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GNOSIS 3/2005
....E il centro sociale incontrò la 'rete'

articolo redazionale

La diffusione dei sistemi multimediali informatici ed in particolare di Internet ha prodotto una vera e propria rivoluzione nei tradizionali ‘schemi’ della comunicazione sociale, ampliandone in misura esponenziale le potenzialità. La rete, per le sue caratteristiche di apertura, libertà ed extraterritorialità, consente l’accesso a costi irrisori ad un uditorio praticamente illimitato, garantendo ampi margini di anonimato e rischi di esposizione personale praticamente nulli. Si tratta di uno scenario in continua e rapida evoluzione che ha aperto importanti prospettive ed opportunità di sviluppo ma che si presta, come tutti gli strumenti improntati ad ampliare e garantire la massima libertà di espressione e di movimento, ad utilizzazioni ‘illecite’ o ‘controindicate’. La Rete è divenuta il principale strumento di diffusione e propagazione del ‘messaggio antagonista’ quando non propriamente ‘eversivo’.
Al posto della vecchia sezione o del collettivo politico dove si decidevano le azioni, oggi è nel web che girano gli slogan di battaglia, si pianificano le campagne di lotta, si forniscono consigli su come difendersi legalmente in caso di arresto o istruzioni per confezionare ordigni.



da www.inventati.org


La protesta antagonista dalla piazza
alla rete:
il ‘media-attivismo’


Il ‘media-attivismo’, termine usato per definire l’universo della comunicazione indipendente (la voce inglese media-hacktivism deriva dall’unione di hacking e activism), è un fenomeno culturale che ha ridefinito, attraverso nuove modalità tattiche e strategiche, i meccanismi della produzione e condivisione di informazione, sfruttando la diffusione e crescente disponibilità delle tecnologie digitali e avvalendosi delle illimitate potenzialità della rete Internet.
L’incredibile varietà ed offerta di strumenti elettronici audio-video (videocamere, pc portatili, fotografia digitale, telefonini), disponibili ad un consumo di massa grazie ai costi ormai contenuti, ha fornito infatti la possibilità a chiunque, pur non possedendo un know-how specifico, di improvvisarsi ‘operatore’ della libera comunicazione.
Ciò che spinge il ‘popolo’ dei media-attivisti a prodigarsi per un tipo di informazione indipendente è l’idea che il sistema ‘istituzionale’ tolga “potere agli individui, decidendo in modo autoritario che cosa possa essere o no una notizia”.
L’obiettivo è pertanto quello di riappropriarsi dei media in quanto mezzi di ‘produzione’, piuttosto che di ‘rappresentazione’, per costruire un’informazione ‘vera’, obiettiva e soprattutto ‘alternativa’.
La conoscenza dei meccanismi e la pratica della comunicazione ‘dal basso’ sono divenuti pilastri essenziali nella ‘battaglia antagonista’ che, in nome di una ‘nuova idea’ di democrazia e di partecipazione, ha gradualmente spostato il proprio baricentro dalla piazza alla ‘rete’.
Protagonista di questa battaglia è l’universo movimentista, con la vasta galassia dei centri sociali, che per incontrarsi, dialogare, organizzarsi utilizza il web, veicolando filmati, video, testi, documenti audio e innescando ‘on line’ commenti e dibattiti di taglio sociale e ideologico.
Sono stati eventi come ‘Seattle ’99’ o ‘Genova 2001’ che hanno dato impulso al fenomeno del ‘media-attivismo’, lanciando la figura del militante/programmatore/video-operatore/giornalista/hacker impegnato a sperimentare forme di autogestione dell’informazione destinate a dare “voce alle minoranze senza voce”.
Nello sviluppo del ‘medium testuale’ sta avendo particolare diffusione un modello di comunicazione denominato weblog (letteralmente ‘traccia del web’), o più comunemente ‘blog’: veri e propri ‘siti autogestiti’ per la discussione on-line su argomenti di interesse collettivo.
E’ un sistema che consente a chiunque, in tempo reale, di comunicare la propria opinione o informazione in tutto il mondo, in maniera orizzontale, non mediata e con un rapido feedback.
Dal punto di vista formale i blog sono una via di mezzo tra il forum di discussione e la ‘homepage’ personale; si presentano come una serie di interventi, generalmente brevi per facilitarne la lettura, elencati in una pagina web uno di seguito all’altro in ordine cronologico. Il modello weblog si è andato gradualmente trasformando e da ‘sistema conversazionale’ (appunti, commenti) è diventato una nuova modalità di giornalismo che, per la ‘costruzione della notizia’, si basa non più sull’apporto del singolo ma sulla collaborazione di tanti, bypassando lo schema classico della comunicazione unidirezionale.
Creare un ‘blog’ è facile grazie alla disponibilità di software libero, diffuso in nome del copyleft (in aperta antitesi con il copyright), su siti appositamente creati come www.blog-ger.com, in lingua inglese, o www.splinder.it e www.blogger.com, in italiano.
Nel tempo hanno preso vita e si sono diffuse nel web innumerevoli ‘comunità virtuali’ basate su questo nuovo modo di comunicare e di navigare in Internet che hanno generato una vera e propria rete globale di media indipendenti.


