GNOSIS 4/2007
STORIE VERE, ANEDDOTI E LEGGENDE Mata Hari poco spia e molto 'cocotte' |
Alain CHARBONNIER |
Fu una vera spia Mata Hari? La domanda attende una risposta ormai da 90 anni. Chi si è dedicato alla storia di questa donna che travolse nella passione banchieri, artisti e soprattutto gallonati ufficiali, ha trovato molte vicende amorose, ma non una prova certa della sua carriera come agente segreto al soldo di Berlino. L'ultima biografia ne rivendica l'innocenza a tal punto che nella città dove nacque, con il nome di Margarethe Zeller, hanno costituito un comitato che si batterà per ottenerne la riabilitazione.
Mata Hari è al culmine della carriera, quando la fornace della guerra divora l'Europa. Centinaia di migliaia di morti in inutili offensive, migliaia di disertori, milioni di soldati marciscono nel fango delle trincee. Una ‘macelleria’ che sconvolge la Francia. Placare l'opinione pubblica diventa imperativo. La "cocotte" che viaggia e danza per tutta l'Europa e si è fatta la fama di sfasciafamiglie, predilige troppo gli ufficiali e attira l'attenzione del Deuxième Bureau e dell'MI5. Sono gli inglesi ad arrestare Mata Hari la prima volta a Londra. La rilasciano dopo un paio di giorni. Ma a Parigi, il 13 febbraio 1917 cinque ispettori del Deuxième Bureau bussano di primo mattino alla stanza 131 dell'hotel Elisée Palace e svegliano Margarethe Zelle. La Francia dell'"Affaire Dreyfus" e dell'ossessione per le spie tedesche ha trovato un colpevole: una donna "selvaggia, con le labbra lascive, orgogliosa e indocile". I giornali scrivono che nella sua stanza, fra le lettere degli spasimanti, figurano quelle di alcuni ufficiali del Kaiser con riferimenti a somme di denaro che le erano state versate. E' la prova: agente segreto al soldo di Berlino. Sembra in realtà che a orientare il destino di Mata Hari verso il plotone di esecuzione sia stato un dispaccio radio inviato a Berlino dall'addetto militare tedesco in Spagna e intercettato dal controspionaggio francese. Vi figura un nome in codice: agente H-21 che viene attribuito a Mata Hari. Il processo dura appena due udienze. Mata Hari si difende con forza, ma inutilmente. In tempo di guerra le spie si fucilano. L'appello è respinto. Margarethe Zeller muore davanti al plotone di esecuzione. Davvero aveva rivelato alla Germania i segreti appresi sotto le lenzuola da ufficiali troppo chiacchieroni? Oppure il suo personaggio ambiguo ed intrigante, oltre che popolarissimo, era servito per sviare l'attenzione dagli sviluppi delle operazioni militari della Grande Guerra? Il dibattito è ancora aperto. In questi giorni esce una biografia scritta dall'inglese Russell Warren Howe dal titolo significativo: "Mata Hari Innocente". Leeuwarden, il suo paese di origine, ne chiede la riabilitazione e le ha dedicato una sezione del museo cittadino visitabile anche via Internet sul sito www.historischecentrumleeuwarden.nl. Forse un giorno si arriverà alla verità, ma allora rimpiangeremo il mito perduto. foto Ansa |