recensioni e segnalazioni 4/2023
Pierluigi Panza
Nel nome del padre
Le molte vite di Francesco Piranesi Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti 2022 pp. 208 - euro 45,00 di Jordanus
Le molte vite di Francesco Piranesi Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti 2022 pp. 208 - euro 45,00 di Jordanus
Molte vite in una sola. Con tempi e panni diversi, tra bulini usati e nuovi, aghi e
torchi, compassi e telai alla finestra. Conquiste e fallimenti che scorrono nella linea
di kronos e lasciano calchi e voci, tra il rame e l’unguento sul metallo incandescente
che diventa nero. Una di queste storie è quella di Francesco Piranesi, figlio
dell’architetto veneziano Giovanni Battista (o Giambattista): fu antiquario, archeologo,
incisore innamorato dei templi di Paestum, mercante d’arte, capo di una bottega
di calcografia, agente d’antichità per la Svezia e anche spia. In pagine fondate
su studi e ricerche, Pierluigi Panza, direttore della rivista «Ananke», riannoda i fili
di un’esistenza inquieta ma sempre curiosa e colta, riportando il protagonista nella
topologia che scelse di abitare, tra mercanti d’arte, diplomatici e stampatori. Se
sono note le incisioni di Piranesi, la «mente nera» (come lo definì Marguerite Yourcenar)
cui dobbiamo anche la chiesa di Santa Maria del Priorato all’Aventino, lo
erano meno le vicende di quel figlio ribelle che il 27 dicembre 1782 scrisse la sua
prima lettera all’antiquario Carl Fredrik Fredenheim con l’obiettivo di diventare
agente per le antichità della Corona Svedese a Roma. Fra trattative e carteggi, è da
film la partita del giovane Piranesi per l’acquisizione dell’Endemione, statua del
periodo ellenistico rinvenuta a Villa Adriana nel 1783, nella collezione del re Gustavo
III di Svezia. Le relazioni al limite con lo Stato straniero furono anche quelle
che ne fecero una spia alla corte di Napoli. È l’intrigante capitolo sei del libro La
spia della stella polare. Nel 1793, dopo l’assassinio di Gustavo III, fu incaricato dal
reggente di Stoccolma di inseguire, nel Regno di Napoli, il reazionario barone Gustaf
Mauritz Armfelt. Il ligio agente Piranesi, solito pagare «mance a quelli che procuravano
le nuove segrete», iniziò ad assolvere anche questo incarico. Per
pedinarlo e sottrargli i documenti appena fosse uscito dal Regno di Napoli, Francesco
mandò due aiutanti di bottega – Benedetto Mori insieme al fratello Vincenzo,
che vendeva stampe a Napoli – e Pietro Pasquini suo zio materno: «Tre incisori
messi a fare le spie!» tra via Toledo e le astuzie da doppiogiochista del Setola, «Volante
napoletano», servitore di Armfelt. Vincenzo Mori e Pasquini furono catturati
dal re di Napoli e finirono in «una cloaca delle carceri». Vincenzo «fu avvolto in
un lenzuolo e tratto al Maschio Angioino» e sotto tortura confessò. Gli sbirri del
generale Giovanni Acton non riuscirono, invece, ad arrestare Benedetto Mori, che,
viaggiando con un passaporto falso, riuscì a raggiungere Roma per poi nascondersi
a palazzo Tomati. Vincenzo Mori finì i suoi giorni in prigione, mentre Pasquini nel
1796 fu condannato a 15 anni di carcere. È del 1799 l’arrivo a Parigi di Francesco,
diventato repubblicano e in fuga, con il fratello Pietro, dalla repressione pontificia.
Vi finì la propria corsa nella notte tra il 23 e 24 gennaio 1810. Andò all’asta il patrimonio
di quel genitore, Giovanni Battista – figlio di Anzolo, spaccapietre veneziano
– che con la sua arte aveva fatto sognare corone e porpore.
Stuart Jeffries
Grand Hotel Abisso EDT 2023 pp. 464 - euro 26,00
Grand Hotel Abisso EDT 2023 pp. 464 - euro 26,00
Il libro racconta una delle pagine più avvincenti della storia del pensiero filosofico
attraverso le biografie dei maestri della Scuola di Francoforte: Walter
Benjamin, Theodor Adorno, Max Horkheimer, Herbert Marcuse, Erich Fromm, Jürgen Habermas,
Friedrich Pollock, Franz Neumann e molte altre figure del mondo intellettuale europeo del Novecento.
