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GNOSIS 4/2006
Gli ebrei nella Palestina del Mandato Britannico

Come i movimenti clandestini costruirono lo Stato d'Israele


di Alberto OGGERO

La storia degli eventi che condussero alla creazione dello Stato di Israele e quella dei movimenti ideologici e dei gruppi militanti che la resero possibile, stanno alla base dell’odierno Israele e sottolineano come la costituzione di forze militarmente organizzate abbia rappresentato uno degli strumenti essenziali per l’attuazione e lo sviluppo di una politica militare basata su ideali nazionali tesa alla creazione di uno Stato Ebraico. La clandestinità fu il comun denominatore per molti di questi gruppi nella Palestina al tempo del Mandato britannico. Quella dei gruppi para-militari fu in questo caso una cladestinità atipica dove la politica militare delle forze di occupazione britanniche giocò, almeno all’inizio, un ruolo trainante orientato verso l’uso e la manipolazione di queste risorse esterne per il raggiungimento di scopi politici inquadrati in un’ottica, forse già al tempo inadatta, di gestione coloniale. E’ un dato di fatto comunque che il binomio e le sinergie attuate da milizie ebraiche e piattaforma politica sionista furono efficaci al punto di ottenere il merito per aver effettivamente condizionato gli eventi sino alla proclamazione dello Stato di Israele in Palestina. Come molto spesso accade, quando gli avvenimenti vengono riscritti dalla storia, anche in questo caso, molte delle ombre che hanno caratterizzato i momenti critici dei movimenti nazionali sono state cancellate e messe da parte lasciando spazio a semplificazioni che non rendono giusta verità alla complessità della natura umana ed agli eventi da essa prodotti. A questo proposito la intermittente clandestinità dei gruppi ebraici in Palestina e gli eventi che la caratterizzarono rappresentano la chiave per una lettura storica obiettiva.


Ingresso in Gerusalemme del Generale Allenby
da www.zionism-israel.com


Sionismo politico ed evoluzione storico-politica
in Palestina prima del Mandato britannico


