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GNOSIS 2/2011
LA CRONOLOGIA

UN RACCONTO

 articolo redazionale

Ahmed
una bomba umana




Nella notte senza stelle, l’orizzonte è l’ombra infinita della paura.
Scuote l’anima e perde…
Ahmed sente il suo cuore muoversi con l’onda, mimarne il senso e la battuta…
La stanchezza gioca con la spuma e inventa attimi di sonno, tra incubi e speranze…


Foto Ansa
 
Ahmed pensa alla sua terra brulla, al sole che brucia la pelle e le capanne, che lentamente ti toglie il respiro, emarginandoti in un poco che sa solo di sopravvivenza…
In quella terra di cui non trattiene storia né memoria – qualcuno la chiama Corno d’Africa – il poco inizia presto, con il capezzolo stretto e parco di una madre affamata, che la fame la trasmette ad ogni morso del figlio, insieme alla paura di quei raid tribali che uccidono e straziano in nome di interessi …politici o religiosi non importa…
Se chiude gli occhi, Ahmed sente il profumo del sangue impastare la polvere del deserto…
Ha imparato l’arte del mercenario, l’unica cosa da fare in terre dove non ci sono altre risorse … per lui non c’era stato altro che l’arpeggiare con le dita il grilletto di qualche AK47…
Aveva così avuto un po’ di dollari …Poteva pagare il suo tragitto verso la speranza… un viaggio che potesse cambiare il verso della sua vita… perché per quelli come lui la manciata di dollari equivaleva all’opportunità di nascere un’altra volta…
Sarebbe andato dal cugino Mohmad, lui per un po’ di soldi lo avrebbe messo in contatto con le persone “giuste”…
Un tempo i negrieri assalivano i villaggi e trasferivano in catena le vittime …oltreoceano… in mondi stranieri…
Oggi si cercano, quei negrieri, come fossero commercianti di futuro, si consegna loro la propria fortuna e la propria vita….
Il negriero è lì…. a casa sua… in qualche ufficio improvvisato, in qualche punto di ristoro nel nulla del deserto…
Il negriero attende… intercetta un flusso che prescinde da lui, che nasce dalla forza disperata della povertà, dall’illusione che ha mosso i popoli nei secoli…
Lui sa che la storia esonda in questa terra e i migranti sono residui d’oro da raccogliere senza fatica…
Per questo si stabiliscono in posti noti, come amministratori di società di servizio, sfruttando le conoscenza, i poli relazionali, così da disegnare traiettorie disperate, rotte di derive che sanno amministrare, gestire, orientare…
Prima… molti anni fa, ogni etnìa faceva riferimento a trafficanti connazionali… sfruttava le reti familiari, tribali, paesane… Poi il business è diventato globale, non importava celare l’affare con la solidarietà. Il mondo delle migrazioni era un’opportunità per le matrici più forti, diffuse e collegate…

La globalizzazione è interetnica… La fiducia non è una scelta. Oggi, il trafficante di esseri umani riceve la merce a domicilio, lui la tratta, la orienta, la dirige, talvolta la perde, la rovina, altre volte la rammenda, la ripara… non c’è solidarietà nel servizio, c’è solo l’affidabilità del professionismo, anche se criminale.

Ahmed era stato fortunato, lui…
Con i suoi guadagni di piccolo guerriero, con le offerte dei parenti ed amici - che avrebbe restituito con le rimesse, un domani – aveva raccolto quanto necessario….
Migra chi ha almeno un po’ di denaro, aveva riflettuto, durante la sua peregrinazione…
Chi è povero povero non ha nemmeno la ricchezza per pensarsi in un altrove… È senza speranza…
Il povero che ha accesso a qualche risorsa, invece, è il più rabbiosamente proteso alla fuga, cerca di scommettere d’azzardo sul viaggio della fortuna, che bendata lo è qualche volta, quando si affida a gruppi di criminali che oltre alla tratta trafficano con ogni attività illegale….

