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GNOSIS 2/2005
DALL'ARCHIVIO ALLA STORIA

I clandestini nel Regno d'Italia


articolo redazionale


da www.filef.info

Se è noto che l’Italia è stata per lungo tempo un paese di forte emigrazione verso l’estero (e spesso questo dato viene citato negli attuali dibattiti sul fenomeno immigrazione), meno conosciuta è, forse, l’esistenza, sin dagli inizi del ‘900, di un ‘problema’ immigrazione che era all’attenzione delle autorità politiche e di pubblica sicurezza.
I due documenti qui presentati (1) – che vogliono essere una sorta di contrappunto al forum di questo numero – contengono, infatti, alcune curiosità storiche sul fenomeno immigrati ai primi del Novecento e sulle strategie, all’epoca, adottate per contrastarne la diffusione.
Un’eloquente testimonianza dell’attenzione riservata al problema ci viene da una circolare emanata il 10 luglio 1901 da Giovanni Giolitti insediatosi da pochi mesi al Dicastero dell’Interno (2) .
L’ordinanza, indirizzata ai “Prefetti delle province di confine e a quelli ove trovansi scali marittimi”, invitava le autorità di pubblica sicurezza ad esercitare la “più attenta vigilanza” ai confini, per impedire l’ingresso nel Regno di cittadini stranieri privi di mezzi e di recapiti.
Il Ministro dell’Interno valutava, infatti, che il fenomeno avesse “gravi conseguenze” sia per la sicurezza pubblica, sia per le casse dello Stato “che deve più tardi sopportare la rilevante spesa necessaria per l’espulsione o per il rimpatrio forzato” degli stranieri.
Ugualmente interessante è il secondo documento, una lettera del luglio 1904 indirizzata dal Prefetto di Genova al Ministero dell’Interno, recante in allegato un elenco nominativo di immigrati, qui omesso per ragioni di privacy.
A qualche anno di distanza dalla circolare di Giolitti, il Prefetto di Genova sembra voler tracciare un sintetico bilancio della situazione a livello locale e delle attività condotte dalla pubblica sicurezza per far fronte alle “condizioni eccezionali in cui trovasi questa città”, condizioni che impongono di procedere ad “arresti in massa” e all’imbarco degli stranieri per l’estero.


da www.lasprugola.com

Il rapporto del Prefetto appare motivato anche dalla necessità di rispondere da un lato ai reclami presentati da alcuni paesi esteri per la politica di espulsioni adottata dalle autorità italiane, dall’altro alle proteste dei cittadini, spesso rilanciate dalla “pubblica stampa” .
Tra i problemi più spinosi, viene segnalato il fatto che gli stranieri “per essere del tutto sprovvisti di documenti, si attribuiscono a seconda della convenienza, quella nazionalità che meglio loro comporta”, spesso dichiarandosi, in seguito, “di nazionalità diversa da quella precedentemente confessata”.
Certo, in quegli anni non esistevano ancora gli “extra-comunitari”, gli stranieri viaggiavano a bordo dei piroscafi e non sulle “carrette del mare”, i flussi migratori non erano paragonabili a quelli di oggi e provenivano da aree diverse (il rapporto del Prefetto ne fornisce un saggio), ma alcuni dei problemi segnalati - anche a livello di opinione pubblica - appaiono di straordinaria attualità.


Roma, addì 10 luglio 1901
La frequenza con la quale vengono arrestati nel Regno stranieri sprovveduti di mezzi di sussistenza e di regolari recapiti lascia comprendere al Ministero come le Autorità di pubblica sicurezza che prestano servizio ai confini o presso gli scali marittimi, non curino con sufficiente impegno l’osservanza di quanto è disposto dall’articolo 92 della vigente Legge sulla pubblica sicurezza, relativa al respingimento di tali stranieri.
È superfluo avvertire come un tal fatto abbia gravi conseguenze per la sicurezza pubblica, la quale, dall’accennata categoria di individui, per lo più oziosi e vagabondi, è seriamente minacciata, sia per l’erario dello Stato che deve, più tardi, sopportare la rilevante spesa necessaria per l’espulsione o per il rimpatrio forzato dei medesimi
Ciò stante, il Ministero rinnova alle SS. LL. la raccomandazione, già fatta più volte, di disporre che sia esercitata la più attenta vigilanza sui passi di confine, sulle vie postali e sui punti di sbarco, allo scopo di impedire che entrino nel nostro Stato i sudditi esteri mancanti di mezzi e di recapiti.
Nella fiducia che le SS. LL., portando la loro speciale attenzione su questo importante ramo di servizio, sapranno far cessare il lamentato inconveniente, il Ministero Le prega di segnare, intanto, ricevuta della presente circolare.


