GNOSIS 2/2011
ATTUALITA' OSSERVATORIO MEDITERRANEO Tunisia il cantiere della democrazia arabomediterranea |
Matteo PIZZIGALLO |
"Tous unis pour vous accueillir" è il claim della campagna pubblicitaria, lanciata agli inizi dell'estate 2011 dall'Ente per il turismo della Tunisia, per promuovere sui media europei la nuova immagine del Paese invitando a scoprirne il "vero volto". Ma, soprattutto, a "condividere la rinascita del suo popolo libero e caloroso". Al di là dei vari problemi e delle difficoltà che indubbiamente ancora permangono dopo la rivolta contro il deposto regime, è molto importante che la Tunisia (ove tutto era incominciato sei mesi fa) cerchi di offrire un'immagine accogliente e rassicurante ripartendo proprio dal turismo, che di fatto rappresenta il 20 % delle entrate valutarie del Paese. Queste prime prove di ritorno alla normalità fanno ben sperare. Il vento della rivolta che ha travolto per sempre il regime, oggi sembra essersi momentaneamente placato, come per favorire il graduale sedimento di passioni e sentimenti vorticosamente messi in moto nei mesi precedenti. Insomma, almeno nel caso della Tunisia, a differenza di altri Paesi (Libia in particolare) del Mediterraneo sudorientale, le giovani rondini hanno "fatto primavera" e hanno cacciato i vecchi corvi. Ora è il delicato momento della transizione, della rinascita della Tunisia ove, fortunatamente, non hanno mai smesso di nidificare le beneauguranti cicogne di Sejnane e non hanno mai smesso di fiorire i gelsomini di Sidi Bou Said. Dunque il primo articolo di questo nuovo spazio, una sorta di viaggio a tappe attraverso i vari Paesi arabi della Sponda Sud, alla ricerca dei fili del dialogo e della cooperazione euromediterranea da riannodare, incomincia proprio dalla Tunisia. Primo ministro è attualmente l'ottantacinquenne avvocato Béji Qaid al- Sabsi, già ministro ai tempi del presidente Bourghiba e poi ritiratosi per lungo tempo dalla scena politica, ove sarebbe riapparso, alla fine del febbraio 2011, per guidare appunto la transizione della Tunisia verso le elezioni alla Costituente, programmate per il 23 ottobre 2011, cui per la prima volta (dopo oltre vent'anni di partito unico al potere) parteciperanno oltre cinquanta partiti di ben diversa struttura e portata. I partiti più importanti, secondo i sondaggi più recenti, sarebbero il Partito democratico progressista, di ispirazione laica, guidato da Najbi Chebbi (67 anni) e il Partito Ennada di ispirazione islamista moderata guidato da Rachid Ghannouchi (70 anni, di cui venti passati in esilio a Parigi). Le elezioni alla Costituente rappresentano dunque un passaggio cruciale per la costruzione della democrazia in Tunisia. Una democrazia da costruire in primo luogo attraverso elezioni libere e trasparenti. Una democrazia da declinare non necessariamente nelle forme occidentali, quanto piuttosto nelle sue varianti mediterranee, ritagliate sulle storie e sulle culture delle popolazioni e sorrette esclusivamente dal loro autentico consenso. In quest'ottica l'Europa se riesce ad abbandonare ogni tentazione paternalistica per recuperare invece l'originario spirito solidale dei suoi padri fondatori, può realmente sostenere in maniera corretta la transizione della Tunisia verso una democrazia compiuta. In tale prospettiva meritano di essere segnalati alcuni aspetti interessanti. Va ricordato in primo luogo che, a metà marzo, una delegazione della Commissione di Venezia (istituzione consultiva del Consiglio d'Europa per fornire assistenza costituzionale agli Stati anche non membri del Consiglio stesso) è giunta in Tunisia per concordare le migliori modalità di assistenza, da parte della Commissione, alle autorità locali nella preparazione di riforme e regolamenti elettorali e nella formazione dei funzionari all'uopo preposti. Lo svolgimento di elezioni libere e trasparenti, nel rispetto di leggi certe e condivise, è infatti il prerequisito essenziale per la costruzione della democrazia a qualsivoglia latitudine. Altro aspetto importante, che coinvolge l'intera comunità internazionale, è la ricostruzione del Paese messo in ginocchio non solo dalla crisi finanziaria globale, ma anche dalle sistematiche appropriazioni illecite da parte dei rapaci e corrotti esponenti del deposto regime. Al trentasettesimo summit del G8, svoltosi a fine maggio scorso a Dauville, è stato preso l'impegno di sostenere la ripresa economica di Egitto e Tunisia, garantendo, con modalità diverse, complessivamente 40 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Il 24 giugno 2011 il vice presidente della Banca europea di investimento e il ministro della Cooperazione tunisino hanno firmato un accordo per la concessione di un prestito di 163 milioni di euro per la modernizzazione della rete stradale della Tunisia e per la costruzione di