iniziative editoriali
Collana Segreti
Mauro Canali
I. Dalle Alpi al Deserto libico
II. Rodolfo Graziani, Diari 1940-1941 anno 2021 formato 12x17 cm pagine 176 (I volume); 224 (II volume) prezzo € 30,00
Non sono molte le testimonianze “in diretta” sulla Seconda guerra mondiale di personalità che abbiano servito il regime fascista. Se per i politici i riferimenti d’obbligo sono i diari di Galeazzo Ciano e Giuseppe Bottai, per gli alti vertici militari non si riscontrano casi analoghi… Sembra tuttavia che, durante gli eventi bellici, abbiano preferito tacere con sé stessi, mettere il silenziatore al loro dissenso interiore. Insomma, da loro nessuna urgenza di lasciare una testimonianza a futura memoria del malessere che stavano vivendo, mentre questa impellenza l’hanno percepita nel dopoguerra, per negare ogni responsabilità di eventi che pure li avevano visti protagonisti. Le inedite agende americane di Rodolfo Graziani coprono complessivamente il periodo compreso tra il 1° gennaio 1940 e il 23 aprile 1941, eccetto che per i due mesi e mezzo che intercorrono dal 25 giugno al 6 settembre 1940 e i due mesi tra il 10 dicembre 1940 il 2 febbraio 1941. Nella prima agenda gli appunti terminano il 24 giugno 1940, con la firma dell’armistizio con la Francia e la fine della guerra sul fronte alpino occidentale. Nella seconda iniziano il 7 settembre 1940, quando Graziani sta per dare inizio alla marcia verso Sidi el Barrani, e si concludono il 9 dicembre con le prime notizie della massiccia controffensiva inglese. Infine, nell’ultima le note vanno dal 3 febbraio 1941 al 23 aprile successivo, con Graziani che, dimissionato da Mussolini, è ormai rientrato da più di due mesi in Italia. Sono dunque presenti due lacune temporali, rispettivamente tra la prima e la seconda agenda, e tra la seconda e la terza, che le agende americane non colmano. A completare il fondo Graziani nell’Archivio centrale dello Stato, oltre ai documenti restituiti dagli americani vi sono quelli provenienti da un secondo versamento eseguito nel 1955 dall’ispettore di PS Giuseppe Dosi, responsabile al tempo della sezione italiana dell’Interpol. Appunti e note diventano così l’occasione per l’originale lettura di una importante pagina della storia italiana.
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Marco Ventura
George Smiley
La spia perfetta di John le Carré anno 2021 formato 12x17 cm pagine 272 prezzo € 10,00
George Smiley è, all’apparenza, l’antieroe di un mondo che fu e che oggi ci sembra distante anni luce. Un mondo basato sulle certezze, sui blocchi, manicheisticamente diviso tra buoni per definizione e cattivi per definizione, nel quale era semplice scegliere da che parte stare e sentirsi in qualche modo nel giusto [...] Un’anima irrequieta e complessa, la cui vita tuttavia tradisce una irrisolta ricerca di normalità. Perché per Smiley, in fondo, quello dell’intelligence è un lavoro come un altro, soggetto ai mutamenti del tempo ma destinato a mantenere inalterata la sua essenza: quella dell’eterna sfida tra l’essere ciò che si è e il dover apparire qualcun altro. Non a caso, quelle di George Smiley restano ancora oggi le qualità irrinunciabili dell’intelligence officer, l’unico che può ancora riassumere in sé stesso il calore delle impressioni con la freddezza dei dati.
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Niccolò Machiavelli
Il principe
Volumi I-II A cura di Daniele Reglipizzo Presentazione di Luciano Bozzo Introduzione di Antonio Grimaldi Volume III di Alessandra Necci, con un saggio di Gaetano Lettieri anno 2021 formato 12x17 cm 3 volumi non divisibili in cofanetto prezzo € 30,00
Machiavelli è familiare al mondo dell’intelligence: non solo perché fa parte del corredo dottrinario di ogni agente, ma anche perché lo si incontra in ogni ansa dell’esperienza quotidiana, compagno di viaggio la cui voce è sempre attuale e confidente. Nel ripercorrerne le orme con la curiosità ammaliata dell’intelligence che apre le finestre alla polifonia dei suoi messaggi, si è cercato di coniugare al presente l’eterno machiavelliano, offrendo sia lo spunto di una lettura declinata con i paradigmi moderni sia una traduzione con il verbo del Fiorentino delle procedure e delle tecniche operative previste e adottate oggi. È complessa arte quella dell’informazione, necessaria per l’einaudiana conoscenza finalizzata a decidere per agire, quale supporto necessario a un’area decisionale responsabile che sia libera di scegliere tra le diverse soluzioni ma che possa godere, a tal fine, di un ampio spettro di alternative possibili e della piena consapevolezza delle conseguenze probabili di ciascuna di esse. Al decisore si auspica appartenga la visione del tutto, l’arte di esser cometa anche nell’oscurità glaciale, la forza odissea di resistere alle sirene e di salvare lo Stato, anche dimostrando il coraggio di un pragmatismo che possa apparire quale censurabile cinismo. Lo stesso Markus Wolf, la più nota spia della Germania Est nell’epoca della Guerra fredda, in estrema sintesi sottolineava come l’intelligence sia l’immagine della classe politica di riferimento: la qualità della domanda incide su quella della risposta, e se il fabbisogno informativo è raffinato e coerente anche la risposta informativa sarà di qualità. Inoltre Machiavelli ben interpreta il ruolo di autore dei periodi di crisi: anche la nostra epoca, con le dovute differenze rispetto al XV secolo, scorre incerta nel vortice del Grande gioco di potenze, dell’ibridazione delle opportunità e delle minacce, del cieco sguardo al futuro. Le Agenzie, dunque, sono chiamate ad affrontare sfide sempre nuove, a confrontarsi con urgenze inedite e imprevedibili, a limitare la tracimante forza della Fortuna, alzando gli argini di una previsione sempre più avanzata, nel convincimento, tutto machiavelliano, che la giusta anticipazione analitica e l’approntamento efficacemente proattivo e non solo tardivamente reattivo possano limitare i danni del caso e dell’alchimia imponderabile degli eventi possibili. La stretta interdipendenza dei fattori di crisi rende le minacce ibride e i rischi connessi poliedrici e sorprendenti: in altra prospettiva, anche gli interessi s’intersecano e si contaminano e l’azione delle spie non può che essere sia specialistica sia sinergica, perché la necessità di conoscere evolva in quella necessità di condividere che consenta un più ampio spettro operativo dell’intelligence.
