GNOSIS
Rivista italiana
diintelligence
Agenzia Informazioni
e Sicurezza Interna
» ABBONAMENTI

» CONTATTI

» DIREZIONE

» AISI





» INDICE AUTORI

Italiano Tutte le lingue Cerca i titoli o i testi con
Per Aspera Ad Veritatem n.13
Official Secrets

Richard Breitman - Penguin Presse, London, 1998





Il libro di Breitman, professore di storia presso l'American University di Washington ed autore di altri testi sul tema dell'Olocausto, costituisce un'importante testimonianza delle responsabilità del regime di Hitler per gli atroci crimini perpetrati durante la sua guerra per la dominazione del mondo.
Le tesi sostenute nel libro hanno avuto di recente vasta risonanza, ravvivando un dibattito mai sopito in merito alla circostanza se fosse stato fatto tutto il necessario per impedire lo sterminio o se, invece, valutazioni di circostanza avessero influito, a suo tempo, sull'approccio al problema già noto prima della fine della guerra.
Come noto, l'antisemitismo raggiunse forme e intensità di inumana crudeltà in esito alla cosiddetta "politica razziale" perseguita dalla Germania (1935-1945) e, in misura minore, da altri stati gravitanti nella sua orbita politica.
Con l'approssimarsi della sconfitta, i vertici del Terzo Reich cercarono di distruggere tutte le prove relative alle uccisioni di diversi milioni di persone, ma non ci riuscirono completamente.
Dal settembre del 1941, la Gran Bretagna era già in possesso di prove sugli eccidi degli ebrei, acquisite tramite i servizi segreti (intercettazioni, decodificazioni, analisi ecc). Tali documenti, classificati segretissimi, sono stati divulgati solo recentemente.
Negli archivi storici restano, comunque, enormi "buchi neri", che non hanno consentito allo scrittore, così come ad altri, di ricostruire fedelmente la progettazione dell'Olocausto.
Integrando queste nuove prove con i dati già noti, Breitman esamina, con dovizia di particolari, i metodi nazisti di conduzione di quel genocidio che il popolo ebraico ancora oggi chiama "Shoah" (la catastrofe).
Acuta e precisa, la cronaca dei fatti si dipana in 13 capitoli, a partire dagli avvenimenti del 1941, durante l'invasione tedesca in Russia, proprio nella prima fase dell'Olocausto, quando i "gruppi operativi" (Einsatzgruppen) facenti capo ad Adolf Eichmann e alcuni battaglioni militarizzati della polizia tedesca iniziarono a perpetrare gran parte delle uccisioni di massa che culminarono con il massacro di almeno 500.000 ebrei-russi.
Di particolare interesse l'atteggiamento di Winston Churchill che diede grande importanza al ruolo svolto dai servizi segreti ed alle operazioni di decodificazione dei messaggi, tanto da scriverne personalmente le regole e le procedure di attuazione.
Il 24 agosto del 1941 Churchill parlò apertamente dei massacri perpetrati dai nazisti in Russia, definendoli "un crimine senza nome".
Nonostante questo lo statista inglese non aveva ancora ben focalizzato le dimensioni del problema ritenendo, ma forse anche per opportunità politica, che le atrocità fossero il risultato delle ritorsioni naziste alla dura reazione opposta dai russi.
Ma perché Churchill non indicò puntualmente quali erano le forze tedesche impegnate nei massacri di massa omettendo di indicarne le vittime?
Riferisce l'Autore che, già dal 1933, i rapporti riservati inglesi riferivano che l'antisemitismo rivestiva un ruolo importante nella cultura politica e nel tessuto sociale tedesco interrogandosi sul perché.
Intanto, il genocidio assunse proporzioni tali che, come documentato nel testo, alcuni giornali ebraici di Zurigo e di Londra nel 1941 e nel 1942 scrivevano solo articoli sull'Olocausto. Nel febbraio del 1942 il World Jewish Congress di Londra inviò al Foreign Office un rapporto di 160 pagine dal titolo "Ebrei nell'Europa nazista: febbraio 1933 - novembre 1941" che includeva un documento sulle persecuzioni naziste.
L'opinione pubblica inglese tendeva tuttavia a dubitare delle informazioni provenienti da fonti ebraiche perché riteneva che esse avessero tutto l'interesse ad esagerare le sofferenze del proprio popolo. Inoltre, non si voleva che la gente pensasse che gli alleati erano in guerra per difendere gli ebrei.
In seguito, dal 1942, le decodificazioni contennero minori informazioni e dettagli sulle stragi poiché i tedeschi avevano capito di essere oggetto di intercettazioni ed iniziato ad usare degli eufemismi come: "finiti", "trattamento speciale" o "uccisi in base alla legge marziale". Successivamente, per le informazioni top secret cominciarono ad avvalersi di corrieri.
Gli inglesi, comunque, attraverso le organizzazioni d'intelligence del governo polacco in esilio continuarono a ricevere informazioni su Auschwitz ed altri campi di sterminio.
Solo a cavallo tra il 1942 ed il '43, le Autorità politiche inglesi, resesi oramai conto della portata del problema, decisero di pubblicizzare al massimo le atrocità dei tedeschi con diffusioni radio a mezzo della BBC che produssero un grande effetto emotivo sull'opinione pubblica tedesca.
Gli Stati Uniti, tecnicamente neutrali fino al dicembre del 1941, avevano dei giornalisti e dei diplomatici in Germania attraverso i quali venivano ufficialmente messi a conoscenza delle stragi. Ad esempio, i giornali ebraici di New York riportarono nel 1941 che i nazisti avevano ucciso centinaia di ebrei a Minsk, Brest-Litovsk.
Usando l'arma della propaganda, al solo scopo di danneggiare l'immagine tedesca, gli americani denunciarono il sistema giudiziario nazista corrotto e gli atti barbarici perpetrati dalla GESTAPO nei confronti degli ebrei, ma la distanza geografica e le informazioni talvolta inesatte non consentirono una piena comprensione di tali feroci accadimenti e del termine tristemente noto come "Soluzione finale".
L'America, oramai entrata in guerra, decise di utilizzare in modo diverso l'arma della propaganda attraverso la "strategia della verità" senza tuttavia schierarsi troppo dalla parte degli ebrei. Il risultato fu, però, di creare disinformazione sulla reale portata criminale del nazismo, sia per l'opinione pubblica statunitense che per quella tedesca.
Secondo Breitman, solo alla fine del 1942 i paesi occidentali si resero effettivamente conto delle dimensioni del fenomeno.
In conclusione, la tesi di Breitman è che sia Churchill che Roosevelt, pur conoscendo in larga misura quanto i nazisti stavano facendo agli ebrei, non si adoperarono adeguatamente per fermare l'Olocausto. Ciò, anche, perché impegnati a combattere una guerra difficile e convinti che, comunque, gli sforzi occidentali per bloccare l'eccidio non avrebbero sortito effetti significativi.
Breitman, pur riconoscendo che non è facile divulgare segreti così inquietanti, conclude il suo libro con un ammonimento a quei "governi che per troppo tempo hanno nascosto tali atrocità".



© AGENZIA INFORMAZIONI E SICUREZZA INTERNA