L'azione dei Servizi a tutela della sicurezza nazionale si è concretizzata in una strategia di contrasto globale, attuata secondo modalità operative flessibili, che hanno consentito di fronteggiare ogni tipo di minaccia diretta verso i settori più vulnerabili del Paese.
Il periodo è stato caratterizzato, in ambito nazionale, dall'avvio della legislatura e da un confronto dialettico assai vivace fra le parti sociali, collegato al programma governativo di risanamento del debito pubblico e di ripresa economica. In campo internazionale, le situazioni di crisi che persistono in taluni Paesi del bacino del Mediterraneo hanno continuato a ripercuotersi negativamente sul nostro territorio.
L'eversione, senza raggiungere livelli di particolare pericolosità, si è manifestata attraverso attività di propaganda, turbative dell'ordine pubblico ed episodi di natura terroristica, sia pure di scarso spessore; altri episodi, che hanno provocato momenti di forte tensione sociale, hanno costituito occasione per strumentalizzazioni di vario tipo.
Il fenomeno immigratorio ha, come in passato, propiziato episodi di intolleranza razziale da parte di oltranzisti.
La criminalità organizzata ha continuato a lanciare segnali intimidatori nei confronti delle Istituzioni, nell'intento di incidere sulla determinazione degli Organi di contrasto, pur senza dar luogo a fatti delittuosi di particolare risonanza; il mancato compimento di azioni violente è soprattutto dovuto ad un'efficace attività di prevenzione che ha, tra l'altro, consentito di acquisire tempestive evidenze informative su progetti criminali contro magistrati e collaboratori di giustizia.
L'esperienza pluriennale, maturata dal nostro Paese nella lotta alla criminalità organizzata, ha affinato un valido dispositivo anticrimine, la cui efficacia è stata riconosciuta nel contesto della Conferenza Mondiale sul crimine organizzato, tenutasi a Napoli in novembre.
In tema di destabilizzazione, acquista sempre maggiore consistenza un'attività diversificata, caratterizzata da iniziative minatorie e di disinformazione, e tesa forse ad ingenerare allarme indiscriminato, con evidenti finalità di disorientamento dell'opinione pubblica. Tale fenomeno, solo in parte riconducibile a settori eversivi e criminali, appare, in alcuni casi, emanazione di logiche ostili ma di non facile individuazione.
A livello economico-finanziario si sono registrati alcuni episodi di turbativa dei mercati finanziari e valutari; l'attività "intelligence" non ha evidenziato motivazioni diverse da quelle meramente speculative.
L'apparato informatico nazionale, a conferma di una minaccia già segnalata, è stato oggetto di episodi di violazione e di illecita utilizzazione.
Permane il fenomeno dell'immigrazione clandestina verso il nostro territorio, con i conseguenti riflessi di degrado e di aumento della criminalità. Con l'ampliarsi delle comunità straniere aumenta la presenza di elementi legati a settori del radicalismo islamico, che, spesso, fungono da supporto logistico ai gruppi di opposizione armata presenti nei Paesi d'origine.
In Alto Adige, pur in assenza di iniziative violente, non sono mancati fermenti ispirati da ambienti estremisti d'oltre confine, per tenere vive istanze separatiste.
a. Attività dell'ultrasinistra
L'antagonismo di sinistra ha manifestato un accresciuto attivismo, finalizzato a creare un clima di tensione, con la riproposizione di forme radicali di lotta e con il tentativo di inserirsi nella protesta studentesca per pilotarne i fermenti.
L'area appare proiettata alla ricerca di più ampi contesti di aggregazione intorno alle varie tematiche emergenti ed al ricorso allo strumento informatico, del quale vengono enfatizzate le potenzialità di diffusione propagandistica e di coordinamento delle iniziative in tempo reale, anche oltre i confini nazionali.
Si è accentuata la determinazione a creare occasioni di mobilitazione contro il Governo e la sua politica economica, individuati come principali obiettivi di contestazione, allo scopo di favorire la progressiva costituzione di un "fronte" di opposizione sociale.
Il persistere della delicata congiuntura politico-economica potrà indurre ad ulteriori tentativi per coinvolgere, in analoghe iniziative, altre fasce sociali che finora hanno rifiutato di aderire ad istanze ispirate dall'oltranzismo ideologico.
L'attivismo dell'ultrasinistra è stato sostenuto da una propaganda intensa che ha assunto, in più casi, toni particolarmente aspri. Significativa, al riguardo, la comparsa, in concomitanza con manifestazioni studentesche, di volantini recanti il simbolo delle "Brigate Rosse"; i residui fautori del terrorismo continuano a dare segnali di presenza con la sporadica diffusione di documentazione clandestina, che sostiene la necessità del confronto violento con le Istituzioni quale motivo aggregante delle varie componenti dell'eversione.