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Gianluca Falanga
Al di là del Muro
La Stasi e il terrorismo anno 2019 formato 12x17 cm pagine 256 prezzo € 10,00
Si usa definire i Paesi autoritari «Stati forti». A dispetto dell'apparente laconica chiarezza, si tratta in realtà di una definizione ambigua: i regimi autoritari, infatti, sono «forti» solo nel senso che devono fare un uso spropositato della forza per mantenersi in piedi; e proprio quell'uso eccessivo della forza tradisce la loro intrinseca debolezza. Debolezza nel confronto internazionale, dove gli Stati veramente forti sono quelli in cui lo scontro tra interessi diversi e contrapposti è incanalato in strutture istituzionali riconosciute da tutti gli interessi in campo; ma debolezza anche e soprattutto sul piano interno, dove solo il controllo ferreo della società può garantire la sopravvivenza del regime.
Sarebbe interessante studiare da vicino il rapporto di proporzione esistente tra la debolezza intrinseca dei regimi autoritari e la forza estrinseca dei loro apparati di sicurezza interna. Fatto sta che il nome di quegli apparati è entrato nella storia come una sorta di sinonimo dei regimi che erano chiamati a proteggere: l'Okhrana nella Russia zarista, l'Ovra in Italia sotto il fascismo, la Gestapo nella Germania nazista, il Kgb nella Russia sovietica, la Savak nell'Iran dello scià, la Securitate nella Romania di Ceausescu, tanto per citarne alcuni tra i più famosi, e naturalmente la Stasi nella Repubblica democratica tedesca (Rdt), di cui si parla in questo libro. La Stasi (abbreviazione di Ministerium für Staatssicherheit, ministero per la Sicurezza di Stato) fu molto probabilmente il più capillare apparato di controllo politico a servizio di un regime autoritario, tanto potente, appunto, quanto impotente era quel regime. Sulla quantità di persone effettivamente coinvolte nel lavoro di raccolta informativa non vi è ancora unanimità tra ricercatori e storici: secondo certe fonti, tra agenti e inoffizieller Mitarbeiter («collaboratori informali») la Stasi avrebbe potuto contare su una vera e propria rete di autocontrollo della società, con stime che variano da una spia ogni cento persone a una ogni cinquanta (fino a una ogni venti membri del Partito). [...] Il lavoro di Gianluca Falanga offre uno squarcio su questa «doppia natura» della classe dirigente tedesco-orientale, tanto desiderosa di servire gli interessi di Mosca quanto di indebolire la Germania occidentale in modo da autopromuoversi come rappresentante della «vera» germanicità. Il tema di cui si occupa questo testo è molto specifico - la gestione delle dinamiche terroristiche internazionali da parte della Stasi in un periodo che copre essenzialmente gli anni Settanta e Ottanta - ma proprio questa angolatura getta una luce estremamente chiara su tre aspetti della Guerra fredda, relativamente alla Germania orientale ma non solo: la natura del regime tedesco-orientale, le sue relazioni con Mosca e con Bonn e, infine (ma non meno importante), la natura del terrorismo palestinese in particolare e del fenomeno terrorista più in generale. [...] In conclusione, il testo di Gianluca Falanga non è solo uno squarcio di luce sulla particolare situazione della Germania durante la Guerra fredda, sulla Stasi e sul terrorismo palestinese; è anche un eccellente antidoto contro l'influenza perniciosa - e, nel campo dell'analisi politica, letale - delle ideologie. dalla Prefazione di Manlio Graziano |
Barbara Frale
Secretvm
Il ruolo degli informatori nel processo ai Templari anno 2019 formato 12x17 cm pagine 232 prezzo € 10,00
Diffidate pertanto della limpida, lineare, elegante esposizione del problema che Barbara Frale vi offre; cercate di sottrarvi alla sua magia formalmente cartesiana, alla sua chiarezza e distinzione. Se ne diffiderete, d'altronde, farete in effetti il suo gioco. Il suo racconto tende a dimostrarvi che niente è mai quel che sembra, che per ogni problema esiste sempre una soluzione semplice ed è regolarmente quella sbagliata, che il contrario della semplicità non è la complicazione, bensì il semplicismo. Barbara Frale v'invita a seguirla su una strada che pare un ben tracciato rettifilo, ma vi guida in realtà all?interno di un labirinto. Cercate i segreti, siete assetati di mistero? Voilà, servitevi: a patto d'imparare che i segreti non sono mai quelli che sembrano esserlo; che il mistero non è tale perché non si lascia risolvere, ma perché non si lascia vedere, non vuol mai farsi riconoscere per quello che è. Buona lettura, cacciatori di enigmi.
