Il dibattito attualmente in corso per defìnire quali siano oggi e quali dovranno essere in futuro le priorità dell'attività d'intelligence risulta caratterizzato da profonda confusione. Confusione che scaturisce da due cause principali: la prima ed anche la più ovvia è riconducibile alla fìne della Guerra Fredda. Nell'arco di circa mezzo secolo di contrapposizione tra Est ed Ovest la società globale è mutata ad un ritmo più rapido ed in forma più sostanziale di quanto non fosse mai accaduto prima nella storia dell'umanità eppure, in tutto quel periodo, le priorità per il mondo dell'intelligence sono rimaste sempre le stesse sia ad Est quanto ad Ovest. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il KGB ha sempre considerato gli Stati Uniti il suo "principale avversario", mentre la CIA, congiuntamente ai principali Servizi degli alleati occidentali, ha fatto altrettanto con l'Unione Sovietica, ritenendola il suo obiettivo prioritario.
L'attuale mondo multipolare è al contempo meno pericoloso e più confuso rispetto al periodo della Guerra Fredda che lo ha preceduto, ed oggi, per la prima volta dopo oltre mezzo secolo, l'intelligence occidentale non riesce ad individuare con precisione quale sia il proprio obiettivo.
La confusione che caratterizza il dibattito sulle priorità dell'intelligence scaturisce comunque anche dalla carenza di conoscenza complessiva tanto dei risultati raggiunti nel passato quanto delle aspettative per il futuro. Anche nell'ambito della vita personale, nessuno di noi non può non tenere nella giusta considerazione le lezioni dell'esperienza passata. La stessa semplice ma importante verità è valida anche per l'attività informativa, tuttavia gli insegnamenti dell'esperienza vengono sottovalutati più nel mondo dell'intelligence di quanto non lo siano in altri settori quali l'amministrazione statuale o le relazioni internazionali. Coloro che non comprendono gli errori del passato sono per forza di cose condannati a ripeterli e la storia dell'intelligence è ricchissima di esempi di errori ripetuti.
Si dimentica facilmente che, in questo settore, a tutt'oggi molto è ancora sconosciuto anche su alcuni degli aspetti fondamentali, quali ad esempio l'intelligence economica. Un terzo degli analisti della CIA è oggi impegnato nello studio di questioni di natura economica ed è addirittura possibile affermare che nell'ambito della CIA siano presenti più esperti di problemi economici internazionali di quanti non ve ne siano globalmente in tutti gli uffici governativi statunitensi
(1) . Tuttavia, se si fa eccezione per un certo numero di studi (peraltro alquanto limitati) circa i vari aspetti dello spionaggio commerciale e tecnologico, a tutt'oggi non vi è una pubblicazione che fornisca una valutazione attendibile, fondata su elementi documentari adeguati, circa i successi o i fallimenti di uno qualunque dei principali organismi informativi nel campo dell'intelligence economica. I case studies economici dell'Intelligence and Policy Project dell'Università di Harvard e la parziale declassifica della storia interna dell'intelligence economica della CIA di Maurice C. Ernst hanno contribuito ad avviare una raccolta dei dati del settore per quanto concerne gli Stati Uniti
(2) Vi sono tuttavia ancora controversie aperte negli USA su alcuni punti focali quali, ad esempio, l'accuratezza delle valutazioni della CIA circa le difficoltà dell'economia sovietica negli anni '80. In senso più ampio si può affermare che fino ad oggi scarsi sono stati i tentativi di definire con precisione quanto il mondo dell'intelligence può offrire come suo contributo specifico sulle tendenze economiche internazionali a fronte dell'enorme volume di dati provenienti invece da fonti aperte.
Le attuali limitazioni dell'intelligence economica sono emerse con forza nei primi mesi del 1995 nel corso della crisi finanziaria messicana, opportunamente definita da Michel Camdessus, Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale, "la prima crisi finanziaria del ventunesimo secolo". Le analisi della CIA circa le capacità dello Stato messicano di mantenere il livello del cambio sono risultate di gran lunga più accurate di quelle dello stesso Ministero del Tesoro statunitense, almeno stando ad un rapporto stilato successivamente dalla Commissione del Senato sui Servizi d'Intelligence nel quale, commentando le analisi elaborate dalla CIA, i commissari affermarono di essere rimasti "favorevolmente colpiti dal loro alto livello qualitativo"
(3) . L'esperienza della crisi messicana ha contribuito a mettere a nudo le difficoltà della comunità d'intelligence di fronte alla nuova era di ingenti trasferimenti finanziari attraverso i confini nazionali. L'ultimo Vice Direttore del National Council degli Stati Uniti in proposito riconosceva che "il Governo degli Stati Uniti non dispone di alcun mezzo atto a controllare i movimenti della sua valuta, per non parlare poi degli spostamenti di fondi meno tangibili"
(4) . Se il mondo dell'intelligence possa o debba monitorare tali flussi è un interrogativo che rimane a tutt'oggi privo di risposta.
Tenendo quindi presente quanto l'incompletezza della nostra conoscenza del passato inibisca la nostra capacità valutativa relativamente al ruolo futuro dell'intelligence, vorrei tentare comunque di offrire qualche spunto di riflessione circa l'attività di raccolta informativa e le priorità d'intelligence in un mondo multipolare.
