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GNOSIS 2/2006
Un'orrenda saldatura

Terrorismo e religioni


Emmanuela C. DEL RE

Dio non perdona chi uccide in suo nome: è una semplice frase che potrebbe essere interpretata quasi come una tautologia dei principi che soggiacciono ad una qualsiasi fede religiosa, come un naturale sottinteso quando si crede che esista un Essere superiore alle cose terrene, non scosso dai semplici sentimenti umani. Comunque la si voglia interpretare, la circostanza che nessun Dio potrebbe suggerire uno strumento quale quello della morte per imporre la fede, o per punire la mancanza, è un concetto meno evidente di quanto sembri se è stato necessario che un Pontefice, Benedetto XVI, lo ricordasse utilizzando la frase sopra richiamata. Ma il monito del Papa non è giunto a caso: questo momento che si attraversa rischia nuovamente di trasformare le paure, le incertezze sul futuro, l’ostilità nei confronti di chi è diverso da sè, in fanatismo e terrore. Il terrorismo religioso costituisce un macrocosmo complesso e variegato che solo le cronache degli ultimi anni ci hanno abituato ad archiviare nel desktop della nostra mente con una icona che richiama atmosfere islamiche. E invece non si può dimenticare che la violenza ha fatto e fa parte del lato oscuro di ogni fede. La violenza che il terrorismo può suggerire, nelle idee di coloro i quali accedono a queste visioni distorte dell’esistenza, è la più pericolosa poiché trasforma l’assassinio (e/o il suicidio) in una azione ‘giusta’ e suadente, capace di aprire al regno dei cieli con pieno merito. E’ come dire che l’esistenza terrena potrebbe essere anche cancellata completamente, tanto è effimero il suo valore. Ed è probabile che questi uomini persi tra i fumi del delirio mistico non abbiano bisogno del perdono di Dio: nella loro mente è più che sufficiente credere di averne avuto la piena approvazione.


'Nuovo' terrorismo

Il terrorismo religioso, cristiano, ebraico, musulmano, ricade in una categoria che gli studiosi chiamano "nuovo terrorismo", facendo riferimento all'ultimo decennio di attacchi terroristici.
Attività terroristiche "cristiane" sono tipiche sia di gruppi sia di individui che si auto-professano cristiani. Tra gli esempi di tali attività, ricordiamo la bomba piazzata nella clinica in cui si praticava l'aborto ad opera di Eric Robert Rudolph nel 1996, che si definiva membro del movimento cristiano estremista Christian Identity (1) . Ancora, l'omicidio del dottor Barnett Slepian, cui James Charles Kopp sparò nel 1988, sempre a causa delle sue pratiche abortive. Nel 2001 nella lista stilata dall'FBI sui criminali più ricercati (Most Wanted List) tre su dieci erano terroristi anti-abortisti.


