creando, quindi, le condizioni per un periodo di stabilità politica, pur sussistendo il rischio che il rilevante costo sociale di tali modifiche possa essere strumentalizzato dai partiti di opposizione per screditare il Governo.
Uno degli elementi di maggior incertezza è rappresentato dallo stato di malessere delle Forze Armate, cui è tuttora demandata la gestione di un arsenale di elevatissimo potenziale strategico.
Minaccia prioritaria è la diffusione della criminalità organizzata, che ha mostrato una crescente aggressività, infiltrandosi in gran parte del settore economico-bancario ed acquisendo un'enorme capacità finanziaria che ha conferito ad essa una valenza non sottovalutabile.
Procede con difficoltà anche il processo di normalizzazione avviato in Cecenia, per l'incremento delle attività dei gruppi estremisti islamici e radicali, contrari al consolidamento della pace e promotori di una "guerra di liberazione contro la Russia".
In campo internazionale, la diplomazia russa si è dimostrata particolarmente attiva nell'intensificare i rapporti, specie nel settore della cooperazione economica, con i Paesi del Nord Africa, l'Iran e, soprattutto, con la Cina.
Si rileva, inoltre, la volontà di riaffermare il ruolo-guida all'interno della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), con i quali si stanno rinsaldando i legami nei settori politico, economico e della sicurezza.
A riprova di ciò, un accordo sulla ripartizione della flotta del Mar Nero è stato raggiunto con l'Ucraina, ove permangono forti contrasti tra l'Esecutivo e il Parlamento, suscettibili di sfociare in una crisi politica.
Un "Trattato d'Unione" è stato siglato con il Belarus, per favorire una maggiore integrazione tra i due Paesi. Preoccupazioni si sono, però, evidenziate all'interno del mondo politico russo, a causa dell'accentuazione della linea autoritaria seguita dal Presidente Lukashenko che potrebbe incidere sulla stessa riforma democratica dello Stato.
Nel Caucaso, il livello di tensione permane elevato a causa della mancata composizione del contenzioso tra la Georgia e la Repubblica secessionista di Abkhazia e della ripresa degli scontri alle frontiere tra Armenia e Azerbaigian. Nell'Asia centrale, l'irrisolta crisi del Tagikistan costituisce un fattore di instabilità per l'intera area comprendente le altre repubbliche dell'ex Urss (Kazakistan, Kirghizia, Turkmenistan e Uzbekistan).
- area nordafricana
In Algeria è ancora lontana la conclusione del difficilissimo processo di pacificazione, pur se l'esito delle elezioni legislative di giugno ha rafforzato l'attuale dirigenza, conferendo legittimazione al nuovo Parlamento. Le formazioni integraliste hanno continuato a compiere attentati cruenti ed indiscriminati, a fronte del consolidamento politico degli islamici moderati. Le azioni terroristiche sembrano destinate a continuare, con il rischio che atti di violenza possano essere diretti anche contro cittadini e interessi stranieri. L'inasprimento della situazione algerina è suscettibile di riflettersi all'estero e, in particolare, in Europa.
In Libia, gli scontri con l'opposizione e gli attentati, prevalentemente di matrice islamica, effettuati soprattutto in Cirenaica contro obiettivi militari, hanno costretto il Governo ad intensificare l'azione repressiva. Quest'ultima, peraltro, è risultata inadeguata a contenere l'attività dei gruppi estremisti, che trae alimento dal deterioramento delle condizioni socio-economiche.
Sul progressivo aggravarsi della situazione libica incide in misura rilevante l'isolamento internazionale causato dalle sanzioni ONU, contro le quali Tripoli è riuscita ad acquisire l'appoggio di numerosi Stati, rafforzando anche la cooperazione politico-economica con la Russia.
- area mediorientale e del Golfo Persico
I rapporti tra Israele, Paesi Arabi e Autorità Nazionale Palestinese (ANP) hanno subito un sensibile peggioramento, a causa della prolungata fase di stallo del negoziato.
Contestualmente all'irrigidimento delle posizioni in merito ai nuovi insediamenti israeliani, si sono registrati attentati ad opera di estremisti islamici e rinnovati incitamenti, da parte di diverse organizzazioni palestinesi, a riprendere la lotta armata.
Ad accentuare l'isolamento di Tel Aviv nell'area contribuisce l'iniziativa della Lega Araba, intesa a ripristinare il boicottaggio economico nei confronti di Israele.