La raccolta informativa
E' possibile affermare che nel prossimo futuro le tre principali categorie in cui si differenzierà l'attività di raccolta informativa continueranno ad essere le stesse del periodo della Guerra Fredda:
- HUMINT: intelligence che deriva da fonti umane;
- SIGINT : intelligence che deriva dall'analisi delle intercettazioni di segnali trasmessi in forma verbale e non;
- IMINT : intelligence che deriva da immagini di vario tipo ottenute grazie ai satelliti spia o con altri mezzi.
Nessuna valutazione relativa alla loro futura utilità può prescindere dai risultati del passato. Relativamente alla SIGINT durante la Guerra Fredda si sa molto meno di quanto non si sappia circa la HUMINT e l'IMINT, con il risultato che molta della letteratura sulla storia recente dell'intelligence dà dell'attività di raccolta informativa una visione distorta.
HUMINT è certamente il sistema di raccolta informativa più antico. A differenza degli altri due può inoltre vantare autorità divina. Nell'anno 1250 circa a.C., Dio istruì Mosè affinché inviasse agenti "per spiare la terra di Cana" e gli fornì indicazioni utili su come reclutare tali agenti. Quaranta anni più tardi, la discesa finale verso la Terra Promessa venne preceduta da un'altra operazione di intelligence nella quale uno degli agenti suddetti, Giosuè, venne aiutato da una "talpa", Rahab la Prostituta, infiltrata nel campo nemico.
La teoria secondo la quale la fine della Guerra Fredda ha posto bruscamente termine a tremila anni di spionaggio è priva di alcun fondamento. Nel corso della Guerra Fredda, l'HUMINT è stata messa un po' in ombra da nuovi strumenti tecnici di raccolta informativa; le spie, tuttavia, hanno sicuramente giocato un ruolo significativo in occasione di alcuni dei più gravi momenti di crisi tra Est ed Ovest.
Il successo nell'interpretazione dell'IMINT raccolta dagli aerei spia americani durante la crisi dei missili sovietici a Cuba del 1963, è stato in gran parte dovuto alle informazioni fornite da un agente anglo-americano presente nell'intelligence militare sovietica, il Colonnello Oleg Penkovsky. Parallelamente, la fonte dalla quale si è appreso dei timori sovietici relativi al possibile "first strike" da parte della NATO nel corso del primo mandato presidenziale di Ronald Reagan, sarebbe stato un agente britannico nel KGB, il Colonnello Oleg Gordievsky. Nel novembre 1983, Gordievsky fu in grado di rivelare il contenuto allarmistico di telegrammi inviati dalla Centrale di Mosca alla residentura del KGB a Londra a proposito del timore che l'esercitazione NATO "ABLE ARCHER 83", focalizzata sulle procedure di rilascio del nucleare, potesse essere utilizzata come copertura per un attacco a sorpresa
(5) . L'HUMINT potrebbe addirittura rivelarsi più importante in un mondo multipolare che non nel bipolarismo della Guerra Fredda. Alcuni regimi e gruppi terroristici sono oggi molto meno prevedibili nei loro comportamenti di quanto non fossero le due superpotenze antagoniste. Nell'attività di monitoraggio degli imprevedibili comportamenti di Saddam Hussein, per fare un esempio, o dei terroristi fondamentalisti, non vi è mezzo più efficace di una spia ben posizionata.
A differenza della HUMINT, la SIGINT è stata inspiegabilmente trascurata anche da alcuni importanti studi sull'attività d'intelligence. Nessuna storia della Seconda Guerra Mondiale passa oggi sotto silenzio il contributo offerto dai "codebreakers" anglo-americani nell'accelerare la vittoria alleata sulla Germania e sul Giappone (se non fosse stato per i loro successi, la prima bomba atomica sarebbe stata con ogni probabilità lanciata nell'agosto del 1945 non su Hiroshima ma, come previsto originariamente, sulla Germania che continuava a resistere). Eppure, nonostante la nutrita letteratura esistente sul ruolo svolto dalla SIGINT nella Seconda Guerra Mondiale, nella maggioranza dei testi di storia sulla Guerra Fredda non se ne trova menzione alcuna.
L'accordo segreto UKUSA (SIGINT -Sharing agreement, per la gestione congiunta dei risultati dell'attività d'intercettazione delle comunicazioni) stipulato nel 1948 da Gran Bretagna e Stati Uniti ed ancora in vigore, rimane alla base del rapporto privilegiato esistente tra le due Nazioni, ma invariabilmente non ve ne è traccia sui testi di relazioni internazionali. Proprio grazie a questo accordo, si può affermare che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti condividono oggi più segreti di ogni altra potenza indipendente nella storia del tempo di pace.
La quantità di SIGINT raccolta durante la Guerra Fredda è stata ancora maggiore rispetto al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Si tende a dimenticare che il KGB, come peraltro il GRU, era un'agenzia impegnata nella SIGINT oltre che nell'HUMINT. Nel 1960, ad esempio, la direzione responsabile per la SIGINT del KGB ha decodificato 209.000 messaggi diplomatici inviati da rappresenanti di 51 Stati. Non meno di 133.200 di queste intercettazioni sono giunte al Comitato Centrale
(6) . Il volume di SIGINT raccolta dal KGB e dal GRU durante la Guerra Fredda risulta quindi sensibilmente maggiore rispetto al periodo precedente.
Sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna sono stati molto più lenti nel rendere pubblici i dati relativi alla SIGINT del primo periodo della Guerra Fredda che non quelli della Seconda Guerra Mondiale. I primi parziali dati classificati relativi alla fine degli anni '40 sono stati resi pubblici a Washington soltanto nell'estate del 1995.
Sebbene esistano centinaia (forse migliaia) di libri sulla CIA, sulla più consistente e meglio finanziata Agenzia statunitense impegnata a tempo pieno nella SIGINT, la National Security Agency (NSA), esiste soltanto uno studio, peraltro già datato. Sebbene l'NSA abbia, nella sua attività di decodificazione dei messaggi cifrati più segreti, meno successo oggi rispetto ai tempi dell"'Ultra Secret" nel conflitto mondiale, continua tuttavia a produrre una quantità di materiale informativo impressionante.
Il ruolo determinante svolto dalla SIGINT nel corso della Guerra Fredda emerge, comunque, anche dai pochi e frammentari dati finora disponibili: è stata infatti di rilevanza cruciale nel corso nella Guerra di Corea, il momento più spinoso del primo periodo di Guerra Fredda, ed è stata preziosa anche durante l'ultima crisi della Guerra Fredda, il fallito coup a Mosca del 1991. In relazione a quest'ultimo evento è probabile che il Presidente Bush abbia ottenuto le informazioni più utili grazie al successo dell'NSA nel "monitorare" le comunicazioni tra due dei principali protagonisti della vicenda, il Direttore del KGB Vladimir Kryuchkov ed il Ministro della Difesa Dmitri Yazov, con le postazioni militari sparse sul territorio dell'ex Unione Sovietica. Bush in quella occasione prese una decisione senza precedenti, trasmise parte di queste informazioni a Boris Eltsin e, rivolgendosi ai responsabili dell'NSA, si espresse in questi termini :
"Negli anni ho imparato ad apprezzare sempre più il grande valore della SIGINT. Quale Presidente e Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate posso assicurarvi che "l'intelligence delle comunicazioni" svolge un ruolo primario nell'ambito del processo decisionale con il quale viene definito il corso della politica estera del Paese"
(7) . La SIGINT senza dubbio continuerà ad essere una delle principali attività informative anche in un mondo multipolare, tuttavia la sua rilevanza potrebbe ridursi. Lo sviluppo dei sistemi di comunicazione a fibre ottiche sottrarrà un numero sempre maggiore di messaggi al campo di azione dei satelliti o delle stazioni SIGINT a terra. Parallelamente il lavoro dei "codebreakers" verrà reso sempre più difficile dai nuovi sistemi cifra sempre più sofisticati e sempre meno dispendiosi, disponibili tra breve anche sul libero mercato.
La IMINT ha svolto un ruolo ancora più importante della SIGINT nella seconda metà della Guerra Fredda. I trattati SALT e START sul controllo degli armamenti, per esempio, sono scaturiti da quelli che eufemisticamente sono stati definiti "gli strumenti tecnici nazionali", cioè la capacità delle due superpotenze di monitorare la forza d'attacco nucleare dell'avversario grazie ai satelliti spia e ad altri strumenti tecnici, compresi mezzi telemetrici per la raccolta informativa. La IMINT rimane di importanza primaria per il controllo degli armamenti e per il mantenimento della pace in un mondo multipolare. Dalla fine della Guerra Fredda, tuttavia, sta rapidamente cessando di essere monopolio esclusivo delle superpotenze.. Entro un decennio saranno infatti disponibili sul mercato sistemi in grado di produrre immagini con una risoluzione ad un metro. La Russia sta già vendendo fotografie scattate da satelliti spia con risoluzione a due o tre metri. Da resoconti stampa si è appreso inoltre di piani russi per porre sul mercato immagini fino ad una risoluzione di 0.75m
(8) . Un decennio fa, la funzione principale dell'IMINT e della SIGINT occidentale, soprattuto statunitensi, era quella di monitorare la forza di attacco sovietica. Dalla fine della Guerra Fredda gli stessi sistemi sono stati progressivamente impiegati dalle Forze Armate statunitensi quale supporto alle operazioni militari: l'operazione DESERT STORM dell'inizio del 1991, sotto questo aspetto, diverrà sicuramente un punto di riferimento e un modello per conflitti futuri. In quella occasione come mai prima, l'intelligence si è affermata quale moltiplicatore di forza su ampia scala. L'enorme vantaggio informativo delle forze delle Nazioni Unite nella Guerra del Golfo ha infatti reso possibile la sorprendentemente rapida sconfitta delle forze di Saddam. Il quarto Esercito del mondo è stato infatti sgominato con sole 100 ore di battaglia terrestre e con la perdita di soli 148 militari americani ed un numero ancora inferiore di militari alleati. L'enorme superiorità dell'intelligence statunitense ha reso possibile l'individuazione con una precisione senza precedenti (anche se non sempre infallibile) e la rapida distruzione del sistema di comando e di controllo militare di Saddam.