dalla Prefazione di Franco Cardini |
Alessandra Necci
Joseph Fouché
La conoscenza è potere anno 2019 formato 12x17 cm pagine 280 prezzo € 10,00
Fouché è un simbolo. Non tanto del tradimento, quanto del potere al servizio di sé stesso. Certo, l'ex seminarista, l'ex 'mitragliere' di Lione, l'ex giacobino poi girondino, l'ex ministro di polizia, l'ex duca d?Otranto ha cambiato molte casacche, ha servito molti padroni, ma ha obbedito solo a sé stesso, ha piegato le circostanze solo alla propria ambizione [...] L'autrice conosce bene le vicende di quel paese e sa cogliere in ogni passaggio l'intreccio tra la grande storia e la cronaca delle vite dei singoli.
Senza quella Francia non ci sarebbe stato quel Fouché. Proprio la mutevolezza degli eventi consentì la sopravvivenza a coloro che seppero adattarsi, via via adeguando i propri comportamenti, alternando il potere all'oblìo, quando il potere sembrava in crisi o quando l'esercizio del potere poteva portare alla catastrofe [...] Certo, in una Francia stabile e pacificata, mentre Talleyrand avrebbe potuto continuare a fare il ministro degli Esteri, un uomo come Fouché non sarebbe sfuggito alla condanna. Ma in questo tipo di Francia Fouché sarebbe stato un altro uomo. Il ministro di polizia fu un grande inquisitore? In una immaginaria galleria dei grandi inquisitori, l'autrice lo colloca accanto all'ispettore Javet del romanzo 'I Miserabili' e al disincantato giudice dell'opera 'Il Processo' di Kafka [...] e ne fa, correttamente, un predecessore di quello Stato di polizia che in Italia e Germania vide la luce nella prima metà del secolo scorso [...] Fouché fu certamente un uomo di potere [...] Fouché fu un servitore, nello spirito e nei comportamenti [...] Uomo che era stato in alcuni momenti il più potente di Francia e che aveva avuto nelle sue mani il destino di migliaia di francesi, morirà solo e dimenticato a Trieste. dalla Prefazione di Luciano Violante |
Gastone Breccia
L'arte della sopravvivenza
Intelligence e sicurezza nell'impero romano d'Oriente anno 2019 formato 12x17 cm pagine 240 prezzo € 10,00
L'impero bizantino - l'impero romano-cristiano, rinnovato da Costantino il Grande all'inizio del IV secolo e sopravvissuto fino al 1453 - fu uno stato complesso, multietnico, quasi costantemente sotto attacco, sempre costretto a spendere la maggior parte delle proprie risorse per sopravvivere. Molti cittadini, a volte perfino la maggioranza di essi, erano più vicini per lingua, cultura, religione o riti ai popoli più o meno barbari - e spesso ostili - stanziati al di fuori dei confini dell'ecumene romano-cristiana che non ai ceti dirigenti ellenofoni di Costantinopoli: si pensi a Slavi e Bulgari nei Balcani, a Goti e Longobardi in Italia meridionale, o anche a Georgiani, Persiani, Arabi e Turchi oltre la mobile frontiera sud-orientale bizantina.
Questo è un punto nodale: attraverso i vari secoli della sua storia, infatti, i confini dell'impero furono molto spesso fluidi, e le popolazioni che vivevano nelle aree marginali cambiavano frequentemente la loro obbedienza politica. Per un certo periodo pagavano le tasse a Costantinopoli e datavano i loro documenti secondo gli anni del basileus della Nuova Roma, per poi diventare, o ridiventare, sudditi del regno confinante e viceversa. Inoltre, alla periferia dell'impero si trovavano piccole signorie indipendenti o semi-indipendenti, denominate nella terminologia ufficiale costantinopolitana toparchìe o filarchìe, a volte integrate a vario titolo nel sistema politico-militare bizantino, a volte in quello dei regni vicini. Questa doppia identità fece sì che le popolazioni delle regioni di frontiera fossero spesso inclini alla ribellione, pronte a fare causa comune con altri gruppi etnici a loro affini, stanziati al di fuori dei confini imperiali. Era dunque di fondamentale importanza, per la stessa sopravvivenza dello Stato bizantino, procedere con la massima attenzione e investire energie per l'integrazione di queste popolazioni, sia sul piano religioso che culturale. [...] In ogni caso, il controllo sui movimenti all'interno dei confini di Bisanzio fu sempre molto severo, nella speranza di ostacolare il più possibile l'acquisizione di informazioni da parte di nemici vecchi e nuovi. |
Ulderico Piernoli
Dalle Ambe al Sim
Amedeo Guillet, una vita per l'Italia anno 2018 formato 12x17 cm pagine 192 prezzo € 10,00
Ho sentito il nome di Amedeo Guillet per la prima volta nel 1978 a Sanaa, nello Yemen, al ricevimento dell'Ambasciatore italiano Lorenzo Baracchi Tua di Paullo, in occasione della festa della Repubblica.