La situazione politico-sociale del Paese potrebbe anche determinare, in presenza di favorevoli contingenze, l'adozione, da parte delle frange eversive, di iniziative violente, per rilanciare strategie rivoluzionarie; al riguardo, sintomo da non sottovalutare è la serie di attentati, anche se di basso profilo, verificatisi prevalentemente nell'Italia centrosettentrionale che, fin dall'estate, hanno interessato numerosi obiettivi, in gran parte riferibili alla compagine governativa, con il corollario di altre iniziative aventi finalità intimidatorie. Convergenti acquisizioni informative hanno invece indotto a ritenere probabile una matrice anarchico-oltranzista, in collegamento con gli ambienti più radicali dell'ultrasinistra, per gli attentati perpetrati nell'estate scorsa contro sedi della grande distribuzione commerciale.
È in quest'ottica che si va manifestando la tendenza ad incrementare relazioni con omologhe organizzazioni europee - suscettibili anche di sbocchi operativi - nel quadro della comune avversione al "sistema capitalista". Potrebbe costituirne conferma l'attentato dinamitardo al Consolato italiano di Marsiglia del 12 dicembre '94, avvenuto in concomitanza con la visita in Francia del Presidente del Consiglio e poi rivendicato da un gruppo anarchico locale.
b. Attività dell'ultradestra
Nel settore, caratterizzato dalla disomogeneità delle varie componenti, permane una fase di sostanziale crisi ideologica ed operativa, anche a motivo dell'azione di contrasto che ne ha fortemente limitato gli ambiti di manovra; elementi e gruppi oltranzisti proseguono tuttavia nel tentativo di ricercare basi di consenso, specie tra le fasce giovanili, per il rilancio di una strategia unitaria.
L'attività di proselitismo appare indirizzata, in primo luogo, verso quegli ambienti connotati da una radicata consuetudine a praticare forme di violenza indiscriminata.
I gruppi maggiormente disponibili a recepire tale messaggio risultano essere gli "skinhead", ove, accanto ad una embrionale ideologia, convivono pulsioni meramente delinquenziali. Vari episodi ne hanno ribadito la marcata propensione all'intolleranza razziale ed all'aggressività verso ogni espressione ritenuta pregiudizialmente "ostile".
Gli stessi fatti di teppismo, verificatisi in occasione di manifestazioni sportive, dimostrano la propensione ad organizzare azioni di violenza, al di fuori di qualsiasi apparente motivazione politica.
Il coinvolgimento, sempre più frequente, in attività delittuose - specie rapine, traffici di droga e di armi - di personaggi con passate esperienze terroristiche, testimonia la persistente osmosi con la criminalità. Il fenomeno viene seguito con attenzione, soprattutto con riferimento ai legami, a livello internazionale, emersi in occasione di talune operazioni di polizia.
La pubblicistica di settore continua a dimostrare particolare interesse per le teorie antisemite, per la propaganda anti-USA per l'instaurazione di contatti con omologhe realtà in ambito europeo e per l'incremento della diffusione delle tematiche proprie dell'integralismo islamico.
Le numerose conversioni di estremisti alla religione musulmana e la ricerca di contatti, anche all'estero, con ambienti integralisti, inducono a ritenere che il settore cercherà di accentuare questa "ispirazione" islamica per trovare nuovi sbocchi e nuovi motivi di aggregazione.
A tale riguardo, si fa concreto il rischio che i soggetti più impegnati possano essere cooptati per finalità contrarie alla sicurezza nazionale.
a. Linee di tendenza ed attività interessate dal fenomeno
Le organizzazioni criminali, al momento attuale, sembrano aver rivolto la loro attenzione soprattutto al contenimento di ulteriori defezioni disgregatrici.
L'azione dello Stato, cresciuta anche qualitativamente con il ricorso a criteri di più efficace e tempestivo impiego di risorse umane e tecniche, ha ridotto la capacità di iniziativa della mafia.
Le organizzazioni mafiose, in particolare "cosa nostra", denunciano un persistente disagio conseguente sia alla difficoltà per i capi mafia ristretti in carcere di impartire direttive, sia alla progressiva limitazione di movimento per quei latitanti di spicco che, verosimilmente, trovano rifugio nelle zone di origine: l'omicidio del figlio di un esponente di "cosa nostra" e la mancanza di evidenti azioni di ritorsione al riguardo sembrano confermare il clima di incertezza che regna in questo momento all'interno della struttura criminale ove, pur nel tentativo di ricerca di nuovi equilibri, prevale un atteggiamento di prudenza.
Considerata la struttura dell'organizzazione, altri ed eventuali vuoti di rilievo potrebbero incidere ulteriormente sull'intero assetto organizzativo della stessa.
Anche gli sviluppi del "pentitismo" vanno accelerando lo sfaldamento delle associazioni mafiose, sovvertendo i principi di affidabilità e fedeltà degli adepti, nonché la loro impermeabilità.
Ulteriore contributo di contrasto al crimine organizzato sarà il mantenimento, per altri quattro anni, della carcerazione differenziata per i soggetti più pericolosi, il regolamento di attuazione della normativa concernente i cd. "pentiti" e l'integrazione legislativa in materia di sequestro e confisca dei beni di illecita provenienza.
