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Per Aspera Ad Veritatem n.27
L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio
Pierre Lévy - Feltrinelli Editore, Milano, 1996



In questo numero della Rivista abbiamo pubblicato un interessante saggio del prof. Tonino Cantelmi. Psichiatra di chiara fama, egli si sofferma sulla realtà di Internet e sul suo impietoso fascino sulla mente umana. Dal punto di vista dello psicoterapeuta, è fondamentale confrontarsi con la realtà individuale e relazionale del nuovo homo tecnologicus. Comunque si veda la realtà del cyberspazio, qualunque sia l’interpretazione sul nuovo grande medium rappresentato da Internet, infatti, nessuno può dimenticare come il centro di questo universo sia sempre l’uomo. Almeno finora, scenari nei quali sono le macchine ad assumere il dominio della realtà sono ancora confinati alle fantasie cinematografiche del genere Matrix.
L’occasione ci è sembrata pertanto propizia per richiamare dagli scaffali un interessantissimo lavoro di Pierre Lévy, L’intelligenza collettiva che, ancorché dato alle stampe in Italia per la prima volta nel 1996, conserva una sua sorprendente attualità, occasione di ulteriori riflessioni sui cambiamenti in atto. Se la ricerca del prof. Cantelmi rifluisce nel campo della nuovissima cyberpsicologia, le intuizioni di Lévy ampliano lo spettro dell’analisi. Il dato di partenza ha tuttavia una base comune.
Per convincersene, basta leggere la domanda con la quale l’Autore francese, saggista contemporaneo e media philosopher, da anni studioso attento delle nuove tecnologie della comunicazione, apre la sua analisi.
Niente è più prezioso dell’umano. L’umano è fonte delle altre ricchezze, criterio e portatore di ogni valore. Che cosa sarebbe un bene se non fosse provato, apprezzato, immaginato da nessun membro della nostra specie?
Le intuizioni di Lévy vanno d’altro canto ben al di là della rivoluzione tecnologica come fatto materiale. Ciò che interessa è l’implicazione culturale, il globale mutamento di civiltà che ne deriva. Almeno due aspetti hanno caratterizzato, secondo l’Autore, il mondo dell’information technology degli ultimi anni.
Da una parte, il consistente abbattimento dei costi complessivi delle comunicazioni, sia per quanto riguarda Internet che in relazione ai sistemi cellulari e satellitari.
Dall’altra, la profonda modificazione delle modalità spazio-temporali attraverso le quali gli scambi di informazioni hanno luogo. La possibilità di comunicare a basso costo, in tempo reale e da luoghi diversi e distanti ha favorito lo sviluppo di una mente virtuale, una sorta di intelligenza collettiva appunto, dalla quale scaturiscono modi di pensare, tendenze, orientamenti sociali del tutto nuovi.
L'intelligenza collettiva, modello di apprendimento cooperativo, consente di approdare a forme di "democrazia in tempo reale" attraverso uno scambio continuo di conoscenze unito ad un ininterrotto processo di mediazione e ridefinizione di valori.
L’Autore ritiene in effetti – e ce n’è abbastanza, ci pare, per una riflessione di ampia portata che coinvolge problemi chiave dell’organizzazione sociale e politica – che il grande potenziale offerto a partire dagli anni ’60 dalla comunicazione, tramite la rete informatica, non abbia ancora raggiunto mete importanti di consolidamento. Sarebbe allora necessario, continua Lévy, dare impulso ad una sorta di progettualizzazione dell’intero feno-meno volta a favorirne gli aspetti che investono i legami interpersonali e la solidarietà sociale.
È d’altro canto fondamentale, secondo Lévy, che una simile evoluzione, in quanto caratterizzata da vertiginosa rapidità, sia accompagnata da un adattamento costante da parte di ciascuno di noi. Il messaggio centrale del lavoro di Lévy può essere letto anche come una sorta di avvertimento ad istituzioni e governi a non confrontarsi con la rivoluzione tecnologica in modo passivo, solo per adattarsi al suo impatto. L’approccio culturale va rovesciato, trasformato in positivo, deve divenire progetto condiviso di una società nuova, intelligente appunto.
D’altra parte, il più importante movimento di contestazione dell’ultimo decennio, quello antiglobalizzazione, sembra aver percorso una strada parallela, utilizzando diffusamente lo strumento della Rete per comunicare ed organizzarsi, tentando di sperimentare al suo interno una qualche forma di democrazia che passa attraverso le potenzialità rese disponibili da Internet.
In ogni caso, le conseguenze di tale radicale trasformazione comporteranno profondi cambiamenti.
Va da sé che solo scelte oculate e sapienti porteranno a nuovi orizzonti di cui si intravedono per ora solo i contorni.



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