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GNOSIS 4/2005
Pulsioni antimondialiste e vecchio antisemitismo

Neofascismo e Islam
ovvero le amicizie pericolose


articolo redazionale

Area di nicchia, ma minoranza vivace, popolata da ideologi e intellettuali di spessore, la destra filoislamica suscita curiosità ed interrogativi, per un connubio che ai più può apparire sorprendente. Se nei pressi della destra estrema persistono pregiudizi di ordine etnico, culturale e religioso nei confronti dei musulmani e se questi ultimi, a loro volta, considerano gli attivisti di destra degli infedeli, dove si realizza questa convergenza? Certamente, nel forte e condiviso sentire antisemita. Anche se Claudio Mutti, figura carismatica della destra filoislamica, in una recente intervista propone una visione meno semplicistica del problema, individuando altri fattori di ordine teorico, storico e politico, quali: la concezione dell'Islam offerta dai pensatori tradizionalisti; la solidarietà storica del fascismo e del nazionalsocialismo con i popoli musulmani; il manifestarsi dell'Islam negli anni settanta del XX secolo, come forza spirituale e politica in lotta contro i medesimi nemici.


Edizione araba di Mein Kampf


Il pensiero tradizionalista

Alla base della "tentazione dell'Oriente", cioè dell'attrattiva che l'Oriente, e l'Islam in particolare, esercitano da sempre su alcuni settori della destra radicale, troviamo la 'vecchia' dicotomia tra progres-so/modernismo da un lato e mondo della 'Tradizione' dall'altro.
Chi a destra vede nella modernizzazione una forma di imbarbarimento ideologico-culturale dell'Occidente, riconosce agli orientali ed al mondo islamico il pregio di aver invece salvaguardato la centralità delle tradizioni e la spinta spiritualista.
"L'uomo della Tradizione" celebrato da questa destra trova i suoi riferimenti ideologici in pensatori quali il francese René Guénon e, principalmente, in Julius Evola. Al primo, studioso di tradizioni spirituali e di esoterismo, convertitosi all'Islam dopo vari soggiorni in Egitto con il nome di Abdal Wahid Yahia, si richiama una certa "destra spiritualista", che nel tempo sarà segnata da numerose conversioni al credo islamico.
Nato a Blois nel novembre 1886 e morto a Il Cairo, dove si era stabilito, nel 1951, attento studioso di scienze tradizionali, Guénon è considerato uno dei più importanti esoteristi del nostro tempo, è vissuto incarnando il prototipo del 'tradizionalista integrale'.
Nei suoi scritti, tra gli altri "la Crisi del Mondo Moderno" e "Oriente ed Occidente", elabora teoricamente la critica della civiltà occidentale moderna, dove la perdita del legame con la Tradizione ha impedito l'avvicinamento alla trascendenza. Egli scrive: "La civiltà moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia: fra tutte quelle che conosciamo essa è la sola che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, la sola altresì che non si fondi su alcun principio di ordine superiore… il disprezzo e la repulsione che gli altri popoli - gli Orientali soprattutto - provano nei confronti degli occidentali provengono in gran parte dal fatto che questi ultimi appaiono in genere uomini senza tradizione, senza religione".
Secondo Guénon, l'Occidente vive dunque un'età di tenebre dello spirito avendo perduto il legame con gli stati superiori dell'essere.
L'incompatibilità tra Oriente ed Occidente, i contrasti tra le due civiltà sono dovuti appunto all'abbandono della Tradizione da parte dell'Occidente, che si è progressivamente imbarbarito e secolarizzato e non ha conservato la pulsione mistico-esoterica come invece ha fatto l'Islam, soprattutto nella sua espressione sufica, cui Guénon si converte nel 1912.
Il termine 'sufi', che in arabo significa "di lana", indica un mistico, un asceta (abbigliato con un saio di lana, il suf), che persegue una via di elevazione spirituale, per raggiungere l'unione mistica con Dio. Nel credo islamico i sufi esprimono, dunque, un orientamento improntato alla trascendenza, alla comunione spirituale e alla conoscenza della verità divina, stato di grazia che Dio riserva agli iniziati che devono compiere un lungo cammino di ascesi spirituale con la guida di un maestro.