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Altri esempi dell'uso dell'etichetta "cristiano" da parte di gruppi terroristici sono i Battisti Cristiani dell'India nord-orientale, il National Liberation Front di Tripura (2) , che utilizza tattiche terroristiche per conseguire conversioni di massa al cristianesimo. Questo gruppo, anch'esso prevalentemente Battista, è responsabile dell'uccisione del prete cattolico Victor Crasta nel Luglio 2000; è in questa occasione che la dimensione religiosa della loro attività è emersa chiaramente.
Esistono attività terroristiche di individui e gruppi nell'ambito dell'Ebraismo. Ad esempio i gruppi Kach e Kahane Chai (3) , sono inseriti dal governo USA nella lista dei gruppi terroristici.
Tuttavia, per quanto riguarda eventi accaduti in Israele la definizione "terrorismo" riferita ad atti violenti perpetrati da individui che agiscono di propria iniziativa o come membri di un gruppo si rivela questione delicata, spesso influenzata da convincimenti politici. L'assassinio di Yitzchak Rabin nel 1995, ad esempio, è considerato atto terroristico, tuttavia è ancora vivo il dibattito su come debba essere interpretato, e cioè se debba essere visto come l'atto di un singolo individuo - Ygal Amin, l'esecutore materiale - oppure di un gruppo, considerando che Amin era membro di Eyal (4) , un gruppo derivato da Kach, il gruppo razzista fondato da Kahane. In realtà, alcuni arrivano a negare l'esistenza di Eyal, affermando che il gruppo è stato completamente inventato da un membro di Shabak, il servizio di sicurezza interno israeliano, con tanto di filmato di un falso giuramento rituale ed è il risultato del clima da "cospirazione" creatosi a seguito dell'assassinio di Rabin.
Attività terroristiche in ambito islamico sono note e meno note. Tra queste, Abu Sayyaf, Al-Gama'a al-Islamiyya, Egyptian Islamic Jihad, Ansar al-Islam, Jemaah Islamiyah (5) e altre.
Esistono anche gruppi terroristici ispirati da altre religioni, come ad esempio Babbar Kahlsa (6) , una organizzazione Sikh.
Se si tenta di analizzare l'espressione "Nuovo Terrorismo", emerge che il termine "terrorismo" stesso è controverso e dà adito a definizioni varie. Si tratta infatti di un concetto meta-giuridico, influenzato da vari fattori, da politici a culturali, storici, anche ideologici.
Questa una delle definizioni del Governo USA cui viene spesso fatto riferimento (trad. di chi scrive) (7) : "Il terrorismo è la minaccia o l'uso della violenza per scopi politici da parte di individui o gruppi, sia che agiscano in favore o contro le autorità governative, quando queste azioni siano intese a scioccare, stordire o intimidire un gruppo di riferimento più ampio della vittima stessa. Il terrorismo ha coinvolto gruppi che hanno cercato di sovvertire specifici regimi, di alleviare quelle che percepiscono come sofferenze di una nazione o di gruppi, o di minare l'ordine politico come scopo di per se stesso". La summa dei tratti più distintivi del terrorismo è che esso implica l'uso calcolato di violenza contro civili a scopo intimidatorio, per indurre paura, spesso per uccidere, in nome di scopi politici, religiosi o altro. L'equazione violenza-intimidazione ha oggi raggiunto un livello mai sperimentato in passato.
La questione sta quindi nella definizione del terrorismo religioso come "Nuovo". Si potrebbe mettere in discussione il fatto che tale terrorismo sia "nuovo", considerando che la letteratura in merito è piena di liste di atti terroristici sin dai famosi Zeloti (8) . Secondo Hoffman (9) , infatti, solo nei secoli passati il terrorismo religioso è stato quasi eclissato da movimenti terroristici di stampo etno-nazionalista/separatista o ideologico. Categorie che includevano: movimenti anti-coloniali, nazionalisti, o organizzazioni terroristiche ebraiche durante il periodo pre-indipendenza in Israele; il National Liberation Front in Algeria, prevalentemente musulmano; il Catholic Irish Republican Army e il Protestant Ulster Freedom Fighters, l'Ulster Volunteer Force, e i Red Hand Commandos in Irlanda; l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, musulmana. In questi gruppi la componente religiosa è messa in ombra dalle motivazioni politiche, etno-nazionaliste ed irredentiste.
Il terrorismo religioso sarebbe dunque "nuovo" perché il terrorismo domestico e internazionale hanno avuto un decremento negli anni 1990 con la fine della Guerra Fredda e quindi il terrorismo religioso ha acquisito un nuova vivace dimensione.
Una valutazione puramente quantitativa cui gli analisti fanno spesso riferimento, è quella esemplificata dal grafico che segue, il quale pur fermandosi al 1996, analizza un periodo particolarmente interessante.
Come si vede, nel 1968 degli 11 gruppi terroristici attivi, non ve ne sono di identificabili come religiosi. Hoffman (10) sostiene che questo si spiega con il clima politico di quegli anni, nel mezzo della Guerra Fredda, quando la maggior parte dei gruppi terroristici era di sinistra, organizzazioni ideologizzate di stampo Marxista-Leninista e rivoluzionarie, oppure gruppi etno-nazionalisti separatisti tipici dei movimenti di liberazione post-coloniali dei tardi anni 1960 e primi 1970. Un amplificatore significativo del fenomeno è costituito dalla rivoluzione del 1979 in Iran, il cui effetto include la creazione dei primi gruppi terroristici religiosi "moderni" (11) .


Tuttavia, stando al grafico, negli anni 1980, quando il numero di organizzazioni sale a 64, solo due tra i gruppi terroristici sono motivati prevalentemente dalla religione (12) . Un decennio più tardi, nel 1992, il numero aumenta da 2 a 11.
I gruppi terroristici religiosi non sono soltanto aumentati di numero ma hanno anche consolidato la loro struttura, reclutando adepti in tutte le principali religioni del mondo - non solo l'Islam - e anche in molti gruppi religiosi minori. Il periodo tra il 1992 e il 1995 mostra un aumento nel numero dei gruppi terroristi religiosi a 26, su un totale di 56 gruppi terroristici attivi identificati (46.4%). Un decremento è visibile nel 1996, quando solo 13 di 46 gruppi identificabili mostravano una componente religiosa predominante (28.2%). In quello stesso anno, tuttavia, gruppi influenzati in parte o totalmente da motivazioni religiose o teleologiche commisero 10 dei 13 più letali attacchi terroristici (13) . Questo mostra tendenze difficilmente spiegabili con la sola analisi quantitativa, perché anche se il numero decresce, la letalità aumenta, come ben sappiamo dopo l'11 Settembre.


Caratteristiche e scopi del
terrorismo religioso


Se si prendono in esame diversi esempi di gruppi terroristici religiosi, appare chiaro che essi presentano caratteristiche che possono essere classificate in più di un modo (14) . Molto spesso infatti, il terrorismo religioso si presenta:
a) mescolato al conflitto etnico (subcontinente indiano e gran parte dell'Asia meridionale);
b) il risultato di una mescolanza di nazionalismo e religione;
c) il risultato di una mescolanza di ideologia e religione.
La mescolanza di elementi politici e religiosi, caratteristica del terrorismo religioso, si esprime in forme diverse. In alcuni casi, si osserva l'applicazione di teorie e metodi "politici" a problemi religiosi (nella forma del terrorismo). In altri casi, accade il contrario: teorie e metodi religiosi - insieme alla retorica religiosa - vengono applicati a problemi di natura politica (anche qui nella forma del terrorismo). In entrambi i casi la politica o la religione vengono usati per giustificare la violenza.
Ancora, in entrambi i casi i gruppi possono subire trasformazioni: in un gruppo può aumentare il carattere religioso con conseguente decremento del carattere politico o viceversa. Questo può anche portare il gruppo a cambiare le proprie finalità. Un gruppo può aumentare o diminuire il grado di religiosità del suo scopo o il grado di violenza dei propri mezzi. Ad esempio, secondo alcuni il Movimento Islamico dell'Uzbekistan (o Partito Islamico del Turkestan) (15) avrebbe spostato la sua missione dal combattere l'ingiustizia a livello nazionale - tentando di sovvertire il governo del Presidente dell'Uzbekistan Islam Karimov per rimpiazzarlo con uno Stato islamico - all'incitamento all'estremismo Islamico a livello globale, e con l'invocazione ad una jihad globale si sarebbe guadagnato un sostegno finanziario da parte di Iran, Pakistan, Arabia Saudita e Turchia (16) .
Questi cambiamenti non sono sempre benvenuti tra i sostenitori. Ad esempio, sembra che tra i militanti del Kashmir sia serpeggiata forte delusione dovuta a quella che è vista come la trasformazione di una lotta religiosa in una lotta intrapresa nell'interesse dello stato del Pakistan (17) .