Me ne parlò un anziano funzionario yemenita che raccontò come fosse arrivato dall'Eritrea, alla fine del 1941, dopo essere sfuggito alla caccia degli inglesi, accolto dall'imam Yahya Muhammad Hamid ed-Din. Vi era tornato come ambasciatore d'Italia nel 1956 e nel 1962 aveva contribuito a salvare la vita al nuovo imam, Muhammad Al-Badr. [...] Furono loro a spiegarmi il personaggio Guillet, a raccontarmi delle sue imprese durante la guerra. Tornai in Italia con un'intervista al Presidente Ahmad Al Ghashmi sulle prospettive di unificazione fra la Repubblica Araba dello Yemen del Nord e quella Democratica Popolare del Sud. La pubblicai postuma, perché un attentato lo uccise subito dopo la mia partenza. [...] Non ebbi né il tempo né la fortuna dei due autori che gli furono vicini e ne raccolsero le confidenze, lo ascoltarono raccontare le sue gioie e i suoi dolori, parlare dell'amore per Bice, della vita con lei, dei giorni trascorsi con Kadija, della passione per i cavalli, delle imprese di guerra e delle missioni come agente del Servizio Informazioni Militare (SIM). Non andai mai a cercarlo in Irlanda, dove si era ritirato a metà degli anni Settanta. Quando arrivò la notizia che aveva raggiunto il paradiso riservato agli Eroi avevo letto tutto quello che avevo trovato su di lui. Mi sorpresero i 'coccodrilli' pubblicati dai giornali, retorici, uguali, ripetitivi, privi di approfondimenti e così modesti da non trovare niente di meglio che assimilarlo a Lawrence d?Arabia, quando amici e nemici lo chiamavano Cummundar-as-Shaitan («Comandante Diavolo»). (dall'Introduzione) |
Ulderico Piernoli
Dai segreti del Sim al sole di El Alamein
anno 2018 formato 12x17 cm pagine 224 prezzo € 10,00
Poco dopo le 17 del 10 settembre 1943, «quell'angolo di cielo riservato a tutti noi», sognato nel 1941, scrivendo la canzone dei paracadutisti "Con la morte paro a paro", accoglie il colonnello Giovanni Alberto Bechi Luserna, Capo di Stato Maggiore della Divisione Nembo, scrittore e poeta, fondatore nel 1943 del «Foglio di campo dei paracadutisti italiani» dal quale deriverà la rivista «Folgore».
Non cade combattendo, guardando in faccia il nemico. Una raffica di colpi fraterni lo uccide in Sardegna, al bivio di Borore, a poca distanza da Macomer. Come hanno scritto alcuni storici, sono i giorni della «morte della Patria», nei quali tutto sembra dissolversi, fra assenza di ordini chiari, sbandamento morale, fughe ignominiose, eroici tentativi di resistenza ai tedeschi, scelte pagate spesso con la vita, come accade a Bechi Luserna. A guerra finita, l'amico Paolo Caccia Dominioni, con il quale aveva condiviso l'Africa Orientale, un periodo al Servizio Informazioni Militare (SIM), l'Africa Settentrionale e la fornace di El Alamein, ne onorò il ricordo curando la sua ultima opera letteraria "I ragazzi della Folgore". [...] La sua morte può essere considerata una delle prime pagine della feroce guerra civile in Italia. Dilaniata da scelte opposte, dopo l'8 settembre 1943 la Divisione Nembo partecipò alla fase finale della guerra, combattendo parte nelle file della Repubblica Sociale Italiana e parte nei ranghi del rinato Esercito italiano. Ma, a conflitto concluso, i paracadutisti italiani si ritrovarono fratelli nel nome di Giovanni Alberto Bechi Luserna. (dall'Introduzione) |
Ulderico Piernoli
Nome in codice K2
anno 2018 formato 12x17 cm pagine 224 prezzo € 10,00
Il Sacrario di El Alamein era stato consacrato e inaugurato da poco più di un anno quando alcune centinaia di studenti del Liceo Classico 'Virgilio' di Roma risalirono il Viale d'Onore con il Tricolore in testa, guidati dal preside, Giuseppe Dell'Olio. I ragazzi che frequentavano le ultime classi forse qualcosa sapevano; i più giovani, come me, ancora al ginnasio, conoscevano quello che i professori ci avevano spiegato durante la navigazione da Creta ad Alessandria. C'era voglia di far conoscere ai giovani il sacrificio dei padri, ma anche il pudore di non trasformare il discorso della memoria in retorica. [...]
