Il lavoro di Enrico Letta, pubblicato quest’anno per i tipi de Il Mulino, propone una panoramica del processo di integrazione europea visto nella prospettiva del progressivo ampliamento dei confini dell’Unione.
Da un piccolo nucleo, formato da sei paesi “fondatori”, l’Europa si prepara ad approdare ad una nuova mappa i cui confini si estenderanno dal Circolo polare artico al Mar Nero, con al suo interno ben 25 nazioni.
L’Autore, che com’è noto ha ricoperto per tre volte la carica di Ministro nei governi italiani, sviluppa il suo ragionamento richiamando i passaggi essenziali della vita dell’Unione, utilizzando come spartiacque la data del 1989, che ha significatamente modificato l’assetto del continente.
Secondo l’Autore il processo di allargamento ha costituito e costituisce una costante della vita dell’Unione.
Infatti, il periodo che va dal Trattato di Roma del 1957 fino all’abbattimento del muro di Berlino ha già visto altri allargamenti dell’Unione. Nel 1973, si aggiungono ai sei paesi costituenti la Gran Bretagna, l’Irlanda e la Danimarca. Nel 1981 entra la Grecia. Il 1986 è l’anno della Spagna e del Portogallo. Infine, nel 1995, Svezia, Austria e Finlandia.
Pertanto, ciò che nel 2004 accadrà rispetto ai Paesi che saranno parte dell’Europa e, ancora, per gli altri Paesi negli anni successivi, non rappresenta altro che la naturale conseguenza di un processo.
Processo che, ovviamente, non sarebbe potuto giungere in porto senza l’avvenimento epocale dell’implosione del sistema sovietico e dei Paesi ad esso collegati.
A distanza di un decennio è più chiaro il significato di quei fatti, che sono andati ben oltre la riunificazione della Germania e la fine della Guerra Fredda.
La transizione verso un’economia di mercato, per gli Stati appartenenti all’ex blocco orientale, ha di fatto messo in moto la naturale propensione ad essere parte dell’Europa, che difatti si trova alla vigilia di uno storico allargamento, in gran parte verso Est.
Che tale allargamento rappresenti una svolta di proporzioni storiche è intuitivo.
Basta scorrere i nomi delle nazioni che entreranno a far parte dell’Unione dei venticinque per capire la rilevanza dell’evento, anche in relazione alle persone che saranno coinvolte, circa ottanta milioni di nuovi cittadini europei.
Ciò premesso, è utile sottolineare che l’interesse dell’Autore segue due principali filoni di approfondimento.
Il primo, teso ad evidenziare gli elementi di novità delle procedure adottate (negoziati di adesione) e dei parametri richiesti per consentire l’ingresso di nuovi Paesi. Infatti, disposizioni vincolanti sono destinate a condizionare le scelte di politica interna soprattutto in materia economica, finanziaria, sociale ed in materia di diritti fondamentali.
Data l’eredità storica dei Paesi dell’est europeo, il rispetto di tali condizioni rappresenterà una straordinaria opportunità per quelle comunità di lasciare alle spalle definitivamente un’epoca ormai superata.
Il secondo filone di approfondimento, pone con enfasi il problema dell’assetto istituzionale della nuova Unione europea, la quale per ben funzionare avrà urgente necessità di opportune riforme, che dovranno, peraltro, inserirsi nel quadro della nuova Costituzione in corso di approvazione da parte della Conferenza intergovernativa.
Giunta in porto la fase di allargamento a venticinque, resteranno sul tavolo i problemi non risolti relativi a quei Paesi che non hanno maturato per tempo le condizioni richieste in questa fase.
Letta si sofferma sul caso della Turchia, della Romania e della Bulgaria.
Inoltre considera il problema del nodo irrisolto della divisione presente a Cipro e quello riguardante l’enclave russa di Kalinigrad.
Ulteriore argomento di analisi è la questione relativa ai rapporti tra cittadini e istituzioni comunitarie.
L’avvento dell’euro, l’allargamento e le nuove riforme in via di approvazione, susseguitisi in così breve tempo e su questioni di così largo impatto, rischiano di non essere capite fino in fondo dai cittadini, allontanandoli dalla politica.
Occorre scongiurare l’ipotesi che nella ormai numerosa popolazione europea si affermi disinteresse e scarsa partecipazione.
Quello che Letta si augura, in questo senso, è che la Conferenza intergovernativa sappia percepire tale disagio e individuare soluzioni nuove e convincenti.
Il testo è corredato da utili tabelle, alcuni grafici e un glossario.
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