Guénon esprime un orientamento tra i più rigorosi e meno tolleranti nei confronti di concetti quali progresso e democrazia, così come verso i principi scientifici, denunciando la portata distruttiva della mentalità moderna che, a suo avviso, ha disintegrato le conoscenze ed i valori che erano stati tramandati in Occidente fino al Medioevo.
Nel corso della sua vita, condotta 'da buon musulmano' in forma molto riservata e schiva, Guénon collabora con varie testate, accettando, fra gli altri, l'invito di un altro eminente pensatore tradizionalista, l'italiano Julius Evola, a contribuire a ‘Il Regime Fascista', il quotidiano di Cremona da questi fondato nel '22.
Filosofo mistico, oltreché pittore e scrittore, Evola è stato cultore e traduttore dell'opera di Guénon, condividendone l'orientamento ultra tradizionalista e spiritualista che alimenterà la sua insofferenza nei confronti della cività occidentale e l'aspirazione al ripristino di un rapporto con il passato nazionale in chiave sacra e mitologica.
Evola nasce a Roma nel 1898 dove morirà nel 1974. Dopo aver aderito ai movimenti del futurismo e del dadaismo, si dedica agli studi filosofici sotto l'influsso del pensiero di Nietzsche e di Gentile. Strenuo oppositore del capitalismo e delle sue derivazioni politiche e sociali, nella sua opera più importante "Rivolta contro il Mondo Moderno", del 1934, teorizza il rifiuto totale della modernità.
Fautore di una politica di potenza, sostenitore delle teorie di Spengler (1) sul "Tramonto dell'Occidente" e sulle cause della sua decadenza morale, imputabili tra l'altro al "mercenarismo giudaico" ed al "pietismo cristiano", nel dopoguerra diviene il principale riferimento ideologico per la destra tradizionalista.
Nella rilettura, in un'ottica "rivoluzionaria" antisistema, delle sue opere hanno trovato radice molte delle manifestazioni più estreme della destra degli anni '60 e '70 (evoliani si sono professati molti esponenti del "Centro Studi di Ordine Nuovo"), ispirate dal suo radicalismo guerriero, razzista ed elitario, segnato da un certo 'disprezzo della plebe' ("le masse devono essere risvegliate dal torpore decadente del mondo capitalista in disfacimento").
In queste idee molti giovani troveranno risposte al bisogno di una coscienza comune, di una sicurezza individuale per combattere 'l'incremento delle anomie', la caduta dei valori tradizionali e la disgregazione della società.
Il pregio di aver conservato il senso del sacro e il legame con il trascendente, viene da Evola riconosciuto anche all'Islam. Nei suoi pronunciamenti, egli si esprime in senso elogiativo su tale credo, sottolineando la preservata centralità della "tradizione quale forza formatrice" di livello superiore rispetto alle 'credenze' diffusesi in Occidente, con accenti critici nei confronti del cristianesimo.
Per Evola, la spinta trascendente del mondo islamico risiede tra l'altro nel principio organizzativo della vita sociale, regolata dalla "legge islamica, la Sharia…"
, rivelata direttamente da Dio per guidare il credente nell'espressione pratica della sua fede e della sua condotta. La sua base, il Corano, è concepita come la parola stessa di Dio.
Evola dedica poi particolare attenzione al concetto di jihad, esaltando il 'jihad maggiore' che nella dottrina islamica è la 'guerra spirituale' interiore, impegno sacro ed obbligatorio per tutti i credenti, sforzo ascetico per migliorare se stessi vincendo i propri vizi e le proprie debolezze.
Il 'jihad minore' è invece 'la guerra materiale' e riguarda un intervento meramente bellico, quale la difesa di un territorio islamico in caso di aggressione.
Nella concezione evoliana il principio islamico di 'jihad maggiore' si rapporta a quello che nel mondo della Tradizione connota l'esperienza 'guerriera', attraverso la quale si giunge all’ascesi e l'azione diviene veicolo per la trascendenza spirituale.
Prototipi di questo modello di 'elitarismo spirituale' sono considerate formazioni come la "Guardia di Ferro" rumena di Cornelius Codreanu e, soprattutto, le "Waffen SS" tedesche.