Negli anni, ogni tanto mi è capitato di leggere di Caccia Dominioni sui giornali, quando si scagliava contro il Governo che non difendeva i cimiteri di guerra dei nostri caduti in Libia o non curava le sepolture in terra d'Africa, consentendo che fossero profanate dal tempo e dagli uomini. Non tollerava che l'ex nemico irridesse il soldato italiano, soprattutto se l'aveva battuto solo grazie alla sproporzione di uomini e mezzi. Aveva ingaggiato feroci polemiche con autori inglesi e scritto una sarcastica lettera al Maresciallo Bernard Montgomery, Visconte di El Alamein, per notificargli che, dove erano schierati i paracadutisti della Folgore e i guastatori che avevano preso Tobruch, le sue truppe non erano passate. Doveva essere un uomo duro, abituato a battersi. Non pensavo avesse animo e gusto d'artista, come invece scoprii leggendo i suoi libri [...] Le sue illustrazioni suscitarono anche l'ammirazione, sin dal 1943, di Hugo Pratt, che scrisse: «Io, che venivo dalle ex colonie italiane, trovai nei suoi disegni alimento per i miei ricordi. Parlo di ricordi: non di nostalgie né, tanto meno, di malinconie. Quei disegni mi accompagnano da anni e fanno bella mostra di sé nella mia biblioteca». [...] Caccia Dominioni aveva combattuto tre guerre, da tenente, capitano e maggiore, senza mai diventare effettivo. E, mentre altri esaltavano le gesta dei loro agenti segreti, noi, che pure in fatto di spionaggio e controspionaggio eravamo stati fra i migliori, tendevamo a nascondere le imprese dei nostri uomini, fra i quali appunto Paolo Caccia Dominioni... (dall'Introduzione) |
Giampaolo Rugarli
Storie di chi si è dato coraggio (Voll. 1 e 2)
anno 2018 formato 12x17 cm pagine 223 (I volume); 235 (II volume). prezzo € 20,00
Giampaolo Rugarli (1932-2014), uno degli intellettuali (italiani) più grandi e vivaci degli ultimi cinquant’anni, è l’autore di questi volumi che ben ne rappresentano la profondità di pensiero e l’acuta sensibilità. Il testo è impreziosito dal talento di Ferenc Pintér (1931-2008) che, con i suoi ritratti, gli ha donato una dimensione visiva ‘accogliente’ e un immediato impatto emozionale. Non è facile accompagnare il lettore nella galleria di eroi dell’intelligence che, operando nell’ombra del segreto e in situazioni estreme, sottintende una contestualizzazione storica e psicologica che la carenza di presupposti condivisi(bili) rende ancor più ardua. Eppure l’autore riesce nell’impresa: raccoglie le biografie di uomini rari e le motivazioni di conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare, facendo brillare l’ossimoro della straordinarietà della condotta di uomini ‘normali’, che sanno elevare la loro umanità alla dimensione del compito affidato. Lo fa accompagnando la formalità del rito encomiastico a pagine di pura narrazione che traendo ispirazione dalla realtà la superano: in tal modo riesce ad avvicinare allo spazio indecifrabile dell’eroismo, dove le azioni esemplari sono frutto di rigore etico, forte personalità e alto sentire, ma anche di un senso umano solidale e incoercibile sino all’estremo sacrificio. L’opera è dunque un’antologia di vicende e di gesta che, in linea con altri lavori di Rugarli, affranca la figura dell’Agente dal deformante cliché negativo cui è stata a lungo relegata e ne offre una visione più ampia – tra i chiaroscuri della storia e della leggenda – attraverso un percorso culturale di elevata qualità artistica oltre che memorialistico. L’iniziativa editoriale risponde al proposito d’incontrare compagni di viaggio che hanno tracciato, prima di noi e anche per noi, i sentieri dell’onore e dello spirito istituzionale che sono patrimonio della Comunità intera.
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Alessia Fassone, Nathan Morello
Spionaggio biblico e nell'impero assiro
anno 2018 formato 12x17 cm pagine 240 prezzo € 10,00
Il volume si inscrive nel programma di ricerca sull'intelligence degli albori per cogliere le diverse sfaccettature che lo spionaggio ha assunto nei secoli [...] Si tratta di un testo 'duale': benché caratterizzato da due distinte parti - rispettivamente dedicate alla memoria biblica e a quella assira - si distribuisce omogeneo e fuso nel comune senso che gli autori hanno inteso assegnare alle proprie indagini. Le due direzioni della ricerca, con scie parallele e solo di quando in quando tangenti, hanno un condiviso orizzonte che guida il lettore nel tempo e nell'universo dell'intelligence delle origini [...] Complesso è il lavoro di 'talpa' dello storico che, nella voluttà di entrare nelle viscere dei fatti e di provarli con la giusta approssimazione, assomiglia all'ossessionato incedere dell'attività d'intelligence - e dell'analista, in particolare - mai soddisfatta di una ricostruzione e ancor più diffidente quand'essa sia troppo chiara, perché è nella luce che l'ombra di manipolazioni alligna, furba e invisibile. Tracce sono lasciate ai posteri, infatti, per specchiare oltre il tempo memorie agiografiche [...] Il testo, in sintesi, è un innesco: Alessia Fassone e Nathan Morello aprono una finestra e stimolano non solo a osservare, ma ad approfondire e cogliere maggiori dettagli su quel mondo antico, misterioso e colmo di fascino ancora inesplorato.
