GNOSIS 4/2010
LA CULTURA 'STUDI' DI INTELLIGENCE La strategia interna di sicurezza dell'UE |
Nicola Pedde |
La Commissione Europea
Cinque passi in direzione di una Europa più sicura Comunicazione dalla Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio Sotto la presidenza spagnola di turno, vennero delineate nel Documento del Consiglio 5842/2/2010 le tipologie di minaccia, le linee guida ed i principi da adottare per la definizione dell'Internal Security Strategy europea. Oggi, con la Comunicazione della Commissione n. 673, vengono proposte le azioni per l'implementazione di tale strategia, per un periodo di quattro anni, ed attraverso cinque principali linee guida. La minaccia, così come stabilito dai paesi membri, è rappresentata essenzialmente dalla criminalità organizzata, dal terrorismo e dagli attacchi informatici, dalla gestione dei confini e dalla capacità di gestire le calamità. Il documento, atteso con impazienza dagli operatori del comparto sicurezza, pone come presupposto la capacità di tutti gli Stati membri di definire politiche comuni di settore e, soprattutto, una capacità di interazione con il resto del mondo attraverso lo sviluppo di sinergie e partnership. Queste azioni devono avere la capacità di garantire la costante implementazione del modello di sicurezza europeo, favorendo al tempo stesso la percezione globale della minaccia. Il documento si concentra poi nella definizione di cinque obiettivi strategici, proposti quali elementi di base per la definizione di una politica di sicurezza europea comune tra il 2011 ed il 2014. Il primo obiettivo concerne la capacità di "ostacolare i network criminali internazionali". Questa azione deve essere resa possibile attraverso una sempre maggiore cooperazione tra agenzie della sicurezza nazionale nella prevenzione del crimine, quale elemento di base dei profitti delle organizzazioni criminali, unitamente a concrete e poderose misure per la confisca dei profitti e degli strumenti dell'attività criminale. Il primo obiettivo è articolato in tre azioni: identificazione e smantellamento dei network criminali (nell'ambito di questa azione verrà proposta nel 2011 l'adozione della procedura di verifica delle liste dei passeggeri dei voli in ingresso ed in uscita dall'Europa, e verrà suggerita la revisione entro il 2013 della legislazione europea contro il riciclaggio), protezione del sistema economico dall'infiltrazione criminale (attraverso una poderosa lotta alla corruzione, lo sviluppo di task force congiunte e punti di contatto nazionali, e l'adozione di una sempre più severa applicazione delle procedure per la protezione della proprietà intellettuale), e confisca dei beni alle organizzazioni criminali (nell'intento di erodere in modo progressivo la disponibilità di beni ed infrastrutture alle organizzazioni, aumentandone in tal modo le difficoltà logistiche e strutturali). Il secondo obiettivo è quello di "prevenire il terrorismo, la radicalizzazione ed il reclutamento", attraverso la costante e progressiva identificazione da un lato delle infrastrutture critiche e degli obiettivi sensibili, e dall'altro ampliando lo sforzo per identificare e neutralizzare le due principali forme di minaccia presenti in questo momento sul territorio europeo: le cellule terroristiche ed i cosiddetti "lupi solitari". Anche il secondo obiettivo è articolato su tre azioni: la prima prevede il potenziamento delle comunità per prevenire la radicalizzazione ed il reclutamento (attraverso l'identificazione di gruppi chiave all'interno di comunità vulnerabili, che devono essere sostenuti e resi parte attiva per la gestione della sicurezza. Deve essere sviluppato entro il 2011 anche un network europeo per la conoscenza del radicalismo, supportato esternamente da attività periodiche di incontro e scambio della conoscenza tra enti governativi ed accademici, ed organizzata a partire dal 2012 una conferenza ministeriale sul tema della prevenzione nello specifico settore), la seconda l'interruzione della capacità dei terroristi di accedere a finanziamenti e materiali (attraverso una politica di controllo della capacità di accedere a determinati materiali, soprattutto chimici, una sempre più attiva politica di ispezione sulle transazioni, ed un sempre maggiore incremento nelle attività di controllo dei materiali dual-use), e la terza la protezione dei trasporti (concentrando l'azione non solo sul trasporto aereo e marittimo, ma espandendo le attività anche e soprattutto alla sicurezza dei trasporti terrestri). Il terzo obiettivo prevede di "elevare il livello della sicurezza informatica per i cittadini e le attività economiche", come stabilito nella Digital Agenda for Europe, al fine di contrastare la criminalità informatica, la sicurezza delle trasmissioni e la protezione di internet e dei suoi utilizzatori. Il terzo obiettivo si articola come i precedenti su tre azioni, di cui la prima mirata ad un incremento della capacità delle forze di polizia e dell'autorità giudiziaria (viene stabilito che entro il 2013 dovrà essere operativo un centro di lotta alla criminalità informatica), la seconda allo sviluppo di una sinergia con l'industria per aumentare la protezione dei cittadini (attraverso lo sviluppo di sistemi che consentano a tutti i cittadini degli Stati membri di appurare e segnalare la presenza di reati informatici o pericoli presenti sulla rete Internet), e la terza l'incremento della capacità di risposta agli attacchi informatici. Il quarto obiettivo è invece connesso al "potenziamento della sicurezza attraverso la gestione dei confini", attraverso l'utilizzo di tecnologie all'avanguardia per il controllo dei flussi e dei perimetri, e per un sempre maggiore impegno del Frontex. Il quarto obiettivo è impostato su quattro azioni di sviluppo, legate allo sfruttamento del potenziale di Eurosur (entro il 2010 le autorità degli Stati membri dovranno mettere in comune le informazioni sulla sicurezza dei confini), allo sviluppo del ruolo di Frontex sui confini esterni, alla definizione delle pratiche di risk management per il movimento di beni attraverso i confini esterni e all'incremento della cooperazione tra agenzie a livello nazionale (entro il 2011 deve essere definito un modello comune di risk analysis, da adottarsi presso le agenzie preposte alla sicurezza negli Stati membri). Il quinto obiettivo, infine, concerne lo "sviluppo della capacità di recupero dell'Europa dalle calamità e dalle crisi", per fronteggiare l'ampio spettro di possibilità che dal clima al terrorismo potrebbe determinare il verificarsi di scenari di crisi. Quattro le azioni anche per il quinto obiettivo, relative la prima al pieno utilizzo della clausola di solidarietà (così come stabilita nel Trattato di Lisbona), la seconda allo sviluppo di un approccio di tipo "tutti i rischi" per la determinazione del modello di risk assessment, la terza per lo sviluppo di sinergie e contatti tra tutte le centrali di crisi degli Stati membri, e la quarta relativa allo sviluppo della European Emergency Response Capacity (finalizzata alla gestione dei disastri e delle calamità). Il documento indica poi come necessità fondamentale ed imprescindibile, la volontà e la capacità degli Stati membri di implementare la strategia attraverso un responsabile e condiviso processo di sviluppo comune, definendo ruoli e strategie, in accordo con il Consiglio e la Commissione e di concerto con l'European External Action Service. Il "convitato di pietra", mai citato direttamente ma costantemente evocato nella sostanza del documento, è l'intelligence. È costante, infatti, il riferimento alla necessità di coordinamento ed azione tra le varie agenzie nazionali, così come il supporto alla ancor debole struttura centrale europea del SitCen. In particolar modo appare evidente come soprattutto nella risk analysis, l'intelligence debba fornire il contributo di sostanza di maggior peso, apportando la propria capacità ed esperienza nell'ambito della nuova strategia comune di gestione dei rischi.
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