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GNOSIS 1/2006
Dagli intellettuali arabo-musulmani soluzioni per l’integrazione fallita

Anna BARDUCCI

Le quattro chiavi per l'integrazione

La rivolta nella periferia della capitale francese da parte dei figli di immigrati maghrebini è stato il tema centrale degli articoli, pubblicati nel mondo arabo, all'inizio di novembre del 2005.
Molti intellettuali del Medio Oriente e del Nord Africa si sono espressi, cercando di capire il malaise che colpisce i giovani francesi, figli di immigrati, che per settimane hanno bruciato macchine e commesso atti vandalici.
Gli avvenimenti della banlieue parigina hanno mobilizzato i media arabi ed europei per capire il fenomeno ed evitare che dilagasse in altre città del Vecchio Continente.


foto ansa


Le quattro chiavi per l'integrazione

Lafif Lakhdar, giornalista tunisino con base a Parigi, in un'intervista al quotidiano “il Foglio”, dice che ci sono quattro modi per integrare gli immigrati in un paese: la scuola, il lavoro, il sindacato e il luogo di culto (1) . Per l'intellettuale tunisino, la Francia ha fallito in tutti e quattro i casi. Nelle scuole della banlieue gli stranieri sono un numero maggiore dei madrelingua, gli immigrati generalmente non hanno una specializzazione professionale e in molti sono pertanto disoccupati (2) .
Le moschee sono monopolizzate dagli integralisti, affiliate e gestite dall'organizzazione sunnita dei Fratelli musulmani – presenti in Europa dal secolo scorso - che promuovono fatwe contro la leicità dei matrimoni misti. In Francia, ci sono inoltre circa dodicimila casi di poligamia che non è punita dalla legge, per rispettare la “cultura altrui”, rendendo ancor più difficile ogni possibile integrazione (3) .
Lakhdar, autore di libri sull'Islam e di articoli sull'educazione scolastica nel mondo arabo, specifica che nel quartiere parigino di Noisy-le-Grand, dagli anni Novanta si bruciano macchine, ascensori e bande di quartiere si scontravano già tra di loro (4) . Buona parte dei figli degli immigrati, con nazionalità francese, fanno lavori saltuari e si sentono maghrebini (5) . Hanno coniato il termine “gauri”, parola di origine berbera per indicare gli infedeli, per riferirsi ai loro connazionali definiti anche come “mangiatori di maiale” (6) . Per Lakhdar, i rivoltosi di Parigi sono ragazzi disagiati “caduti tra due sedie”, perché non si sentono francesi, parlano male o per niente l'arabo, hanno perduto la cultura dei loro genitori e per questa ragione si sentono emarginati sia in Francia sia nel loro paese di origine (7) . Secondo l'intellettuale tunisino, però, la repressione – necessaria a mantenere lo Stato di diritto nel paese - non accompagnata da una politica d'integrazione è inutile e destinata a fallire (8) .

Crisi di una comunità

Per Ahmed Al-Rabei, giornalista kuwaitiano ed editorialista del quotidiano indipendente “Asharq Al-Awsat” con base a Londra di proprietà saudita, “lo scoppio della rabbia nella dimenticata banlieue parigina” richiede un dialogo approfondito tra gli attivisti e i rappresentanti delle comunità arabe in Francia. Per Al-Rabei, prima di parlare di una crisi sociale di tutta la società francese, le comunità arabe devono essere appoggiate per iniziare un esame della crisi interna che stanno attraversando (9) .
Secondo Al-Rabei, non ci sono infatti autorità all'interno della società francese capaci di poter calmare definitivamente la situazione e trovare una soluzione, né ci sono istituzioni che possono dare forma e incentivare l'opinione pubblica all'interno delle minoranze arabo-musulmane. I francesi, figli di immigrati, non sono nemmeno riusciti a ottenere un peso maggiore all'interno della società francese che li possa mettere in posizione di svolgere un ruolo più rilevante nel paese (10) .