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Romano Romano, Sergio Romano
I ragazzi di Caporetto anno 2017 formato 12x17 cm pagine 160 prezzo € 10,00
Scrive Sergio Romano: <<L'autore protagonista di questo racconto autobiografico è mio padre. Nacque nel 1904, in una regione che era stata austriaca sino al 1866, e festeggiò il suo decimo compleanno otto giorni prima dell'ultimatum con cui l'Austria dichiarò guerra alla Serbia. Io sono nato nel 1929, dieci anni dopo la firma dei trattati di pace con cui terminò quel conflitto, e ho festeggiato il mio undicesimo compleanno poco più di un mese dopo l'intervento dell'Italia nella Seconda guerra mondiale.
Fra le due guerre ve n'erano state, per gli italiani, altre due: quella d'Etiopia, dal 1935 al 1936, e quella di Spagna, dal 1936 al 1939. Per i ragazzi della mia generazione, quindi, la guerra è stata una continua musica di fondo [...]
Ne parlavano anche i monumenti ai caduti, le vie intitolate agli eroi, le grandi targhe di marmo negli edifici pubblici dove erano scolpiti i nomi di coloro che in quelle istituzioni avevano lavorato prima di partire per il fronte e 'morire per la patria'. Ho scoperto qualche tempo fa che ve n'è una anche nel palazzo di via Solferino dove si trova il «Corriere della Sera». In alcune città vi erano i 'parchi delle rimembranze', giardini silenziosi e melanconici dove ogni albero era dedicato a una persona del luogo scomparsa durante la guerra. Ci esortavano a ricordare l'evento bellico, infine, la festa della vittoria (il 4 novembre), le parate militari, i manuali scolastici [...] Quello che il lettore troverà nelle prossime pagine è soltanto il frammento di un grande quadro in cui, come spesso accade nella storia, vi è una combinazione di gloria e d'infamia, di coraggio e di codardia, di nobiltà e di miseria.
Ma questo frammento ha almeno il merito di essere autentico>>. |
Elisa Fiore Marochetti
La sicurezza dello stato nell'Antico Egitto anno 2017 formato 12x17 cm pagine 144 prezzo € 10,00
Il tema della sicurezza è così intimo nella vita di uno stato da costituirne una sorta di scatola nera, sintesi di valori e di prassi che, analizzati anche dopo millenni, testimoniano il progressivo divenire di una società, dei suoi sogni e delle sue contraddizioni.
Elisa Fiore Marochetti ci spinge in labirinti usurati dal tempo, nei codici etnografici studiati, verificati e decodificati con pazienza ma ancora incompleti e non sempre facilmente contestualizzabili. Abbiamo dimestichezza con l'Antico Egitto, l'abbiamo studiato con interesse, ne siamo stati affascinati. Ha rappresentato la prima sostanziale esperienza di imperialismo, capace di occupare ampi spazi militari, culturali e scientifici, di anticipare quella grandezza che solo millenni dopo avrebbero colmato i greci e i romani. È un processo non lineare, quello della civiltà egizia, che sconta arretramenti, evoluzioni, criticità irrisolte, fasi alternate di successi e decadenze; solo con la tecnologia moderna si svelano misteri e si suffragano ipotesi di un tempo troppo lontano per poter essere trattenuto nel pugno. È una civiltà tesa alla conservazione e alla testimonianza, attenta a lasciare orme di un cammino quale antidoto alla fragilità e alla vanità dell'esistenza e alla vocazione naturale all'infinito [...] L'autrice segue sentieri e tracce con combinazioni inusuali, rimescola le conoscenze per illuminare i segreti ànditi della sicurezza dell'epoca, mettendo in rilievo le prime ombre dell'intelligence nel suo embrione mai compiutamente manifesto. Sembra adottare le tecniche di controspionaggio, investiga tra i documenti e gli eventi, analista tra controverse fonti e frammenti di dati da ricostruire; si fa spia e riesce a cogliere dalle situazioni più critiche gli indizi, anche deboli, di un'attività informativa che tale tecnicamente possa essere definita. |
Roberto Gervaso
Aforismi sull'intelligence e 3 racconti brevi anno 2016 formato 12x17 cm illustrazioni Niccolò Piccolomini pagine 128 prezzo € 10,00
L'aforisma è lo strumento letterario che, per la sua eccezionale carica evocativa, più di altri può indirizzare la riflessione sulla complessità dell'intelligence: ha l'ambiguazione rapida, l'ironica approssimazione, la profondità sottesa e l'ossimoro incantato che può guidare lo sguardo sui segreti recessi dei Servizi, cogliendone i chiaroscuri che promettono caleidoscopio di arcobaleno [...] Roberto Gervaso, che dell'aforisma rappresenta il genio indomito e irredimibile, scivola con disincantata uggia nel profilo dell'agente segreto e del suo lavoro, proponendo in ogni verso una differente chiave d'accesso: sottile bilico tra l'agiografia spionistica e il complottismo di maniera, sussurro che rinuncia al richiamo delle sirene e invita a guardare oltre le nubi, sporcando gli occhi con un ilare pragmatismo.