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La trasformazione è dunque una caratteristica dei gruppi terroristi religiosi, una caratteristica difficile da tenere sotto controllo. Il processo per cui un gruppo attraversa il confine secolarità-religiosità, che molti analisti considerano un passo cruciale anche nella definizione degli scopi del gruppo e della dimensione che essi acquisiscono, è una questione enigmatica. Osservazioni attente possono portare all'identificazione di tendenze al cambiamento in certi gruppi, che determinano la tendenza di questi a diventare pericolosi e violenti. Osservazioni attente possono anche contribuire ad individuare ri-allineamenti di finalità e/o mezzi che possono essere a volte quasi impercettibili. Per esempio l'offerta di tregua di Al Qa’eda alle nazioni europee sulla scia dell'annuncio della Spagna del ritiro delle truppe dall'Iraq, sebbene sia lontana dal costituire un dialogo politico nel vero senso della parola, indica comunque che l'organizzazione di Osama bin Laden potrebbe non opporsi alla negoziazione o al discorso come si pensava fino ad ora (18) .
Il terrorismo religioso presenta anche differenze nella sua natura a seconda delle aree in cui opera. In effetti alcuni analisti tendono a studiare il fenomeno applicando variabili che derivano dall'area geopolitica in cui il gruppo è attivo (Balcani, nord Africa, Asia meridionale etc.).
Si può operare una distinzione anche separando le caratteristiche "religiose" da quelle "secolari" dei gruppi terroristi religiosi. Il terrorismo religioso e il terrorismo secolare hanno diversi sistemi di valori, diversi meccanismi per giustificare i propri atti, diversi modi di concepire la moralità. Per i terroristi religiosi, la violenza è un dovere divino, Tale violenza è allo stesso tempo moralmente giustificata e necessaria. Questo dà l'avvio ad una discussione in merito all'opportunità o meno di descrivere alcuni gruppi come terroristi. Esposito (19) , ad esempio, suggerisce che si può fare una distinzione tra il terrorismo islamico e l'attivismo islamico, quando parliamo di Hamas o Hezbollah.
Non vogliamo indulgere nella discussione in questa sede, ma semplicemente presentare diversi approcci analitici. Quello che è importante sottolineare è che per il terrorista religioso, le sue azioni sono eminentemente razionali, basate come sono sul volere di Dio (20) . Questo è il motivo per cui alcuni analisti affermano che sostenere che gruppi terroristici religiosi come Al Qa’eda stiano combattendo gli Stati Uniti perché odiano la libertà o lo stile di vita americano e costituisce una interpretazione estremamente semplicistica dei fatti e che, peraltro, nella lotta contro di essi non ha senso, e anzi può rivelarsi controproducente (21) .
Le caratteristiche del terrorismo religioso possono essere riassunte come segue:
a) forti motivazioni: aumento delle motivazioni religiose;
b) dedizione: gli aderenti sono sinceri credenti nella loro religione (non in una setta);
c) auto-percezione: vi è un errato modo degli aderenti di percepire il proprio ruolo e la propria identità: essi non si considerano terroristi, perché ricorrono all'uso della violenza per portare a termine un mandato che secondo loro è stato negletto;
d) elezione: gli individui tendono a pensare di essere i prescelti, gli eletti, e questo viene enfatizzato dalla promessa di premi celesti immediati e tangibili, erogati direttamente da Dio;
e) definizione del nemico: il nemico è ben identificato;
f) linguaggio: l'uso di un linguaggio semplice, metaforico, che deriva dall'immaginario di tipo biblico, soprattutto nel caso dell'Irlanda e di organizzazioni ebraiche prima della fondazione dello Stato di Israele, di organizzazioni musulmane sotto l'OLP;
g) continuità: le motivazioni di tali gruppi vengono ritrovate nella storia, un estensione diacronica che garantisce forti radici e connessioni con gli antenati, la tradizione.


