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Per Aspera Ad Veritatem n.26
Una Spia a Roma

Peter Tompkins - Il Saggiatore Editore, Milano 2002



Impreziosita dalla prefazione del Presidente emerito della Corte Costituzionale, prof. Vassalli, la ristampa del libro di Tompkins (la cui prima edizione venne pubblicata nell’ormai lontano 1962) ha il grande merito di richiamare alla memoria (e forse far conoscere ai più) una pagina poco nota ma certamente importante della guerra di liberazione.
Per oltre quattro mesi (dalla fine di gennaio ai primi di giugno del 1944) l’Autore, all’epoca agente del neonato O.S.S. statunitense, condusse in prima persona una pericolosa missione a Roma creando, praticamente dal nulla, una rete spionistica che, avvalendosi soprattutto di patrioti di ispirazione socialista, contribuì ad una delle più efficaci operazioni d’intelligence dell’O.S.S. nel corso dell’intera seconda guerra mondiale. La quantità e qualità delle informazioni raccolte e trasmesse dalla rete di Tompkins si rivelò infatti essenziale per le sorti della guerra in Italia, pur se il fine originario della missione non venne raggiunto.
Nelle intenzioni dei suoi ideatori, infatti, l’azione di Tompkins doveva creare le premesse per un’insurrezione partigiana che avrebbe contribuito a liberare Roma (che, nel frattempo, doveva essere velocemente raggiunta dagli alleati, sbarcati ad Anzio il giorno dopo l’arrivo dell’Autore a Roma).
Contrariamente ai piani, però, l’insurrezione di Roma non ci fu e, soprattutto, la via della Capitale non venne aperta dalle truppe alleate della testa di ponte di Anzio che, anziché puntare con immediatezza sulla Capitale sfruttando la sorpresa (isolando peraltro le truppe tedesche attestate sulla linea Gustav) riuscirono a tenere le posizioni di fronte alla tardiva ma veemente reazione tedesca solo grazie allo splendido lavoro di Tompkins e dei suoi.
In altre parole, la missione di Tompkins venne modificata completamente dal corso degli eventi, divenendo essenziale perché solo grazie ad essa le truppe alleate furono messe in condizione di conoscere in anticipo e quindi contrastare tutte le azioni nemiche volte a ricacciarle in mare. Il capo di Stato maggiore di Kesserling, Gen.le Westphal, scrive al riguardo che il fallimento del tentativo tedesco di eliminare la testa di ponte sbarcata sul litorale laziale si doveva principalmente all’efficienza del sistema informativo alleato ed alla contemporanea debolezza di quello germanico.
Con stile asciutto, quasi che le vicende narrate non lo riguardassero in prima persona, Tompkins rievoca con straordinaria precisione gli eventi di una missione che, iniziata il giorno prima dello sbarco alleato per una durata presunta di alcuni giorni, si prolungò per ben quattro mesi, nel corso dei quali l’Autore ebbe modo di confrontarsi con le diverse anime della resistenza italiana, assai ben illustrate nel libro.
La narrazione è peraltro talmente avvincente da poter indurre il lettore nell’erronea sensazione di leggere un romanzo d’avventura e non una cruda cronaca di guerra, dove i fatti raccontati sono veri, le tragedie personali anch’esse purtroppo vere, così come vere sono le rivalità (tra uomini, tra Servizi segreti alleati, tra organizzazioni della Resistenza) foriere di tanti lutti, nonché ritardi, nel raggiungimento della vittoria finale.
Leggendo il testo in controluce emerge infatti la guerra strisciante tra il Servizio inglese ed il neonato Servizio statunitense, così come tra le forze della Resistenza di ispirazione monarchica e quelle legate al C.L.N.
Sotto un profilo più tecnico, proprio di una rivista che tratta temi dell’intelligence, non si può fare a meno di notare come molti dei giudizi e delle valutazioni che l’Autore esprime a proposito del mondo dello spionaggio siano ancora oggi, a distanza di oltre cinquant’anni, assolutamente attuali.
Come non convenire infatti sulla constatazione che tra i compiti più delicati dello spionaggio siano da considerarsi la valutazione delle informazioni – che talvolta (per mancanza del tempo necessario all’acquisizione di riscontri) costringe l’agente ad affidarsi al suo intuito – ed il prestare fiducia ad un collaboratore che ci chiede di credere nelle rivelazioni di una sua fonte la cui identità, però, per ragioni pratiche e psicologiche, è opportuno sia a conoscenza solo del suo contatto. Anche la notazione, invero piuttosto polemica, che nello spionaggio è a volte più difficile fare utilizzare le proprie informazioni che non procurarsele, appare senza dubbio attuale.
Incisivi sono ancora quei giudizi secondo i quali essenziali per un buon servizio informazioni sono la rapidità nelle comunicazioni (una notizia importante trasmessa in ritardo è inutile) e non esagerare (alternandole) le notizie.
Il lavoro di Tompkins può anche essere letto come la vittoria dell’humint sulla sigint (seppure dell’epoca), laddove l’Autore, con molto stile, ricorda come il segretissimo sistema di decifrazione ULTRA fornì le informazioni sui piani tedeschi con ben due giorni di ritardo rispetto ai messaggi inviati dalla rete spionistica che agiva a Roma, dietro le linee nemiche. Una notazione, questa, su cui forse sarebbe opportuno riflettere, soprattutto in tempi in cui appare eccessiva l’enfasi che i media dedicano ai sistemi elettronici di spionaggio.
Un gran bel libro, quello di Tompkins, sia sotto il profilo storiografico che dello spaccato di un mondo, quello dello spionaggio, spesso romanzato persino in taluni lavori che vengono accreditati come scientifici.Last but not the least «Una Spia a Roma» è un libro dedicato al coraggio (sia dei pochi nomi citati che dei tanti ignoti che con il loro lavoro hanno contribuito alla missione di Tompkins) ed all’eroismo di quanti, in uno dei periodi più bui della ragione umana, seppero mantenere vivo il valore dell’onestà e della dignità. Più di qualunque commento è, al riguardo, incisiva la prosa essenziale della relazione di servizio di un agente di P.S. che rievoca il calvario cui venne sottoposto uno dei membri dell’organizzazione di Tompkins, il Ten. Giglio, al cui eroismo il libro è dedicato.



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