da www.zen-it.com

Del corpo di élite nazista, incentrato sui valori di un'etica militare di eccezionale severità, disciplina e durezza, Evola celebra lo spirito spartano, il senso dell'onore e del sacrificio spinto fino all'ascesi mistica, alla 'via eroica'. In questa impostazione delle SS si ritrova una forte componente iniziatico-esoterica che ha comunque caratterizzato diffusamente il nazismo, le cui radici culturali affondano a piene mani in questi antichi modi di conoscenza, dall'astrologia all'alchimia, dall'occultismo all'esoterismo, discipline alle quali Hitler fu molto sensibile (2) , e che il pensiero scientifico del ‘500, ‘600 e l'illuminismo avevano invece offuscato.


Nazismo e mondo islamico

Durante il nazismo i contatti e le convergenze tra il regime ed il mondo islamico furono molteplici. E' noto infatti come i popoli arabi nutrissero grande ammirazione per Hitler e viceversa. E' altresì noto come in più occasioni il Furher abbia espresso il suo apprezzamento per la religione islamica, giudicandola superiore a quella cristiana.
La simpatia dei musulmani per il nazismo è storicamente documentata, tra l'altro, dal rapporto privilegiato che in chiave antigiudaica legò Hitler al Gran Mufti di Gerusalemme, Haj Amin Al-Usayni. Quest'ultimo, fra l'altro, contribuì al reclutamento e alla organizzazione delle Waffen SS musulmane, le unità militari islamiche che combatterono a fianco dell'Asse.
Alla base della pulsione musulmana verso l'Asse vi fu comunque anche il desiderio di emancipazione dei popoli arabi, che videro nella seconda guerra mondiale e nella strategia politico-militare nazifascista, un'opportunità per liberarsi dal giogo coloniale delle potenze occidentali (Inghilterra e Francia in primis) e per risolvere la 'questione sionista', fidando nella figura di Hitler come "campione nella lotta all'ebraismo".
Sotto questo profilo, El Alamein rappresentò una disfatta totale per il mondo islamico. Soprattutto per il Mufti, che aveva combattuto senza tregua lo spettro dell'insediamento ebraico in Palestina e la prospettiva della nascita di uno Stato ebraico sul suolo palestinese, basandosi sulla promessa tedesca "che nessun ebreo europeo sarebbe entrato in Palestina" e che il Reich si impegnava a combattere l'ebraismo mondiale e l'etnia sionista in Palestina.
In virtù di questi legami, dopo la caduta del nazismo per molti ex ufficiali tedeschi fu naturale cercare rifugio nei Paesi arabi e in Medio Oriente, dove garantirono ai governi locali sostegno e collaborazione soprattutto nello sviluppo degli apparati militari e di informazione.
Molti ex gerarchi nazisti ripararono in Egitto, dove nel periodo nasseriano acquisirono posizioni di prestigio.