Mentre le truppe irachene combattevano la loro guerra di terra praticamente alla cieca, la coalizione poteva far conto su un sistema di IMINT sofisticatissimo. Uno studio realizzato a guerra finita dal Congresso ha messo in evidenza l'altissima qualità del contributo offerto all'operazione da tre nuovi strumenti tattici di raccolta informativa - il JSTARS, l'ASARS e l'UAV.
L' Air Force-Army JOINT SURVEILLANCE AND TARGET ATTACK RADAR SYSTEM (JSTARS - Sistema Radar unifícato dell'Areonautica e dell'Esercito di Ricognizione e di Attacco), sebbene fosse ancora in fase di sperimentazione quando venne lanciata l'operazione DESERT SHIELD, è riuscito a fornire ai responsabili delle operazioni, pressoché in tempo reale ed indipendentemente dalle condizioni meteorologiche, informazioni sugli obiettivi da colpire.
L'Aviazione degli Stati Uniti ha poi utilizzato aerei del tipo U-2 dotati di ADVANCED SYNTHETIC APERTURE RADAR SYSTEMS (ASARS) in grado di localizzare veicoli in movimento e di fornire immagini ad alta risoluzione di obiettivi fissi, sia di notte che di giorno.
L'UAV (UNMANNED AERIAL VEHICLE - veicolo aereo comandato a distanza) utilizzato in quella occasione per la prima volta, è riuscito a produrre preziosissima IMINT tattica per le unità della Marina, dell'Esercito e per quelle anfibie. In una occasione militari iracheni hanno offerto la propria resa ad un UAV che volava sopra di loro
(9) . L'utilizzazione di questi velivoli si diffonderà sicuramente in futuro, ma la CIA li sta usando già dal 1994 per raccogliere informazioni sulla ex Iugoslavia.
Inoltre, il sistema di comunicazioni dell'avversario è per forza di cose più vulnerabile alla SIGINT in tempo di guerra che non in tempo di pace.
Durante l'operazione DESERT STORM si sono verificati, inevitabilmente, anche insuccessi dal punto di vista dell'intelligence. Tra questi il carente coordinamento tra le varie agenzie per un migliore sfruttamento dell'IMINT. La Guerra del Golfo ha inoltre contribuito a far emergere drammaticamente lo scollamento esistente tra coloro che progettano satelliti spia e coloro che disegnano armamenti di precisione guidati elettronicamente. Con il miglioramento della collaborazione tra questi due gruppi di esperti, migliorerà sostanzialmente il vantaggio militare a favore degli Stati Uniti e dei loro alleati NATO nell'evento di guerre contro regimi del tipo di quello iracheno. E' quasi certo che altri conflitti di questo tipo si verificheranno ancora; infatti pur essendo fínita la Guerra Fredda non si può dire che siamo entrati in una era di pace permanente.
Le priorità dell'intelligence in un mondo multipolare
Tra le minacce alla sicurezza europea che dalla fine della Guerra Fredda hanno acquisito maggior spessore va annnoverato il crimine internazionale. L'intelligence economica ha quindi acquisito maggior importanza, ma il prossimo secolo sarà sicuramente portatore di nuove priorità informative, alcune delle quali imprevedibili. Una tuttavia, la più prevedibile tra le minacce alla nostra sicurezza all'inizio del prossimo millennio è, secondo il mio parere, la proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Il dibattito attualmente in corso circa le priorità dell'attività d'intelligence risulta penalizzato oltre che da una carenza di prospettiva storica anche da una lacunosa informazione circa le effettive possibilità offerte dagli attuali sistemi per la raccolta informativa.
La proliferazione viene da alcuni considerata una sorta di epilogo di breve durata del ben più pericoloso "armistizio nucleare" rimasto in vigore per cinquant'anni tra Est ed Ovest. Altri ritengono anche che essa rappresenti un pericolo limitato, ingigantito ad arte dalle stesse agenzie d'intelligence ansiose di trovare nuovi spazi operativi dopo la fine della Guerra Fredda. Se il problema della proliferazione venisse invece inquadrato in una prospettiva storica, ci si renderebbe conto che si tratta di un problema antico quanto l'homo sapiens e, con ogni probabilità, destinato a vivere tanto quanto la società umana. Qualunque invenzione umana, a partire dalla ruota, prima o poi si è diffusa in tutto il mondo. Sarebbe da ingenui ritenere che le armi di distruzione di massa possano rappresentare la prima eccezione a questa inderogabile legge storica. Il principale compito delle agenzie di intelligence all'inizio del prossimo millennio dovrà essere proprio il monitoraggio ed il rallentamento di questa tendenza comunque irreversibile.