Benestanti ma in rotta con le proprie famiglie, colti, spesso elitari ma sempre impegnati
nel contrasto a ogni forma di dispotismo. Sullo sfondo scorre l’intero secolo: la Repubblica di
Weimar, l’avvento del nazismo, la tragedia della guerra e la Shoah, l’ambiente degli esuli in America,
lo stalinismo, i Partiti comunisti europei, la Guerra fredda, il Sessantotto, la caduta del comunismo
e l’avvento del postmoderno. Di loro il marxismo duro e puro disse che erano
intellettuali residenti in un elegante grand hotel affacciato sulle catastrofi del secolo, eppure essi
hanno saputo creare un laboratorio di insuperata autonomia, nel quale sono stati messi in discussione
temi come la personalità autoritaria, la sessualità, il fascismo, la xenofobia, il consumismo,
il dominio delle coscienze, la cultura di massa… Uno spazio di riflessione preso di mira
da ogni integralismo e conservatorismo. Stuart Jeffries tesse un intreccio di concetti elevati e storie
umanissime, di affermazioni pubbliche e vizi privati in cui le idee la fanno da padrone, dimostrandone
la capacità d’illuminare sia la storia che abbiamo alle spalle sia il complesso presente.
Marco Lanterna
Patatrac
Luni Editrice 2023
pp. 256 - euro 22,00
di Mario A. Majanti
PATATRAC è il primo dizionario della lingua italiana interamente dedicato
all’onomatopea (ne registra circa 1000 oltre a nomi, concetti, curiosità). Colma
una mancanza rilevante nella lessicografia nazionale – la quale pur funse da modello all’Europa
col Vocabolario della Crusca – dato che, mentre negli altri Paesi esistono lessici onomatopeici in
straordinaria quantità, l’Italia giunge qui ultima. Ciò perché l’imitazione dei rumori mediante il linguaggio
articolato è una specie di cenerentola della nostra lingua: il registro alto infatti la evita, gli
“scrittoroni” la detestano, per i parlanti comuni è una lallazione, mentre la scrittura tecnica nemmeno
ne sospetta l’esistenza. Eppure non fu sempre così. L’onomatopea ebbe anche una sua breve
stagione letteraria ai primi del Novecento (con Pascoli, Palazzeschi, Marinetti). Filosofi e linguisti
da sempre la guardano come una delle possibili matrici del linguaggio, nonché sua fonte di arricchimento;
mentre l’imitazione fonosimbolica dei versi animali ne fa forse l’ultima lingua di re Salomone.
Questo dizionario (che registra voci sfuggite ai repertori più imponenti, su tutti il Battaglia)
esalta il lignaggio letterario, attraverso citazioni d’autore, e la ricchezza timbrica spesso inavvertita,
serbando però un certo brio nelle definizioni, piccola mole, sapore antiaccademico. Insomma Lanterna
col suo PATATRAC ha voluto colmare una vera e propria disparità, facendo finalmente calzare
a quella dimenticata cenerentola la sua scarpetta di regina.
Ulderico Piernoli
Spie
Edizioni All Around 2023
pp. 368 - euro 16,00
Il libro narra di figure umane sospese fra realtà e leggenda, di vicende sconosciute
nei risvolti e nel ruolo dei protagonisti. Di Giordano Bruno, ad esempio,
martire del libero pensiero ma pure spia per Elisabetta I; di Beaumarchais, il padre di “Figaro”, a
cui gli americani devono la vittoria nella Guerra d’indipendenza; del mistero dell’orologiaio che
per 20 anni preparò la vendetta della Marina tedesca contro la base inglese di Scapa Flow. Quanti
sanno poi che Cavour cercò di comprare lo Stato Pontificio e che Mussolini fece altrettanto con
l’Etiopia? Accanto agli uomini, le donne: Luisa Zeni, agente nella Grande Guerra, decorata di Medaglia
d’Argento; Laura D’Oriano, all’opera per francesi e inglesi nel 1942, fucilata a Forte Bravetta;
Coco Chanel, reclutata dall’Abwher, il Servizio di spionaggio del Terzo Reich. Difficile immaginare
la collaborazione di Otto Skorzeny, colonnello delle SS, con il Mossad, o l’utilizzo che Kennedy
fece della Cia dopo il disastro della Baia dei Porci. Storie di eroi, come Sorge e Cohen; di traditori
al modo dei Cambridge Five; di idealisti che aiutarono agenti come Koval a rivelare i segreti atomici
a Stalin. Riguardo ai nostri Servizi, Piernoli si sofferma su Francesco De Martini, il soldato più decorato
d’Italia, promosso da sergente fino a generale per meriti di guerra; Cesare Amè, capo del
Sim, che scoprì Los Alamos prima delle spie russe; Fulvio Martini, direttore del Sismi… 39 storie
per ricordare che nell’intelligence il fattore umano gioca da sempre un ruolo determinante.