Diventare un terrorista religioso

Perché alcuni giovani diventano terroristi, semplicemente credendo nella loro religione? Perché e come passano il confine?
Fukuyama ha affermato che il ritorno alla religione è dovuto all'impersonalità e alla vacuità spirituale delle società consumistiche (22) . E' questa una delle ragioni? Il terrorismo è una risposta ad una società avida e superficiale?
Se si analizzano le caratteristiche del terrorismo religioso ora dette, ci rendiamo conto di quanto possano costituire fattori di attrazione e di quanto trasformino il terrorismo in una opzione seducente per alcuni individui.
Per esempio, il fatto che il linguaggio sia semplice e denso di metafore, riporta gli individui a miti archetipali e inoltre soddisfa il bisogno dell'individuo di essere rassicurato attraverso immagini della società, del destino e di se stesso e del mondo, di amici e nemici, che siano ben chiare, bianche o nere, manichee, dicotomiche. Ricordate il modo in cui Osama bin Laden descriveva il sogno che gli aveva ispirato il piano per la distruzione delle Torri Gemelle? Usava uno schema narrativo che può essere ritrovato in tutti i fondamentali testi sacri religiosi, specialmente nei miti di fondazione.
Ancora, il linguaggio dei terroristi è pieno di formule ripetitive e meditazioni auto-ipnotiche, che hanno lo scopo di ridurre le capacità critiche dell'individuo. E' interessante riportare parte di un documento che è stato trovato nella valigia del terrorista protagonista dell'attacco dell'11 settembre, Muhammed Atta: "Leggi versi del Corano tra le tue mani e poi sfregale sul tuo bagaglio, sul coltello e su tutti i tuoi documenti (…) Controlla le tue armi e ricorda costantemente Dio mentre viaggi verso l'aeroporto. Fatti coraggio e ricorda i premi che Dio ha promesso ai martiri…" (23) .
Altre caratteristiche summenzionate come l'elezione e la dedizione portano a fanatismo, esaltazione, aspirazione ad essere al centro dell'attenzione (messaggi diffusi dopo gli attacchi, l'uso di filmati di esecuzioni e di attacchi terroristici), incrementati dal senso di segretezza e cospirazione che ne enfatizzano la dimensione esoterica.
Il terrorismo aiuta i terroristi a trovare il loro posto nel mondo, a diventare consapevoli di quello che ci si aspetta da loro, a sapere che se essi porteranno a termine il loro compito, verranno ricompensati da Dio stesso.
Resta comunque difficile definire con chiarezza i terroristi, tuttavia due tratti distintivi possono essere loro attribuiti con certezza:
a) mancanza di auto-stima;
b) inclinazione a rischiare.
I terroristi vengono reclutati tra coloro che si sentono culturalmente, socialmente o politicamente alienati, specialmente se sentono di non avere alcun potere di influenzare aspetti della loro società con negoziati o discorsi (24) . Quello che è importante comprendere è il fatto che attraverso le loro idee - politiche e morali - i terroristi sono in grado di riecheggiare un messaggio di paura alle loro vittime, che deriva dal fatto che essi stessi hanno paura.
Questo è il motivo per cui alcuni analisti affermano che non vi è razionalità nella scelta di diventare un terrorista. Al contrario, altri pensano che si tratti di una scelta assolutamente razionale, perché dà l'illusione di risolvere tutti i problemi esistenziali di un individuo: tanto razionale che può portare al suicidio fatalistico, particolarmente pericoloso poiché implica un concetto di vittoria basato di fatto su una sconfitta.
I terroristi religiosi non considerano se stessi come terroristi: usano la violenza per compiere quello che vedono come un "dovere negletto" all'interno della religione principale, e che è incluso, direttamente o indirettamente, nei sacri testi.


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Strategie del terrorismo religioso

La razionalità è comunque alla base della strategia del terrorismo religioso, che viene quantitativamente e qualitativamente connotato dallo scopo di dimostrare la vulnerabilità e i punti deboli del nemico:
- connotazione qualitativa: attaccare simboli della cultura del nemico (che rappresentano valori) come il sistema capitalista, per dare origine a crisi a livello del sistema di valori;
- connotazione quantitativa: fare molte vittime (in passato l'effetto dimostrativo era più importante del risultato quantitativo) perché il nemico riceva il messaggio non solo razionalmente ma anche a livello emotivo, allo scopo di creare squilibrio a tutti i livelli; i terroristi religiosi sono meno limitati nei loro metodi per causare vittime di tutti i loro predecessori.
L'inclinazione verso un livello di violenza più alto, e la scelta accurata di bersagli di grande impatto sulla popolazione a tutti i livelli, sono la ragione per cui alcuni sostengono che il terrorismo religioso può solo crescere come fenomeno.
Questa idea è sostenuta dalla sempre più raffinata tecnologia di comunicazione e dall'accesso alle armi. Tuttavia, bisogna sottolineare non c'è un vero rischio di distruzione apocalittica da parte del terrorismo religioso musulmano, quello percepito come più pericoloso, perché è ancora difficile acquisire armi di distruzione di massa. Peraltro, l'equilibrio interno al mondo musulmano a livello politico e sociale sembra mostrare che sarà difficile che si verifichi un totale sostegno di paesi e popolazioni musulmane in generale al terrorismo.
Una Guerra santa, o Jihad, non ha fine, perché ha un obiettivo spirituale. Nessuno sa quando Dio sarà stato sufficientemente soddisfatto, e quando la situazione nei cieli sarà in equilibrio con quella sulla terra. E' per questo motivo che alcuni esperti affermano che il terrorismo religioso potrebbe non rivelarsi quello di tipo più pericoloso al mondo, ma è certamente quello più imprevedibile e quello con il più alto grado di dedizione individuale.
Alcuni esperti sostengono che i terroristi religiosi "vogliono" fallire perché se il nemico venisse distrutto, lo scopo della loro missione perderebbe il suo fondamento. "Vogliono" fallire anche perché aderiscono ad una nozione di martirio basata sull'immagine di se stessi come i "perdenti" del mondo. Questa "ideologia del perdente" si manifesta nel suicidio fatalistico. Questo il motivo per cui il terrorista religioso non teme di distruggere se stesso e chiunque altro nel processo dell'uso delle armi (25) .
Peraltro, il terrorismo religioso mostra una forte inclinazione alla rapida innovazione, nonché abilità ad adattarsi a nuovi scenari, il che garantisce una vantaggiosa flessibilità.
Il terrorismo religioso oggi è in effetti caratterizzato da un'attività globale più ampia che:
- può fare affidamento su organizzazioni organizzate in network: inter/intra connesse, non necessariamente a struttura gerarchica o comunque più strutturate, ma che possono comunicare meglio e possono diffondere meglio i loro messaggi;
- ha accesso a maggiori risorse specialmente a livello tecnologico, dalla comunicazione alla finanza ecc., che possono anche favorire l'accesso alle armi, da quelle chimiche a quelle di distruzione di massa.
Secondo Burgess, l'idea che il terrorismo possa essere completamente sconfitto è un'illusione: può essere soltanto monitorato (26) . Come identificare i terroristi? Attraverso i loro profili e con l'analisi della propaganda, specialmente osservando con attenzione se e come i gruppi stiano cominciando a passare il confine secolarità-religiosità.
Secondo Burton (27) , ci sono quattro segnali d'allerta che possono portare un gruppo religioso a diventare pericoloso:
a) il pensiero apocalittico o escatologico, in cui si parla del fatto che il mondo sta finendo e che i veri credenti potranno godere di ricompense uniche a tempo debito;
b) leadership carismatica in cui il leader domina i seguaci spiritualmente, emotivamente e/o sessualmente;
c) la paranoia e la demonizzazione degli esterni al gruppo, accompagnata da un isolamento intenzionale all'interno di una comunità chiusa;
d) preparazione di natura difensiva, generalmente indicata dalla costruzione di armi, veleni, e/o armi di distruzione di massa.
Molti esperti (28) considerano il pensiero apocalittico il più rilevante segnale di pericolo. Il problema sta nel cosa si possa fare in concreto.