L'intelligence quanto intelligente e il segreto scontato nella condivisione sono solo frecce avvelenate di realtà e alveo interpretativo di un fiume sfuggente di pensieri che si scopre carsico e ci lascia basiti e sorridenti sulla foce del senso che, si sospetta, potrebbe esserne pure la fonte ignota. Gli aforismi sul silenzio e sulla verità seguono l'onda parallela di quelli sull'intelligence e ne sono spia segreta, un segno, una quadratura del cerchio, una sorta di prova del nove, filando l'ordito interpretativo di un mondo e delle sue incognite. Sono magia di conchiglia che offre la voce del mare nella sua valva umida quando i labirinti dell'orecchio s'accostino timidi per carpirne l'eco. Così i contorni della materia trattata sono tanto netti da negarsi e i limiti tracimano nel rigurgito interpretativo del lettore. Lo scrittore sembra ripetere l'ansia michelangiolesca dell'incompiuto quanto traguardo [...] Allo stesso modo i racconti su Mata Hari, Giacomo Casanova e Lawrence d'Arabia sembrano aforismi vestiti e nascosti tra lenzuola di parola: rimane per tutti una 'sindone' feroce e sofferente in cui l'immagine agiografica ed eroica dei personaggi, ormai statue dell'intelligence, sfuma in un vile 'umano, troppo umano', ergendosi a feticci di un'umanità che trasuda dal freddo marmo del monumento. |
Marta Pallavidini
L'intelligence nel Vicino Oriente nella Tarda Età del Bronzo. Uno strumento di diplomazia anno 2016 formato 12x17 cm pagine 128 prezzo € 10,00
È azzardo di gran giocatore inseguire embrioni d'intelligence in quella Tarda Età del Bronzo ancora non completamente svelata e i cui frammenti di testimonianza sono un puzzle difficile da comporre. Le tessere sono consunte, parziali o vittime della furia del tempo e della storia. Eppure la scommessa s'arma d'un gusto ulteriore: il Vicino Oriente è uno spazio che attrae il lettore e offre gusto inedito alla ricerca.
È culla di tormenti e di contraddizioni, di Civiltà gloriose e di rovine funeste, di conflitti irrisolti e di pacificazioni ambigue, ieri come oggi. Ripercorrerne le trame, in quella tarda era, non è solo vezzo intellettuale ma anche occhio polveroso sulla memoria di luoghi e di umanità sparsa come granelli di sabbia da cui poter trarre insegnamenti o spunti di riflessione. È un lungo periodo di stabilità (1550-1200 a.C.) nell'area che va dall'Egitto alla Siria e Palestina, all'Anatolia, all'Alta Mesopotamia, a Babilonia e all'Elam. È un periodo caratterizzato da una fitta rete di rapporti commerciali e politici fra le varie potenze regionali. Mentre a corte circolano doni, ambasciatori, donne e divinità straniere, importanti cambiamenti interessano la società. È una stabilità apparente che cela un continuo movimento tellurico geopolitico che le grandi Potenze, prime tra tutti gli Egizi e gli Ittiti, ma anche gli Assiri e i Babilonesi, cercano di dominare attraverso una politica di dissuasione e d'influenza, delocalizzando le tensioni nella costellazione di Regni satelliti e coltivando relazioni con quelle realtà che si ergono a emergenti attori strategici, come Mitanni. Non sfugge a Marta Pallavidini che l'accadica semplicità dei frammenti raccolti celi un sottofondo complesso, che il ritualismo diplomatico sia il frutto di un ordito più ambiguo e vasto e che si possa ricavare dal materiale esaminato lo spunto per una narrazione ulteriore che contemperi la logica ricostruttiva e una certa suggestiva creatività. In questo senso, l'organizzazione più articolata dei Regni, la burocratizzazione dei sistemi di decentramento fiscale e l'assetto quasi feudale dei rapporti tra Grandi e Piccoli Re costituiscono fattori di tale complessità da presupporre l'esistenza di un sistema informativo idoneo a sostenere le scelte politico-militari e a gestire le crescenti esigenze di sicurezza interna [...] L'autrice sposta la prospettiva e il registro critico planando sulle tavole usurate di Ḫattuša o El-Amarna, in cui i caratteri cuneiformi tratteggiano bozzetti di vita pubblica come solo i documenti diplomatici o relazionali concedono alla curiosità del ricercatore [...] La Pallavidini una certezza ce la offre: nessun proto-analista seppe indovinare la rovina o suggerire nel cuneiforme memoriale un'ansia, un'alternativa, una possibile via di fuga. |
Stefano Musco, Fabrizio Romano Genovese
La scacchiera grigia. Esegesi, pensiero e tecniche dello spionaggio anno 2016 formato 12x17 cm pagine 192 prezzo € 10,00
È raro che un titolo riesca a sintetizzare con tanta capacità evocativa il significato dell'opera come in questo caso. Gli autori sfruttano le suggestioni legate al gioco degli scacchi quale metafora della vita, del conflitto e della conoscenza per sfidare il lettore a sperimentare approcci originali alla cultura dell'intelligence. È una terra di mezzo, quella proposta, che da una parte lambisce gli spazi della storia dello spionaggio, dall'altra, della scienza applicata all'intelligence, temi frequentati nei fori accademici e operativi ma, questa volta, affrontati in modo inedito, perché osservati con la lente della competizione con l'Altro, come narrazione di un duello che i Servizi segreti conducono nei secoli contro coloro che, di volta in volta, assumono il profilo di nemico. È uno spazio di confine, in cui le geometrie di una scacchiera s'intersecano e si moltiplicano e i giocatori si confrontano ciascuno con le proprie capacità di muovere i pezzi al massimo del loro rendimento, ma anche con una visione strategica che va oltre la singola mossa e si spinge a prefigurare le rotte verso cui indirizzare le proprie scelte e manipolare quelle altrui.