La lotta armata e l’istituzione di movimenti clandestini per la liberazione di Heretz Ysrael, in ebraico “La terra di Israele”, è inscindibilmente legata allo sviluppo della ideologia sionista e pertanto non pare possible trattare la storia dei gruppi para-militari senza fare riferimento ai pilastri istitutivi che portarono alla decisione di intraprendere una lotta militante per il diritto al ritorno degli ebrei nella terra biblica.
Il movimento sionista resta alla base non solo dei processi motivazionali dietro allo sviluppo di formazioni militari ma ancora oggi della politica dello Stato di Israele. E’ verso la fine del XIX secolo che, a seguito delle polemiche divampate dopo l’affare Dreyfuss e l’antisemitismo ad esso legato, nel 1896 un giornalista ebreo-ungherese di nome Herzl si dedicò alla stesura di un breve trattato dal titolo “Lo Stato Ebraico”. Il testo trattava la necessità di porre fine all’esistenza apolide degli ebrei nel mondo e, utlizzando in parte le idee già espresse da Nathan Birmbaum ed altri autori alcuni decenni prima, metteva in evidenza come l’obiettivo primario restasse la costituzione di uno stato ebraico nella terra di Sion, uno degli antichi nomi utilizzati per Gerusalemme.
Il testo di Herzl fu di fatto l’inizio di quello che è ora ampiamente noto come sionismo politico. Non fu solo un trattato teorico ma la delineazione di politiche di difesa e d’attuazione che fecero leva su molti rappresentanti delle comunità ebraiche, in particolar modo in Europa, tanto da rendere possibile la convocazione del I Congresso Sionista tenutosi a Basilea nel 1897. Il sionismo politico si sviluppa in questo modo come umanismo laico sulle orme e, in certa misura parallelamente, ad ideali religiosi messianici parte della cultura delle comunità ebraiche. Gli ebrei si ritrovano così insieme non solo sotto l’egida del comune credo religioso ma all’ombra di un ideale politico relativamente laico, dotato del necessario pragmatismo che sottolinea l’idea di Nazione e ne localizza l’auspicato luogo di rinascita. Lo sviluppo del sionismo si affianca alla crescente emancipazione degli ebrei in Europa orientale. Già prima della pubblicazione del testo di Herzl, infatti, altri autori ebrei avevano identificato nell’assenza di una Patria la causa principale della mancanza di rispetto per gli ebrei nel mondo (Sachar 2005, 259).
A seguito della campagna antisemita zarista, e non necessariamente indirizzati dalla linea ideologica offerta dal movimento sionista e da Herzl stesso, circa 24.000 ebrei immigrarono in Palestina tra il 1881 e il 1903, portando a circa 56.000 il numero degli ebrei in Palestina agli inizi del XX secolo, contrapposti ad una popolazione Araba, in maggioranza musulmana, di circa 600.000 persone (Shlaim 2000, 7). L’immigrazione ebraica in Terra Santa, al termine del 1.800, era in maggioranza composta da membri della classe lavoratrice dei luoghi di provenienza in aggiunta ad una componente minore di studenti che iniziarono ad affluire sotto la spinta della soluzione proposta dal sionismo politico. Un piccolo numero di colonie ebraiche iniziarono così a popolarsi in Palestina.
L’esigenza di auto-garantirsi una certa sicurezza in un luogo dove l’impero ottomano non era certo in grado di mantenere l’ordine al di fuori dei maggiori centri abitati, portò i nuovi coloni ad ingaggiare delle guardie che potessero proteggere gli insediamenti da potenziali attacchi di criminali comuni. Non si trattava di milizie organizzate ma semplicemente di individui generalmente armati con un fucile od una pistola che rispondevano alle esigenze di sopravvivenza di piccole comunità appena insediate (Pa’ir 2003).
Gli eventi causati dal I° conflitto mondiale e la diffusione della Dichiarazione Balfour uniti ad un aspro aumento dell’antisemitismo in Europa, contribuirono ad accrescere il flusso migratorio degli ebrei verso la Palestina. Le comunità coloniche iniziarono a questo punto a sentire un naturale bisogno di sicurezza principalmente dettato dalla reazione aggressiva mostrata dalle popolazioni arabe in Palestina. Un sorta di milizia scarsamente organizzata fu istituita sotto il nome di Ha-Shomer, in ebraico “Sentinella”. Ha-Shomer fu una delle prime strutture para-militari segrete formata esclusivamente da ebrei (Sachar 2005, 282). Non contò mai piu` di 100 elementi e senza una struttura unitaria (Van Creveld 2002, 13) Ha-Shomer fornì per lo più addestramento all’uso delle armi da fuoco ed all’arte equestre, così rappresentando una embrionale risposta al reale bisogno di protezione in una terra dove ordine e legalità erano praticamente assenti come, peraltro, mancanti erano i governanti che quindi non parevano certo preoccuparsi dell’aumento degli attacchi per mano araba.
I membri di Ha-Shomer erano per la maggior parte connessi tra loro da legami familiari e la genuinità della loro vocazione nel difendere altri ebrei in Palestina è messa in discussione da vari rapporti su eventi riguardanti il loro operato. La discussione verte principalmente intorno alla funzione meramente difensiva contrapposta a quella di tipo mafioso e pertanto tesa a fornire protezione in cambio di denaro. Esistono, infatti, rapporti del tempo che suggeriscono come questa formazione si fosse anche resa protagonista di minacce ai danni di coloni che avevano rifiutato di servirsi dei suoi servizi (Goldstein 1993, 21).