Strategie di contrasto

Hoffman (29) sostiene che il terrorismo religioso non può essere contrastato utilizzando gli stessi criteri che contrastano altre forme di terrorismo. Né le soluzioni militari né quelle diplomatiche funzionano.
Le strategie statunitensi si basano su deterrenza e indebolimento. Il problema è che tale strategia è basata sull'idea che per combattere il terrorismo religioso sia necessario adottare lo stesso linguaggio del terrorismo. George W. Bush ha tenuto discorsi ovunque nei quali gli elementi tipici del discorso religioso emergono chiaramente (30) .
Il continuo far riferimento a concetti morali come la giustizia e la libertà - valori fondamentali -, spingendosi tanto in là da definire la lotta contro il terrorismo una "crociata", nominando esplicitamente Dio stesso, sono una chiara dimostrazione di questa strategia.
L'approccio dell'Unione Europea alla lotta al terrorismo è diverso da quello degli USA ed è stato fino ad ora basato principalmente su:
- negoziazione: in alcuni casi di terrorismo politico, gli Stati hanno negoziato con i terroristi (31) ;
- disposizioni finanziarie: rintracciare i fondi destinati al terrorismo prendendo i necessari provvedimenti;
- strumenti giuridici.
Questi provvedimenti sono tuttavia insufficienti, perché non hanno tenuto conto, fino ad ora, della componente morale del Nuovo Terrorismo, come spiegato sopra. L'UE può e deve proporre modelli alternativi di lotta al terrorismo religioso. Le defaillances del passato hanno portato l'UE a rivedere recentemente, nel Dicembre 2005, la propria strategia anti-terrorismo, elaborando un piano d'azione incentrato su quattro punti fondamentali (32) :
1. prevenire nuovi reclutamenti del terrorismo;
2. proteggere più efficacemente i potenziali target;
3. perseguire e investigare su terroristi oltre confine e globalmente;
4. rispondere agli attacchi terroristici in modo ben gestito e ben coordinato trasformando la cooperazione di polizia da ad hoc a sistematica.
Il primo punto, riferito alla fase del reclutamento dei gruppi terroristici, appare a chi scrive particolarmente rilevante dal punto di vista programmatico perché il reclutamento costituisce l'aspetto più critico e allo stesso tempo più vincente del processo che conduce alla realizzazione di atti terroristici, in cui peraltro vengono impiegate tecniche di persuasione estremamente raffinate, specialmente nell'ambito del terrorismo religioso, dove appunto l'obiettivo è la penetrazione e conseguente distruzione degli strati protettivi della personalità dell'individuo, potenziale recluta.