da www.grandmufti.free.fr

Il 5 marzo del 1965 all'età di 63 anni muore a Il Cairo Omar Amin Von Leers, tedesco convertito all'Islam, decorato come colonnello delle ‘SS’ e collaboratore di Goebbels, con responsabilità specifiche per la propaganda antisemita.
Nato nel Meclemburgo nel gennaio 1902, Von Leers si distinse per le sue doti intellettuali. Linguista di rango (sembra che conoscesse perfettamente cinque lingue tra cui lo yiddish e fosse in grado di scrivere fluentemente in latino), una brillante carriera accademica che lo porterà a divenire professore all'Università di Jena, collaborò con Goebbels al Ministero per la Propaganda, per il quale tra il 1933 e il 1945 produrrà una trentina di scritti.
Attraverso la moglie entra in contatto con Herman Wirth, filologo, antropologo, ricercatore di miti e simboli, studioso delle origini dei popoli indoeuropei e di culti monoteistici, del quale apprezza in specie la visione neopagana occultista nordica incentrata su un "monoteismo solare", che lo porta a celebrare il regime nazista quale periodo di luce dopo le tenebre: "Dalle altezze della cultura nordica originale dell’Età della Pietra, abbiamo attraversato le profonde vallate di secoli di decadenza per riassurgere ora a nuove altezze… sotto la Croce della grande Era della Pietra, la antica e sacra Svastika".
Condivide con Karl Haushofer la visione eurasiatica di un asse Roma-Berlino-Mosca e Tokyo, fondata sulla convinzione dell'esistenza di una comune 'razza nordica'. In questo quadro, l'alleanza tra le forze continentali eurasiatiche, Germania e Russia in particolare, viene considerata alla stregua di un baluardo contro le potenze occidentali, britannica e statunitense. Per questo, Von Leers non condivise la campagna nazista contro la Russia.
Nel '33, cura la rivista "Mondo Nordico" organo della “Società di Protostoria e Preistoria germanica” e nello stesso anno scrive un articolo sul "Foglio Mensile nazionalsocialista" sulla 'questione ebraica', nel quale si parla della possibilità di risolvere il 'problema' con un trasferimento di massa degli ebrei in un territorio extraeuropeo (ad esempio nel Madagascar). La risoluzione della 'questione ebraica' è vista da Von Leers quale 'missione per la tutela del popolo germanico' e su questo tema si guadagnerà una discreta fama anche grazie al trattato "Juden Sehen Dich An" (Gli Ebrei ti guardano), sempre del '33.
In seguito alla caduta del Reich, trascorse oltre un anno in un campo di prigionia statunitense dal quale riuscì ad evadere per raggiungere prima l'Italia e poi l'Argentina. Nel 1955 si stabilisce infine in Egitto ("oggi centro della lotta mondiale contro il colonialismo sionista che priva le nazioni della loro libertà"), dove entra in contatto con i Fratelli musulmani e si converte all'Islam, adottando appunto il nome di Omar Amin. Grazie al suo entusiastico supporto al nazionalismo arabo, diviene consigliere speciale del Presidente Nasser con responsabilità per la propaganda anti-israeliana e stringe rapporti di amicizia e collaborazione con il Mufti.
Il suo contributo all'establishment locale si concretizza in un ingente numero di scritti, tutti orientati in senso antiebraico e contro le potenze occidentali (3) , oltreché nella sua dichiarata disponibilità nei confronti di chiunque fosse impegnato nella lotta "contro la tirannia mondiale di Israele e dei sionisti".
Alcuni studiosi fanno risalire allo stesso Von Leers la nascita del negazionismo storico, cioè della corrente del pensiero antisionista che nega o ridimensiona l'Olocausto imputando agli ebrei di aver costruito un falso storico per accelerare la creazione dello Stato di Israele. Le teorie revisioniste verranno recuperate negli anni '80, '90 dalla destra più estrema ed avranno notevole diffusione in tutta Europa.