Del pari, soltanto la cattura degli esponenti mafiosi ancora latitanti consentirà di ridurre l'elevato potenziale criminale ed il pericolo di compimento di atti eclatanti da parte di chi intende confermare la propria guida o di chi cerca di emergere come forza alternativa.
Il ricorso ad iniziative diversificate quali l'avvio di campagne di disinformazione, la creazione artificiosa di "casi" clamorosi e la delegittimazione dei pentiti, potrà rappresentare un altro campo di azione futura, mentre evidenze informative confermano l'esistenza di progetti di natura intimidatoria anche da parte delle componenti delinquenziali campane, calabresi e pugliesi.
Sul piano internazionale, lo scenario offerto da alcuni Paesi dell'Europa orientale - caratterizzato da laceranti crisi sociali, da conflitti etnici, da instabilità politica e da economie non più pianificate, ma non ancora a livello di pieno e libero mercato - si presenta, al momento, come il terreno più fertile per iniziative delle organizzazioni criminali operanti nel nostro territorio, sia per la conduzione delle più diverse attività illecite, sia per la ricerca di più remunerativi insediamenti.
Il settore economico-finanziario determina le maggiori preoccupazioni: oltre alla difficoltà di taluni governi stranieri di arginare il fenomeno del riciclaggio, si rivela l'interesse delle organizzazioni criminali verso quegli Stati disposti a concedere regimi di favore fiscale e di anonimato finanziario a soggetti non residenti.
Molteplici sono le associazioni delinquenziali dell'Europa orientale in grado di costituire un'efficace rete sul continente. Fra tutte, si impone la cd. "mafia russa" per risorse e specifiche capacità che ne fanno intravedere un ruolo emergente, a livello mondiale, accanto alle organizzazioni più note, mentre si colgono segnali certi di contatti tra "mafia russa" e "cosa nostra" e risultano altresì confermati collegamenti tra "sacra corona unita" e realtà criminali operanti nell'ex Jugoslavia.
Si va poi delineando una presenza sempre più massiccia sul nostro territorio di sodalizi provenienti dall'area balcanica, nonché delle organizzazioni criminali cinesi dedite prevalentemente all'ingresso clandestino di cittadini asiatici.
Un tale quadro d'insieme non consente di prevedere - per lo meno nel breve periodo - un'inversione di tendenza nella crescita del crimine a livello internazionale; il ridimensionamento del fenomeno potrebbe verificarsi soltanto se, alle raccomandazioni conclusive della Conferenza mondiale ministeriale sul crimine organizzato, seguiranno, sul piano internazionale, interventi concreti per approntare un più efficace sistema di contrasto.
b. Strategia di contrasto-azione dei Servizi
L'azione del SISDe si è concretizzata nell'invio agli Enti interessati di 234 informative, molte delle quali, trovando riscontro nella successiva attività di polizia giudiziaria, hanno consentito l'arresto di 180 persone - di cui 45 per associazione di tipo mafioso, 76 per droga, 6 per detenzione di armi e 53 per altri reati - l'emissione di 75 provvedimenti restrittivi nei confronti di persone già detenute, l'arresto di 20 latitanti e la denuncia di 164 persone per reati vari. Il contributo del Servizio ha, inoltre, consentito alle Forze dell'ordine il sequestro di armi, stupefacenti e refurtiva di vario genere.
L'attività del SISMi, protesa a contrastare il crimine organizzato nelle sue proiezioni internazionali, ha soprattutto riguardato l'acquisizione di notizie su traffici illeciti, all'estero, di sodalizi criminali italiani, con particolare riferimento al commercio di armi ed esplosivi con l'Est europeo ed il Medio Oriente in direzione dell'Europa. In campo finanziario, sono stati oggetto di attenzione i canali del riciclaggio, orientati soprattutto verso alcuni Paesi europei e dell'Estremo Oriente, e l'immissione di titoli falsificati sui mercati internazionali. Il Servizio ha, inoltre, proseguito nell'attività di localizzazione dei latitanti all'estero e di monitoraggio delle organizzazioni che gestiscono l'immigrazione clandestina.
Tale attività si è concretizzata nell'invio di 213 segnalazioni, compendiate in 64 informative, ad Organismi ed Enti istituzionalmente preposti all'azione investigativa.
Il contributo tecnico-operativo ed informativo fornito dal Servizio ha consentito, fra l'altro, l'arresto di alcuni latitanti di spicco. Sono state altresì acquisite notizie circa la progettazione di un attentato ai danni di un magistrato, attribuibile ad un gruppo criminale pugliese.
a. Immigrazione clandestina
I flussi di immigrazione clandestina, specie quelli provenienti dall'Est europeo e da Paesi nordafricani, si mantengono su livelli costanti e sollevano una serie di problematiche connesse all'obiettiva difficoltà di integrazione - nel tessuto sociale nazionale - di comunità straniere sempre più numerose.