Il sito internazionale della
comunicazione indipendente
INDYMEDIA


L’espressione più significativa di queste innovative dinamiche è l’Independent Media Center-IMC, www.indymedia.org, network mondiale nato, nel novembre 1999 a Seattle, con l’obiettivo di dare copertura mediatica alle proteste ed agli eventi connessi al Summit del WTO che “rischiavano di essere omessi o distorti” dall’informazione tradizionale.
Nella presentazione americana si legge: “Indymedia è un network di media gestiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità. Ci impegniamo con amore e ispirazione per tutte quelle persone che lavorano per un mondo migliore, a dispetto delle distorsioni dei media che con riluttanza si impegnano a raccontare gli sforzi dell’umanità libera”.
La sezione italiana del network, Indymedia Italia, costituita nel giugno 2000 in occasione del vertice dell’OCSE di Bologna, si è imposta all’attenzione del grande pubblico per il ruolo incisivo svolto nella produzione di informazione prima, durante e dopo il G8 di Genova.
Il media-center funzionò infatti come luogo di raccolta e di diffusione delle notizie ‘real-time’ grazie ad un vero e proprio bombardamento di sms, e-mail, fax, testimonianze audio, video e fotografiche che documentarono la ‘contro-informazione’ nelle ‘giornate di Genova’.
Il meccanismo che sta alla base di Indymedia è l’open publishing, cioè la pubblicazione libera e spontanea di contributi di informazione in linea con il principio fondante del network “don’t hate the media, become the media”.
Il sito web è costruito proprio con l’intento di favorire la partecipazione collettiva, l’home page è suddivisa in tre colonne:
- la prima contiene i link a tutti i siti IMC nel mondo e a documentazione e pubblicazioni su questioni specifiche;
- nella sezione centrale compaiono vari articoli di interesse con notizie aggiornate regolarmente a cura del ‘collettivo editoriale’. Poiché Indymedia non ha sedi ‘fisiche’ né una redazione centralizzata, il ‘collettivo editoriale’ è formato da iscritti alle mailing list (1) del sito e si muove sui canali virtuali, organizzando il lavoro in maniera orizzontale e collettiva;
- la colonna di destra, il newswire, è considerata il ‘cuore’ del sistema. E’ lo spazio dedicato agli inserimenti di notizie da parte degli utenti ed ai commenti in tempo reale, il luogo dove dare visibilità ad iniziative e segnalare eventi.


da www.indymedia.org.uk

Chiunque attraverso un computer collegato ad Internet può controllare e aggiornare i contenuti del newswire, caricando registrazioni audio, video, immagini, articoli, comunicati, news. Tutto il materiale inviato in questa sezione viene pubblicato sistematicamente e ‘senza censura’.
Unica espressa limitazione a questo sistema di ‘massima libertà’, si legge nel sito, riguarda i contenuti“esplicitamente fascisti, sessisti o razzisti”.
Infatti, benchè Indymedia non sia“portavoce di nessun particolare punto di vista”, si sottolinea che “sicuramente” la maggior parte dei suoi organizzatori ed utenti ha come riferimento “l’area della sinistra” e molti “sono direttamente coinvolti nel movimento ‘anti-globalizzazione’”.


Il portale dei Centri Sociali
dell’antagonismo italiano
ISOLE NELLA RETE


L’enclave dell’antagonismo italiano, reperibile all’indirizzo www. ecn.org (acronimo di European Counter Network), ospita i siti di associazioni, gruppi, spazi occupati, collettivi, realtà di base e di tutti quei “soggetti non istituzionali che condividono i percorsi della sinistra radicale, dell’autogestione e dell’antifascismo”.
Si tratta di un vasto contenitore dove vengono pubblicate “informazioni, notizie, documenti ed iniziative dei centri sociali e dintorni”.
Il server mette inoltre a disposizione degli utenti mailing list per discutere e scambiare opinioni su problematiche interne ed internazionali, tra cui figurano l’antiproibizionismo, la protesta animalista, il diritto alla libera comunicazione, le lotte studentesche, il reddito e il lavoro.
Per potere usufruire di questo spazio di autogestione e di visibilità è richiesta una quota associativa “motivata dalla necessità di condividere tutti insieme i costi (esosi) della connettività e delle attrezzature informatiche”.
L’elenco delle numerose realtà antagoniste collegate al server è disponibile alla voce ‘Altravista’ dei ‘servizi ECN’.
Basta ‘cliccare’ su uno dei tanti indirizzi web per essere introdotti nell’universo del movimentismo italiano, bombardati dalla segnalazione delle iniziative ‘in programma’, da resoconti e immagini degli eventi già vissuti, da commenti, proclami e dibattiti che in pochi secondi danno un’immagine completa del ‘panorama delle proteste in atto’.


