OVRA, un acronimo di cui si ignora tuttora il significato (Opera Volontaria di Repressione Antifascista, Organizzazione di Vigilanza e Repressione dell'Antifascismo, Organo di Vigilanza dei Reati Antistatali o, forse più semplicemente, associazione della parola piovra con il nome della polizia segreta zarista Ochrana) che, secondo quanto riferito dall'ex capo della Polizia Carmine Senise, sembra sia stato scelto ed imposto direttamente da Mussolini quando, era il 3 dicembre 1930, l'agenzia Stefani comunicò il brillante risultato di un'operazione repressiva il cui merito veniva appunto ascritto alla, sino ad allora ignota, OVRA.
Il ponderoso lavoro di Franzinelli, recentemente pubblicato da Bollati Boringhieri, sorretto tra l'altro da una notevolissima appendice documentale, è il primo lavoro monografico sulla polizia segreta del regime che assurge a soggetto primario d'indagine storica, ribaltando così la tradizionale impostazione che ha sino ad ora visto la ricerca sull'OVRA quale elemento strumentale agli studi sull'antifascismo e sul fuoriscitismo.
Il libro traccia quindi una ricostruzione completa dei vari passaggi che, nel corso dei primi anni del ventennio, porteranno alla nascita dell'OVRA che rimarrà sempre indipendente dal Partito Nazionale Fascista. E' questo un elemento di riflessione assai interessante per la sua unicità rispetto a quello delle altre coeve polizie segrete di regimi totalitari (la russa NKVD e la tedesca GESTAPO) veri e propri strumenti del partito nella lotta contro gli oppositori. I suoi quadri dirigenziali, infatti, provenivano dalla Polizia e non dal Partito e, non a caso, il suo dirigente più importante (Guido Leto), nell'Amministrazione sin dall'epoca liberale, terminerà la sua carriera quale Direttore tecnico delle scuole di polizia dell'Italia repubblicana. Peraltro, l'allestimento di un nucleo di polizia politica centralizzato ed al contempo articolato territorialmente su base interregionale impedì al P.N.F. ed alla Milizia di organizzare un corpo di polizia sotto il segno del littorio. Addirittura, col tempo, confidenti reclutati nello stesso P.N.F. permettevano di tenere sotto controllo le fronde e le ambizioni personali dei gerarchi.
Particolarmente interessante, sotto l'aspetto storiografico del lavoro, risulta essere la precisione con cui viene seguito il periodo tra il 1927 ed il 1930, che corrisponde a quello dell'incubazione dell'OVRA, considerata la naturale evoluzione degli Ispettorati Speciali di Polizia.
Infatti, il processo di modernizzazione degli apparati polizieschi in genere e, in particolare, delle strutture investigative e repressive, fortemente voluto da Arturo Bocchini (per ben quattordici anni, dal 1926 al 1940, Capo della Polizia) trova il proprio punto d'arrivo nella nascita dell'OVRA.
Sotto l'aspetto più tecnico, cui naturalmente non può sottrarsi una recensione curata da una rivista d'intelligence e cultura professionale, di particolare interesse risulta l'attenzione rivolta all'analisi delle tecniche d'infiltrazione utilizzate che sono accompagnate da un approfondito studio del personaggio infiltrato.
Costui è per lo più, ed assai difficilmente poteva essere il contrario, un appartenente a movimenti di sinistra, a volte disilluso ed in contrasto con i propri compagni (è il caso dell'avvocato Cassinelli, deputato socialista, che avrà un ruolo centrale nel processo per l'omicidio Matteotti), a volte semplicemente spinto dalla bramosia per il denaro (molto) che veniva elargito dalla polizia politica a chi si rivelava utile (è il caso di Carlo del Re, il personaggio principale intorno alla cui opera ruota la richiamata operazione del 1930, con la quale l'OVRA infierì un colpo esiziale all'organizzazione milanese di Giustizia e Libertà). L'impressione che si ricava dalla lettura del libro è che la polizia segreta non operava empiricamente, bensì perseguiva strategie funzionali all'approfondimento delle divisioni ed alla cristallizzazione delle contrapposizioni tra i gruppi antifascisti.
Alla base di tali operazioni c'era però sempre una mole di lavoro svolto in precedenza, concretizzatosi prima del 1930, relativo alla creazione di un corposissimo Casellario politico centrale nel quale, secondo schemi prestabiliti con cura, confluivano una massa di informazioni su chiunque venisse considerato "sovversivo". Ma la vera forza dell'OVRA si rivelerà il patrimonio di informatori, confidenti, provocatori e doppiogiochisti cui Bocchini assegnerà, a partire dalla metà degli anni '30, la funzione di monitoraggio della pubblica opinione.
In conclusione, un libro assai interessante e, soprattutto, nuovo nell'impostazione, alla cui lettura è opportuno dedicarsi con spirito critico, cogliendo quanto di nuovo offre alla conoscenza del lettore.
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