La crisi in atto non manca di produrre riflessi sulla politica del Paesi arabi più moderati. L'Egitto, infatti, ha assunto una posizione più critica nei confronti di Israele e appare impegnato in una politica di distensione con l'Iran. La Giordania, dal canto suo, pur essendo intenzionata a mantenere buoni rapporti con Israele, potrebbe essere indotta ad allinearsi alle posizioni arabe più oltranziste.
Inoltre, si va delineando un avvicinamento tra Siria, Iran ed Iraq, che potrebbe prefigurare il conseguimento di nuovi equilibri ed alleanze nell'area. Ciò, al fine di contrastare quello che viene valutato come il nuovo "asse" turco-israeliano e di lanciare un duro monito ad Israele ed agli Stati Uniti circa l'esistenza di opzioni alternative al processo di pace.
Sul piano regionale, assumono rilievo anche i mutamenti intervenuti in Iran ed in Turchia.
In Iran, l'affermazione di un leader "moderato" alle elezioni presidenziali costituisce un segnale di aspirazione al cambiamento da parte della popolazione, sebbene i settori più conservatori mantengano una presenza assai consistente negli apparati statali ed appaiano in grado di contrastare eventuali, future iniziative riformatrici. Sul piano internazionale, l'Iran persegue il contenimento dell'espansione dei Taliban in Afghanistan, sostenendo militarmente il deposto Presidente Rabbani e cooperando con la Russia in funzione antipakistana. Teheran risulta anche impegnata a promuovere un'immagine più rassicurante del Paese e ad uscire dall'isolamento politico. L'attenzione, pertanto, è rivolta a cogliere elementi indicativi di un reale mutamento della tradizionale politica iraniana nella regione, anche con riferimento all'osteggiato processo di pace arabo-israeliano.
Le elevate tensioni presenti nell'area mediorientale, alimentate dalla persistente penetrazione ideologica dei movimenti fondamentalisti, si riflettono anche sul quadro interno della Turchia, chiamata a svolgere un ruolo essenziale ai fini del mantenimento degli equilibri regionali.
- Corno d'Africa
L'attività informativa si è indirizzata, senza soluzioni di continuità, verso la Somalia dove manca tuttora una positiva evoluzione dei negoziati fra le principali fazioni, con conseguenti, elevati rischi di una ripresa generalizzata della conflittualità.
Nell'area sussistono problematiche di carattere socio-economico e tribale, che condizionano i processi di consolidamento delle giovani democrazie (Eritrea ed Etiopia), favorendo il crescente attivismo dei movimenti fondamentalisti islamici.
- Africa centrale
Nella regione dei Grandi Laghi sono state seguite le vicende dell'ex Zaire e della Repubblica Popolare del Congo sia per i rischi per l'incolumità del nostri connazionali, sia per la possibilità che la crisi possa estendersi ai Paesi confinanti.
- In una più ampia proiezione del quadro di sicurezza internazionale, l'attenzione si è rivolta anche alla Cina e all'America centro-meridionale.
Nella Repubblica Popolare Cinese, la scomparsa del leader storico del Partito Comunista non ha determinato sostanziali mutamenti nell'assetto politico istituzionale del Paese. L'attuale dirigenza, nonostante il permanere di lotte intestine, appare in grado di mantenere il potere almeno fino al prossimo congresso del Partito, previsto in ottobre, che costituirà una verifica della tenuta del Governo. La Cina si trova tuttavia a fronteggiare una situazione generale molto difficile, caratterizzata dalla crescente spinta centrifuga delle province più ricche e da fattori di destabilizzazione, quali i contenziosi confinari e le istanze autonomiste delle minoranze etniche in Mongolia interna, Tibet e Xinjiang.
Il rischio che la realtà politico-sociale di Hong Kong subisca una involuzione, a seguito del ripristino della sovranità cinese, potrebbe essere mitigato, almeno in parte, dal fatto che Pechino ha necessità di utilizzare al meglio il motore economico rappresentato dalla città, capace di attrarre beni e capitali stranieri.
La situazione dell'America centro-meridionale sembra attualmente tendere verso condizioni di instabilità a causa delle perduranti crisi economiche e della crescente attività dei movimenti di guerriglia.

b. spionaggio
L'insidia spionistica a danno degli interessi nazionali conserva carattere di attualità, come è confermato dalla presenza nel nostro Paese di numerosi agenti stranieri. L'attività dei Servizi di informazione di taluni Paesi dell'Est europeo è sempre rivolta ai settori tecnologico, militare, politico e delle telecomunicazioni. Sono vagliate con attenzione le richieste di visti di ingresso collegate agli intenti di cui sopra.