Nel frattempo e sino al novembre del 1917 l’ideale sionista continuava a faticare nel raccogliere consensi non solo tra gli europei ma anche tra le stesse comunità ebraiche in Europa. Fu il continuo ed instancabile operato dei leaders sionisti in Gran Bretagna a convincere il gabinetto di Guerra inglese del tempo che stringere un’alleanza di fatto con gli esponenti sionisti avrebbe, in futuro, confermato la sovranità britannica sulla Terra Santa (Sachar 2005, 356). Queste furono in sintesi le motivazioni alla base della oramai famosa Dichiarazione Balfour.
Tramite quest’ultima la Corona inglese esprimeva al Presidente della Federazione Sionista in Inghilterra, Lord Lionel Walter Rothschild, la sua simpatia per l’idea sionista e per la creazione di una “Casa Nazionale” per il popolo ebraico in Palestina, pur salvaguardando i diritti civili e religiosi delle esistenti comunità non-ebree sullo stesso territorio. Sua Maestà di Gran Bretagna si impegnava inoltre a facilitare la creazione di tale Stato (Stein 1956). Il 25 aprile del 1920 la conferenza di pace di Parigi confermò l’assegnazione del rettangolo mediorientale a Francia e Gran Bretagna deludendo le aspettative territoriali dei sionisti che videro la Palestina deprivata delle piu` importanti risorse idriche e dei suoi confini storici. La Dichiarazione Balfour venne comunque integrata nel testo del trattato a conferma del rinnovato impegno britannico in favore dello Stato Ebraico in Palestina. Alle parole seguirono i fatti.
Il Generale inglese Allenby sviluppò con successo un’amministrazione civile tesa a difendere la minoranza ebraica ed a rivitalizzare l’intera economia palestinese (Sachar 2005, 358-365). Sulla scia di questi eventi e a causa delle persecuzioni a carico degli ebrei in Mittel-Europa, la popolazione iniziò ad aumentare alimentando l’espansione degli insediamenti esistenti e la creazione di nuovi. A tal punto gli ebrei che affluivano in Palestina erano nella stragrande maggioranza rifugiati, poveri e scarsamenti scolarizzati.
Al fine di facilitare il processo di integrazione e insediamento degli ebrei in Terra Santa, il Comitato Esecutivo dell’Organizzazione Sionista assunse il titolo aggiuntivo di Agenzia Ebraica come stabilito nella conferenza di Pace di Parigi ed in seguito confermato dalla Società delle Nazioni, incarico questo da svolgere in coordinamento con le Autorità britanniche. Le comunità ebraiche endemiche e quelle create agli inizi degli anni venti si organizzarono ad immagine e somiglianza del movimento sionista in Europa, quindi, dotate di assemblee democraticamente elette con il compito, a lora volta, di partecipare alla formazione di un Congresso Nazionale.
Dozzine furono i partiti che emersero da tale sistema di comunità, nella maggioranza aderenti al movimento dei lavoratori.
Tale movimento vide le sue origini radicate nella Federazione Ebraica del Lavoro in Palestina, in Ebraico Histadrut, fondata nel 1920. Il successo di tale Federazione risiede verosimilmente nella capacità non solo di fornire lavoro ma anche servizi, ivi inclusa l’assistenza sanitaria. Al fine di poter offrire la necessaria solidità ai suoi associati, espandendo così il suo potere, Histadrut creò un’azienda di costruzioni, nota come Solel Boneh, altre industrie e persino una banca. Partecipò inoltre attivamente alla creazione di insediamenti basati su ideali socialisti e di chiara natura sionista e, infine, all’istituzione della prima forza organizzata a difesa delle nuove comunità ebraiche in Palestina: l’Haganah, in ebraico difesa.
Fu proprio durante questi primi anni di formazione di un quasi-stato che il movimento sionista vide un nuovo tipo di movimento nascere dalle sue stesse viscere.
Nel 1923 il filo-britannico Ze’ev Jabotinsky si ritirò, infatti, dal movimento sionista accusando i suoi leaders di un atteggiamento troppo moderato nei confronti degli inglesi. Jabotinsky era di fatto un sionista che desiderava vedere progressi più rapidi, in particolare, relativi alla creazione di un vero e proprio esercito e all’incremento dell’immigrazione verso la Palestina (Segev 2000, 208-211). Le opinioni di Jabotinsky ebbero un vasto seguito anche per la propensione alla creazione di una società libera nella Terra di Israele, contrapposta a quella basata su schemi socialisti e predicata dal sionismo.
Il movimento creato da Jabotinsky e noto come revisionismo sionista vedeva, inoltre, modi di attuazione diversi e più radicali per raggiungere l’obiettivo in tempi brevi. Questa la situazione all’inizio del Mandato britannico e questi gli elementi che portarono alla creazione di movimenti che, per la loro natura paramilitare e in certo modo rivoluzionaria, furono costretti ad abbracciare la clandestinità per continuare il loro operato nell’ambizione di formare uno Stato Ebraico in Palestina.


