Stampato nel 1997 dall'Editrice Sallustiana, il testo esamina, attraverso un rapido ma attento "excursus" storico, i fattori che hanno determinato il fenomeno del terrorismo e, con precisi riferimenti alle aree geografiche ove si è manifestato, valuta le cause e propone un quadro di riferimento analitico riguardante la diffusione, lo sviluppo e l'evoluzione di una "minaccia" che da circa trent'anni è presente sia in ambito interno che internazionale.
Per la stesura della monografia l'Autore si avvale della personale esperienza, acquisita presso il Comando delle Forze Alleate del Sud Europa, ove ha prestato la sua collaborazione in qualità di Consigliere per gli Affari Internazionali, nonché presso il Collegio di Difesa della Nato.
Per la semplice ed essenziale esposizione dei dati nonché per la schematica trattazione dei temi, il lavoro sembra rivolto sia a chi opera nel settore del contrasto alla minaccia terroristica, sia a chi intenda approfondire le proprie conoscenze.
Particolare attenzione merita il capitolo dedicato agli aspetti strutturali, operativi ed organizzativi dei vari gruppi terroristici, neutralizzati o ancora attivi. L'indagine, seppur non agevole, ne esamina infatti gli aspetti principali come le strutture, la composizione, il reclutamento e l'addestramento, i bersagli e i relativi criteri di selezione, il modus operandi, la sicurezza interna e le comunicazioni, le rivendicazioni degli attentati, i documenti propagandistici, la logistica e il finanziamento, le norme di comportamento in prigionia.
La ricerca, apparentemente complessa per il carattere clandestino delle varie organizzazioni, incontra difficoltà per i gruppi ancora operativi e non rende comunque ipotizzabile l'applicazione di un modello universale a causa della molteplicità delle fazioni.
Il quadro generale è comunque attento e qualificato, costantemente rivolto all'analisi delle dinamiche sociali, nonché degli eventi politici e religiosi che hanno determinato l'evoluzione del fenomeno nelle varie aree geografiche.
Di sicuro interesse è il profilo socio-psicologico degli attivisti che delinea l'Autore. Questo è fondato su ricerche effettuate in ambienti terroristici circoscritti anche se su un "campione" fatalmente non esauriente. Pur configurandosi come peculiare per ogni gruppo, contiene elementi di possibile generalizzazione.
Il Pisano conclude evidenziando che uno dei limiti alla lotta al terrorismo potrebbe essere oggi costituito dalla inadeguata collaborazione internazionale, cui va aggiunta la difficoltà di ciascun Paese in presenza di legislazioni diverse e non armoniche che non consentono di perseguire una linea di condotta univoca per contrastare con più incisività il fenomeno. Questo attualmente è ispirato da matrici etnico-separatiste nell'Europa occidentale, fomentato dalle aspirazioni di alcune comunità regionali dove queste sono tradizionalmente più intense, mentre nell'area Mediorientale si correla a interessi politico-confessionali e le varie aggregazioni - seppur contrapposte - attuano lo stesso disegno eversivo nel tentativo di sabotare il processo di pace.
In tal senso, l'indicazione finale è per un rafforzamento della collaborazione fra gli Stati, almeno a livello bilaterale, tra quelle Nazioni munite di ordinamenti democratici consolidati, che non soccombano a tentazioni illiberali nella lotta al terrorismo.
|
|