Servizi del Vicino e Medio Oriente hanno:
- continuato ad esercitare il controllo sulla dissidenza ed a ricercare informazioni in campo scientifico e tecnologico. Per introdurre propri elementi nel nostro Paese si avvarrebbero anche di organizzazioni turistiche e di società commerciali, mentre le sedi diplomatiche fornirebbero sostegno logistico e finanziario;
- sviluppato attività finalizzate all'elusione degli embarghi ONU e al reperimento di tecnologie militari, oltre al controllo degli oppositori politici;
- cercato di creare nuove reti informative, attraverso la penetrazione nelle università e nel settore commerciale.
Servizi nordafricani proseguono nei tentativi di acquisire materiali sottoposti ad embargo, attraverso ripetuti contatti con operatori economici e commerciali nazionali. Gli stessi cercano, inoltre, di infiltrarsi nelle proprie comunità e nelle organizzazioni fondamentaliste islamiche.
Servizi dell'Estremo Oriente e dell'America centrale si sono dimostrati interessati al settore commerciale ed al controllo dei propri connazionali presenti in Italia.
L'attività di contrasto ha consentito l'individuazione di 65 agenti stranieri, di cui 19 in Italia.

c. terrorismo internazionale
Potenziale centro propulsore di nuove offensive terroristiche continua ad essere, in via prioritaria, lo scacchiere mediorientale, per il riaccendersi della violenza nei Territori palestinesi, per il rinnovato fermento ideologico delle formazioni radicali islamiche e per il persistere della conflittualità nella cd. "fascia di sicurezza" nel sud del Libano.
E' questa una fase in cui, nonostante il complesso intrecciarsi di dinamiche ed interessi, a volte contrastanti, l'intero mondo arabo potrebbe ritrovare compattezza nella condanna di Israele e degli Stati Uniti, considerati partner privilegiati di Tel Aviv.
I possibili riflessi di tale situazione sulla sicurezza del continente europeo sono legati soprattutto alla presenza di obiettivi sensibili.
I più sanguinosi ed efferati attacchi di matrice integralista islamica hanno tuttavia riguardato, ancora una volta, il contesto algerino, specie in concomitanza con la campagna elettorale per le consultazioni politiche, i cui esiti non hanno fatto cessare gli episodi di violenza.
I Servizi hanno avuto modo di rilevare come continuino, in direzione del teatro nordafricano, i flussi di armi e di esplosivi provenienti dalle basi logistiche presenti all'estero. In proposito, si è recentemente evidenziata una ramificata organizzazione con referenti in diverse nazioni europee.
Quanto all'eventualità di attentati in Europa, sebbene sembri confermata la strategia di minore visibilità sin qui seguita, va rilevato che le numerose operazioni di polizia, condotte contro presunti esponenti del radicalismo algerino in vari Paesi del vecchio continente, potrebbero ispirare iniziative violente ad opera di cellule isolate.
Mentre le organizzazioni di matrice separatista non hanno mai cessato le operazioni armate in Turchia e nello Sri Lanka, quelle europee hanno fatto registrare una significativa ripresa delle attività terroristiche. Ciò vale per gli indipendentisti corsi in Francia, per quelli baschi in Spagna e per quelli nordirlandesi in Gran Bretagna.
Con riferimento ai gruppi dediti ad attività terroristiche connesse all'eversione ideologica, si rilevano le numerose azioni di propaganda politica svolte da elementi peruviani legati ai Tupac Amaru.
Sul piano informativo, va evidenziato il moltiplicarsi delle acquisizioni riguardanti i contatti tra frange terroristiche di diversa nazionalità ed ispirazione. L'humus per il proliferare di tali rapporti si ritrova nel momento organizzativo e rimanda, soprattutto, all'esistenza di comuni canali di approvvigionamento di armi e di documenti falsi. Recenti indicazioni hanno riguardato, altresì, forme di collaborazione sul piano strategico e programmatico che, per l'avvenire, inducono a ritenere possibile, in concomitanza a sviluppi eclatanti di crisi locali o di situazioni internazionali, l'attuazione di più temibili sinergie operative.