Proclamazione dello Stato di Israele
foto d'archivio


La visibile clandestinità delle prime forze
di difesa ebraiche: la nascita dell’Haganah


L’inizio del I° conflitto mondiale e la sua estensione all’area mediorientale fornirono la prima occasione al movimento sionista per giocare un ruolo anche sul piano militare al fianco dell’alleato britannico.
In realtà la dominazione ottomana e la sua condotta brutale non fu dimenticata dagli ebrei che in 10.000 nel marzo 1915, costretti ad un esilio forzato, trovarono asilo, per più della metà alloggiati in campi profughi, in Egitto e là sostenuti solo grazie ai fondi delle comunità ebraiche. Fu proprio tra questi profughi che gli sforzi tesi alla creazione di una Legione Militare Ebraica trovarono terreno fertile. L’attivista sionista Vladimir ”Ze’ev” Jabotinsky e Joseph Trumpeldor, ebreo russo emigrato in Palestina dopo essersi guadagnato un attestato di eroismo durante la guerra russo-giapponese, lanciarono una campagna di reclutamento con il tanto cauto quanto tacito accordo delle Autorità britanniche (Sachar 2005, 345).
Nella primavera 1915 sotto il comando del Ten. Colonnello John Henry Patterson fu istituito il Zion Mule Corps come parte della Forza di Spedizione britannica (Me’ir 2003). A questa unità da trasporto, formata da circa 500 ebrei, fu concesso di portare la stella di Davide come distintivo da spalla.
L’unità fu assegnata alla campagna di Gallipoli sui Dardanelli, ma quando nello stesso inverno gli inglesi si ritirarono dall’area, l’unità venne sciolta (Sachar 2005, 345). La perseveranza di Jabotinsky e Trumpeldor contribuì comunque a convincere gli inglesi, nel settembre 1917, a formare un nuovo reggimento di fanteria composto da un centinaio di veterani dello Zion Mule Corps ed altri ebrei russi approdati nel Regno Unito.
Fu così che venne istituito il 38° Reggimento Fucilieri cui seguì la creazione di altri due Reggimenti, 39° e 40°, sempre formati da militari ebrei. I reggimenti, assegnati in Egitto, iniziarono quindi ad assorbire ebrei palestinesi direttamente reclutati in loco, anche se quasi tutti i componenti dei tre reggimenti furono congedati al termine del conflitto. Fu in questo momento che l’esecutivo sionista, probabilmente conscio dell’importanza dell’esistenza di una forza militare ebraica, riuscì nuovamente a convincere la Corona britannica a formare un reggimento ebraico di volontari di stanza in Palestina, istituito poi nel 1919 nella odierna Tsrifin e battezzato First Judeans, Primo [Reggimento] Giudei (Me’ir 2003).
Il reggimento fu posto sotto il comando del Ten. Colonnello Eliezer Margolin ma quando, nel 1921, questo comandante, di sua sola iniziativa, inviò le sue truppe per intervenire nelle violenze esplose nella zona di Tel Aviv e Jaffa tra arabi ed ebrei, le autorità britanniche sciolsero immediatamente il reggimento.
Ad ogni modo, la partecipazione di militari ebrei nel conflitto mondiale rappresentò un elemento molto importante poichè fornì l’occasione ad un numero consistente di uomini di essere addestrati e praticare l’uso delle armi all’interno di un esercito relativamente avanzato, come quello britannico. La nascita della prima milizia ebraica organizzata durante il Mandato britannico risale proprio a questo periodo. A seguito dell’intensificarsi degli attacchi da parte di gruppi arabi contro colonie ebraiche, spesso volti al saccheggio e quindi, almeno inizialmente, non connotandosi come gesti politicamente motivati, gruppi di attivisti ebraici formarono comitati di difesa, acquisendo armamento leggero nelle zone di Tel Aviv e Gerusalemme.
Fu proprio Ze’ev Jabotinsky a capeggiare il gruppo di Gerusalemme. Tali comitati vennero battezzati Haganah, in ebraico difesa e, come accennato in precedenza, furono inquadrati nella Federazione del Lavoro, l’Histadrut. L’Haganah giocò un ruolo nella difesa degli ebrei a Gerusalemme quando, nell’aprile 1920, gruppi arabi scatenarono rivolte durante la celebrazione religiosa ebraica del Pessah. Nonostante l’azione dell’Haganah 6 ebrei persero la vita e circa 200 rimasero feriti. Per contro le autorità britanniche, che godevano del controllo militare della regione, arrestarono vari membri dell’Haganah che, essendo di fatto un gruppo armato, restava illegale in violazione degli ordini militari emessi dalle autorità inglesi.
E’ importante sottolineare come l’Haganah non presentasse caratteristiche comuni ad un esercito sia in termini di catena di comando e controllo sia per quanto concerne addestramento ed equipaggiamento.
L’importanza di questi elementi, essenziali per una compagine militare, fu indubbiamente compresa almeno da alcuni membri più esperti dell’Haganah che, nel 1925, per esempio, promossero un corso sperimentale per comandanti a beneficio di 20 elementi scelti.
Queste iniziative rimasero comunque isolate e mai inquadrate in una strategia organica volta alla creazione di una solida e compatta forza militare. Molti dei componenti dell’Haganah rimasero quindi fedeli all’obiettivo iniziale dei suoi fondatori e continuarono a promuovere un modello d’espansione di milizie popolari, i cui ranghi rimasero aperti a tutti i membri delle comunità ebraiche, coerenti con l’ideologia sionista della prima ora. Durante le rivolte del 1929 fu particolarmente evidente che l’Haganah non disponeva in tutte le località di una forza sufficientemente coesa e che le armi e l’addestramento dei suoi membri non permettevano di ingaggiare con efficacia combattimenti con forze avversarie organizzate in tutte le aree del paese.
Nonostante gli sforzi per la riorganizzazione di questa forza, praticamente ogni unità rimase, sino agli anni ‘40, essenzialmente legata ad una colonia di origine, formando una forza di alcune migliaia di uomini non omogeneamente preparati (Bower 1977, 127-128) e insufficientemente coesi, a causa dell’assenza di una effettiva catena di comando.
La creazione dell'Haganah assume comunque una speciale rilevanza non per le sue capacità militari ma per il significato simbolico che racchiude in sè. Rappresenta, infatti, la nascita di un gruppo armato clandestino rispondente ad una autorità civile auto-organizzata e democraticamente eletta. Questo embrione di forza di difesa venne, infatti, posto sotto il controllo della Federazione Ebraica del Lavoro, l’Histadrut rappresentante della grande maggioranza dei lavoratori. La scelta di affidare all’Histadrut, il controllo della difesa fu verosimilmente dettata da particolari cautele politiche in un momento sensibile nei rapporti tra organizzazione sionista e Corona inglese.
Sembra probabile che la leadership sionista non volesse spingersi troppo in là nel creare un’organizzazione militare in Palestina, per sua natura illegale di fronte alle autorità britanniche, specialmente a così pochi anni di distanza dalla Dichiarazione Balfour, che faceva dell’appoggio inglese una strumento cruciale per la realizzazione di una Stato Ebraico in Palestina.
Al contempo un pò per ideologia ed un pò forse per non destare troppi sospetti agli occhi degli inglesi, l’Histadrut stessa parlava di dovere di volontariato per quanto concerneva la partecipazione all’Haganah degli ebrei in Palestina. Nonostante ciò molti dei membri del nucleo originario che andò a formare l’Haganah, provenivano dai disciolti reggimenti ebraici inquadrati nell’esercito britannico.