Carlo Bordoni
Furor
Luiss University Press 2023
pp. 160 - euro 18,00
Gli antichi norreni chia mavano berserksgangr lo spirito che trasformava i
guerrieri in uomini orso. Accecati da un’ira animale, indotti in uno stato confusionale,
i berserkr si gettavano nella battaglia senza patire dolore e senza pietà. È di un simile
furore, brutale e irrazionale, confuso ed emotivo, che scrive Bordoni, il cui sguardo non tratta però
di epoche antiche ma dipinge piuttosto la nostra società occidentale; una società in cui la ragione,
la scienza e il pensiero, soli antidoti all’erompere della forza bruta, sono ormai venuti meno. Ma
come si è arrivati a tutto ciò? In che modo la ragione è stata sconfitta? Senza facili moralismi, l’autore
propone un’idea tanto paradossale quanto suggestiva: la violenza e l’irrazionalismo non hanno
a che fare con qualche spirito antico e magico, ma con l’etica. Occorre infatti tornare a riflettere
sul rapporto, spesso sottaciuto, della violenza con l’etica. Dalle considerazioni di Benjamin, Foucault
e Derrida sulla violenza in quanto creatrice di diritto, passando per quelle di Aristotele e
Bourdieu sulla mutevolezza dell’habitus, fino alle critiche di Adorno e Butler sull’anacronismo
etico come forma d’imposizione, Bordoni dipinge la nostra epoca come quella in cui si concretizza
una tendenza alla violenza etica, cioè al tentativo di giustificare la violenza sulle basi di reazioni
e argomenti emotivi. È quando questa emozione condivisa diventa moralmente accettabile
che dobbiamo iniziare a temere che la società crolli in un irrazionalismo diffuso e pericoloso.
Michel Onfray
Vivere secondo Lucrezio
Ponte alle Grazie 2023
pp. 192 - euro 18,00
Perché dovremmo rileggere oggi un poema latino del I secolo a.C.? La risposta
che ci fornisce Michel Onfray, filosofo e saggista francese, è semplice:
perché il De rerum natura non è solo un richiamo alla responsabilità personale ma anche un incitamento
al genere umano affinché acquisti consapevolezza della realtà, nella quale esso è vittima,
sin dalla nascita, di passioni che non riesce a comprendere. L’opera di Lucrezio, infatti,
insegna soprattutto a vivere bene, a condurre una vita autentica e felice, purché si attui una vera
e propria conversione e si comprenda tutto ciò che c’è da capire, ovvero che la realtà è materiale
e che noi stessi siamo solo la materia che ci compone; che tanto è sufficiente per fare a meno dell’idea
stessa di un aldilà; che la religione è una superstizione; che l’amore sensuale è un rimedio
alla malinconia; che la saggezza è accessibile e consiste in un’aritmetica dei piaceri e in una dietetica
dei desideri; che non esistono né inferno né paradiso ma solo il mondo come lo vediamo.
Che siamo fatti di particelle, temporaneamente aggregatesi in una forma, le quali dopo la nostra
morte torneranno a danzare riaggregandosi in altre forme, e che solo la passione per il qui e ora
ci rende davvero felici. Con questo suo ultimo libro l’autore ci fa toccare con mano la straordinaria
modernità dell’opera di Lucrezio, e ci consegna una chiave – filosofica, sì, ma tutta fisica e concreta
– per la vita in questo mondo fatto della stessa sostanza dei sogni, cioè di atomi.
Andrea Staid
Essere natura
UTET 2022
pp. 144 - euro 15,00
Per secoli abbiamo considerato il Pianeta come una risorsa inesauribile, da
sfruttare e piegare ai nostri interessi: abbiamo deviato fiumi, estratto dal suolo
combustibili, ricoperto il terreno di cemento e riempito l’aria di sostanze chimiche, non curandoci
delle conseguenze che questa attività forsennata aveva sulle altre specie che popolano la Terra.