La ricerca volta ad individuare traffici di materiali di armamento ha fatto emergere il prevalente coinvolgimento di organizzazioni criminali operanti in diversi Paesi dell'Europa dell'Est e dell'area balcanica. Con particolare riferimento all'Albania, numerosi riscontri informativi hanno consentito di accertare il ruolo sempre più influente che gruppi delinquenziali locali svolgono nel contrabbando di armi trafugate da strutture militari ed in parte trasferite in altri Paesi, tra cui l'Italia, ove sarebbero destinate a sodalizi criminali. Nel periodo trascorso sono stati sottratti da depositi e da laboratori civili e militari albanesi anche quantitativi indefiniti di sostanze chimiche, in parte altamente tossiche e radioattive, da immettere sul mercato clandestino, alcune delle quali, se incautamente manipolate o impropriamente conservate, possono determinare situazioni di pericolo.
L'analisi dei dati più significativi sui traffici di materiali strategici, relativi al 1996, ha evidenziato un sensibile mutamento di tendenza del fenomeno.
Sono, difatti, emersi una diminuzione del numero dei casi (36) rispetto all'anno precedente (62), ed un consistente aumento dei quantitativi di materiali trattati, con prevalente interesse dei trafficanti per l'uranio altamente arricchito.
Tale trend potrebbe essere imputato ad una sorta di maturazione del mercato illegale, in grado di passare dalla fase dell'offerta casuale a quella dello scambio mirato o, addirittura, del furto su commissione.
I rischi che emergono da tale situazione potrebbero acuirsi a seguito del progressivo smantellamento degli arsenali militari dell'Europa dell'Est che, in assenza di rigorosi controlli, determinerebbe una maggiore disponibilità sul mercato di materiale strategico. Nell'ambito del G7 allargato alla Russia, è stato concordato un piano di azione che prevede, tra l'altro, la costituzione di una rete di "Punti di Contatto" preposta allo scambio di informazioni su episodi rilevanti di traffico di materiale nucleare.
Nel corso dell'azione di contrasto all'attività di elusione degli embarghi ONU da parte di ditte nazionali ed estere, sono state acquisite informazioni su tentativi di violazione delle limitazioni commerciali da parte di un Paese nordafricano.
Nel campo della proliferazione delle armi di distruzione di massa, desta preoccupazione l'impegno di tale Paese nel perseguire lo sviluppo del programma missilistico.
Sono state recentemente raccolte importanti indicazioni circa l'assegnazione di un consistente finanziamento per la realizzazione, interamente autonoma, di un missile balistico. L'attività di ricerca informativa ha consentito di segnalare agli Organi di p.g. il tentativo di una ditta italiana di esportare verso quel Paese un macchinario di elevata tecnologia utilizzabile nella produzione di componenti per missili e la probabile spedizione, verso la medesima destinazione, di materiale d'armamento consistente, presumibilmente, in missili o parti di essi, di provenienza mediorientale.
Quello stesso Stato risulta parimenti impegnato in campo chimico, ove, pur intenzionato a proseguire programmi di ampia portata, mira ora ad obiettivi di più immediata realizzazione, attraverso il ripristino di strutture già in passato destinate allo scopo.
Anche due Paesi della regione balcanica destano preoccupazioni per le potenzialità chimiche possedute.
Viene seguito con attenzione uno Stato mediorientale che, in campo nucleare, potrebbe avere prodotto materiale fissile in siti sconosciuti alla comunità internazionale, in quantità tale da realizzare l'arma atomica nell'arco di 5 anni.
Nel settore missilistico, lo stesso Paese ha raggiunto progressi tali da costituire un fattore di destabilizzazione nella regione. Si valuta, difatti, che esso sia già in possesso di un considerevole arsenale e che possa realizzare, nei prossimi anni, mediante la modifica di sistemi esistenti, missili balistici ad avanzata tecnologia di guida e con gittate sempre maggiori. Il Paese, con il potenziale produttivo di cui dispone in tale campo, è pertanto destinato ad assumere un crescente ruolo anche quale fornitore di altri Paesi "a rischio".
Benché lo stesso abbia sottoscritto la Convenzione per la messa al bando delle armi chimiche, si hanno notizie di rilevanti finanziamenti al settore, nonché di una intensa attività svolta per occultare gli aggressivi chimici già prodotti. Inoltre, uno Stato orientale starebbe fornendo la propria collaborazione nella costruzione di un impianto per la realizzazione di apparecchiature vetrificate, necessarie per produzioni chimiche particolarmente sensibili.


(*) Trasmessa alla Presidenza il 1° agosto 1997, ai sensi dell'articolo 11, primo comma, della legge 24 ottobre 1997, n. 801.

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