foto ansa

La base ideologica di questa milizia clandestina rimase comunque dominante sino alla proclamazione dello Stato di Israele. I tentativi mirati alla realizzazione e promozione di regolamenti, linee guida per i membri dell’Haganah, basate sull’equità tra commilitoni, confermano inoltre l’aspirazione originaria verso una milizia popolare in linea con la tradizione della sinistra sionista. In virtù di tale aspetto in un primo momento la clandestinità dell’Haganah riguardò i suoi membri in relazione alla pianificazione di interventi di difesa armata, ma non riguardò la segretezza della sua esistenza che, al contrario, fu discretamente pubblicizzata verosimilmente per ovvi fini connessi ad aspirazioni politico-nazionali.
Sul fronte degli armamenti le comunità ebraiche svilupparono una certa capacità produttiva importando macchinari industriali per la produzione di armi leggere che furono piazzate in nascondigli, in genere sotterranei, detti Slikkim, dove una parte delle armi in dotazione all’Haganah cominciarono ad essere forgiate (Van Creveld 2002, 25). Un notevole cambiamento ebbe comunque luogo a seguito delle rivolte arabe del 1929. I limitati ma chiarificatori successi ottenuti dalle milizie ebraiche a Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme suggerirono un allargamento di questa forza militare a tutta la Palestina.
Probabilmente la morte di più di 100 ebrei per mano araba e la pulizia etnica della città di Hebron fornirono lo stimolo e la motivazione adatta per iniziare un processo di serio cambiamento verso la creazione di un vero e proprio esercito. E’ comunque un dato di fatto che il 1929 rappresentò un punto di svolta per quanto concerne le azioni armate delle milizie ebraiche in Palestina ed intimamente connesso alla espansione di nuove idelogie, in primis, il revisionismo sionista di Jabotisnky.