nuovi tratti nelle aree più sfavorite. "Questo primo finanziamento - ha dichiarato il vice presidente della Bei - è altamente significativo. È la concretizzazione del nostro impegno verso i tunisini. La nostra missione è quella di fornire alle giovani generazioni nuove speranze per l'avvenire. La formazione, l'occupazione, la sicurezza e la modernizzazione delle infrastrutture del Paese sono essenziali allo sviluppo economico e sociale della Tunisia". Dal suo canto la "nuova" Tunisia, alla fine di giugno, ha finalmente ratificato alcuni importanti atti internazionali: lo Statuto della Corte Penale Internazionale, la Convenzione contro la Tortura, la Convenzione internazionale per la Protezione di tutte le Persone contro la Sparizione Forzata nonché il Primo Protocollo opzionale della Convenzione sui Diritti civili e politici. Pertanto, ha ottenuto l'aperto elogio dell'Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri, Catherine Ashton, che, il 2 luglio, in una dichiarazione ufficiale, ha opportunamente sottolineato l'alto valore simbolico delle adesioni da parte della nuova Tunisia. "Questo passo importante- ha aggiunto la Ashton- è un segno evidente della volontà della Tunisia di assicurare il pieno rispetto dei diritti umani, mentre il Paese prosegue il suo cammino verso la democrazia. Sono persuasa che tutto ciò contribuirà a rendere ancor più intensi i nostri rapporti bilaterali". In questo quadro rinnovato anche l'Italia ha svolto un ruolo significativo. Parzialmente superata e non senza grosse difficoltà (anche a causa di certi egoistici atteggiamenti di qualche Paese europeo) la fase acuta dell'emergenza immigrazione dei primi mesi dell'anno, la situazione sembrerebbe ora, il condizionale è sempre d'obbligo in questi casi, normalizzata. Intanto va ricordato che il 17 febbraio al Ministero degli Esteri veniva attivato un "Tavolo Tunisia" con rappresentati delle Istituzioni e del mondo economico dei due Paesi; cui seguiva ai primi di marzo l'approvazione, nel quadro della Cooperazione italiana, di una linea di credito di 73 milioni di euro a favore delle Piccole e Medie imprese tunisine. "L'Italia e la Tunisia- recita il messaggio dell'ambasciatore italiano, Pietro Benassi, che apre il sito web della nostra sede diplomatica a Tunisi- condividono lo spazio Mediterraneo ed operano in totale armonia per il suo sviluppo e la sua stabilità. Il passaggio epocale, che vede la Tunisia nell'attuale fase di transizione democratica, a seguito della rivoluzione di gennaio, vede il convinto sostegno politico ed economico da parte dell'Italia". Insomma, nel complesso, il barometro internazionale segna bel tempo sul cielo di Tunisi, mentre l'Unione Europea, e l'Italia in particolare, seguono e promuovono la fase di transizione in atto, che si concluderà con le elezioni di ottobre. Cui, a prescindere dal loro stesso risultato finale, tutti guardano con la massima attenzione perché, proprio nell'ordinato, sereno e libero svolgimento delle prime elezioni tunisine è in gioco qualcosa di molto più grande. Ossia l'avvenire della speranza di una democrazia mediterranea compiuta e accettata dalle popolazioni locali. In particolare dai giovani attivisti della rete che, con passione, hanno coraggiosamente alimentato il vento del cambiamento diventato poi sempre più forte, sempre più impetuoso. E il popolo della rete continua però a vigilare sulle attività del Governo provvisorio, non mancando di segnalare dubbi e perplessità come, ad esempio, sulla questione del progressivo oneroso indebitamento con istituzioni internazionali e banche straniere, giudicato, dai vari bloggers e attivisti, eccessivo e foriero di pericolose dipendenze e condizionamenti anche politici. È dunque altamente auspicabile che, all'indomani delle elezioni, anche quest'aspetto, certamente non trascurabile, possa essere preso in esame e risolto dal nuovo Governo che verrà. Per il momento, a nostro avviso, la Comunità internazionale non può che attendere le elezioni, continuando ad assistere in maniera rispettosa, corretta e trasparente il processo di transizione che si presenta non certo facile sotto diversi profili, di carattere politico ed economico. Sempre con la forte speranza che in Tunisia l’uso della libertà ritrovata sia conforme ai bisogni e alle attese della gente, promuova il bene comune e la giustizia e sconfigga la povertà. Con la forte speranza che il Paese si avvii con serenità verso un futuro democratico, ove non ci sia spazio alcuno per la violenza di qualsiasi matrice e da parte di nessuno. La collera e la violenza uccidono le speranze e sono soltanto foriere di dolore e sofferenza, come nel caso del ragazzo tunisino tragicamente ucciso negli scontri del 18 luglio. Per approfondimenti l'autore suggerisce...
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