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GNOSIS 2/2012
Ultras

Emanuela C. DEL RE

Poteri
La partita Genoa-Siena del 22 aprile 2012 resterà nella storia non per il risultato o il gioco, ma perché è stata sospesa per oltre 40 minuti a causa di una violenta contestazione degli ultras rossoblu. I tifosi hanno infatti reagito al 4 a 0 per la squadra toscana invadendo la tribuna centrale e quindi interrompendo la gara con petardi e fumogeni, per poi intimare alla squadra di togliersi le maglie e andarsene. Soltanto dopo un lungo negoziato condotto dal giocatore del Genoa Giuseppe Sculli, la partita è ripresa. Fabrizio Fileni, uno degli ultras che dagli spalti dello stadio hanno parlato con Sculli durante la sospensione della partita, ha affermato: “Noi non abbiamo obbligato i giocatori a togliersi la maglia. Glielo abbiamo chiesto. Perché la stavano disonorando” (1) . Non solo forte simbolismo in questo – il richiamo all’onore ad esempio - ma anche l’implicita legittimazione dell’atto intimidatorio, percepito come giustificato.
E quello che è accaduto nello stadio Marassi di Genova non è neppure l’unico episodio. Il tifo calcistico che si potrebbe definire non solo violento, ma anche coercitivo, impositivo, ha ormai una sua storia. Molti tra coloro che si sono espressi in merito all’episodio dell’aprile scorso a Genova hanno fatto riferimento all’ormai emblematico caso del cosiddetto “derby del bambino morto” (2) . Si tratta del derby romano del 2004, quando all’Olimpico si diffuse la notizia che un bambino era stato travolto da un’auto della Polizia durante incidenti fuori dallo stadio – poi rivelatasi falsa – e la tifoseria reagì invadendo il campo. Anche in quell’occasione vi fu un lungo negoziato tra il capitano della Roma Francesco Totti e alcuni tifosi, e la partita fu sospesa per motivi di ordine pubblico.
Altri episodi dimostrano il peso determinante delle tifoserie nel calcio, che si esplicita sia nelle forme eclatanti di cui abbiamo parlato, sia in forme più modeste. Questo è emerso recentemente a proposito dello scandalo delle scommesse nel calcio, perché a seguito delle indagini secondo il gip di Bari, una volta che i tifosi ebbero la matematica certezza che il Bari sarebbe stato retrocesso in serie B, alcuni leader delle frange estremiste della tifoseria barese avevano intimato ai giocatori di perdere la partita perché avevano scommesso contro la loro stessa squadra (3)
Tornando a Genova, l’episodio è gravissimo, e da esso deve partire la riflessione sul potere degli ultras. Definire “potere” la capacità intimidatoria degli ultras, così come tanta stampa ha fatto, rimbalzando sui blog di tutta Italia, è forse erroneo come affermano i puristi stando alle categorie sociologiche weberiane, ma di certo questa capacità appare come un dato di fatto. Potere de facto, perché interrompere un evento che implica investimenti di milioni di Euro, non fosse altro per il “capitale umano” in campo che vale diversi milioni di per sé, e per la pubblicità, che segue regole rigide e definite da un codice calcistico nazionale e internazionale, nonché dalla normativa italiana, con presenza significativa di Forze dell’ordine, vuol dire sentirsi al di sopra di tutte le norme, e questo è preoccupante. Lo è ancor più perché ad agire in questo modo sono piccoli gruppi di individui facinorosi, per cui è lecito chiedersi da dove derivi questo senso di onnipotenza. Di certo deriva dalla capacità eventuale e ormai verificata di riuscire a persuadere la folla a reagire in tempi brevissimi - quindi con difficoltà di arginamento da parte delle Forze dell’ordine- e con intensità imprevedibile.
È vero che esiste un rischio diretto che intimorisce tutti, dai giocatori alla cittadinanza: “Non è la prima volta che la società è costretta a portare la squadra in ritiro perché in città c’è troppa tensione, non è la prima volta che dei tifosi entrano negli spogliatoi per chiedere spiegazioni” ha dichiarato Damiano Tommasi, ex-giocatore della Roma (4) . Il Presidente della Lega Serie A Maurizio Beretta, ha dichiarato che sarebbe molto importante dimostrare che chi si macchia di colpe del genere, sia chiamato a rispondere in maniere molto pesante e molto diretta. Intanto bisogna applicare con la massima severità tutte le norme esistenti - ha dichiarato il Presidente della Lega calcio. Non è sufficiente squalificare il campo, bisogna riuscire a fermare questi facinorosi che creano un danno al calcio, al Genoa e all’immagine di questo mondo. Giusto sospendere una partita? Penso che spesso i responsabili dell’ordine pubblico sono chiamati a prendere decisioni veloci e difficili in pochi momenti. Sicuramente è importante sottolineare che non si può essere indulgenti con questi comportamenti. Dobbiamo renderci conto che rispetto a episodi di questo genere e ai loro protagonisti, serve dal punto di vista giuridico tolleranza zero” (5) .
È certo che si è venuta a creare una forma di legittimazione eccessiva delle tifoserie, in cui il ruolo dei giocatori diventa funzionale. Accettare o non accettare di togliersi la maglia, cadere nel ricatto delle scommesse, negoziare con i tifosi che hanno invaso il campo; i giocatori condizionano fortemente l’andamento delle partite in queste circostanze e l’affermarsi di un certo modo di concepire il tifo.
Secondo alcuni, le società non dovrebbero intrattenere alcun rapporto con gli ultras, non dovrebbero pagare loro le trasferte, perché altrimenti rischiano di diventare vulnerabili ai loro occhi. Il “riconoscimento” delle tifoserie da parte delle società è una strategia di contrasto, che vede il rapporto diretto conesse e il maggiore coinvolgimento come un modo per stemperare l’aggressività, ma secondo alcuni è un’arma a doppio taglio.
Alla fine, poi, le soluzioni che vengono proposte per evitare simili incidenti sono sempre le stesse: bisogna semplicemente impedire l’accesso allo stadio ai facinorosi pericolosi. Ma la questione ultras va ben oltre il perimetro dello stadio.