Ahmed ha iniziato il suo pellegrinaggio due anni prima…
Somali, eritrei, sudanesi, egiziani, nigeriani, libici…
Li aveva conosciuti tutti, e a tutti aveva versato lacrime e soldi…
Taluni rapinavano quanto aveva con sé, lasciandolo poi ad elemosinare oppure a lavorare come schiavo in qualche città di frontiera…
Era entrato in Libia… Aveva a preso a lavorare… Guadagnava bene…
Si occupava di strade e di costruzioni, con siriani, egiziani, mauritani… Gran parte dei guadagni erano destinati agli sfruttatori….
Di tanto in tanto la polizia – o forse qualcuno con l’abito da poliziotto, soldato o marinaio – ti portava in carcere e tu dovevi sborsare tutto quello che avevi guadagnato per tornare libero…
Libero…
Ciascuno ha un’idea della libertà …!
Aveva conosciuto gente in fuga in nome della libertà, gente che aveva studiato, che aveva una casa e in una notte aveva perso tutto…
C’era chi pensava alla propria libertà come abbandono alla fede… ossessiva, integrale, sino all’odio per il diverso…
C’era chi, come lui, scappava dal proprio destino…
Lui non odiava… nemmeno quando aveva ucciso aveva odiato… fumava il khat, si sentiva leggero, il grilletto metteva le ali di gabbiano, sapeva che non aveva altra scelta che sparare…
Ora, invece, si sentiva svuotato…
Suo cugino gli aveva disegnato la mappa della sua salvezza, il nome dei Paesi da raggiungere, dove poter contattare altri referenti che lo attendevano…
“Quanto tempo possono attendere?” aveva chiesto per regolare il suo passo, come se questo bastasse… come se dipendesse solo dal suo incedere....
“In queste cose il tempo non ha orizzonte!” aveva risposto il cugino “l’importante è non morire tra i due punti che segnano il cammino”.

Una sera, tra lampi e tuoni in lontananza, camionette impazzite raggiunsero il suo campo… Furono svegliati dai miliziani, tra urla e grida…
Di solito i controlli non erano mai così generali e terminavano con un furto …
Lui c’era abituato…
Era come quando un leone entrava nel suo vecchio villaggio… sapeva che l’agitazione avrebbe peggiorato le cose… bisognava aspettare le mosse dell’animale, non irretirlo…

I soldati li presero e li misero in camionette lerce di sangue…
Ahmed ebbe paura…
Un connazionale che aveva amicizie nei circuiti del campo che contano – in cambio di confidenza provvedeva a indicare i paesani più affidabili per i lavori delicati – lo aveva tranquillizzato: “non temere, Ahmed, c’è guerra… hanno deciso di lasciarci andare, ci mettono a disposizione qualche barca e ci fanno partire…” “Con quali soldi?” “Niente, non chiedono niente…” “Come è possibile?” “Te l’ho detto, sono in guerra e noi siamo come… come una bomba…” “Ci lanciano contro chi… ci fanno saltare in aria?” “No, ci fanno arrivare dove altri non vorrebbero farci giungere… È capitato qualche anno fa… Qui quando vogliono… quando vogliono attirare l’attenzione… allora ci mandano dall’altra parte del mare, così qualcosa si muove e loro hanno benefici…” “Loro chi?” “Ahmed, cammina in silenzio e approfitta di questa fortuna…!”
Ahmed sa che la fortuna è bendata, come i criminali che ha conosciuto…
La fortuna per quelli come lui non sempre è una cosa buona…
“ Lo diceva la nonna, al villaggio, quando pioveva sulle terre arse.. pioveva e noi cantavamo dalla felicità… pioveva, pioveva e non smetteva, così la felicità si faceva triste e la melma portava via quel niente che avevamo….”

Ahmed non vede oltre la coltre di nero…
Sente la barca ondeggiare con i suoi pensieri…
L’aveva pensato… non saremo troppi per questa barca così piccola?
Lui aveva fatto il pirata, sapeva che sfidare le onde non era impresa da poco… s’alzava il sipario di nubi e di tempesta….

Ahmed pensava che da un momento all’altro si saltasse tutti in aria…
Bomba umana… non avevano detto così…? Era una bomba umana che l’onda stava per far esplodere… forse…



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