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La questione in questo senso è tuttavia estremamente delicata perché implica l'eventuale attuazione di strategie di controllo che non devono entrare in contrasto con il rispetto delle libertà individuali. In alcuni casi, infatti, i provvedimenti anti-terrorismo che comportavano controlli non relativi a fatti concreti, sono stati accusati di essere piuttosto intrusioni politiche o ideologiche. Emblematico il caso della task force VAAPCON (Violence Anti-Abortion Providers Conspiracy) negli USA, un'iniziativa istituita nel 1994 durante l'amministrazione Clinton dal Ministro della Giustizia Janet Reno per monitorare i gruppi Cristiani estremisti sulla base del concetto di "cospirazione" (33) . Parte della società civile denunciò l'iniziativa come un'intrusione nella privacy, un modo di spiare i cittadini (34) . In effetti tali strumenti sono rischiosi e si rivelano armi a doppio taglio.
Nella legislazione italiana, nettamente garantista per il principio costituzionale di libertà di pensiero e di religione, la propaganda, per rivestire carattere di reato, deve assumere carattere di istigazione (Art. 302 Cod. Pen.) o di apologia di delitti contro la personalità dello Stato tra i quali rientra il terrorismo. Inoltre gli Artt. 414 e 415 più in generale prevedono come reati l'istigazione a delinquere e l'istigazione a disobbedire alle leggi.
In alcuni casi si potrà verificare l'ipotesi di concorso esterno nell'associazione terroristica da parte di quei soggetti che pur restando al di fuori dell'associazione, in qualche modo ad essa portino vantaggio, si tratta però di un concetto dai confini piuttosto vaghi e variamente inter-pretabili. Si tratta infatti di una questione delicatissima, perché non è ammissibile in una società democratica arrestare un Imam, ad esempio, per gli insegnamenti suggestivi che ha impartito, a meno che non venga dimostrato con indizi gravi, precisi e concordanti che quello che l'Imam ha insegnato aveva un contenuto sovversivo strutturato.
Ancora, secondo la legislazione, l'intervento repressivo penale può essere anche attuato in forza dell'Art. 305 che prevede la cospirazione politica mediante associazione, o addirittura con l'Art. 306 (banda armata) e l'Art. 307 (assistenza ai partecipi di cospirazioni o di banda armata). La normativa relativa al terrorismo prevede come reato l'associazione con finalità di terrorismo (Art. 270 bis Cod. Pen.), e prevede l'attentato per finalità terroristiche (Art. 280 Cod. Pen.). In questo ultimo caso, trattandosi di attentato, come si vede, non è necessario conseguire l'evento prefissosi, è sufficiente il tentativo, cioè che si compiano atti diretti in modo non equivoco a ledere la vita o l'integrità personale anche di una singola persona per finalità di terrorismo. La finalità di terrorismo diventa elemento differenziale per il sequestro di persona (Art. 289 bis Cod. Pen.) che peraltro prevede una forte diminuzione di pena per il dissociato anche se non pentito.
Una recente nuova legge, approvata definitivamente il 25 Gennaio 2006 (Ddl S3538) riformula diversi articoli del Codice Penale nello spirito di una nozione di terrorismo legata alla finalità di menomare l'indipendenza o l'unità dello Stato (Art. 241 Cod. Pen.), alla sovversione con violenza degli ordinamenti economico-sociali e alla soppressione violenta dell'ordinamento politico e giuridico dello Stato (Art. 270 Cod. Pen.), alla violenta aggressione contro il libero esercizio delle attribuzioni o prerogative dei supremi organi dello Stato (Art. 289 Cod. Pen.). Alcune norme modulano la condotta criminosa prevedendo, ci limitiamo ad un esempio, l'aumento di pena per chi "ricostituisce anche sotto falso nome o forma simulata l'associazione sovversiva della quale sia stato ordinato lo scioglimento" (Art. 270 Cod. Pen.).
La nuova legge pone particolare attenzione per evitare motivi o pretesti religiosi per il terrorismo e a tale fine modifica il titolo (IV°, Parte II°) "Delitti contro la religione dello Stato e i culti ammessi" in "Delitti contro le confessioni religiose", modificando corrispondentemente gli Artt. 402 e seguenti con riferimento alle confessioni religiose in genere e non soltanto al culto cattolico e ai culti ammessi.
Mezzo di lotta contro il terrorismo religioso è la norma che costituisce per così dire una seconda barriera di tutela penale, che permette di intervenire in fase prodromica. E' l'Art. 3 (L. 654/1975 Mod. 25/1/2006) che punisce con la reclusione o la multa non soltanto la propaganda di idee sulla superiorità o odio razziale o etnico, ma anche "chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". Proprio nella sua capacità di intervenire in fase prodromica la norma si rivela estremamente complessa e delicata, che ci riporta alla questione della definizione di concetti come istigazione, cospirazione, concorso esterno soprattutto se legati al terrorismo religioso, per essere certi di agire correttamente e secondo principi democratici e costituzionali.
Resta il problema: i terroristi possono vincere?
Bisogna convincersi che esistono nuovi tipi di avversari - "nuovi" terroristi -, e rendersi conto che le vecchie strategie da sole non possono funzionare. I governi, i militari, le forze di polizia e i servizi di sicurezza devono continuare a concentrarsi sulla ricerca di strumenti appropriati per identificare i terroristi, considerando che i gruppi terroristici religiosi sono spesso non strutturati e costituiscono una "sfumatura" di altri gruppi più grandi e innocui.
Le cose a cui i terroristi religiosi si oppongono maggiormente sono le cose che possono sconfiggerli: secolarismo e capitalismo, nei loro aspetti positivi. Ci riferiamo qui ad aspetti della secolarizzazione come i diritti connessi con la parità uomo-donna a tutti i livelli, che ha comportato un riassetto di alcuni aspetti della religione storica, come è avvenuto con il Cristianesimo. Inoltre, i movimenti sociali e la mobilità sociale devono essere promossi; favorire discussione e scambio di idee; permettere ai giovani di esprimere i loro dubbi e ammettere un certo grado di "personalizzazione" del credo religioso. Questo sarebbe in linea con un'altra strategia, che appare a chi scrive importante ed efficace (35) : opporsi alle certezze granitiche, destrutturare le convinzioni, dare spazio all'interpretazione, permettere l'esistenza di diversi punti di vista, inondare il mondo di informazioni: fornire ai potenziali terroristi l'accesso a tutti gli spazi della società, in senso figurato e geografico, accesso all'informazione - anche alle aree periferiche o remote - per consentire loro di conoscere le alternative. Non restringere gli spazi, ma renderli infiniti.
Ancora, in questo modo si crea il conflitto e la competizione tra terroristi e tra i terroristi e i loro sponsor e simpatizzanti allo scopo di destrutturarli.
Un'accurata ricerca deve essere condotta per comprendere le cause dell'affiliazione al terrorismo da parte di alcuni individui a livello psicologico, economico, sociale in varie nazioni, tra gruppi sociali, classi d'età, generi diversi, tenendo in considerazione che l'affiliazione è una conseguenza del senso di alienazione, di esclusione sociale, dell'ignoranza. Bisogna combattere queste condizioni negative di individui o gruppi nella società creando nuove opportunità per l'inclusione sociale, combattere l'alienazione adattando le proposte alle aspettative attuali. Questo permetterebbe di adottare la strategia più efficace, quella dell'interruzione del processo di affermazione dei gruppi terroristici religiosi allo stadio del reclutamento.
I potenziali terroristi sono spesso giovani in crisi, crisi di vario grado e tipo (anche solo dovute al cambio di residenza in una città in cui ci si sente perduti e quindi vulnerabili a lusinghe di stampo aggregativo). Non bisogna andare contro di loro, ma evitare che si abbandonino alla seducente offerta del terrorismo religioso. Gli sforzi devono concentrarsi sul conoscerli e capirli e sul sapersi far conoscere e comprendere.


