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Per Aspera Ad Veritatem n.14
La Storia Segreta del KGB

C. Andrew - O. Gordievskij - Biblioteca Universale Rizzoli, 1996





Quando un libro, mandato per la prima volta alle stampe in Gran Bretagna nel 1990 per i tipi della Hodder & Stoughton, viene in seguito pubblicato in tutto il mondo in varie edizioni (quella della BUR Supersaggi è addirittura la quarta in Italia) è senz'altro il caso di considerarlo tra i classici del suo genere. D'altro canto non poteva essere altrimenti, se si pensa che per la prima volta viene narrata, con notizie di prima mano, tutta la storia di uno dei servizi segreti più famosi e temuti del mondo: il K.G.B.. Il libro, scritto a quattro mani con uno dei massimi esperti mondiali di intelligence, il Prof. Andrew dell'Università di Cambridge, si basa sui ricordi personali e sugli studi di uno dei più celebri transfughi di quel servizio, il col. Gordievskij, per undici anni doppiogiochista per i servizi inglesi ed autore, per incarico dei suoi superiori russi, di una storia delle operazioni del K.G.B. in Gran Bretagna ed in altri paesi (cosa che gli permise di consultare nel 1980 gli archivi del Servizio).
Certo le notizie "d'attualità" contenute nel testo sono oggi, alla luce dei dieci anni trascorsi dalla sua prima pubblicazione, forse un po' datate: basti pensare che il libro si chiude con Gorbaciov saldamente al timone dell'URSS e con alcune timide analisi sul disfacimento in corso dei regimi comunisti dell'Europa dell'Est.
Questa particolarità può, però, rendere oggi la lettura del testo ancora più interessante che al momento della sua prima edizione: il lettore può infatti con spirito critico valutare quanto dei possibili scenari allora ipotizzati si sia tradotto in realtà.
Tornando al volume, non si può non sottolineare come esso offra una serie di clamorose rivelazioni, almeno per il grande pubblico, sui grandi "misteri" dello spionaggio internazionale, ed informazioni preziose e "nuove" su episodi del passato più o meno recente. Tra queste, quella suscettibile di esercitare maggior richiamo è senz'altro la rivelazione dell'identità del "quinto uomo" (nota comunque negli ambienti dello spionaggio sin dagli anni settanta), reclutato a Cambridge nel corso degli anni trenta ed infiltrato per lunghi anni nel servizio britannico. Ci sia consentita in proposito una breve notazione ispirata dal capitolo riservato ai c.d. "magnifici cinque", senza dubbio una delle più conosciute e forse riuscite azioni di infiltrazione che la storia dell'intelligence conosca: l'operazione si rese possibile anche grazie ad una notevole dose di superficialità di chi, chiamato a valutare i trascorsi noti (e mai nascosti) di Philby, Burgess, Maclean e Cairncross (il quinto uomo), si è semplicemente fidato della loro assicurazione riguardante l'abbandono della fede marxista, ampiamente esternata negli anni della frequenza di Cambridge.
E così il libro offre notizie storiche di grande interesse, quali la ricostruzione dell'ossessione, staliniana in particolare ma sovietica in generale, per le varie teorie di grandi complotti orditi a danno dell'URSS, o quella tutta staliniana per l'eliminazione del rivale Trotzkij, o le imprese delle spie russe, tra cui anche il fisico italiano Pontecorvo, impegnate a "passare" i segreti della tecnologia militare nucleare, od anche le notizie concernenti la fabbricazione di falsi destinati ad ingannare l'opinione pubblica mondiale (le c.d. "misure attive", tra cui citiamo, solo a mo' di esempio, quella riguardante la pretesa sintesi del virus HIV in laboratori statunitensi).
Ma accanto a queste notizie di interesse generale, una recensione curata da una pubblicazione d'intelligence non può non raccogliere almeno due tra i tanti spunti "tecnici" che il testo offre: il rilievo dato alla "SIGINT" (signal, intelligence), la cui importanza data sin dai primi anni del '900; la messa all'indice dei veri motivi della catastrofica impreparazione sovietica di fronte all'attacco nazista del giugno 1941.
Entrambe le notazioni consentono infatti di focalizzare l'attenzione sugli aspetti umani dell'attività spionistica: infatti, secondo l'Autore, mentre è oggi diffusa l'opinione che le "violazioni" dei cifrari siano l'opera di brillanti matematici assistiti da giganteschi sistemi di computer, i maggiori "sfondamenti" di sistemi crittografici sono piuttosto stati realizzati con l'ausilio di informazioni fornite dallo "spionaggio".
Ancora, l'analisi secondo la quale l'URSS, che pure disponeva della più grande e ramificata rete di servizi segreti della storia, fu vittima della più gigantesca catastrofe che, sul piano dell'informazione, si sia verificata nel corso della II guerra mondiale, appare di estremo interesse perché pone all'indice non la mancanza di informazioni, ma l'uso e l'analisi delle stesse. Secondo l'Autore infatti, l'invasione tedesca ebbe il vantaggio della sorpresa grazie alle debolezze personali di coloro che, per pauroso servilismo, assecondarono la caparbietà di Stalin nel voler fare personalmente il capo analista, dando corpo alle cospirazioni immaginarie che lo resero cieco all'autentica minaccia rappresentata dall'operazione "Barbarossa".
Da ciò un monito valido ancor più oggi che in passato: i Governi hanno bisogno di "servizi segreti" efficienti, sicuri ed affidabili ma non servili; solo così questi strumenti possono validamente svolgere il compito loro affidato che involge il più prezioso tra i beni: la sicurezza dello Stato e, quindi, di ciascuno.



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