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editoriale 4/2013

Questo numero vuole confermare la linea editoriale inaugurata nel precedente, sostenuti anche dai riscontri dei lettori, esperti o semplicemente amanti del genere. Mentre ai primi vogliamo assicurare le “chicche” archivistiche e alcune interpretazioni autentiche, ai secondi vogliamo fornire l’accesso a discussioni tematiche attraverso le “finestre” di un’intelligence moderna.
Tale orientamento vuole corrispondere al brand di GNOSIS quale strumento di conoscenza viva e funzionale, aperta alla formazione su argomenti sociali e geo-strategici oggi dibattuti, non sempre pacificamente.
La scelta dei temi esprime l’intento di suscitare la partecipazione dei lettori su questioni di attualità che meritano un approfondimento a supporto di una sensibilità sociale oggi capace di sostenere valutazioni più consapevoli in quegli ambiti, presuntivamente nebulosi propri della sicurezza e dell’intelligence. In tal senso, poniamo l’accento sul punto di vista di Paul Bremer, che apre un foro sul rapido cambiamento degli scenari geo-politici, valutati con la sua ottica nazionale, innescando auspicabilmente confronti da parte di analisti di altre correnti o di altra nazionalità cui potremmo dare voce nei prossimi numeri. L’articolo, pur in chiave euro-atlantica, consente di cogliere il ruolo delle egemonie nazionali, la loro alternanza e la loro sostenibilità rispetto a una concorrenza oggi destrutturata, che potrebbe ancora premiare la “potenza americana”.
Confermiamo la centralità del tema delle infrastrutture critiche nell’agenda politica e, quindi, anche in quella dell’intelligence che nel settore interviene in modo combinato con le diverse risorse istituzionali interessate. La suggestiva simulazione di un attacco cibernetico del tipo di quello registrato in Estonia cinque anni fa offre l’aderente visione della conformazione dell’architettura istituzionale di protezione cibernetica, ancora in fase di sviluppo. Altrettanto strategico l’articolo sull’effettività della Corte Penale Internazionale e il suo ruolo universale che, non sempre riconosciuto, è posto a presidio di quei diritti umani fondamentali che assumono ancor più rilievo in scenari tanto mutevoli quali sono quelli africani, ma non solo, attraversati da “cambi di stagione” epocali, spesso contraddittori e non sempre agevoli per le aspettative libertarie individuali. Sul piano della cultura dell’intelligence le proposte di GNOSIS sono differenziate anche se si snodano lungo il filo comune di una attività informativa sviluppata da uomini con limiti ed eroismi quotidiani.
Nella rassegna di spie celebri in celluloide emerge per intensità la storia del capitano della Stasi Gerd Wiesler, maschera cinematografica del modello del gelido agente che con massive intercettazioni gestisce la “vita degli altri” e alla fine ne resta condizionato.
Personaggio reale è oggi anche il simbolo della frontiera delle tanto evocate intercettazioni audio-video di cui trattano, anche provocatoriamente, Edward Luttwak e Gianandrea Gaiani: si può acquisire tecnicamente una mole infinita di dati che, però, deve essere sostenibile per essere sfruttata e deve scontare le interpretazioni umane e i condizionamenti euristici degli addetti all’ascolto e all’utilizzazione degli esiti. Al grande fratello tecnico e virtuale si vuole contrapporre l’uomo che l’emozione scuote nella solitudine della sua coscienza. In fondo, ciò che si intende anche sottolineare è che la massività delle intercettazioni le rende, alla lunga, inutili o poco strategiche. Anche Mata Hari e Joséphine Baker sono maschere dolenti: figure di donne dalla vita difficile, che riescono a conquistare la fama, s’inseriscono nelle trame politiche e sociali del loro tempo, naufragano nei disastri dei grandi conflitti e decidono di prestare la loro opera nella terra di mezzo dello spionaggio. La Hari fotografa il suo mondo in modo eclettico, secondo quel liberty che si esauriva nei fumi della Prima guerra mondiale, nelle ferite delle trincee scavate anche nelle coscienze dell’Europa. La donna è la desiderabile immagine di uno spionaggio ambiguo al pari della geografia del potere dei primi del Novecento, ancora legata ai cliché e ai modelli dell’Ottocento. Diversamente, la Baker è l’espressione di un Novecento più prossimo a noi, testimone di una geometria valoriale più netta e di uno spionaggio attivo e resistenziale che ha salvato l’Occidente anche moralmente. Nell’anabasi degli articoli e delle “persone” rappresentate, nella sua accezione greca, l’editoriale è dedicato proprio al senso di concretezza assegnato alla cultura dell’intelligence e al processo informativo. Ci si dimentica spesso, e noi vogliamo qui ricordarlo, che l’intelligence è uno strumento a sostegno del processo decisionale politico nei settori della sicurezza nazionale: dietro la carta patinata esiste un mondo reale che comprende la vita “raccolta” e chi la raccoglie e analizza, aspetti mai separati e separabili, reciprocamente funzionali perché siano espressione di un bene comune. Quel bene comune che dovrebbe affratellare tutti nella mutua fiducia che è anche il core business di GNOSIS.

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