GNOSIS 2/2011
LA CULTURA 'STUDI' DI INTELLIGENCE 'Cross-Cultural Competence' Le competenze culturali del moderno soldato americano |
Nicola Pedde |
U.S. Army Intelligence Center for Excellence
Le competenze culturali del moderno soldato americano L’intero numero 1 del 2011 del Military Intelligence Professional Bulletin, edito dallo U.S. Army Intelligence Center for Excellence, è dedicato al fattore culturale nella conduzione delle moderne missioni militari. Argomento di estrema importanza questo per le Forze armate degli Stati Uniti, su cui sin dal 2002 è stato avviato un articolato progetto di ricerca ed un monitoraggio costante delle principali metodologie di settore. Si sottolinea sin dalle prime pagine del fascicolo quanto sia divenuto importante per il soldato sul terreno la capacità di interagire con un ambiente differente connotato da peculiarità culturali proprie e specifiche, da barriere linguistiche spesso evidenti, e da retaggi storici espressione di avvenimenti eterogenei. Un ambiente, quindi, dove la tipologia della minaccia si annida non solo nella controparte ostile sul terreno, ma anche nella potenziale evoluzione ostile della popolazione civile, quale conseguenza della mancata capacità di stabilire un adeguato contatto con essa ed attraverso adeguati strumenti di comunicazione culturale. La Cross-Cultural Competence, o 3C, assume quindi una valenza prioritaria nella formazione del militare, attraverso un processo di acquisizione delle specifiche competenze che non trascuri l’insieme della disciplina nella sua integrale complessità. Si sottolinea, quindi, quanto non sia sufficiente formare specialisti nelle singole componenti della 3C, siano esse competenze linguistiche, culturali od operative come le PSYOPS ma è, al contrario, necessario adottare un approccio multidisciplinare che consenta di armonizzare le singole competenze nell’ambito del sistema generale. Non basta e non serve un singolo esperto in una specifica disciplina, quindi, ma è necessario adottare una strategia complessiva di squadra che permetta alle unità sul terreno di operare ad ampio raggio sulla complessità degli elementi di interazione culturale con la popolazione locale. È necessario, quindi, integrare le competenze operative dei combattenti con competenze di natura culturale, permettendo al soldato di interagire con l’ambiente operativo, adattarsi ad esso, sfruttarlo a proprio vantaggio ed eventualmente per aumentare le possibilità di sopravvivenza in occasione di fenomeni critici. L’esperienza della 3C si è dimostrata particolarmente utile nella gestione delle operazioni di counterinsurgency, dove la popolazione civile rappresenta il centro di gravità del complesso di azioni della struttura militare, e dove la capacità di impatto culturale può effettivamente fare la differenza nell’ottenere un successo operativo e tattico. Data la complessità delle operazioni sul terreno, i comandanti devono acquisire ed adottare una spiccata competenza nel settore della 3C nelle fasi antecedenti al dislocamento in area d’operazioni, capitalizzando in azione ogni elemento utile alla successiva revisione del modello e della sua integrazione con le varie componenti dell’unità. Questo impone un cambiamento di attitudine complessivo da parte delle forze combattenti, favorendo da un lato la tradizionale attività di addestramento operativo per la conduzione delle operazioni militari e, dall’altro, acquisendo ed integrando capacità multidisciplinari di natura culturale da applicare come elemento non disgiunto, ma integrativo, delle competenze ordinarie. Sul fronte organizzativo, invece, la creazione di un Training Cultural Center (TCC) da parte dell’U.S. Army si è rivelato un asset di primaria importanza. L’esperienza capitalizzata nei teatri operativi è stata progressivamente sistematizzata e trasformata in percorsi di formazione per il personale militare sino al grado di Capitano, progressivamente trasferendo al cuore delle unità operative i concetti e la metodologia per la corretta applicazione della 3C. Questo sia nell’ambito delle unità combattenti che in quelle addestrative, amplificandone la diffusione e l’adozione della metodologia. Ogni nuovo soldato, quindi, viene formato anche attraverso lo studio della 3C, andando progressivamente a sostituire uno standard di formazione nelle unità combattenti essenzialmente avulso ed estraneo da ogni aspetto addestrativo di natura culturale, permettendo quindi ai comandi di disporre in tempi relativamente brevi di unità istruite e capaci in tale ambito. Il numero in oggetto del Military Intelligence Professional Bulletin si pone, quindi, come un vero e proprio manuale d’aggiornamento sulle più moderne e recenti innovazioni nel settore delle Cross Cultural Competencies. La prima parte è dedicata ad ampio raggio e più in generale alla disciplina nel suo insieme, focalizzando l’attenzione sull’evoluzione della dottrina e del suo impiego. La seconda parte è invece dedicata ad una complessiva panoramica sulle attività di formazione sulla 3C, con particolare riferimento – ma non solo – all’esperienza dell’U.S. Armi Intelligence Center fo Excellence. La terza parte è invece interamente dedicata ad una estesa e quanto mai interessante panoramica sulla casistica pratica di impiego della 3C nei principali teatri operativi delle Forze armate degli Stati Uniti oggi. L’esperienza in Iraq, Afghanistan, Africa ed Asia è articolata in dodici articoli tematici e specifici, offrendo una panoramica esaustiva e completa sulle diverse concezioni d’impiego e della relativa specifica attività di formazione.
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