da www.i.esmas.com

Al-Rabei pone pertanto la questione del perché all'interno delle minoranze maghrebine esista un consistente contrasto tra la loro grande estensione numerica e la loro modesta presenza in politica, nell'economia, nella cultura e nella vita accademica (11) .
L'intellettuale kuwaitiano afferma inoltre che i francesi di origine araba devono comportarsi come “cittadini francesi a tutti gli effetti e dimostrare a tutti gli appartenenti a quella società che ne sono una parte fondamentale” (12) .
Questo richiede, come condizione indispensabile – scrive Al-Rabei - il raggiungimento di un ruolo maggiore nella vita politica e sociale e un piano di governo per migliorare le loro condizioni di vita e di istruzione. Per Al-Rabei, gli immigrati però devono iniziare a liberarsi dal loro complesso del “ghetto” e mescolarsi nella vita culturale e civile francese.
Gli immigrati devono pertanto trarre vantaggio dalla democrazia e dalle istituzioni per ottenere un peso maggiore e più concreto e non cominciare ad allontanare l'immagine di un gruppo in crisi che causa soltanto atti vandalici. Secondo Al-Rabei, il primo passo da compiere è il riconoscimento da parte degli immigrati della presenza di una loro crisi interna (13) .


Il fallimento dell'integrazione

Abd Al-Rahman Al-Rashed, vice direttore dell'emittente Al-Arabiya ed editorialista del quotidiano “Asharq Al-Awsat”, dice che le rivolte nella periferia parigina erano inevitabili. “Queste persone erano come fiammiferi in una scatola pronti a prendere fuoco” (14) , scrive Al-Rashed. Ne sono prova le novanta città francesi che sono state vittime di scontri e vandalismi. Secondo Al-Rashed, l'incidente che ha scatenato la rabbia non spiega lo sfogo della violenza, dato che i due ragazzi morti fulminati dalla corrente elettrica – evento dopo il quale sono scattate le rivolte - non erano stati vittime della polizia, come ha creduto in un primo momento la popolazione (15) .
Ma nonostante la spiegazione di come si sono svolti i fatti, la protesta contro la povertà e l'emarginazione è continuata e gli “incendi sono divampati anche al di fuori del quartiere interessato” (16) .
Il Ministro dell'Interno francese, Nicolas Sarkozy, li ha descritti come “teppisti” (17) , ma “lo scambio di insulti non risolverà la crisi, che ritornerà dopo essersi momentaneamente calmata” (18) . Per il giornalista saudita, la Francia ha fallito. Non ha risolto “l'antico problema ereditato dalla fine del colonialismo” (19) : il miglioramento delle condizioni degli immigrati.
Per Rashed è infatti inconcepibile che nel “paese della libertà e della democrazia (20) il Parlamento, che dovrebbe rappresentare la totalità della società, non abbia deputati appartenenti alla grande minoranza araba. I maggiori partiti francesi non hanno infatti tentato di inserire fra le loro fila i rappresentanti dei milioni di arabi e musulmani, venendo meno alla difesa dei loro diritti.
“La banlieue aveva pertanto bisogno soltanto di un pretesto per infiammarsi, divampare e sfidare tutta la società” (21) , scrive Al-Rashed. Certamente nel loro modo di agire appaiono come “feccia” (termine utilizzato dal Ministro dell'Interno francese, Nicolas Sarkozy) – sostiene il giornalista saudita - e coloro che guidano le rivolte abitualmente sono dei teppisti, “capaci più a gridare che a pensare alle conseguenze” (22) .
Si devono però separare i teppisti dalle problematiche esistenti. I rivoltosi non avrebbero riscontrato tutto questo appoggio, nonostante la vergogna delle loro azioni, se non fosse stato per la percezione dell'ingiustizia che molti hanno sofferto in alcune occasioni.
“Davanti alle società europee c'è un problema, che appartiene a milioni di cittadini, che non possono ignorare come se abitassero in un paese lontano” (23) , scrive Al-Rashed. I problemi degli immigrati non sono irrisolvibili. E' necessario però iniziare dall'inserimento dei figli nella società attraverso l'istruzione e l'impiego. Se tutto ciò non sarà fatto, queste frange povere e discriminate continueranno a essere scintille che minacciano di far divampare un incendio in ogni momento (24) .


