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Per Aspera Ad Veritatem n.22
Sulla nostra pelle. Mercato globale o movimento globale?

Noam CHOMSKY - Marco Tropea Editore, Milano, 1999



Noam CHOMSKY, celebre linguista, è uno degli intellettuali nordamericani più impegnati e discussi degli ultimi anni. Le sue opere e il suo engagement sono strettamente legati allo svilupparsi dell'eterogeneo movimento no-global del quale può considerarsi, insieme ad altri intellettuali, uno dei principali ispiratori.
Nelle opere di Chomsky, radicale è la critica al sistema di produzione e distribuzione delle risorse nell'organizzazione economica così come si è andata affermando nei paesi sviluppati, in particolare di matrice anglosassone, e a come tale modello sia stato “esportato” nei paesi del Terzo Mondo, a totale vantaggio dei primi, nell'opinione dell'Autore, e a detrimento dello sviluppo dei secondi.
“Sulla nostra pelle” è un'opera dedicata, in particolare, ad una profonda ed articolata critica alla cd. “dottrina neoliberista” ed offre, al di là della radicalità di alcune posizioni, spunti di riflessione utili nel dibattito che attraversa la politica e l'economia nel nostro tempo.
Con il termine neoliberismo Chomsky intende riferirsi ad “un insieme di principi fondati sulla centralità del mercato”, che vanno dall'esaltazione della liberalizzazione dei commerci e della finanza, all'importanza del raggiungimento della cd. “stabilità macroeconomica” - caratterizzata in primo luogo dall'assenza di inflazione - all'esistenza di uno Stato che, formalmente, deve intervenire il meno possibile nel sistema economico.
L'adozione di simili principi ha prodotto un effetto profondo su quello che Chomsky definisce “ordine globale” determinando, a Suo avviso, effetti estremamente negativi sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, ai quali sostanzialmente tali principi sono stati imposti come vie per il progresso.
La tesi di fondo è che le organizzazioni ispirate al neoliberismo siano caratterizzate da una concentrazione di potere decisionale in pochi e potenti gruppi economici in grado di controllare le decisioni politiche e di determinarle a proprio vantaggio. Saremmo in un mondo, secondo Chomsky, governato da pochi e per pochi, senza il reale assenso e nessuna consapevolezza da parte dei molti. Gli effetti sociali di tale ordine globale transnazionale sono il venir meno di tutta una serie di garanzie e tutele per la maggioranza dei cittadini, quali ad esempio la disponibilità e la possibilità di accesso alle strutture educative e sanitarie, con scarso ascolto e considerazione per le istanze sindacali o le necessità ambientali.
Ciò avviene tanto più facilmente, secondo l'Autore, quanto più la maggioranza dei cittadini viene tenuta all'oscuro delle principali tematiche che li riguardano e che hanno invece un impatto diretto sulla loro vita quotidiana. Chomsky parla di una democrazia senza consenso, nella quale i governati non sono in grado di esercitare il controllo sui governanti che li dovrebbero rappresentare e che dovrebbero tutelare i loro interessi. E ciò è particolarmente evidente in paesi come gli Stati Uniti nei quali il tasso di partecipazione alle elezioni è estremamente basso ad indicare come gli stessi cittadini non credano più in tale possibilità come strumento per indirizzare le scelte politiche per il futuro. In particolare, secondo Chomsky, sotto questo profilo non sussiste alcuna differenza tra la piattaforma elettorale del Partito Repubblicano e quella del Partito Democratico, essendo comunque entrambi espressione degli interessi di potentati economici cui è sostanzialmente riconducibile il reale potere decisionale. In tale contesto, la stampa, i network, il mondo dell'informazione nel suo complesso svolgono di fatto un ruolo di sostegno a tali organizzazioni.
Il messaggio fondamentale che emerge da questo studio, come del resto da altre opere di Chomsky, è che è necessario che i cittadini si riapproprino della politica, che si adoperino affinché sia sempre meno possibile escluderli dalla conoscenza delle questioni che li riguardano direttamente. In tal senso, interessante è il riferimento alle asserite trattative segrete, poi fallite, portate avanti dal governo americano per la conclusione del Multilateral Agreement on Investment con il tentativo del Presidente Clinton di far approvare una legge che istituiva la cd. “corsia preferenziale”, che sostanzialmente consentiva al governo, secondo l'Autore, di concludere accordi commerciali di libero scambio al di fuori del controllo del Congresso e senza necessità della sua approvazione.
Quello che è stato creato, quindi, non è, secondo Chomsky, come si vuol far credere, il migliore dei mondi possibile e tanto meno l'unico. L'invito è quello di cercare e proporre, secondo un'ispirazione di tipo quasi militante, un modello alternativo.



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