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Per Aspera Ad Veritatem n.14
Fifty Dead Men Walking

Martin McGartland - Blake Publishing Ltd, 1997, London





Una mattina dello scorso mese di giugno, le agenzie internazionali di stampa lanciavano la notizia del grave ferimento, in una località della Gran Bretagna, Whitley Bay, di Mr. Martin McGartland, giovane irlandese, cui era stato teso un agguato da sconosciuti nel giardino della sua casa.
Martin McGartland non è un nome noto al grande pubblico, anche se la pubblicazione del suo libro, testimonianza impressionante di un rischiosissimo e coraggioso lavoro di intelligence svolto attraverso l'infiltrazione nei massimi livelli decisionali e operativi dell'IRA, l'organizzazione repubblicana irlandese, ha destato in Gran Bretagna viva emozione. Ciò soprattutto per l'eroismo dimostrato dal protagonista che, motivato a dare il suo contributo per porre fine alla tragica spirale di violenza, spesso indiscriminata, che attraversa da anni il nord dell'Irlanda e, in termini estremamente specifici e concreti, a salvare delle vite umane, non ha esitato a porre in gioco non solo la sua incolumità ma la sua stessa storia e i suoi legami personali, familiari e affettivi.
La storia dell'agente "Carol", per più di quattro anni fonte dell'intelligence inglese e nel medesimo tempo elemento di primo piano di un'unità operativa della Brigata Belfast dell'IRA, tanto più emozionante quanto raccontata senza retorica e senza il ricorso a grandi ideali o a comportamenti da superuomini, ha il pregio di porre il lettore al centro di una vicenda umana e politica subito chiara, che non ha bisogno di essere spiegata.
L'infanzia passata nei ghetti cattolici ha posto l'Autore nella condizione naturale di comprendere non solo i soprusi e le brutalità di una "guerra" in corso, ma anche le difficoltà di trovare un posto in una società civile lacerata e impoverita. Neanche agli occhi di chi come McGartland era nato e vissuto nella comunità cattolica irlandese, tuttavia, poteva sfuggire la realtà di una violenza cieca e indiscriminata, ormai fine a se stessa, quale quella condotta dall'IRA, con metodi clandestini e violenti, spesso nei confronti degli stessi cattolici, oggetto di una invero singolare "protezione".
Una "protezione" quasi mafiosa, come definita da qualcuno, una sorta di stato parallelo e segreto fondato sulla minaccia e l'intimidazione.
Così, al di là di ogni considerazione sulle radici storiche del conflitto, su torti e ragioni di una vicenda antica, ciò che si fa largo nell'intreccio narrativo è il bisogno elementare di salvare delle vite, quei cinquanta uomini che camminano nel titolo, e che sarebbero morti, senza quel "tradimento" che, come si è visto, l'IRA non ha probabilmente né dimenticato né perdonato, anche oggi che, come si sa, tra mille difficoltà, il processo di pace vede la luce e una tregua, ancorché fragile e traballante, sembra tenere.
Chi ha dimestichezza con il mondo dell'intelligence sa che il lavoro di infiltrazione è quanto di più delicato e pericoloso possa accadere di portare avanti e/o gestire. Se ne parla diffusamente, in questo numero della Rivista. Le difficoltà tecniche sono enormi, soprattutto negli ambienti culturalmente e militarmente impermeabili, come quello irlandese, dove le vicende storiche hanno scavato fossati profondi, difficili da rimuovere, nelle storie di tante famiglie. È richiesto coraggio, preparazione, controllo continuo per salvare la vita dell'agente eventualmente scoperto. Tutti i passaggi complicati della gestione di un simile progetto sono descritti nel libro: i contatti nascosti con l'intelligence, l'invio di notizie per sventare azioni criminali senza determinare sospetti, le tecniche di controllo dell'"intelligence" avversaria, fino alla gestione della malaugurata scoperta dell'agente, com'è avvenuto ad un certo punto nel caso dell'agente Carol, per responsabilità che nel libro aprono un capi
tolo di discussione.
Se è vero che un agente infiltrato nei massimi livelli di un'organizzazione nemica costituisce un'arma eccellente in una "guerra", anche se non convenzionale, certamente possono sorgere, soprattutto tra i non addetti ai lavori, tante domande sulle motivazioni personali, sui problemi morali, sui rischi, sull'enorme prezzo da pagare per chi operi in una tale prospettiva,tutte questioni che il libro lascia alla sensibilità dei lettori sciogliere, attraverso i passaggi emozionanti di una storia vissuta "attimo per attimo", con la visuale dell'uomo comune, quella di una persona che ha scelto di mettere in gioco la sua vita per salvare altre vite.



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