Alla luce di alcuni episodi di intolleranza razziale, reiteratesi nel corso del semestre, è da ritenere probabile il verificarsi di nuove situazioni di tensione in quelle aree caratterizzate da una maggiore concentrazione di extracomunitari.
Esiste, inoltre, l'ulteriore rischio che molti di costoro vadano ad alimentare, anche per mere ragioni di "sopravvivenza", le fila della criminalità.
Nella massa degli immigrati nordafricani e mediorientali, composita ed eterogenea, spesso si insinuano anche elementi "politicizzati" che svolgono attività di proselitismo e propaganda della causa islamica, sovente in aperta dissidenza con le linee politico-religiose dei Paesi di origine.
Taluni attentati terroristici di matrice integralista, verificatisi all'estero, danno la misura della obiettiva pericolosità del fenomeno. La componente integralista si avvale di alcune centinaia di elementi, molti dei quali si incontrano nei centri di accoglienza, che potrebbero divenire veicoli di attività pregiudizievoli per la sicurezza nazionale.
Le cellule presenti in varie città, soprattutto del Nord, sarebbero in collegamento con omologhi gruppi in Europa pur svolgendo attività prevalentemente logistiche.
Il quadro complessivo fa tuttavia presumere che non vi sia un interesse immediato ad effettuare azioni sul nostro territorio, anche se rimane sempre il pericolo di iniziative isolate assunte da singole cellule - ovvero da "fanatici" non evidenziatisi in precedenza. Come pure sussiste il rischio che l'arresto di estremisti islamici, soprattutto se di spicco, possa determinare forme di ritorsione violenta.
È peraltro intendimento del Governo procedere al rafforzamento del dispositivo di contrasto all'immigrazione clandestina, nel quadro di un'idonea strategia globale di carattere preventivo, da attuare sia sul piano amministrativo che su quello legislativo.
b. Disinformazione
L'attività di disinformazione, per la sua potenziale capacità di intossicare l'ordinato sviluppo della dialettica democratica, è da ricomprendersi, ormai, tra le minacce alla sicurezza dello Stato connotate da maggiore insidiosità.
Quanto più forti sono i momenti di tensione sociale tanto più si manifestano, in maniera multiforme, segnali di intimidazione, diffusione di notizie false e documentazione apocrifa.
Appaiono in crescita, con il ricorso a tecniche sempre più sofisticate, le capacità sia di cogliere occasioni di inserimento in contesti sensibili, che di sfruttare le potenzialità dei mezzi di informazione.
L'origine di tali iniziative risulta in genere di difficile decifrabilità, in considerazione delle loro particolari modalità di attuazione e dell'ampio spettro dei possibili autori, non escluso il singolo mitomane.
c. Turbative dei mercati finanziari e valutari
Le reazioni dei mercati alle turbative, costituite dalla divulgazione di false notizie concernenti la compagine governativa, hanno richiamato l'attenzione anche dell'"intelligence", soprattutto sotto il profilo della verifica dell'esistenza di un disegno lesivo della sicurezza economica nazionale.
Pur in presenza di analogie nelle modalità con le quali tali iniziative si sono manifestate, non si hanno elementi per ipotizzare un'unica strategia preordinata con finalità diverse da quelle rispondenti ad una mera speculazione.
In mercati sempre più connotati da ampiezza e velocità nelle contrattazioni, che richiedono decisioni in tempi brevissimi, resta tuttavia come aspetto particolarmente sensibile - per la sua capacità di influenza sulla psicologia degli operatori - il contesto delle notizie che vanno ad alimentare il cd. "clima" nel quale si svolgono le trattative.
La delicatezza dell'attuale fase per la nostra economia e, nel contempo, la tendenza all'accelerazione delle iniziative speculative - in passato distanziate da ampi intervalli di tempo - fanno ritenere come possibile il riproporsi di analoghe manovre. Pur essendo di tutta evidenza come il contrasto a fenomeni del genere si presenti di estrema difficoltà, tuttavia non mancherà anche in questo campo, in relazione agli aspetti di specifica competenza, il contributo di impegno da parte del settore informativo, teso a cogliere tempestivamente eventuali segnali di iniziative speculative fraudolente.
d. Pirateria informatica
L'episodio di intrusione e sabotaggio della rete di una nota agenzia giornalistica ad ampia diffusione ha posto in evidenza, in modo eclatante, il rilievo che va assumendo l'ambito informatico quale campo emergente di iniziative avverse.
Il fenomeno riveste particolare interesse per l'attività "intelligence", soprattutto per quel che concerne le azioni di "pirateria", che hanno denotato un potenziale di minaccia in relazione al rischio di intossicazione in settori di pubblica utilità.
A questo proposito, anche sulla scorta di quanto sta avvenendo in altri Paesi a tecnologia avanzata, è probabile che in Italia si sviluppi un'analoga tendenza a fenomeni sempre più diffusi di alterazione di dati elettronici, di manipolazione delle linee trasmissione dati e di contaminazione delle memorie, sia come espressione di disegni antagonisti, sia quali manifestazioni ostili provenienti da ambienti avversi.
