E' stato pubblicato lo scorso anno dalla Oxford University Press l'interessante volume "The culture of secrecy", di cui è autore David Vincent, professore di storia sociale alla Keele University.
Il titolo scelto per questo testo, la cultura del segreto, bene rappresenta l'idea dell'Autore che, per affrontare la problematica del segreto in Gran Bretagna, sia necessaria un'analisi che, muovendo dalla fine del secolo scorso fino ai nostri giorni, mediante un'accurata ricostruzione storico-sociologica, tenga conto non solo delle dinamiche istituzionali, ma anche dei comportamenti sociali, delle attitudini e delle inclinazioni della popolazione, contestualizzati in rapporto al momento storico.
Questo studio dovrebbe - ed è questa la scelta metodologica adottata - ricorrere anche ad un attento approccio storiografico, senza trascurare di porre in risalto la difficoltà di esaminare, con gli strumenti operativi contingenti, periodi storici anche lontani, o comunque dissimili dalla sensibilità moderna.
E' noto che nella gran parte dei paesi occidentali si sta sviluppando un processo, nella legislazione come nella cultura diffusa, che vede da un lato aumentare le istanze di trasparenza dell'attività pubblica mentre parallelamente viene richiesta maggiore protezione per la privacy individuale. Il segreto privato è sempre più oggetto di tutela; allo stesso tempo, nel pubblico esso costituisce un'eccezione. Secondo Vincent, per ciò che concerne la cultura inglese, è molto interessante l'analisi della funzione sociologica del segreto posto in correlazione con il diritto alla privacy. L'estremo rispetto che tradizionalmente l'ordinamento inglese ha riservato a tale ultima prerogativa, poi divenuta un fattore culturale riconosciuto, ha influenzato ed influenza nei suoi termini generali il concetto di segreto.
L'Autore ripercorre la storia delle Istituzioni britanniche utilizzando come chiave di lettura la funzione svolta dal segreto, dal modo in cui esso è stato mantenuto e come, conseguentemente, si sono edificate le strutture di controllo.
In particolare, il testo si sofferma su come la Gran Bretagna abbia, nel passato, favorito la diffusione della cultura del segreto in molti modi diversi, anche se è importante notare che la legislazione è solo un elemento di una più ampia costellazione di fattori rilevanti, quali gli accordi costituzionali, la tradizione politica, le abitudini e il modo di pensare che hanno tutti esercitato la loro influenza.
L'Official Secrets Act del 1911, rimasto in vigore sino al 1989, può essere infatti compreso solo facendo riferimento alle connesse categorie ideologiche e ai costumi dell'epoca. In quel momento storico vigeva il principio di base che un buon Governo fosse un Governo "chiuso" e che la massa avrebbe dovuto conoscere solo quanto deciso dal Governo. Tale convinzione ha dominato la classe dirigente britannica, secondo l'Autore, per quasi un secolo non senza tensioni e lotte per l'affermazione della trasparenza.
Un punto di svolta rispetto al passato viene individuato da Vincent nel 1997, con la pubblicazione del libro bianco dell'amministrazione laburista intitolato: Your right to know. Freedom of information, che avrebbe prodotto un fondamentale cambiamento nelle relazioni tra il Governo ed i cittadini, secondo un indirizzo politico che l'Autore mostra di condividere ed approvare. Questo si basa sulla moderna valutazione, che ha avuto ingresso nella mentalità comune, che vede nella limitazione del segreto il prezzo da pagare per la crescita della democrazia.
Tuttavia, non è negabile che il segreto è parte integrante anche della cultura di una democrazia moderna, così come lo è la trasparenza. Anzi, come fa notare lo stesso Vincent, quest'ultimo concetto non potrebbe sussistere se non in rapporto al primo.
Rovesciando il principio secondo il quale la comunicazione era un privilegio dello Stato piuttosto che dei cittadini, il Freedom of Information Act, trasposizione in proposta legislativa dei principi sopra enunciati, avrebbe dato per la prima volta ai cittadini il diritto di accedere alle informazioni tenute dalle Autorità pubbliche.
Il libro bianco conteneva un appello alla trasformazione culturale, un ripensamento delle relazioni tra le Autorità ed i cittadini, basandosi sulla convinzione che la percezione della eccessiva segretezza aveva avuto un'influenza corrosiva nel declino della pubblica fiducia nel Governo.
Nella prefazione è scritto che: "la tradizionale cultura del segreto sarà spezzata unicamente dando ai cittadini il diritto di sapere".
Riannodare il filo della fiducia della popolazione è considerata da Vincent come la nuova sfida da vincere, anche al fine di riavvicinare su alcune posizioni la Gran Bretagna all'Europa, in un'ottica che dal piano storico si sposta decisamente sul livello politico, in un contesto nel quale la comunicazione tra governanti e governati è considerata elemento stesso dell'identità della nazione.
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