Le conversioni

L'esponente di maggior spicco della destra filoislamica italiana è certamente Claudio Mutti (4) , seguace di Guénon e di Von Leers, in onore del quale adotterà lo stesso nome Omar Amin in sede di conversione.
Laureato in lettere, anch'egli poliglotta, negli anni '70 fonda, a Parma, la casa editrice "all'insegna del Veltro". Traduttore per l’Italia di Gheddafi e di Khomeini, viene riconosciuto nel nostro Paese come uno dei principali promotori dell'idea euroasiatica, della necessità cioè di una unità politica dall'Atlantico al Pacifico, con una forte componente religiosa (progetto Eurasia-Islam), ponendosi in totale contrapposizione all'americanismo, al capitalismo, all'alta finanza e alla democrazia, in difesa delle culture tradizionali e di una visione spirituale e trascendente della vita.
Nel catalogo della sua casa editrice, centralità assoluta trovano, con l'intera opera di Evola, gli scritti di Guénon, di Von Leers, tutta la produzione hitleriana e numerosi testi sull'Olocausto (5) che lo porteranno ad essere annoverato tra i più convinti esponenti dell'antisionismo e del revisionismo storico in Italia.
Amico di Freda, si schiererà al fianco dei mujaheddin della Palestina, in quanto avanguardie militanti di una lotta di liberazione continentale per espellere americani e sionisti dallo spazio euroasiatico e mediterraneo.
Della sua come di altre conversioni negli stessi anni è corretto sottolineare l'importanza dell'approccio teorico, filosofico e culturale, specie in relazione ad individui con un retroterra politico di estrema destra (più raramente di estrema sinistra), inclini ad apprezzare dell'Islam la compenetrazione tra pensiero politico e religioso, oltre che gli aspetti legati al tradizionalismo.
Scrive in proposito Stefano Allievi, che molto ha studiato il fenomeno: "l'islam in quanto religione della prassi che programmaticamente non distingue tra ‘città degli uomini’ e 'città di dio' ma anzi volutamente le sovrappone, sembra costituire una via ideale per spiritualizzare un impegno prima solo sociale e politico. Non è un caso che molti di questi convertiti li ritroviamo nella leadership e tra i quadri intermedi dell'associazionismo islamico, nelle moschee e nella promozione di iniziative politiche a stretto contatto con l'Islam degli immigrati".
In questo contesto potremmo citare, a titolo esemplificativo, il ruolo leader svolto da Mutti nell'ambito dell'organizzazione Murabitun, il Movimento Mondiale dei Musulmani Occidentali, la cui emanazione italiana ha sede a Genova ed è diretta a sua volta da un ex aderente di Ordine Nuovo, Pietro Benvenuto, anch'egli convertitosi con il nome di Abd El Kabir.
O ancora l'attività del napoletano Luigi De Martino, un altro ex militante di Ordine Nuovo, convertitosi nel 1985 con il nome di Ammar, fondatore ed ispiratore dell'Associazione islamico-sciita "Ahl Al Bait" (Casa delle Genti).
Istituita a Napoli sulla scia dell'interesse suscitato dalla rivoluzione khomeinista, la Ahl Al Bait fa riferimento all'omonima rete internazionale con sede a Teheran. Vicina alle posizioni dell'Hezbollah e di Hamas l'organizzazione, che si dedica principalmente ad attività di proselitismo e di diffusione culturale, si configura in senso spiccatamente antisionista ed antioccidentale.
Attorno ad essa si sono ritrovate molte realtà dell'estrema destra italiana 'convertita', la stessa associazione romana "Imam al Mahdi" è nata di recente da una scissione interna all'Ahl Al Bait ed è anch'essa ispirata da un altro ex militante di destra convertitosi all'Islam, Marco "Hussein" Morelli.


L'antimondialismo

Alcuni attivisti convertiti, nel corso degli anni '80 e '90, trovano terreno d'incontro attorno alla testata trapanese "Avanguardia", fondata nel 1983 da Leonardo Fonte ispiratore anche della collegata "Comunità Politica".
Dichiaratamente neonazista e filo-islamica, sostenitrice del progetto muttiano "Eurasia-Islam", la rivista nasce con il proposito di rappresentare l'"avanguardia" di un "partito rivoluzionario" in "opposizione radicale al sistema". Fin dalle origini porrà al centro del suo progetto l'Iran considerato "baluardo antimondialista", campione dell'antiamericanismo e dell'antisionismo.
Partendo dall'assunto che il "nemico dei nostri nemici, è un nostro alleato" plauderà nel tempo alla resistenza palestinese, afghana, irachena, a Bin Laden ad Hamas ad Hezbollah e così via. A titolo esemplificativo ricordiamo la soddisfazione espressa dalla testata per le prese di posizione del Presidente iraniano Ahmadinejad che "hanno dato un sonoro schiaffo ad Israele, all'Occidente giudeoplutocratico tutto e alla sua arroganza".
L'antimondialismo, versione più moderna del tradizionalismo e dell'antioccidentalismo, rappresenta nella propaganda di estrema destra l'opposizione a tutto quanto sia riconducibile al modello socio-politico-economico e culturale occidentale. Combattendo il "progetto omologante di 'governo unico mondiale', promosso dalla finanza internazionale giudaico-massonica e riconducibile agli interessi del polo USA-Israele" si pone oggi in competizione con la lotta alla globalizzazione portata avanti dall'antagonismo di sinistra.