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Bibliografia

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- Burgess M., A brief history of Terrorism, Center for Defense Information, 2003.
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(1) Christian Identity è un movimento che raccoglie più movimenti cristiani ultra-conservatori, in cui molti analisti includono anche il Ku Klux Klan, come primo esempio storico. Il credo, caratterizzato da una interpretazione radicale della Bibbia, è basato sull'Anglo-Israelismo che sostiene che Anglo-Sassoni, Celti, Scandinavi, Germanici e altri ad essi associati siano i diretti discendenti delle tribù d'Israele. Christian Identity include oggi gruppi come: American Nazi Party, Aryan Nation, The Order, White Aryan Resistance (WAR) e altri. Tali gruppi sono sospettati di essere responsabili di numerosi atti terroristici. E' interessante notare che propaggini di tale dottrina giungono fino in Sudafrica, dove, a oltre dieci anni dalla caduta dell'Apartheid, vengono fondati gruppi cristiani per la supremazia dei bianchi, come ad esempio Lewende Hoop (speranza sempre viva) fondato alla fine degli anni 1990 dal Reverendo Willie Smith, che interpreta il passaggio di potere nelle mani dei neri come una punizione divina nei confronti degli Afrikaner.
(2) National Liberation Front di Tripura: l'NFLT, fondato nel 1989 a Tripura, ha come scopo quello di creare una Tripura indipendente, attraverso una lotta armata di liberazione dall'imperialismo e neo-colonialismo indiano. Ha contatti con gruppi nel Buthan e a Myanman, ma anche con l'Inter Service Intelligence Agency (ISI) pakistana. E' fuorilegge dal 1997 secondo l'Unlawful Activities (Prevention) Act.
(3) Kach e Kahane Chai: Kach (acronimo di Kahane alla Knesset) era un partito politico di estrema destra fondato in Israele dal Rabbino Meir Kahane. Dopo l'assassinio del fondatore, il partito si divise, dando origine a due movimenti, Kach e Kahane Chai. La guida di Kach è stata assunta dapprima dal Rabbino Avraham Toledano e poi da Baruch Marzel. Kahane Chai passò nelle mani del figlio di Kahane che però morì in uno dei numerosi attacchi terroristici ad opera di Palestinesi nel 2000. Dal 1994 i due gruppi sono stati messi fuorilegge da Israele, secondo le leggi anti-terrorismo. Numerosi gli attacchi terroristici attribuibili a questi gruppi, tra i quali spicca quello ad opera dell'estremista israeliano Baruch Goldstein che mitragliò dei mu-sulmani raccolti in preghiera nella moschea Ibrahimi di Hebron nel 1994 uccidendo 29 persone.
(4) Ad esempio, cfr. Loflin, L., The truth about "Jewish Terrorism", sul sito www.sullivan-county.com (consultato nel Marzo 2006).
(5) Abu Sayyaf (gruppo islamico separatista attivo nelle isole meridionali delle Filippine); Al-Gama'a al-Islamiyya (gruppo militante musulmano egiziano, considerato terrorista da USA e Egitto che ha per scopo il sovvertire il governo egiziano e rimpiazzarlo con un governo islamico); Egyptian Islamic Jihad (prende origini negli anni 1970 dalla Fratellanza Musulmana, anch'esso intende sovvertire lo stato egiziano e rimpiazzarlo con uno stato islamico; è stato recentemente decimato da numerosi arresti nello Yemen e in Libano); Ansar al-Islam (organizzazione kurda sunnita, promuove un'interpretazione radicale dell'Islam e la jihad, all'inizio del 2003 controllava diversi villaggi al confine con l'Iraq; è in conflitto con altri gruppi come l'Unione Patriottica del Kurdistan); Jemaah Islamiyah (organizzazione terroristica militante islamica che lotta per insediare una teocrazia fondamentalista islamica nell'Asia meridionale, in particolare in Indonesia, Malesia, Tailandia, Singapore e Filippine).
(6) Babbar Khalsa: uno dei gruppi più importanti e più antichi tra le organizzazioni Sikh che aspirano alla formazione di uno stato Sikh indipendente, particolarmente attivo negli anni 1980 e 1990. Sponsorizzato, si dice, dalla diaspora Sikh britannica e canadese, è inserito nelle liste dei gruppi terroristici in UK, Canada e UE. Secondo gli USA, il gruppo è responsabile del bombardamento del volo Air India 182.
(7) Long, D. E., The anatomy of terrorism, New York, Maxwell Macmillan International, 1990.