IIl sito delle ‘campagne di lotta e
boicottaggio’
TACTICAL MEDIA CREW


TM Crew è uno strumento di interconnessione e coordinamento tra ambienti della contestazione, in particolare dell’area romana dove operano strutture ‘storiche’ come Radio Onda Rossa e alcuni centri sociali particolarmente ‘impegnati’ tra cui Acrobax, Forte Prenestino, Astra, Ex-Snia, Corto Circuito, Ateneo Occupato.
Ma il portale è noto soprattutto per l’attività di organizzazione, gestione e propaganda di specifiche ‘campagne di lotta’ lanciate nel web.
La più nota, con lo slogan ‘Kill a Multi’ (uccidi una multinazionale) esorta alla contestazione ed al boicottaggio commerciale di alcune fra le multinazionali più conosciute, messe sotto accusa per una innumerevole quantità di motivazioni tutte a vario titolo riconducibili alla protesta contro ‘le degenerazioni del liberismo economico’ e le politiche ‘imperialiste’.
Aprendo la ‘Boycott Page’ del sito si visualizza l’elenco delle campagne sulle specifiche aziende. In cima alla lista figurano la Coca Cola, con l’immagine della tradizionale scritta modificata in ‘prendi Coscienza’, e il marchio Mc Donald’s, rivisitato in ‘Stop McKiller’, seguite tra le altre dalla multinazionale petrolifera Esso (Exxon/Mobil), particolarmente contestata negli ultimi tempi dal ‘movimento no-war’ per il sostanziale ‘supporto’ fornito all’amministrazione Bush nello scacchiere di guerra, in qualità di fornitrice ufficiale delle forze armate e della NATO.




da www.tmcrew.org

Una campagna che si è tradotta, oltre che in attività di propaganda, in azioni di vero e proprio danneggiamento contro i distributori ESSO (con il taglio delle pompe di erogazione) compiute, con particolare frequenza nel corso del 2003, su tutto il territorio nazionale (2) .


Kaos tour 2005 - Connecting
Radical People


Nonostante le indubbie potenzialità di questo immenso ‘villaggio globale’, che superando limiti e barriere connette individui nei poli opposti della terra, alcune realtà cominciano in qualche modo a sentirsi ‘imprigionate nella rete’ ed esprimono il desiderio di “uscire dal digitale” per ritrovare il ‘contatto fisico’.
È il caso degli animatori del sito www.autistici/inventati.org che hanno organizzato il ‘Kaos Tour 2005’ proprio per corrispondere al “bisogno pressante di tornare ad essere carne e sangue, e non solo giga e giga di informazioni più o meno interessanti, più o meno sensate, più o meno utili.”
Il progetto, che ha avuto l’appoggio anche di altri siti antagonisti come Indivia.net ed Isole nella rete, è nato pertanto con lo scopo di creare momenti di incontro per far conoscere fra loro gli esponenti della ‘comunità virtuale’ che abitualmente usa il sito.
Le tappe del tour tracciano un percorso che da Trento a Napoli, passando per Milano, Roma e Firenze, tocca alcune tra le più significative espressioni dell’attivismo militante.
In nome di “una comunicazione libera e radicale” sono stati organizzati incontri e dibattiti sul ‘diritto all’anonimato e alla privacy’ in rete, l’autogestione e l’autodifesa delle informazioni, la ‘lotta al copyright’ e per lo sviluppo del ‘software libero’.
Obiettivo finale del tour è quello di stimolare la cooperazione e creare un collegamento tra le varie realtà, per rilanciare ‘il movimento telematico italiano’ sostenendo anche, nell’ambito dell’autogestione ‘multimediale’, i programmi di sviluppo delle Telestreet e delle web-radio.


(1) Uno degli strumenti di partecipazione diretta più usati da Indymedia Italia è un meccanismo che consente di inviare automaticamente un messaggio e-mail a tutta una serie di indirizzi iscritti nella lista creando una sorta di gruppo di lavoro. Esiste un ulteriore meccanismo (crossposting) che permette la distribuzione dello stesso messaggio anche a molteplici e differenziate liste di discussione.
(2) L'azione più recente risulta compiuta a Trento il 25 aprile 2005.

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