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GNOSIS 3/2009
LA STORIA

DALL'ARCHIVIO

Monte di Pietà: una Istituzione contro l'usura


articolo redazionale


Monte di Pietà di Roma (Foto da www.romeartlover.it)
 
I Monti di Pietà vennero istituiti in Italia a metà del 1400, su iniziativa dell’Ordine Francescano, per arginare il grave e diffuso fenomeno del prestito ad usura1 e consentire, così, il rilascio di somme di denaro a persone in difficoltà, previa consegna, in pegno, di beni. Tali Istituti, fermamente voluti da Bernardino da Feltre, venivano finanziati da sole donazioni caritatevoli. Sarà la Bolla ‘Inter Multiplices’ di Papa Leone X, del 1515, ad affermarne la legittimità, lodandone gli scopi “buoni e necessari alla società” ed apprezzandone “... lo zelo per la giustizia che vuole evitare la minaccia dell’usura...”. Verrà, inoltre, stabilita:
- la ‘licenza’ di applicare un piccolo interesse per le spese di gestione;
- la ‘territorialità’ quale requisito per la richiesta del prestito, consentita ai soli residenti nelle città sedi dell’Istituto;
- la ‘necessità del giuramento del beneficiario’ quale garanzia della destinazione della somma ricevuta a soli fini personali e moralmente ineccepibili;
- la ‘partecipazione’ di questi Istituti ad attività di carattere religioso, politico, sociale e culturale.


A Roma, per volontà di Padre Giovanni Mattei da Calvi, Commissario della Curia Romana dei Frati minori, nasce nel 1539, la sede storica dell’attività di credito su pegno: il “Sacro Monte di Pietà”con il preciso scopo di
“venire incontro all’indigenza dei poveri, dei caduti in disgrazia e contro la diffusa attività degli strozzini”.
Con il trascorrere del tempo l’Istituto amplierà le proprie funzioni configurandosi non più come solo ente erogatore di prestiti per persone bisognose, ma, anche, come vera e propria istituzione finanziaria. Infatti, esponenti delle classi aristocratiche e della piccola e media borghesia, cominceranno a farvi ricorso proprio per depositare i loro risparmi.
L’attività del Monte subirà, poi, una brusca interruzione con l’arrivo in Italia di Napoleone che, per diritto di conquista, si approprierà di tutti i beni depositati.
Dovranno passare un paio di decenni prima che il Monte possa riprendere la sua autonomia pur assumendo, mano a mano, un carattere sempre più laico.
Sarà l’anno 1871 a segnare, infatti, con il decreto del luogotenente Generale del Regno d’Italia, Generale La Marmora, lo scioglimento dell’Amministrazione Pontificia e la nomina del Barone Alessandro D’Emarese a Commissario Straordinario.
La storia del Monte di Pietà si chiuderà nel 1937, con l’incorporazione nella Cassa di Risparmio di Roma che, pur destinando al
“credito su pegno”un’apposita Sezione, potenzierà sempre più il “deposito di valuta”.

Archivio Centrale dello Stato - Ministero del Tesoro
Ufficio Tutela del Credito e del Risparmio -Affari Generali
1925-1943, b.21
 



Proprio a testimonianza di questo storico passaggio, pubblichiamo due documenti d’archivio:

- la pagina della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, datata 23 Febbraio 1937, in cui è pubblicato il Regio decreto 18 Febbraio 1937 - XV, n. 117, che oltre a sancire
“l’incorporazione del Monte dei Pegni nella Cassa di Risparmio di Roma”, dichiara di assumerne tutte le attività e passività;

- l’atto del Ministero delle Finanze, datato 11 novembre 1937, indirizzato alla Direzione Generale del Tesoro, recante in oggetto:
“la richiesta della Cassa di Risparmio di Roma in seguito all’assorbimento del Monte dei Pegni”.
In esso viene evidenziato come la Cassa avesse
“subìto notevoli oneri a motivo dell’assorbimento del Monte...” e ancora la necessità, prospettata dal Ministero, affinché “si venga incontro nella più larga misura possibile alle richieste formulate dalla Cassa di Risparmio di Roma, essendo di interesse pubblico evitare che essa risulti eccessivamente indebolita dall’operazione di assorbimento...”.


 
 





Sono trascorsi molti decenni da allora e le lunghe file agli sportelli del Monte non sono che un vago ricordo.
Ben altre, infatti, le forme e le fonti di finanziamento cui si fa ricorso oggi!
Tuttavia, l’attuale crisi economica, così grave e complessa, ha riportato ‘in auge’ questa antica usanza di accesso al credito, che, ormai, era considerata solo ‘cosa d’altri tempi’.



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