Il Centro Gino Germani di studi comparati sulla modernizzazione e lo sviluppo è da tempo promotore, tra le altre attività, di seminari e conferenze a livello nazionale e internazionale, non di rado riferiti a temi ed argomenti di grande interesse per il mondo dell'intelligence.
È proprio questo il caso, da ultimo, del Convegno di Priverno su L'intelligence nel XXI secolo, incontro che ha visto, con il contributo degli altri enti promotori, tra i quali il CEAS, Centro Alti Studi per la lotta al terrorismo e alla violenza politica, presieduto dal Sen. Maurizio Calvi, un'adesione e un successo senza precedenti. Il tema, d'altro canto, come può evincersi dalla lunga lista degli illustri partecipanti, relatori a vario titolo sui più diversi aspetti dell'intelligence nel mondo contemporaneo (dall'intelligence economica alla rivoluzione delle fonti aperte, dall'information warfare alla business intelligence, dai nuovi scenari geopolitici alle minacce transnazionali), era ex se idoneo a stimolare la curiosità intellettuale e la passione per l'approfondimento tanto più giustificati quanto ampia è stata la platea internazionale degli intervenuti, portatori delle esperienze e degli approcci culturali più diversi.
A ben vedere, pur collocato temporalmente prima del vero e proprio spartiacque dell'undici settembre, il Convegno ha espresso tematiche, per esempio con riferimento alla minaccia terroristica internazionale (Karmon e Mini, tra gli altri), di ampio e quasi profetico spessore.
Lo stesso scenario in trasformazione dell'attività di intelligence, che dopo gli attentati di Al Qaid'a ha messo a fuoco una sua ritrovata strategicità, è stato posto in simbiosi, nelle pagine degli autorevoli intervenuti, con la necessità di cambiamento delle comunità d'intelligence, in relazioni a numerosi fattori posti in chiara evidenza, ad esempio, proprio da Luigi Sergio Germani nel saggio introduttivo che ha fissato quesiti e obiettivi della Conferenza. Certamente Priverno può essere considerato, se non un punto di partenza, un formidabile salto di qualità per la crescita della cultura dell'intelligence nel nostro Paese, che ha seguito un'intuizione felice e condivisibile, quella cioè di porre intorno allo stesso tavolo attori diversi per ruoli, competenze, professionalità, in una logica pluralista che non può non produrre risultati fecondi. Infatti, quando questa Rivista sarà nelle mani del Lettore, altre iniziative avranno visto il Castello di San Martino, sullo slancio del successo ottenuto nel
febbraio del 2001 (che speriamo agisca come moltiplicatore per esempio per le Università), quale centro di interessanti iniziative nel campo di studi che ci interessa. Che non mancheremo, ovviamente, di commentare. Per ora, ci sentiamo di consigliare a tutti coloro che a vario titolo vedono l'intelligence come riferimento dei propri interessi professionali o anche solo culturali di conservare il volume nella propria libreria; le occasioni di frequente consultazione non mancheranno.
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