Un contenimento degli episodi di intrusione sarà possibile attraverso il rafforzamento delle procedure di accesso e sicurezza poste a tutela dei sistemi informatici e l'attenta osservanza, da parte degli utenti, delle norme di sicurezza.
Le crisi internazionali, in corso nelle aree di più diretto interesse per la sicurezza dell'Italia, non hanno finora evidenziato l'avvio di fasi positive per la composizione dei conflitti.
La situazione in Bosnia Erzegovina, nonostante la tregua raggiunta con la mediazione dell'ex Presidente degli Stati Uniti, Carter, rimane particolarmente fluida ed il possibile ampliamento dell'area di instabilità all'intera regione balcanica è oggetto di attenta valutazione in ambito occidentale.
Nella Repubblica Federativa Russa, l'esplosione della crisi in Cecenia, culminata con l'intervento militare di Mosca, ha riacutizzato lo scontro politico-istituzionale tra il gruppo di potere a vocazione autoritaria e le forze democratiche e riformatrici.
Nell'area mediterranea, l'estendersi di forme degenerative del fondamentalismo islamico potrebbe accrescere il rischio di attività terroristiche e/o di sabotaggio contro obiettivi occidentali, mentre la situazione di crisi economica ormai cronica sta determinando un costante flusso migratorio in direzione dell'Europa.
Lo sviluppo del processo di pace arabo-israeliano, inteso a dare stabilità all'intera area mediorientale, è avviato su un percorso irto di difficoltà. La situazione richiede tuttora un costante impegno, sia da parte dei protagonisti del conflitto, sia da parte della Comunità internazionale, anche al fine di contenere le crescenti spinte destabilizzanti delle forze che si oppongono all'accordo israelo-palestinese.
I Territori Autonomi Palestinesi necessitano di adeguati sostegni finanziari internazionali per risolvere i gravi problemi economici locali, per consentire alla popolazione di godere dei benefici della pace e per rimuovere le cause che favoriscono l'estremismo.
Nel settore dell'attività spionistica, l'insidia maggiore proviene dai Servizi informativi dei Paesi dell'Est europeo e da quelli di alcune Repubbliche dell'ex Jugoslavia, del Medio ed Estremo Oriente e del Nord Africa.
La minaccia terroristica continua ad essere connessa con l'estremismo islamico e palestinese, con quello balcanico e con il separatismo curdo.
a. Sicurezza militare
Nella ex Jugoslavia, la radicalizzazione della conflittualità, specie in Bosnia Erzegovina, potrebbe estendersi alle altre aree caratterizzate da tensioni etniche (Kossovo e Repubblica ex jugoslava di Macedonia) e rappresenta un rischio concreto per la sicurezza dell'Italia. La ventilata revoca dell'embargo nei confronti dei musulmano-bosniaci potrebbe provocare un ulteriore aggravamento della crisi bosniaca, con possibile coinvolgimento degli altri Paesi balcanici (Albania, Bulgaria e Grecia) e la conseguente necessità di un più incisivo intervento della NATO e dell'UEO; una tale involuzione potrebbe innescare azioni di matrice terroristica sia contro i contingenti internazionali, sia contro gli interessi dei Paesi comunque coinvolti nelle operazioni sotto l'egida dell'ONU.
Peraltro, la tregua in atto, anche se caratterizzata dal rafforzamento dei dispositivi militari, sembra favorire una più decisa ripresa dell'attività diplomatica.
È da ritenere che un'eventuale soluzione negoziale della crisi debba essere preceduta da una revisione qualitativa del piano di pace, proposto dal "Gruppo di Contatto", al fine di rispondere alle esigenze di contiguità territoriali rivendicate dalle due entità statuali che si sono di fatto costituite: la Federazione croato-musulmana e la repubblica serbo-bosniaca.
In Albania, il perdurare della critica situazione economica, con conseguenti riflessi negativi sul livello di vita della popolazione, accresce il rischio del riproporsi di ulteriori, massicci tentativi di esodo verso l'Italia, che al momento continuano, seppur in modo frammentario.
In Russia, la situazione interna è minata da una crescente instabilità dovuta al riacutizzarsi dei contrasti tra il Parlamento ed il Presidente Eltsin, all'incremento della criminalità organizzata ed ai considerevoli ritardi nell'attuazione della riforma economica. Tale quadro risulta aggravato dalle crescenti difficoltà che incontra l'intervento militare nella Repubblica secessionista di Cecenia e dai rischi di ulteriori destabilizzazioni nell'area caucasica, che stanno determinando accese critiche da parte di ampi strati della popolazione e delle principali forze politiche, le quali denunciano la possibilità di un'involuzione in senso autoritario della politica del Governo. La probabile trasformazione delle operazioni belliche in logoranti attività di controguerriglia è suscettibile di produrre effetti negativi sulla stabilità della dirigenza russa. Ne consegue che il Presidente Eltsin cercherà di riproporsi sulla scena politica come garante dell'integrità della Federazione e sarà sempre più costretto a ricorrere a provvedimenti d'autorità, anche in disaccordo con il Parlamento, al fine di mantenere il controllo dell'Esecutivo e contrastare la crescente pressione delle forze d'opposizione.