IL MINISTRO
GIOLITTI


Genova, addì 24 luglio 1904

Che quest’Ufficio abbia procurato di usare la massima circospezione e la prudenza più che necessaria nel provvedere all’imbarco degli stranieri per l’Estero, è provato anco, a mio avviso, dall’eloquenza delle cifre.
Ed invero, dall’epoca in cui ebbe a verificarsi il primo inconveniente, sono stati arrestati a Genova, per vari motivi, oltre 160 stranieri.
Di questi, 95 vennero imbarcati per estere destinazioni, in seguito ad autorizzazione Ministeriale, e di essi solamente 24 furono diretti a Tunisi, a gruppi di due per volta ed a distanza di otto giorni l’uno dall’altro.
Dall’unito prospetto si rileva, infatti, con precisione di dati, la verità del mio asserto. Io ritengo che, in circa quattro mesi, non sia affatto eccessivo l’invio in una data località di 24 stranieri, quando si consideri che in tale periodo di tempo si è dovuto provvedere alla sorte di 160 arrestati ed all’imbarco di 95 di essi.
D’altra parte quest’Ufficio è stato costretto dalla necessità delle cose a trovare un altro sbocco agli stranieri, per distogliere il loro invio da quei Porti ove un gran numero di essi avrebbe dato all’occhio e provocato i reclami altre volte avanzati.
Solamente debbo dire che il reclamo sporto dall’Ambasciatore di Germania non ha ragione di essere, giacché nessuno dei 95 stranieri inviati all’estero era suddito germanico, né tampoco lo erano i 24 diretti a Tunisi.
Di essi, infatti, 9 erano olandesi – 6 lussemburghesi – 2 ottomani – 4 russi – 1 francese – 1 spagnuolo ed 1 portoghese.
Ora, da quanto sopra ho esposto chiaro apparisce che tali individui, per essere del tutto sprovvisti di documenti, si attribuiscono a secondo della convenienza, quella nazionalità che meglio loro comporta, e mentre si qualificano in Italia olandesi, lussemburghesi, russi, ecc….in altre regioni, per ottenere sussidi, si rivolgono ai Consoli di altri Stati dichiarandosi di nazionalità diversa da quella precedentemente confessata.
Si tratta evidentemente di vagabondi di professione, d’individui amanti dell’ozio, che, per ritrarre i mezzi di sussistenza, ricorrono al furto, alla rapina, alla minaccia ed al mendacio più sfacciato ed arrogante.
Già, in ripetute occasioni, ho dovuto far presente a cotesto Onorevole Ministero le condizioni eccezionali in cui trovasi questa Città, addirittura infestata da tale pericolosa classe di malviventi.
Qui affluiscono a centinaia stranieri di tutte le nazioni e se, di volta in volta, non si ricorresse al provvido mezzo di arresti in massa, le condizioni della P. S. verrebbero a trovarsi in uno stato veramente anormale.
Infatti, numerosi sono i reclami dei privati cittadini che si lamentano dell’arroganza e della petulanza di tali vagabondi che scorazzano le vie, chiedendo con modi prepotenti e vessatori l’elemosina ed assediando anche gli usci delle abitazioni private, in tutte le ore del giorno.
Di tali reclami si fa spesso eco la pubblica stampa, che, a sua volta, domanda pronti ed energici provvedimenti.
Di fronte a tale stato di cose quest’Ufficio non può restare indifferente e deve quindi quotidianamente procedere all’arresto di stranieri che, nella loro totalità, vengono trovati sempre sprovvisti di documenti.
La loro nazionalità quindi non può essere accertata in nessun modo, pel fatto che i rispettivi Consoli, malgrado che costantemente vengano richiesti del loro intervento, se ne disinteressano completamente e quest’Ufficio non ha altro mezzo per farlo, giacché col richiedere in patria, per ciascuno di essi, le opportune informazioni, si avrebbe una lunga perdita di tempo, una prolungata detenzione ed un affollamento di detenuti, che cagionerebbe non poco discapito al servizio carcerario ed al pubblico erario.
Quindi, cotesto Onor.le Ministero comprenderà di leggieri che quest’Ufficio si trova nell’assoluta necessità di sbarazzare prontamente la Città di tale pericoloso elemento e l’unica via di sfogo per gli stranieri non appartenenti a Stati limitrofi, è appunto il mare, giacché l’invio di essi alla frontiera di terra, per la pronta uscita dal Regno, non produrrebbe l’effetto desiderato, perché non solo essi non raggiungerebbero il confine, ma dopo poco tempo farebbero nuovamente ritorno in questa Città.
Ad ogni modo, per evitare il possibile rinnovarsi di altre proteste, ho studiato il mezzo di dirigerli ad altri sbocchi marittimi del Mediterraneo ed ho già, a tale proposito, presi gli opportuni accordi con la Società di Navigazione Generale Italiana.
Però, mentre dal canto mio pongo ogni studio perché tale servizio proceda bene, occorre altresì che i miei sforzi siano assecondati dalla Superiorità. Sarebbe perciò conveniente che le proposte di espulsione avanzate da quest’Ufficio venissero favorevolmente accolte da cotesto On.le Ministero perché, in tal modo, mentre si eviterebbe, in gran parte, l’inconveniente del ritorno, la severa misura amministrativa produrrebbe un salutare effetto per gli altri che, conoscendo la sorte che li attenderebbe in Genova, forse desisterebbero dal porvi piede.
Ciò mi pregio riferire a cotesto On.le Ministero in relazione all’autorevole Dispaccio al margine distinto, significando che il nulla osta a firma del locale Commissario del Porto fu rilasciato in due o tre casi soltanto e per individui che altrimenti non potevano essere imbarcati per nessuna destinazione, perché insistentemente rifiutati da tutte le Compagnie.
Del resto, anche per ciò, ho disposto che per qualsiasi caso non siano, per l’avvenire, rilasciati di consimili documenti.


IL PREFETTO di Genova


(1) A.C.S., Ministero dell'Interno, Divisione Polizia, Affari Generali di polizia giudiziaria, b.91.
(2) Già Ministro dell'Interno dal 1892 al 1893, Giolitti torna al Viminale, con il Governo Zanardelli, il 15 febbraio del 1901.

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