Rispetto alla tanto pubblicizzata minaccia della proliferazione nucleare, un maggiore e più immediato pericolo può provenire dallo sviluppo delle armi chimiche e biologiche. Durante la Guerra Fredda la minaccia di una catastrofe nucleare causata dalla due superpotenze aveva contribuito a distogliere l'attenzione dalla terribile eredità lasciata dagli esperimenti effettuati dai tedeschi e dai giapponesi nel corso della Seconda Guerra Mondiale proprio nel settore delle armi chimiche. I giapponesi lanciarono pulci infettate dalla peste su alcune città cinesi per provocare epidemie e introdussero nei sistemi di approvvigionamento idrico e nei pozzi colture di batteri di colera e di tifo. Lo Zyclon-B è stata l'arma principale usata nella più atroce azione di guerra dell'età moderna: il tentativo di Hitler di eliminare il popolo ebraico. Il Sarin, il gas nervino usato nel marzo del 1995 nell'attentato alla metropolitana di Tokio, era stato originariamente sviluppato dagli scienziati nazisti.
Dato che la Guerra Fredda ci aveva portato a considerare prioritaria la minaccia nucleare, anche il pericolo rappresentato dagli studi sovietici per la preparazione della guerra chimica e biologica è stato sostanzialmente ignorato dal resto della comunità internazionale. Si trattava invece di un programma su vasta scala.
Qualche tempo fa per la BBC ho intervistato Vladimir Pasechnik, eminente scienziato ed ex Generale di divisione, attualmente residente in Gran Bretagna in un luogo segreto. Pasechnik è stato uno dei direttori scientifici di Biopreparat, un istituto sovietico con circa 15.000 dipendenti che ufficialmente sviluppava biotecnologia destinata ai settori medico ed agricolo, ma che nella realtà portava avanti il più vasto ed avanzato programma di guerra biologica nella storia del mondo. Tra i suoi risultati più eclatanti, un forma estremamente virulenta di encefalite e una di peste bubbonica resistente a moltissimi antibiotici.
Nel corso dei suoi incontri con Ronald Reagan e con Margaret Thatcher, Michail Gorbacev ha sempre negato l'esistenza di un programma di sviluppo di armi biologiche. Sebbene il SIS, il Servizio Informativo esterno britannico, insistesse sulla inaffidabilità delle dichiarazioni di Gorbacev, i ministri britannici si mostravano scettici. Nel 1989 Vladimir Pasechnik stabilì un contatto con il SIS durante un suo viaggio di lavoro in Francia e fuggì poi in Gran Bretagna dove ha fornito su Biopreparat un contributo informativo senza precedenti, condiviso anche dalla CIA.
Nel corso di una visita effettuata a Mosca nel 1991, il Premier britannico John Major ebbe un'accesa discussione con Gorbacev sull'argomento e, al reiterarsi dei dinieghi di quest'ultimo, egli urlò: "Tanto noi sappiamo tutto!". A distanza di qualche tempo Eltsin ammetteva l'esistenza del programma e prometteva di interromperlo
(10) .
La tanto decantata minaccia della proliferazione nucleare proveniente dall'ex URSS è oggi un pericolo di gran lunga inferiore rispetto a quello meno pubblicizzato legato alla diffusione delle formidabili conoscenze sulla produzione di altre armi di distruzione di massa. Oggi è molto più facile portare fuori dalla Russia armi biologiche che materiale nucleare. Tutto quanto è necessario agli ex scienziati di Biopreparat per ricostruirsi una vita agiata in qualche Stato estero, magari sponsor del terrorismo, è già memorizzato nei loro cervelli; mentre la maggior parte delle sostanze necessarie per la produzione di armamenti di distruzione di massa è reperibile ovunque. E' quindi facile immaginare quali possano essere gli incentivi per uno scienziato russo che sia pronto ad emigrare e a vendere le proprie conoscenze al miglior offerente.
Basti pensare che un ricercatore agli alti gradi dell'Accademia delle Scienze russa guadagna attualmente $70 al mese, mentre solo una camera d'albergo al centro di Mosca ne costa $200 e più per notte.
Il caso di Biopreparat nel corso degli anni '80 venne sostanzialmente ignorato dall'intelligence occidentale e la stessa cosa è avvenuta all'inizio degli anni '90 con il programma iracheno per lo sviluppo di armi chimiche e biologiche, trascurato dall'Ovest in favore di quello nucleare. Invece Saddam Hussein, Muammar Gheddafl ed altri sognano da tempo di poter continuare il programma di guerra biologica nazista. Già alcuni anni fa Saddam utilizzò il Sarin per annientare la popolazione della città ribelle di Halabjah. L'unico motivo per cui egli non ha osato utilizzare armi chimiche nel corso della Guerra del Golfo del 1991 è stato il suo timore di una rappresaglia. Un generale israeliano di recente mi ha detto: "Egli temeva che se avesse messo testate chimiche sui suoi Scud noi lo avremmo annientato con il nucleare"
(11) .
Dopo la fíne della guerra, Saddam è riuscito ad occultare gran parte delle sue armi chimiche, ma informazioni ottenute da defezionisti e da altre fonti hanno comunque indicato la presenza di un arsenale vastissimo. Secondo il Commissario Speciale delle Nazioni Unite, Rolf Ekeus, con la quantità di armi chimiche in possesso dell'Iraq sarebbe possibile "distruggere l'intera popolazione mondiale non una, ma molte volte"'.