Le rivolte del 1936-39, lo sviluppo
dell’Haganah e la nascita dell’Irgun


Sino al termine degli anni venti l’Haganah aveva così mantenuto una funzione meramente difensiva, chiaramente legata allo sviluppo delle colonie ebraiche in Palestina sotto l’ombrello della sinistra sionista. Fu nel 1930 che un piccolo gruppo di membri della difesa ebraica fondò una seconda organizzazione detta Haganah Beth o Irgun Beth con lo scopo di lanciare azioni offensive.
Tale organizzazione, acquisita una sua identità politica ed una leadership secessionista, divenne nota nel 1937 con il nuovo nome di Irgun Zvai Leumi, Organizzazione Militare Nazionale. Questo gruppo emergente dalle fila dell’Haganah non si differenziò solamente per un modo diverso di concepire la lotta per il raggiungimento degli obiettivi sionisti ma anche per la sua diversa base politica che traeva la sua solidità dal revisionismo sionista predicato da Jabotinsky.
La nascita di un gruppo tutto sommato più oltranzista avvenne così in concomitanza con la grande rivolta del 1936 dove la superiorità numerica dei gruppi arabi e l’uso della violenza contro la minoranza ebraica contribuì a produrre dei cambiamenti tattici. Le forze inglesi infatti realizzarono l’importanza di disporre di una forza che mantenesse l’ordine e controbilanciasse la superiorità numerica delle comunità arabe. Fu verosimilmente questa la ragione che spinse gli inglesi alla creazione di una polizia ebraica, nota come Notrim. La nuova forza fornì inoltre un’ottima copertura per la caldestinità dell’Haganah che iniziò una convivenza ombra con i membri del Notrim. Ebbe così inizio un periodo durante il quale la tolleranza britannica nei confronti della visibile clandestinità dei membri dell’Haganah divenne ancor più palese a dimostrazione di come gli uomini di sua Maestà cercarono di utilizzare i movimenti politico-militari locali al fine di controllare la crescente tensione in Palestina.
Non a caso la creazione dell’Irgun segue di un anno l’istituzione delle Special Night Squads. Tale forza fu la prima compagine mista raggruppante soldati britannici ed ebrei. Tale sorta di anomala novità fu di fatto una diretta conseguenza della passione nutrita per il sionismo da Charles Orde Wingate, ufficiale di intelligence britannico e creatore di questo corpo speciale. Allevato da una famiglia di missionari, Wingate fu specificatamente educato all’ombra del sionismo cristiano e di certo non esitò ad esplicitarlo con tutti i mezzi a sua disposizione tramite le iniziative promosse in supporto degli ebrei di Palestina. Wingate si prese addirittura cura personalmente della selezione di alcuni elementi da aggiungere ai ranghi delle Special Night Squads tra i quali ricordiamo Moshe Dayan, Yigal Allon ed altri, al fine di formarli ad azioni e tattiche non convenzionali.
Le operazioni affidate a questo gruppo furono particolarmente efficaci e le relazioni intrattenute, anche se illegalmente, con l’Haganah aiutarono in maniera consistente lo sviluppo militare di quest’ultimo gruppo. Come molto spesso avviene in contesti dove le forze di occupazione straniere si confrontano con moti interni coniugati con aspirazioni indipendentiste, gli inglesi si ritrovarono in questo modo ad aver rafforzato una delle parti in conflitto che si rivelò più determinata ed efficace delle iniziali aspettative.
In questo contesto l’Irgun rappresentò la prima vera forza militante ad affidare alla forza militare un ruolo cruciale per il raggiungimento dell’obiettivo sionista. Avraham Tehomi, il suo creatore, nell’intento di creare una organizzazione che non dipendesse ideolgicamente da principi socialisti integrati all’interno del sionismo della prima ora e che rispondesse meglio alle esigenze di contenere o eliminare la minaccia araba contro le comunità arabe, si fece promotore di una politica basata sulla forza e su massicce risposte militari ad ogni attacco lanciato ai danni degli ebrei (Lapidot 2006). Tale modus operandi venne immediatamente contrapposto a quello adottato dall’Haganah che sosteneva un utlizzo più parco della forza e più legato a criteri di proporzionalità.