Le rafforzate riserve russe in tema di adesione al programma di cooperazione per la pace denominato "partnership for peace", promosso dall'Alleanza Atlantica, rivelano una parziale revisione dei rapporti nei confronti dei Paesi Occidentali e della NATO, verosimilmente finalizzata a salvaguardare un rinnovato interesse verso il "vicino estero" ex sovietico (Paesi dell'Est europeo).
Nella regione mediterranea lo stato di instabilità latente, che caratterizza i Paesi nordafricani, è principalmente originato dalla combinazione delle problematiche economico-sociali con il propagarsi del fondamentalismo islamico. L'elevato incremento demografico, in presenza di un mercato del lavoro che offre scarse prospettive occupazionali, alimenta il disagio sociale e favorisce la crescita di istanze islamiche fondamentaliste in funzione anti-occidentale.
In Algeria, le Forze governative non hanno ottenuto, nonostante l'inasprimento delle attività repressive, la riduzione della capacità operativa dei terroristi, anche se l'estremismo islamico non riesce a far presa sulla massa della popolazione, pur registrando una qualche penetrazione all'interno delle Istituzioni.
La situazione, la cui gravità è testimoniata dagli avvenimenti che frequentemente turbano la vita di quel Paese, è suscettibile di determinare una prolungata destabilizzazione. Un eventuale successo dei fondamentalisti islamici potrebbe costituire anche la premessa alla rottura del precario equilibrio regionale.
In Libia sono state operate sostituzioni nei vertici politico-militari, con l'obiettivo di emarginare le personalità che hanno acquisito un eccessivo potere.
Si ritiene che l'incremento dello stato di tensione, conseguente al rinnovo fino all'aprile '95 delle sanzioni ONU, i contrasti all'interno della dirigenza ed il malcontento popolare, acuito dal peggioramento della situazione economica connessa con l'isolamento internazionale del Paese, costituiscono una seria minaccia alla stabilità del regime.
L'area mediorientale continua ad essere caratterizzata dalla possibile recrudescenza del problema palestinese e dalle irrisolte controversie arabo-israeliane.
Nonostante la firma degli Accordi del Cairo ed il progressivo insediamento dell'Autorità Nazionale Palestinese a Gerico e a Gaza, sembra permanere un clima di reciproca sfiducia tra OLP e Israele.
Le difficili condizioni economiche e di sicurezza, esistenti nei Territori Autonomi Palestinesi, acuiscono le contrapposizioni tra i seguaci di Arafat ed i movimenti islamici sostenuti principalmente da alcuni Paesi mediorientali, che si oppongono agli accordi di pace.
Per quanto attiene all'insieme dei rapporti arabo-israeliani, si ritiene che sia ancora lontano il raggiungimento di un accordo globale che risolva le dispute territoriali tra Tel Aviv e Damasco, concernenti la restituzione alla Siria delle alture del Golan.
In Somalia, la persistente fase di stallo dei colloqui di pacificazione ed il ripiegamento a Mogadiscio dei contingenti UNOSOM II hanno comportato il progressivo riarmo delle fazioni, l'aumento degli scontri fra i clan ed il costante peggioramento delle condizioni di sicurezza del Paese, aggravate queste ultime dalla progressiva diffusione in alcune zone del fondamentalismo islamico.
Il ritiro delle Forze UNOSOM II che, secondo il consiglio di Sicurezza dell'ONU, dovrà essere completato entro marzo 1995, si configura come un'operazione ad alto rischio. È prevedibile che la partenza dei contingenti internazionali provochi una ripresa generalizzata della conflittualità tra le fazioni che si contendono il controllo del territorio, già suddiviso tra i principali clan in altrettante aree d'influenza, e che tale conflittualità risulti aggravata dalle ripercussioni che il ritiro UNOSOM II provocherà sul finanziamento degli stipendi della polizia somala. Se il finanziamento dovesse cessare è verosimile che l'influenza stabilizzatrice, finora dimostrata dalla polizia, potrebbe trasformarsi - in occasione del ritiro delle forze ONU - in un ulteriore focolaio di tensione.
b. Spionaggio
La minaccia spionistica, posta in essere dai Servizi informativi stranieri, è principalmente indirizzata alla raccolta di informazioni relative alla politica estera ed economica, al comparto produttivo tecnologico-militare ed all'acquisizione di materiale sensibile sottoposto a misure di embargo.
I Servizi dei Paesi dell'Est continuano ad utilizzare le consuete fonti informative, costituite anche da personale diplomatico che, una volta terminato il proprio mandato, viene inserito in società a capitale misto costituite ed operanti nel nostro Paese.