Ma siamo davvero così diversi e superiori rispetto a tutti gli altri esseri viventi? L’antropologo Andrea
Staid, intrecciando la storia del pensiero occidentale con esempi di vita quotidiana, ripercorre
l’evoluzione dell’antropocentrismo europeo che ha determinato il dualismo tra natura e cultura,
permettendo così all’uomo di servirsi degli ecosistemi per arricchire sé stesso. Colonialismo ed
estrattivismo diventano le chiavi per capire come abbiamo agito sull’ambiente in nome di un progresso
che ha rotto equilibri sociali e naturali. La sfida del nostro secolo consiste nello sviluppare
un approccio differente, ecologista, che tuteli davvero l’ambiente anche a costo di ridurre sensibilmente
la crescita economica; il Pianeta appartiene a tutti e ciascuno di noi è chiamato a cambiare
il proprio stile di vita, attraverso piccole scelte giornaliere davvero sostenibili. Il critical
gardening, la spesa responsabile e il riciclo dei rifiuti sono solo alcune delle possibilità che Staid
propone per iniziare a declinare un’idea di mondo e di ecosistema interconnessa con le nostre
vite: un’idea da preservare, se vogliamo salvaguardare la nostra stessa sopravvivenza.
Francesca Sensini
Non c'è cosa più dolce
il nuovo melangolo 2022
pp. 267 - euro 16,00
di Tom Tom
Per circa 15 anni e fino alla sua morte, nel 1912, Giovanni Pascoli intrattiene
un’intensa relazione epistolare con Emma Ciabatti, moglie in seconde nozze
del noto pittore livornese Vittorio Matteo Corcos. Il carteggio inizia quasi per caso, nel 1897, allorquando
un comune amico, padre Ermenegildo Pistelli, di sua spontanea iniziativa invia al
poeta romagnolo alcune impressioni e acute critiche scritte sui Poemetti (editi per la prima volta
quello stesso anno) da una «signora incognita», non letterata di professione ma «giudice buono
d’arte e di poesia». Emma Corcos, per l’appunto, la cui identità verrà svelata dal chierico solo in
un secondo momento. Da questo primo contatto, tra Giovanni ed Emma si instaura, sullo sfondo
della Belle Époque, «un dialogo che contende ai ruoli sociali e di genere, alle convenienze e
alle formalità, uno spazio umano suo proprio», fatto di ammirazione, amicizia e amore, in cui i
due interlocutori, «alleggeriti dalle pose socialmente imposte, si riconoscono e si rivelano a sé
stessi» (e a noi tutti). Pubblicata nel 1972, la prima versione dell’epistolario, Lettere alla gentile
ignota, relega in nota le lettere di Emma. Con questo saggio, Francesca Sensini cerca di rimediare
a tale squilibrio, restituendo alla voce della Corcos una dignità finora sminuita e messa in ombra,
ponendola sullo stesso piano del poeta che, nell’occasione, appare «così lontano dalla piatta e
triste tiritera che si racconta su di lui uomo».
Gilberto Martinelli - Roberto Tempesta
1983: Operazione Budapest
Sandro Teti Editore 2021
pp. 240 - euro 18,00
di Franz
Il romanzo ricostruisce la storia del clamoroso furto perpetrato ai danni del
Museo di belle arti di Budapest nella notte fra sabato 5 e domenica 6 novembre
1983. Nella circostanza una banda di italiani di Reggio Emilia si appropriò di sette opere di
Raffaello, Giorgione, Tintoretto e Tiepolo. Ancora poco noti ai carabinieri dell’allora Nucleo tutela
patrimonio artistico (oggi Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale), i ladri avevano
interessi molteplici, tanto da far risultare il furto come un diversivo dalle loro fitte e ambigue
relazioni cosmopolite. Lo stesso committente, un potente armatore greco, si vedrà coinvolto in
operazioni antimafia e riciclaggio. La temerarietà dei malviventi ha reso questa storia unica, soprattutto
per aver violato la presunta invulnerabilità del regime e messo in imbarazzo il presidente
János Kádár. La ricostruzione delle fasi investigative, condotte dai carabinieri congiuntamente alle
Forze di polizia elleniche e ungheresi, unite alle testimonianze dei protagonisti, hanno consentito
la ricostruzione capillare delle dinamiche che hanno spinto quegli italiani a compiere questa
azione apparentemente isolata. A distanza di 40 anni, però, emerge un incredibile intreccio di
eterogenei interessi che apre uno scenario inimmaginabile. Un complesso affresco del crimine
internazionale permeato di politica, Servizi e malaffare che, attraverso le tecniche della deduzione,
si potrà archiviare tra le pagine della storia dell’intelligence internazionale.