La proliferazione di armi di distruzione di massa è destinata a minacciare la sicurezza europea ed il nuovo ordine internazionale multipolare del XXI secolo con tre tipi di crisi, di fronte alle quali l'intelligence dovrà svolgere un ruolo di primaria importanza:
1) potrebbero verificarsi crisi in cui regimi in possesso di tali armi decidano di minacciare direttamente l'Occidente;
2) potrebbe accadere che due Paesi del Terzo Mondo in guerra tra loro considerino il ricorso ad armi di questo tipo;
3) tale uso potrebbe esser fatto da gruppi terroristici.
Non si tratta solo di speculazioni teoriche su eventi che potrebbero verificarsi forse in futuro. Infatti, casi riconducibili a tutti e tre gli esempi citati si sono già verificati e tutto fa pensare che all'alba del nuovo millennio ve ne saranno molti altri. E' mia opinione che episodi di crisi del tipo di quelli sopraindicati costituiranno le principali priorità future per le comunità d'intelligence occidentali.
1) Crisi in cui regimi in possesso di armi di distruzione di massa minaccino direttamente l'Occidente
Il Paese del Terzo Mondo che ha più da vicino minacciato l'Occidente con armi di distruzione di massa è stato l'Iraq. L'attacco israeliano contro il reattore iracheno di Osiraq del 1981, scaturito da attività d'intelligence sul programma nucleare di Saddam, ebbe un'importanza cruciale e pochi se ne resero conto all'epoca. Se non fosse stato per quell'attacco, molto probabilmente un decennio più tardi Saddam sarebbe entrato nella Guerra del Golfo con un vasto arsenale nucleare. La stessa decisione di George Bush di lanciare le due operazioni DESERT SHIELD e DESERT STORM fu fortemente influenzata dagli allarmanti rapporti d'intelligence sui tentativi di Saddam di dotarsi di arsenali chimici, biologici e nucleari. Secondo Robert Gates, allora Primo Consigliere del Presidente per l'Intelligence (nominato poi Direttore dell'Intelligence Centrale nel 1991): "Tutto ciò ha contribuito a far sì che Bush non seguisse le indicazioni dei suoi Segretari di Stato e della Difesa che volevano stabilire una linea difensiva (in Arabia Saudita) e fermarsi lì. Ritengo che Margaret Thatcher non abbia temuto neanche per un momento un'indecisione da parte di Bush, egli era persino pronto ad affrontare un "impeachment"; avrebbe cacciato Saddam Hussein dal Kuwait a qualunque prezzo ed io stesso ho sentito il Presidente affermarlo"
(12) .
Se non fosse stato per la DESERT STORM oggi probabilmente l'Iraq sarebbe una potenza nucleare. Altre sfide all'Occidente, simili a quella lanciata da Saddam, si materializzeranno ancora in futuro da parte di regimi impegnati a dotarsi di un arsenale di armamenti di distruzione di massa. La superiorità del sistema informativo americano su quelli dei Paesi del Terzo Mondo sarà, così come dimostrato nella Guerra del Golfo, di importanza vitale negli eventuali conflitti che si verificheranno.
Attualmente il più pericoloso tra questi regimi è probabilmente l'Iran, che già nel 1985 con l'Ayatollah Khomeini avviò un suo programma nucleare. L'intelligence da allora ha svolto un ruolo molto importante nel monitoraggio dello sviluppo nucleare iraniano. Ufficialmente Teheran sostiene che il suo programma è limitato a scopi civili, tuttavia secondo un resoconto informativo occidentale, probabilmente di buona affidabilità, il Presidente Rafsanjani all'inizio dell'anno in corso avrebbe affermato privatamente che l'Iran aveva completato la prima fase nella produzione di un ordigno nucleare ed avrebbe espresso apprezzamento per il contributo offerto da scienziati e tecnici cinesi e russi, i quali dirigono tutte le strutture iraniane ove si effettua ricerca nucleare. I resoconti informativi hanno provocato l'intervento dei Governi occidentali che hanno esercitato pressioni sia su Mosca che su Pechino affinché limitassero la natura e la scala della loro assistenza e delle vendite nel campo nucleare all'Iran. Tale intervento, tuttavia, ha prodotto soltanto risultati parziali, in particolare relativamente alla Cina. Secondo recenti rapporti informativi, esperti cinesi avrebbero quasi completato la costruzione di un impianto per l'arricchimento dell'uranio presso il centro atomico di Kuraj, a circa 100 miglia da Teheran, che è camuffato all'interno di un complesso ospedaliero. L'arricchimento dell'uranio è naturalmente uno stadio vitale nello sviluppo di armamenti nucleari.
2) Conflitti nel Terzo Mondo in occasione dei quali i contendenti potrebbero fare uso di armi di distruzione di massa
La compressione del mondo in un "villagio globale" ha contribuito ad incrementare la minaccia ai danni della sicurezza occidentale anche a seguito dell'uso di armi di distruzione di massa non direttamente contro obiettivi occidentali.