L'attività di ricerca condotta dai Servizi informativi nordafricani, mediorientali e dell'Estremo Oriente si è rivolta soprattutto al controllo della dissidenza presente in Italia ed alla raccolta di informazioni classificate nel settore tecnico-scientifico, anche attraverso la costituzione di reti informative nell'ambiente studentesco ed in quello dei cittadini italiani convertiti alla fede musulmana.
Si rileva, inoltre, una maggiore attenzione dei Servizi di informazione delle nuove Repubbliche della ex Jugoslavia nel controllo delle rispettive comunità in Italia, nel procacciamento di materiali sottoposti ad embargo e nell'autofinanziamento attraverso traffici illeciti di organizzazioni criminali locali.
Le attività di contrasto hanno consentito l'identificazione di un numero di agenti stranieri notevolmente superiore rispetto al semestre scorso. In particolare, sono stati identificati 18 agenti in Italia e 100 all'estero.
c. Terrorismo internazionale
Concreti rischi per la sicurezza del nostro Paese, particolarmente esposto nello scacchiere mediterraneo, derivano da possibili attività terroristiche connesse con la diffusione dell'integralismo islamico nel Nord Africa, con gli sviluppi del processo di pace in Medio Oriente e con le rivendicazioni autonomiste.
Nell'area nordafricana il problema del terrorismo di matrice islamica riguarda soprattutto l'Egitto e l'Algeria.
In Egitto, l'attività degli integralisti risulta in crescente evoluzione, soprattutto contro gli appartenenti alle Forze dell'ordine ed alle Forze armate. Sono stati colpiti anche stranieri, allo scopo di scoraggiare il turismo e privare così il Paese dell'introito di valuta pregiata.
In Algeria, l'ondata di violenza ha provocato ormai migliaia di vittime ed ingenti danni materiali. L'attività terroristica si è indirizzata sia contro gli uomini dell'apparato militare e di polizia, sia contro civili e, in generale, contro coloro che risultano "aperti" alla cultura occidentale. Come si è detto, non sono stati risparmiati neanche cittadini stranieri, tra cui gli italiani (3 luglio: scomparsa del tecnico Francesco Franchini; 7 luglio: uccisione di 7 marittimi italiani; 15 ottobre: assassinio dell'ing. Mauro dell'Angelo).
La cruenta vicenda del sequestro, ad Algeri, di un aereo della Air France, conclusasi a Marsiglia (24 - 26 dicembre), ha costituito, poi, un segnale del rischio che la crisi potrebbe coinvolgere anche l'Europa, ove, peraltro, estremisti islamici già operano per fornire supporto logistico alle organizzazioni di appartenenza.
È da ritenere che l'eventuale degenerazione della situazione potrebbe comportare per l'Italia una sensibile esposizione al rischio, anche in considerazione dell'eventuale esodo di profughi algerini.
Per quanto concerne il processo di pace in Medio Oriente, le difficoltà di realizzazione degli accordi israelo-palestinesi sembrano minare la leadership di Arafat, la cui gestione all'interno dei Territori Autonomi è soggetta a critiche anche da parte di esponenti favorevoli al negoziato. La situazione di instabilità politica in tali territori rischia di aggravare le condizioni di sicurezza, rese già precarie dall'attività terroristica dei gruppi islamici oltranzisti, sia in Israele che all'estero. Testimonianza di ciò sono gli attentati contro obiettivi ebraici a Buenos Aires e a Londra del 18 e 26 luglio, l'uccisione di un militare sequestrato a Tel Aviv il 14 ottobre e l'azione suicida contro un bus israeliano sequestrato a Tel Aviv il 19 ottobre.
Si ravvisa il pericolo che gli atti terroristici, ad opera degli estremisti palestinesi, possano divenire sempre più eclatanti e cruenti nel tentativo di indebolire il sostegno fornito dalla comunità internazionale alle trattative di pace. Tale clima è suscettibile di provocare un rallentamento del processo di pace e di favorire la realizzazione di attentati contro obiettivi ebraici fuori dell'area mediorientale, come già avvenuto a Buenos Aires e a Londra.
Con riferimento al separatismo curdo, vi è la possibilità che, a fronte delle attività di contrasto cui la guerriglia separatista è sottoposta in Turchia, elementi del movimento, presenti in Europa, intensifichino le iniziative, anche di natura violenta, per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle rivendicazioni del popolo curdo.
d. Ingerenza: penetrazione economica straniera
È proseguito il censimento degli insediamenti economici stranieri costituiti in Italia, anche in via indiretta, da soggetti appartenenti a Paesi ritenuti d'interesse sotto il profilo della sicurezza.
Particolare attenzione è stata riservata alle realtà economiche che possono rappresentare il veicolo per l'aggiramento di divieti imposti in sede internazionale ovvero lo strumento per il finanziamento ed il supporto di operazioni variamente illegali, da compiere sul nostro territorio.