Molti vollero far derivare tale differenza esclusivamente dalle diverse origini politiche dei due gruppi dove l’Irgun emergeva come la fazione di destra e, più importante, contraria all’integrazione del socialismo in un’idea sionista moderna.
E’ fuor di dubbio che tali elementi siano interconnessi e che i processi che condussero alla creazione dell’Irgun ebbero anche connotazioni politiche. Vanno comunque tutti posti in un contesto storico dove politica e fait accompli si compenetrarono nel rapido divenire di processi storici che solo i protagonisti di quel tempo possono di fatto descrivere con la adeguata arguzia e, in un certo senso, dovuta semplicità.
Infatti al di là di ogni analisi storica effettuata a posteriori e basata su quelli che solo in un secondo momento divennero movimenti politici, risulta chiaro che la creazione dell’Irgun e la sua espansione si concretizzò nel momento in cui i processi migratori degli ebrei verso la Palestina assunsero proporzioni mai viste prima, a causa delle persecuzioni hitleriane. Tale fenomeno scatenò una sentita preoccupazione tra le popolazioni arabe in Palestina che temevano di perdere presto il loro primato demografico. Tali paure produssero due principali conseguenze: la richiesta araba alla autorità britannica di fermare il flusso migratorio degli ebrei verso la Terra Santa e violenti moti che videro come bersaglio le colonie ebraiche in Palestina.
Alla luce di tale stato di cose non è difficile immaginare come una forza clandestina come l’Irgun non avesse poi dovuto faticare molto per raccogliere consensi tra la popolazione semita. Si trattava infatti per molti di dare una risposta legittima alla violenta oppressione dei gruppi arabi. Tale sentimento di fatto non necessitò di una base politica specifica e non necessariamente vide i suoi albori in ideali di destra o di sinistra.
Si trattò così di sentimenti legati a fattori etnico-sociali inquadrati in una dimensione nazionalista tesa alla creazione di uno stato ebraico in Palestina. Come conferma in una intervista rilasciata all’autore, Geula Cohen, svariate volte membro della Knesset israeliana e lei stessa attivista dell’Irgun prima e del Lehi poi, fu la necessità naturale di rispondere ad una situzione che si sviluppava sul terreno a fornire il giusto supporto all’Irgun.
Di contro possiamo aggiungere che furono tali elementi a produrre la scintilla giusta per la formazione di forze politiche che emersero dall’originario blocco sionista. A riprova del fatto che l’ideologia politica non fu la spinta caratterizzante la differenza esistente tra i movimenti clandestini, è importante ricordare come nel 1939 la pubblicazione della cosiddetta“White Paper”, con cui la Corona britannica sosteneva la creazione di uno stato indipendente palestinese, spinse le parti in causa verso linee più estreme ed ostili.
Da parte araba la White Paper non apparve sufficientemente efficace nel confermare il primato di questa parte della popolazione e, da parte ebraica, la limitazione dell’immigrazione in Palestina imposta dalla legislazione inglese non fu di certo accettata di buon grado. Violenze contro le colonie ebraiche esplosero in maniera anche più violenta e vari leaders, ivi incluso Jabotinsky, si dichiararono determinati ad intraprendere azioni contro gli arabi anche a costo di sacrificare vittime innocenti (Lapidot 2006).
Anche le tattiche di combattimento adottate dall’Irgun riflettevano tale vocazione di milizia irregolare. Le squadre di attacco dell’Irgun Zvai Leumi erano normalmente formate da tre membri: uno incaricato del trasporto delle armi dai depositi clandestini al luogo dell’operazione, uno addetto all’utilizzo dell’arma ed il terzo per rimuovere gli armamenti dal luogo dell’agguato (Lapidot 2006). Una tattica piuttosto semplice ed altrettanto efficace quando supportata da una presenza capillare sul territorio atta a lanciare attacchi multipli in diverse località, ostacolando e rallentando così l’intervento delle forze di polizia.