Il sistema ottomano

Per Amir Taheri, intelletuale iraniano con base in Europa, la Francia sta attraversando una crisi d'identi-tà (25) . A Clichy-sous-Bois, dov’è cominciata la rivolta, più dell’80 % degli abitanti è infatti composto da immigrati musulmani in prevalenza arabi e africani. In altre zone della città gli stranieri oscillano dal 30 al 60% (26) .
Il tasso di disoccupazione - riporta il quotidiano “il Foglio” - in queste aree periferiche è del 30%, mentre i giovani immigrati in cerca di lavoro raggiungono il 60% (27) . In questi sobborghi, costruiti negli anni Cinquanta, riproducendo le abitazioni sovietiche dell’epoca stalinista, gli immigrati vivono in condizioni misere – sostiene Taheri – e vedono la “vita francese” soltanto in televisione (28) .
Per l'analista iraniano, l’ondata di stranieri ha cambiato il volto al Paese.
La Francia deve pertanto affrontare il suo mutamento identitario (29) . La repressione e la tecnocrazia, inoltre, sono quasi inutili se non accompagnate dall’apertura di un immediato dibattito culturale per trovare un minimo comune denominatore (30) .


foto ansa

Taheri evidenzia che i fondamentalisti vogliono imporre ai musulmani francesi di organizzarsi sulla base del sistema “millet”, che sotto l’impero ottomano divenne un termine tecnico per identificare le comunità religioso-politiche organizzate e riconosciute, che godevano di certi diritti e di una certa autonomia (31) .
Durante la rivolta, i fondamentalisti hanno inoltre continuato a lanciare fatwe per ottenere la calma, come se controllassero un loro califfato.



Il problema visto dall'Italia

Per prevenire il dilagare dell'intifada parigina anche in Italia, alla fine di novembre è stato firmato al Viminale il decreto istitutivo della Consulta islamica presso il Ministero dell'Interno, organismo consultivo per favorire il processo d'integrazione delle comunità musulmane in Italia. Compito principale della Consulta è di esprimere pareri e formulare proposte per la soluzione dei problemi dell'integrazione delle comunità islamiche, nel pieno rispetto della Costituzione e delle leggi (32) .
L'organismo - hanno riportato i mass-media - fornirà suggerimenti su temi come l'assistenza religiosa negli ospedali, le aree di sepoltura nei cimiteri secondo i dettami islamici o anche la tutela dei lavoratori musulmani in Italia (33) .
Per espandere i valori dell'Islam liberale, Lafif Lakhdar, propone anche l'istituzione di corsi universitari per formare imam che diffondano un Islam promotore di riforme e della parità dei diritti delle donne (34) .
Tra le proposte fatte in blog e siti web musulmano-liberali, vi è la creazione di centri culturali accanto alle moschee per evitare che oratori legati ai Fratelli musulmani e retribuiti dal Regno wahabita monopolizzino l'Islam italiano.


(1) Anna Mahjar Barducci, Mal di Francia, “Il Foglio”, 10.11.2005.
(2) Ibid.
(3) Ibid.
(4) Ibid.
(5) Ibid.
(6) Ibid.
(7) Ibid.
(8) Ibid.
(9) Ahmed Al-Rabei, Francia: crisi sociale o delle minoranze?, “Asharq Al-Awsat”, 8.11.2005.
(10) Ibid.
(11) Ibid.
(12) Ibid.
(13) Ibid.
(14) Abd Al-Rahman Al-Rashed, La rivolta dei teppisti, “Asharq Al-Awsat”, 7.11.2005.
(15) Ibid.
(16) Ibid.
(17) Ibid.
(18) Ibid.
(19) Ibid.
(20) Ibid.
(21) Ibid.
(22) Ibid.
(23) Ibid.
(24) Ibid.
(25) Anna Mahjar Barducci, Crisi d'indentità, “Il Foglio”, 11.11.2005.
(26) Ibid.
(27) Ibid.
(28) Ibid.
(29) Ibid.
(30) Ibid.
(31) Ibid.
(32) Reuters, http://today.reuters.it/news/newsArticle.aspx?type=topNews&storyID=2005-11-30T131227Z_01_LAI044156_RTRIDST_0_OITTP-PISANU-CONSULTA-IMMIGRATI.XML
(33) Ibid.
(34) Middle East Transparent, www.metransparent.com

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