Il lavoro della Zubkova, di recente pubblicazione per i tipi de Il Mulino, è un’eloquente quanto interessante ricostruzione della psicologia sociale dell’URSS nel periodo che parte dalla seconda guerra mondiale per giungere fino alla morte di Stalin.
Ricercatrice nell’Istituto di Storia all’Accademia di Mosca, la studiosa ha svolto un’accurata ricerca sulla documentazione conservata presso la stessa istituzione, alla quale ha potuto avere accesso solo dopo la recente apertura degli archivi. Ha avuto l’opportunità di consultare un insieme di fonti, da quelle di natura privata, come diari e memorie (alcuni pubblicati), ad altre pubbliche, come le corrispondenze che costituiscono ormai documenti di archivio. Queste ultime raccolgono: lettere al Comitato centrale del partito comunista tra il 1945 e il 1947; lettere indirizzate alla redazione della rivista “Novyj mir” tra il 1953 e il 1957 e insieme lettere intercettate ed esaminate dalla divisione della censura militare dell’apparato statale di sicurezza, tra il 1945 e il 1946. A queste fonti se ne aggiungono altre ancor più significative, come gli studi sulla pubblica opinione condotti dagli organi di Governo.
Leggendo il libro della Zubkova, tradotto da Bruna Soravia, sono poste in dubbio alcune convinzioni diffuse durante la Guerra Fredda riguardo alle trasformazioni all’interno dell’URSS, quando dall’altra parte della cortina si pensava che esse fossero frutto solamente di lotte di potere nel partito. Scopriamo invece l’esistenza di un intreccio razionale insospettabile.
Percorrendo il filo delle trasformazioni all’interno della società russa uscita vincitrice dalla grande guerra patriottica, scopriamo che la struttura del governo e della società sovietiche rimangono in sostanza invariate nel loro assetto politico ed economico nei primi anni del dopo guerra. Il popolo vincitore, che aveva pagato prezzi enormi, non solo in termini di vite umane, per conseguire la vittoria, nutriva grandi speranze e attese.
Tuttavia la vittoria contro il nazismo, di cui Stalin si fece scudo, è stata allo stesso tempo anche l’origine del crollo del suo mito, proprio poiché le attese dei russi non potevano essere soddisfatte.
La speranza di un’apertura del regime staliniano si era rivelata infatti una pura illusione e le ambizioni di tutti gli strati sociali, contadini, popolazione urbana e intelligencija, furono totalmente disattese.
La Zubkova si occupa, dicevamo in premessa, del rapporto dei sovietici con il governo e delle iniziative politiche di questo, troppo gravose per i lavoratori, già sfiancati dalla guerra e ancora sfruttati, come lo erano i contadini nei kolchoz, aggravati anche da pesanti tasse sui prodotti agricoli.
La stessa categoria dei reduci di guerra ci dà uno spaccato di cruda realtà della vita difficile di chi, uscito dalla guerra con grandi speranze, era trattato con indifferenza e spesso con sospetto dai quadri politici, poiché portatore di conoscenze sulle condizioni migliori di vita che l’Occidente offriva.
L’intelligencija oppositrice del mal funzionamento della politica veniva com’è noto sistematicamente repressa. Furono istituiti per questo i “tribunali d’onore”, che infliggevano numerose condanne, anche alla morte, per soffocare ogni iniziativa di dissenso. Il nemico numero uno si identificava in coloro che si “genuflettevano di fronte all’Occidente”. Era quella parte dell’intelligencija che vedeva una prospettiva di miglioramento della società russa nell’accesso ai contatti internazionali e nella liberalizzazione del regime interno.
Le manifestazioni di scontento venivano da tutte le categorie sociali e la propaganda del regime volta a diffondere nelle masse la coscienza sociale non fece altro che suscitare nelle stesse masse un risveglio alla libertà di dibattito e di critica che portò in seguito al disgelo post-staliniano.
Libro di contenuto importante, basato su una vasta bibliografia, inserita nelle note a margine di ogni capitolo, offre numerosi stimoli di approfondimento su una realtà che a torto è ritenuta ormai chiarificata, mentre invece risvolti significativi possono ancora e per molti anni saranno certamente tratti dalla consultazione degli archivi che permetterà di leggere e interpretare le voci di dentro del regime staliniano.
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