Il primo incidente di questo tipo si è verificato nella primavera del 1990 nel subcontinente indiano ed è stato pressoché ignorato dai mass media. In quella occasione l'India ammassò ingenti truppe, circa 200.000 uomini, comprese cinque brigate della sua principale forza di attacco, al confine con il Pakistan, nel territorio conteso del Kashmir. In un conflitto di tipo convenzionale, il Pakistan avrebbe rischiato una seconda umiliazione dopo la disastrosa sconfitta subita nel dicembre 1971 dopo sole due settimane di guerra. In una serie di rapporti di intelligence sottoposti al Presidente Bush si giungeva alla conclusione che alla metà del mese di maggio il Pakistan aveva già assemblato sei testate nucleari e che, probabilmente, le aveva già montate sui suoi F-16 di fabbricazione statunitense. Gli analisti della CIA sospettavano che la responsabilità della gestione del nucleare fosse non nelle mani del Primo Ministro Benazir Bhutto, bensì in quelle del Presidente Ghulam Ishaq Khan e del Generale Mirza Aslam Beg, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. La CIA riteneva che ambedue potessero, di fronte alla possibilità di subire un'altra umiliazione per mano dell'Esercito indiano, ordinare un attacco nucleare contro Nuova Delhi. L'India, dotata a sua volta di un arsenale nucleare più vasto di quello del suo vicino, con ogni probabilità non avrebbe esitato a rispondere con gli stessi mezzi. Robert Gates a questo proposito ricorda che "la comunità d'intelligence non riteneva che vi fosse un rischio immediato di conflitto nucleare, si prevedeva però che da una serie di scontri si sarebbe giunti ad una guerra convenzionale che si sarebbe poi necessariamente trasformata in nucleare". Richard J. Kerr, Vice Direttore della Central Intelligence e responsabile del coordinamento delle valutazioni informative nel maggio 1990, era convinto che "la situazione fosse vicina al punto di rottura....... il mondo dell'intelligence riteneva che senza un intervento esterno i due contendenti avrebbero potuto effettuare valutazioni errate, facendo magari precipitare il confronto verso un conflitto nucleare".
Verso la metà di maggio, Bush inviò Gates in veste di suo rappresentante personale in missione urgente prima presso il Presidente Khan ed il Generale Beg a Islamabad, poi a Nuova Delhi dal Primo Ministro indiano, Vishawanath Pratap Singh. Gates recapitò loro delle missive personali del Presidente nelle quali egli esortava i contendenti alla moderazione. Gates ricorda a proposito: "Uno degli elementi sui quali puntai più esplicitamente fu il fatto che io non ero un diplomatico bensì un funzionario d'intelligence e che la mia visita scaturiva dalla preoccupazione nutrita dall'Amministrazione americana la quale temeva che le due parti potessero scivolare verso un confronto militare senza neanche rendersene conto". Per dimostrare ai contendenti l'accuratezza dell'intelligence raccolta dagli americani, Gates "riferì ai pachistani e poi agli indiani, con estrema dovizia di particolari, tutti i movimenti delle rispettive forze armate finanche la disposizione dei singoli aerei e delle singole unità fíno a livello delle compagnie, nonché le distanze tra le unità di artiglieria ed il numero dei carri armati posizionati nei vari luoghi". Durante la prima tappa del suo viaggio, ad Islamabad, Gates dichiarò al Generale Beg, alla presenza del Presidente Khan: "Generale, i nostri militari hanno simulato tutti gli scenari di guerra ipotizzabili tra voi e gli indiani, e non vi è alcuna possibilità di una vostra vittoria". Più tardi Gates affermò: "Non vorrei mai dover giocare a poker con Beg, nel corso del nostro incontro non ha mai mutato espressione del viso". Khan disse poi a Gates che poteva segretamente offrire agli indiani l'assicurazione che i campi di addestramento presenti in Pakistan per i "combattenti per la libertà del Kashmir" sarebbero stati chiusi. Il 21 maggio, in occasione di un incontro con i leader indiani a Nuova Delhi, Gates ottenne l'autorizzazione per gli addetti militari statunitensi a recarsi nella regione di frontiera del Kashmir e nel vicino Rajasthan. Al termine della visita essi comunicarono che le forze indiane stavano per terminare le loro operazioni militari e che non vi erano segnali indicanti un'imminente invasione
(13) .
A due settimane circa dalla visita di Gates a Nuova Delhi, rapporti informativi statunitensi rivelarono l'inizio di un programma di incontri regolari tra alti funzionari dei Ministeri degli Esteri indiano e pakistano ed il raggiungimento di un accordo tra i due Governi per l'attuazione di misure volte a incrementare la fiducia reciproca. A tutt'oggi non è ancora chiaro quanto effettivamente grave fosse la crisi e l'effettiva portata del ruolo di Gates nel disinnescare la tensione, ma non vi è dubbio che nel corso del XXI secolo di crisi simili se ne verificheranno altre e forse più gravi.
Così come è avvenuto nel maggio 1990, l'intelligence avrà un ruolo cruciale da svolgere nel porre in allerta, prima che un conflitto abbia inizio, gli Stati Uniti ed i loro alleati NATO nel caso in cui vi sia un serio rischio di ricorso ad armi di distruzione di massa. Mentre i colloqui di pace erano in corso a Dayton, nell'Ohio nel novembre 1995, le forze delle Nazioni Unite scoprirono i resti di una fabbrica serba vicino Mostar per la produzione di gas nervino Sarin"
(14) .