Occorre guardare oltre, ascoltare i sussurri che si fondono e confondono, e non è un caso che l'intelligence venga antropomorfizzata in forma di orecchio o di occhi. La rincorsa competitiva rispetto all'Altro non può che avvalersi di tutti gli strumenti: la tecnologia ha imposto ritmi diversi nel progresso delle discipline militari e dell'intelligence. La matematica e la fisica hanno sondato l'universo nelle sue infinitesime parti, hanno spinto la zattera odissea oltre le Colonne d'Ercole, nella trama complessa della realtà e delle sue interazioni. L'intelligenza matematica è stata il motore del progresso, in termini di speculazione e di realizzazioni tecnologiche, sottili armi per proteggere o conquistare nuovi spazi, per inventare strategie, per cogliere relazioni, combinazioni e correspondances baudelairiane, muro di 'simboli' e di 'segreti' che la realtà innalza davanti allo spirito umano. |
Paolo Sellari
Geopolitica, intelligence, alimentazione anno 2015 formato 12x17 cm pagine 124 prezzo € 10,00
Il saggio affronta un tema di strettissima attualità e cogenza storica che, ponendosi alla base del soddisfacimento primario delle esigenze delle comunità, costituisce fattore fondante di ogni agire del potere politico: l'alimentazione.
In ogni epoca della storia la disponibilità di beni primari quali il cibo garantisce benessere, stabilità e progresso. I detentori del potere devono confrontarsi con questo problema, per esercitare il controllo delle masse e contenere le conflittualità che derivano dall'assenza di risorse o da scompensi nei processi di produzione e approvvigionamento. Tutta la storia dell'uomo ruota attorno alle esigenze di una soddisfacente economia alimentare che, in epoca moderna ha sostenuto numerose correnti filosofiche del materialismo storico, tra cui il pensiero marxiano. La distorsione dei processi di produzione e distribuzione alimentare ha segnato le sorti dei grandi imperi e di ogni aggregazione sociale, ponendo le basi sia delle politiche espansionistiche che dei ribellismi più radicali. Con sintesi e considerazioni critiche, il tema è distribuito in quattro capitoli: l'uomo al cospetto della natura, tra religione e scienza; il piano Marshall, un ponte per l'Europa; la sicurezza alimentare tra tecnologia e finanza; la sicurezza alimentare tra tecnologia ed ecologia. L'esposizione ha il pregio della ricerca storica permeata da particolare sensibilità multidisciplinare che incornicia gli argomenti entro una prospettiva geopolitica. Prospettiva che passo dopo passo coniuga indissolubilmente l'alimentazione alla sicurezza globale e, conseguentemente, ai campi d'intervento dell'intelligence, chiamata non solo all'elaborazione di analisi previsionali circa l'evoluzione del problema ma a validare le scelte strutturali delle autorità mondiali. Un intelligence in grado di stimolare rinnovati modelli di governance capaci, a loro volta, di garantire direttrici geopolitiche svincolate dal dominio esclusivo del profitto, attraverso coraggiose iniziative di concertazione sopranazionale che superino gli interessi dei singoli attori di scenario. |
Umberto Broccoli
Spie... di. Cibo e servizi segreti anno 2015 formato 12x17 cm pagine 180 prezzo € 10,00
Il tema dell'alimentare è sempre più centrale nell'agenda politica internazionale, sebbene non sempre le conseguenti progettualità riescano a tradursi nel concreto quotidiano.
Le analisi globali sull'alimentare sono destinate ad analoga sorte di quelle sul clima o sulle risorse disponibili: apprezzate, se ne parla ma, nel lungo periodo, le conseguenti misure volte a soddisfare il bisogno spesso languono. Per problemi globali servono strategie globali, convergenti interessi ad azioni comuni. Quest'anno all'Italia va il merito, in relazione a Expo 2015, di aver rilanciato l'argomento a livello mondiale. GNOSIS ha dato vita a un foro di riflessione dedicando all'alimentare e ai suoi poliedrici aspetti un numero monografico, sollecitando successivi approfondimenti. L'originale lavoro di Umberto Broccoli prosegue in questa direzione e ha l'ambizione di proporre i diversi modi in cui si legano cibo e intelligence. Materia complessa, quella dell'alimentare, ma ancor più ardua è l'impresa di coniugarla con quello spazio diradato e fumoso dell'intelligence, sospeso tra agiografia letteraria e pregiudizi duri a scemare. Broccoli accetta la sfida e si introduce con leggerezza nell'intimo vissuto delle spie più note al pubblico, rivelandone quel narcisistico gusto gastronomico che non di rado riflette la stessa natura labirintica del loro profilo professionale. Certo, Broccoli accomuna per brevità e con licenza poetica l'agente segreto e l'informatore: l'uno, inserito strutturalmente nell'organizzazione dell'intelligence; l'altro, leva e strumento dell'azione informativa sul terreno, procacciatore di informazioni e fulcro di una rete che contribuisce a incrementare. Quest'ultimo sarà prezzolato, ideologicamente adesivo o meramente opportunista ma, sempre, alle dipendenze del soggetto agente e fondamentalmente esterno all'ordinamento stabile della 'Casa Madre'. |