Il Gran Mufti a Berlino da www.photospalestine.free.fr

Oltre alla testata trapanese, un altro importante punto di riferimento della lotta antimondialista negli anni '90 è stato il gruppo redazionale del mensile milanese "Orion", fondato nel 1991 a Milano da Maurizio Murelli (6) . Fautore in origine del progetto muttiano "Eurasia-Islam" (7) , se ne è poi distaccato in parte, mantenendo tuttavia inalterata la spinta antimondialista, di critica al modello ed alla politica israelo-statunitense e di sostegno a chiunque vi si opponga.


Conclusioni

Come precisato all'inizio, questa destra radicale antimondialista e filo-islamica costituisce una importante corrente teorico-culturale della destra extra-parlamentare, ma minoritaria ed élitaria, anche perché le sue aperture al mondo musulmano incontrano difficoltà presso la base d'area meno colta e più intransigente, attestata su posizioni di rifiuto dello ‘straniero’ o di difesa della religione cattolica nella sua versione pre-conciliare più tradizionalista.
Tuttavia, questa vicinanza ideologica potrebbe subire un'accelerazione specie in un momento storico come l'attuale, segnato dalla crisi della politica dove l’11 settembre e i successivi accadimenti afghani, iracheni, libanesi… hanno certamente contribuito ad offrire nuovi spunti per rinfocolare le pulsioni antiamericane e ansioniste e dove sempre più l'Islam viene visto come l'ultimo baluardo di fronte alla dominazione dell'Imperialismo giudaico-statunitense. In questa prospettiva, l'Iran sciita, antisionista, antiamericano e revisionista assurge a punto di riferimento ineludibile!


(1) Oswald Spengler, nato a Blankenburg-am-Harz il 28.5.1880, morto a Monaco di Baviera il 7.5.1936, ammiratore di Nietzsche, diviene famoso pubblicando tra il 1918 ed il 1922, il "Tramonto dell'Occidente", nel quale delinea la sua teoria sulla decadenza e fine della civiltà occidentale ad opera di una nuova "civiltà di colore" asiatico-mongolica.
(2) L'Associazione esoterico-occultista Thule, (nome derivato dalla mitica Atlantide, patria degli Iperborei) che nasce a Monaco nel 1918 ispirata da von Sebotendorff, studioso di cabala, alchimia, rosacrocianesimo, di occultismo e sufismo dervisciano, può considerarsi a tutti gli effetti la matrice comune al gruppo di intellettuali che originarono il nazismo.
(3) Di recente è uscita in Italia curata dalle edizioni “all'insegna del Veltro” di Claudio Mutti, la traduzione in italiano di una conferenza tenuta da Von Leers il 15 giugno del 1940 presso l'Istituto Kaiser Wilhelm di Roma dal titolo "L'Inghilterra - L'avversario del continente europeo".
(4) Nato a Parma il 23.5.1946, vicino a Franco Freda, coinvolto nelle inchieste per gli attentati rivendicati da "Ordine Nero", poi per quelli compiuti a Roma dal "Movimento Rivoluzionario Popolare" negli anni '70 e, nell'agosto del 1980, per la strage di Bologna. Fondatore e direttore, dagli anni '70, della casa editrice "Edizioni del Veltro" di Parma, seguace di Thiriart, del nazionalboscevismo, ha militato in "Lotta di Popolo", si converte all'Islam nell'85.
(5) Pubblicherà, tra gli altri, "I Protocolli dei Sette Savi di Sion", "Ebraicità-Ebraismo" e "Nazismo e Islam".
(6) Nato a Milano il 12.10.1954, torna all'attività politica dopo aver scontato una condanna a 19 anni per l'uccisione dell'agente Antonio Marino, avvenuta il 12 aprile del 1973 nel corso di scontri con la polizia a Milano. Coniugato con Alessandra Colla, per un lungo periodo direttrice responsabile della rivista, promuove altresì la produzione editoriale della "Società Editrice Barbarossa" (SEB Srl.) di Milano
(7) Sotto l'influenza di Claudio Mutti, Murelli all'inizio inserì nella rivista una rubrica fissa dedicata alla Repubblica Islamica dell'Iran.

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