In quest'ambito, l'attività informativa è stata sviluppata, altresì, in direzione delle importazioni di prodotti petroliferi e di materiali strategici, relativamente ai profili concernenti la provenienza da Paesi "a rischio" ed al grado di controllo che questi ultimi esercitano sull'intero ciclo di utilizzazione dei prodotti.
e. Dipendenza energetica
L'attività informativa è stata indirizzata all'acquisizione di elementi conoscitivi concernenti la sicurezza dei flussi di materie prime energetiche e strategiche, destinate prevalentemente alle produzioni nazionali ad alto contenuto tecnologico, e la relativa dipendenza dell'Italia dall'estero per l'approvvigionamento di tali risorse.
L'elevata dipendenza energetica nazionale da alcuni Paesi esteri considerati "a rischio", per la loro instabilità politica, ha indirizzato l'attività "intelligence" alla valutazione delle conseguenze che potrebbero derivare alla sicurezza energetica italiana in conseguenza di possibili mutamenti della situazione politica internazionale.
In particolare, al fine di contrastare eventuali minacce e/o interruzioni nelle forniture di materie prime energetiche e strategiche, provenienti dai citati Paesi "a rischio", è stata avviata una ricerca mirata alla raccolta di elementi informativi in materia di:
- potenzialità di altri Paesi produttori di risorse energetiche, sotto il profilo delle possibilità future di diversificazione dell'attuale sistema italiano di approvvigionamento;
- soluzioni adottate dalle nazioni più industrializzate, per affrontare il problema dei rifornimenti e delle scorte strategiche;
- collaborazione con il Comitato Interministeriale Rifornimenti (CIR), ai fini dell'aggiornamento dello studio sui fenomeni energetici necessari a soddisfare le esigenze civili oltreché militari in tempo di guerra.
In merito, sono state condotte numerose operazioni, anche in collaborazione con Servizi collegati, e sono stati forniti i relativi elementi informativi agli organi di polizia giudiziaria.
Il sequestro di plutonio in Germania, muta sostanzialmente il quadro di situazione dei traffici di materiali strategici provenienti dai Paesi dell'Est europeo, in quanto per la prima volta ha fatto emergere la presenza di materiale direttamente impiegabile in campo militare.
La potenziale crescita del mercato illegale di tali materiali, accumulati negli arsenali militari e nelle strutture industriali di quei Paesi, ha indotto i Servizi "intelligence" occidentali ad intensificare l'attività di ricerca e lo scambio informativo nel settore, nonché ad attuare un più stretto collegamento con le amministrazioni e le strutture direttamente preposte ai controlli. È da rilevare che, in Italia, asseriti traffici di materiali strategici si sono poi rivelati come episodi insignificanti o truffe.
Si valuta, comunque, che il nostro Paese potrebbe essere interessato più direttamente al fenomeno, sia per l'intraprendenza mostrata dalla criminalità organizzata italiana nella ricerca di nuove opportunità di guadagno in direzione dell'Est europeo, sia per la posizione geografica di ponte verso quelle aree del Nord Africa e del Medio Oriente, ritenute maggiormente a rischio, in quanto potenziali acquirenti di materiali strategici.
Dalla ricerca svolta risulta, altresì, che alcuni Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo sono impegnati in programmi di proliferazione di armi chimiche e biologiche, nonché in progetti di sviluppo nel settore missilistico. In particolare, sono state acquisite prove oggettive di un vasto programma di proliferazione sviluppato da un Paese nordafricano, che risulta in grado di portare a termine, entro breve tempo, la costruzione di un impianto per la produzione di aggressivi chimici. L'attività di ricerca informativa ha consentito di definire tutta la relativa rete di acquisizioni ("procurement") nella quale sono risultati coinvolti alcune società e personaggi italiani.
Parallelamente a questo progetto, lo stesso Paese sta sviluppando un programma finalizzato alla realizzazione di un missile balistico a lunga gittata.
Inoltre, un Paese del Medio Oriente starebbe tentando di ripristinare la capacità operativa del proprio dispositivo militare, soprattutto nel settore degli armamenti non convenzionali. A tale riguardo, avrebbe ripreso i contatti con società e personaggi operanti prevalentemente in Europa Occidentale, al fine di acquisire le conoscenze tecnologiche ed i materiali necessari alla ricostruzione dell'apparato missilistico ed alla realizzazione di nuovi programmi di proliferazione nel settore chimico. Parte delle forniture avverrebbe tramite triangolazioni effettuate prevalentemente con Paesi del Vicino Oriente.
Per contrastare il fenomeno dei traffici di materiale sensibile, è stato recentemente adottato dall'Unione europea un regolamento che introduce, fra l'altro, il controllo sui trasferimenti di materiali liberamente esportabili qualora sussistano sospetti di un loro impiego per la realizzazione di armi strategiche. L'applicazione di tale normativa implicherà necessariamente l'assunzione, da parte dei Servizi di informazione, di un ruolo centrale ai fini della prevenzione delle attività proliferanti.
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