3) Utilizzazione di armi di distruzione di massa da parte di gruppi terroristici
Fino alla fine degli anni '80 una delle caratteristiche peculiari del terrorismo era il numero relativamente esiguo di vittime. Nel corso dei cento anni precedenti l'attentato di Oklahoma City si sono verificati una decina circa di attentati terroristici che hanno provocato la morte di circa 100 persone. I terroristi tradizionali, pur se pronti senza eccessive preoccupazioni a fare qualche vittima, erano più interessati a suscitare panico ed a pubblicizzare la propria causa che non a compiere stragi.
Tutto ciò sta mutando. I terroristi religiosi o ispirati da culti vari sono molto più pericolosi dei loro predecessori, in particolare quando si considerano coloro che giungono a credere di essere ispirati da Dio nella loro missione di distruzione delle forze di Satana. Trent'anni fa non esisteva in tutto il mondo un singolo gruppo terroristico di ispirazione religiosa. Ancora nel 1980 soltanto due delle 64 formazioni terroristiche note avevano matrice religiosa. Da allora, invece, soltanto i gruppi sciiti si sono resi responsabili di più di un quarto delle morti dovute ad atti di terrorismo. Lo Sceicco Omar Abdel Rahman, il leader religioso riconosciuto colpevole di aver ispirato l'attentato al World Trade Center di New York, rivolgendosi ai suoi seguaci ha affermato: "Dobbiamo essere terroristi.... il Grande Allah ha detto 'Preparate le vostre forze al limite massimo delle vostre capacità, [disseminate] i semi della guerra per incutere terrore ai nemici di Allah!"
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I terroristi plagiati al punto di credere di essere autori della volontà di Dio giungono facilmente a sentirsi depositari di un'autorizzazione divina ad uccidere indiscriminatamente. I fondamentalisti sciiti responsabili del fallito attentato alle World Trade Center miravano ad uccidere decine di migliaia di abitanti di New York. Altrettanto volevano coloro che per liberare i responsabili dell'attentato avevano pianificato di radere al suolo parte del centro di New York, compreso l'edificio delle Nazioni Unite. Nel dicembre del 1994, un gruppo di dirottatori algerini fondamentalisti venne catturato all'aeroporto di Marsiglia a bordo di un aereo dell'Air Algerie che, secondo i loro piani, doveva schiantarsi sul centro di Parigi con conseguenze spaventose ed enorme perdita di vite umane.
Oltre ad essere più sanguinaria, la nuova generazione di terroristi opera utilizzando armi sempre più pericolose. Nei casi del World Trade Center e di Okhlaoma City gli attentatori hanno utilizzato esplosivi tradizionali. Tuttavia i loro successori non si limiteranno alla bomba e al proiettile: regimi come quello iracheno, iraniano, libico, o sudanese sono perfettamente in grado di fornire armi di distruzione di massa a gruppi terroristici. L'uso del gas nervino Sarin nella metropolitana di Tokio, nel marzo '95, ha confermato alcune previsioni secondo le quali gruppi terroristici sarebbero già in grado di produrre autonomamente armi di distruzione di massa. Prima o poi un'organizzazione terroristica in qualche luogo del mondo riuscirà anche a procurarsi armi nucleari. Nel corso di un'intervista per la BBC, William Colby, l'ex Direttore della Central Intelligence mi ha detto: "E' altamente improbabile che oggi un'arma nucleare giunga negli Stati Uniti montata su un missile; è più probabile invece che vi giunga a bordo di una nave da carico che getta l'ancora nel porto di New York"
(16) . Nell'estate del 1985, le Autorità di sicurezza britanniche condussero un'esercitazione basata sull'ipotesi che un piccolo ordigno nucleare fosse stato fatto esplodere a Coventry nelle West Midlands
(17) . Il leader dei ribelli ceceni, Shamil Basayev, in più di un'occasione ha minacciato il ricorso ad armi nucleari, biologiche o chimiche contro Mosca o altrove in Russia nell'ambito della lotta per l'indipendenza cecena. Nel novembre 1995, Basayev annunciò di aver collocato materiale radioattivo a Mosca per dare una prova della fondatezza delle proprie minacce. Un involucro contenente cesio radioattivo venne successivamente rinvenuto in un parco di Mosca e il Servizio di Sicurezza Federale russo affermò che poteva essere stato depositato lì da separatisti ceceni
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Il problema principale di cui devono tener conto sia i Servizi d'intelligence che i loro Governi è l'atteggiamento dell'opinione pubblica: i rischi della proliferazione non verrano presi sul serio fino a quando non si verificherà una catastrofe. Attualmente, proponendo misure volte a contrastare la proliferazione non si ottengono voti. Siamo in una situazione simile a quella che precedette il disastro di Chernobyl dieci anni fà. Molti esperti occidentali che avevano studiato le centrali nucleari del Blocco sovietico erano consapevoli della loro pericolosità e del rischio concreto di incidenti nucleari, eppure prima del disastro né i Governi occidentali, né tantomeno l'opinione pubblica occidentale prestarono ascolto ai loro avvertimenti.
Purtroppo la distanza tra la percezione pubblica e le priorità dell'intelligence in un mondo multipolare rimane preoccupantemente vasta.