foto ansa

Geula Cohen ricorda che la passione per la propria terra e la legittima lotta contro l’occupazione straniera furono gli elementi trainanti per l’Irgun. Tali furono questi sentimenti che, a seguito dei propositi espressi dai britannici al fine di limitare l’immigrazione degli ebrei in Palestina, l’Irgun si schierò in prima fila per promuovere ed organizzare attivamente immigrazione illegale in Terra Santa. Varie navi salparono dalle coste europee per raggiungere segretamente la Palestina dove gli sbarchi e la dispersione dei passeggeri venivano normalmente assistiti dall’Irgun. La situazione cambiò quando nel 1943 la vittoria degli alleati sui nazisti iniziava a sembrare oramai inevitabile.
Agli occhi dei membri del movimento revisionista e dell’Irgun questo fu il momento adatto per proclamare una vera e propria rivolta contro la forza occupante britannica. Menechem Begin fu scelto in questo momento come comandante dell’Irgun e la sua opera di propaganda anti-britannica non rimase inascoltata incontrando i sentimenti di molti ebrei che vedevano in quel momento la fase cruciale per la coronazione delle ambizioni nazionali.
La propaganda e la chiamata ad unirsi all’Irgun rivolta a tutti i giovani ebrei fu cruciale per lo sviluppo ed il successo dei moti contro gli occupanti. Geula Cohen riporta che le autorità britanniche mostrarono una crescente apprensione per il successo ottenuto dalla radio clandestina ebraica, usata come mezzo di incitamento e reclutamento. Lei stessa fu arrestata durante una trasmissione clandestina e quando il magistrato militare britannico la condannò a due anni per la detenzione di un microfono, mezzo di propaganda illegale, e a sette anni per la detenzione di una pistola, non mancò di manifestare la sua sorpresa per aver ottenuto una condanna così esigua per la sua arma più potente.
La rivolta invocata da Begin non si fece attendere e le attività di guerriglia dell’Irgun divennero piu` frequenti ed efficaci contando sulla crescente esperienza guadagnata sul campo tramite un numero sempre più consistente di azioni. Fu così che i combattenti di questa fazione si resero protagonisti di un numero di attacchi contro istallazioni inglesi provocando un consistente numero di vittime. Tali attività incontrarono non solo la resistenza e la reazione sempre più aspra delle forze inglesi ma anche l’opposizione dell’Haganah che non vedeva di buon occhio le iniziative indipendenti di gruppi militanti ebraici, poichè prese al di fuori degli organi democraticamente eletti (Lapidot 2006).
Questa versione storica è confermata dalla stessa Geula Cohen che ribadisce come l’Haganah avesse in qualche modo espresso ostilità nei confronti dell’Irgun senza che quest’ultimo gruppo non si fosse mai schierato contro l’altra formazione. Infatti, almeno sino al 1943, si registrarono episodi di collaborazione tra le due fazioni. Nel frattempo una terza organizzazione ebbe i suoi natali all’ombra del secondo conflitto mondiale rifiutando di schierarsi accanto ad Haganah ed Irgun, nell’aderire ad una tregua temporanea con gli inglesi che, nemici in Palestina, stavano però combattendo i nazisti in Europa.
Questo gruppo, noto come Lehi o Stern Gang dal nome del suo fondatore, si presentò come una fazione totalmente indipendente, lanciando vari attacchi contro le forze britanniche e, dopo il 1943, si rese protagonista con Haganah ed Etzel di scontri fratricidi (Van Creveld 2002, 55-56).


Conclusioni

La situazione politica al termine del secondo conflitto mondiale ed il barbarico massacro degli ebrei per mano nazista funzionarono da spinta essenziale per la creazione dello Stato ebraico. Le azioni dei gruppi militanti furono comunque non meno utili a convincere le forze inglesi che il mantenimento dell’ordine in Palestina non avrebbe rappresentato altro che un problema per la Corona britannica. Le azioni e l’esperienza bellica acquisita avevano, infatti, condotto gli ebrei a diversi successi tattici che la stabilità, tanto ricercata dagli inglesi, appariva un vero miraggio.
In tal senso l’obiettivo che accomunava i gruppi clandestini si poteva dire raggiunto. Questo unito agli elementi che formavano il complesso scenario politico del tempo condusse alla creazione dello Stato di Israele.
All’interno di questa trattazione è importante peraltro rammentare che le motivazioni dei membri di tali gruppi furono cruciali per il mantenimento della necessaria perseveranza nel continuare una lotta che, nei primi anni, parve persa in partenza dato lo spessore militare delle truppe di occupazione ed il numero preponderante della popolazione araba.
E’ importante inoltre ricordare che al di là degli sviluppi politico-militari fu il fervore, la passione e le emozioni rivolte all’ottenimento di una terra patria agogniata per migliaia di anni a giocare un ruolo cruciale per la formazione e l’operato dei movimenti clandestini ebraici nella Palestina del Mandato britannico.

Un ringraziamento speciale per la realizzazione di questo articolo è rivolto a Ms Geula Cohen per aver accettato di condividere con l’autore parte della sua passione e del suo amore per lo Stato di Israele.

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