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Per Aspera Ad Veritatem n.20
Profili giuridici dei nuovi media

Alfonso Contaldo - CEDAM, 1999





"Le tecnologie dell'informazione evidenziano uno dei tratti caratteristici delle moderne democrazie". Questo l'assunto che l'Autore offre proprio all'inizio del suo testo e che ci sembra utilissimo per definire i tratti identificativi del lavoro che, seguendo lo sviluppo della tecnologia nel campo dei media, affronta i diversi profili d'interesse giuridico che proprio l'evolversi di quella tecnologia impone.
Nell'esposizione dell'Autore trova quindi posto un utilissimo richiamo all'evoluzione normativa nel settore televisivo, non privo peraltro di alcune curiosità, almeno per chi non può vantare già una certa conoscenza della materia, quale ad esempio la constatazione che, sin dal 1924, con la prima regolamentazione del settore dei media, viene introdotto il sistema concessorio.
Ancor più utile appare il richiamo alla significativa giurisprudenza costituzionale che, basandosi in un primo momento sulla presunta limitatezza delle frequenze disponibili e facendo quindi leva sul possibile potere condizionante del mezzo televisivo, ha in estrema sintesi fondato le proprie decisioni riguardanti la possibilità per i privati di disporre di mezzi di telecomunicazione.
Estremamente puntuale appare poi l'esame che l'Autore compie delle singole problematiche afferenti al mondo dei nuovi media. In rapida successione e con metodologia prettamente scientifica, vengono infatti analizzate le problematiche giuridiche riguardanti la pay-tv, la tv via satellite, il teletext, la tv via cavo ed il video on demand, fornendo così al lettore un quadro di riferimento completo, ancorché certamente non esaustivo, dell'intera offerta nel campo dell'informazione.
Non manca poi, in questa sorta di pratico manuale giuridico dei nuovi media, un rapido cenno alle legislazioni straniere, in particolare europee e statunitense. Il lettore scopre così che l'approccio del legislatore italiano, che ha inquadrato sin dall'inizio l'attività televisiva nella categoria del servizio pubblico, è stato adottato praticamente nella totalità degli ordinamenti europei, a differenza di quanto invece accaduto negli Stati Uniti.
Tratto comune delle legislazioni europee è stato perciò il mantenimento per molto tempo di un rigido monopolio statale nel settore e l'imposizione, ai concessionari incaricati di gestirlo, di un complesso di obblighi diretti a garantirne la funzionalità all'interesse collettivo. Quando poi si è passati, negli anni ottanta, ad un sempre più marcato pluralismo nel settore, l'Autore nota che "sono stati imposti ai privati più o meno i medesimi vincoli che in precedenza gravavano sui monopolisti".
E, sempre volgendo l'attenzione agli aspetti di diritto comparato, l'Autore nota infine che quando è venuto definitivamente a cadere l'argomento della limitatezza delle frequenze (dato il crescente, veloce sviluppo delle nuove tecnologie che rendono di fatto illimitate le possibilità di accesso alla telediffusione), il ricorso allo strumento dell'antitrust è apparso, un po' in tutta Europa, la soluzione ottimale per "impedire il formarsi di posizioni di monopolio od oligopolio in un settore nel quale si ritiene che il pluralismo dell'offerta continui ad essere un obiettivo prioritario".
Un testo molto interessante quindi che, senza proporre tesi precostituite, si offre quale utile strumento di approccio a problematiche che oggi appaiono indissolubilmente legate allo sviluppo della democrazia.



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