(8) Gli Zeloti erano una setta millenarista ebraica che combatté contro l'occupazione romana di quello che è ora noto come Israele tra il 66 e il 73 A.C. Gli Zeloti intrapresero una spietata campagna con l'uccisione di singoli individui e con stragi.
(9) Cfr.: Hoffman, B. Inside Terrorism. NY, Columbia Univ. Press., 1999; Hoffman, B. "Old Madness New Methods: Revival of Religious Terrorism Begs for Broader U.S. Policy," Rand Review, Inverno, 1998-99; Hoffman, B., "The Contrasting Ethical Foundations of Terrorism in the 1980s," Terrorism & Political Violence 1, no. 3 (1989), p. 361, n. 1.
(10) Hoffman, B., Inside Terrorism, N.Y. Columbia Univ. Press, 1999, p.90.
(11) Hoffman, B., op. cit., p.101.
(12) Hoffman, B., op. cit., p.95.
(13) Burgess, M., Explaining Religious Terrorism. Part 1. The axis of Good and Evil, in: Centre for Defence Information, Maggio 2004, http://www.cdi.org/program/issue/index.cfm?ProgramID=39&issueid=138 (consultato nel Marzo 2006); Burgess, M., Explaining Religious Terrorism. Part 1. Politics, Religion and the Suspension of the ethical., in: Centre for Defence In-formation, Agosto 2004, http://www.cdi.org/program/issue/index.cfm?ProgramID=39&issueid=138 (consultato nel Marzo 2006).
(14) Ci riferiamo qui a casi come la rete di Al Qa’eda, l'organizzazione sunnita palestinese Hamas, il gruppo sciita libanese Hezbollah, i gruppi radicali ebraici affiliati al defunto Rabbino Meir Kahane, l'estremista israeliano Baruch Goldstein (autore del-la strage di Hebron del 1994) e Yigal Amir (che assassinò l'allora Primo Ministro Yitzhak Rabin nel 1995), alcune milizie americane per la supremazia dei bianchi, il culto apocalittico Aum Shinrikyo in Giappone e altri.
(15) Il Movimento islamico dell'Uzbekistan (IMU) è un movimento militante pan-islamista fondato nel 1999 in Uzbekistan, attivo in Kyrgyzstan, Uzbekistan, Tajikistan, con basi militari in Afghanistan; nel 2001 ha cambiato il nome in Partito Islamico del Turkestan ed ha allargato i suoi scopi alla creazione di uno stato islamico in tutta l'Asia centrale. E' responsabile di aggressioni armate, incluse auto-bombe e cattura di ostaggi.
(16) Stern, J., Terror in The Name of God : Why Religious Militants Kill, New York, Ecco, 2003, p. 267.
(17) Stern, J., op. cit., pp.134-137.
(18) Stern, J., op. cit., p.106
(19) Esposito, J., The Islamic Threat: Myth or Reality? NY: Oxford Univ. Press, 1999
(20) Burgess, op. cit.
(21) Burgess, op. cit.
(22) Fukuyama, F., "The End of History?" The National Interest, Estate (1989), p. 14.
(23) RoseIn, P., Indoctrination and Self-deception or Free and Critical Thought?, Lewiston, Mellen Press, 2001. Traduzione del brano dall'inglese di chi scrive.
(24) Rapoport, D. C., "Fear and Trembling: Terrorism in Three Religious Traditions," American Political Science Review, 78, n. 3, 1984.
(25) Juergensmeyer, M., Terror in the Mind of God: The Global Rise of Religious Violence, Berkeley: Univ. of California Press, 2001.
(26) Burgess, M., Explaining Religious Terrorism. Part 1. Politics, Religion and the Suspension of the ethical., in: Centre for Defence Information[, Agosto 2004, http://www.cdi.org/program/issue/index.cfm?ProgramID=39&issueid=138 (Consultato nel Marzo 2006).
(27) Burton, R., Religious Terrorism, on the web: http://faculty.ncwc.edu/toconnor/429/429lect13.htm (Consultato nel Marzo 2006).
(28) Lewy, G.,Religion and Revolution. NY, Oxford Univ. Press, 1974; White, J., Terrorism: An Introduction, Belmont, CA, Wadsworth, 2002..
(29) Hoffmann, B., Inside Terrorism, NY, Columbia University Press., 1999.
(30) Discorso inaugurale del secondo mandato di G. W. Bush, tenutosi il 20 Gennaio 2005.
(31) Zartman I. W. (a cura di), Negotiating with Terrorists, in: International Negotiations. A Journal of Theory and Practice, vol.8, no.3, 2003.
(32) EU Anti terrorism strategy, in: www.euractiv.com//Article?tcmuri=tcm:29-136674-16&type=LinksDossiers (consultato nel Marzo 2006).
(33) Secondo il Dipartimento di Giustizia, il VAAPCON era incaricato di "determinare se ci fosse una cospirazione in atto a livello nazionale per commettere atti di violenza contro coloro che fornivano servizi di tipo sanitario legati alla riproduzione".
(34) Ponte, L., "Is he a Christian Terrorist?", FrontPageMagazine.com, Giugno 4, 2003.
(35) Cfr. anche: Stern, J., op. cit.

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