Territori

Ultras è una dimensione. Una dimensione dai contorni sfumati, perché indica una scelta, una vocazione, l’appartenenza, ma anche caratteristiche individuali e inclinazioni che rispecchiano quelli di un gruppo, comportamenti condivisi che garantiscono l’appartenenza, l’aggregazione. Ultras è uno stile di vita. Ecco perché episodi, come quello accaduto a Pescara nel maggio 2012, assumono significati diversi da quelli della mera cronaca.
L’uccisione di Domenico Rigante, ultras del Pescara, per mano di Massimo Ciarelli, nomade, era motivata da futili motivi: per vendicare uno “sgarbo”, sembra. Peraltro Domenico è stato ucciso perché scambiato per suo fratello Antonio, cui l’aggressione omicida era diretta. Senza entrare nei dettagli, quello che emerge è che se Ciarelli è un delinquente già arrestato per droga e per una sparatoria, l’obiettivo dell’omicidio, Antonio, è soggetto a Daspo, nonché sospetto di coinvolgimento in spaccio di droga e rapina. L’uccisione del fratello dell’ultras ha scatenato una guerra ultras-nomadi, perché gli ultras hanno giurato di vendicarsi e la sera stessa hanno lanciato delle molotov contro la casa dei Ciarelli. Gli ultras hanno, peraltro, inviato ai quotidiani un comunicato in cui si legge: “per noi adesso è il momento del dolore, ma neanche un dolore così grande riesce a placare la rabbia che abbiamo dentro (…) non possiamo permetterci di far finta di niente, non possiamo permetterci di perdere il nostro territorio” (6) .
Il territorio – che comprende anche lo stadio come microcosmo che rispecchia il macrocosmo della città – è un forte elemento aggregante, ma anche quando si tenta la de-territorializzazione, ovvero si tenta di spostare la squadra del cuore dal proprio territorio per i rituali ritiri, le cose non cambiano. Il 15 luglio 2011 a Bardonecchia, sede del primo ritiro della Juventus, è accaduto di tutto. Nei luoghi del ritiro anche i Daspo possono assistere agli allenamenti e la sicurezza è in mano alle sole Forze dell’ordine locali. Proprio perché fuori dal territorio di appartenenza, le diverse fazioni della tifoseria della squadra si sono scontrate per ridefinire la gerarchia e l’egemonia all’interno del nuovo stadio bianconero: i “Drughi” – i più numerosi in Curva Scirea – hanno aggredito “Bravi Ragazzi” e “Tradizione”. Nella battaglia c’è stato anche un accoltellamento (7) . I fatti dimostrano purtroppo che nonostante le misure efficaci prese dal Ministero dell’Interno, come la tessera del tifoso che ha diminuito arresti, feriti tra i civili e tra le Forze dell’ordine, e la «smilitarizzazione» degli impianti, il fenomeno non si arresta. Anzi, secondo alcuni si sta evolvendo in forme nuove. Molte tifoserie cercano di sfuggire alle telecamere e ai tornelli dandosi appuntamento per regolare i conti in altri luoghi. Questo comporta che il tifo violento invade altri territori, e questo favorisce i rapporti con la criminalità.
È quello che emerge dall’indagine del pm di Milano Luca Poniz, secondo cui il gruppo milanista dei “Guerrieri” creerebbe disordini anche con lanci di fumogeni, che costano moltissimo alle società che devono pagare multe altissime. Lo scopo sarebbe quello di ricattare i club per trasformare la curva sud dello stadio di San Siro in una “zona franca” per traffici illeciti di vario genere (8) .


Estremismi

Il calcio è da anni anche fattore amplificante di forme di estremismo. Il tifo degli ultras è una vera e propria ideologia, che esula e sfugge alle catalogazioni in destra o sinistra, ma sfocia in un’unica ‘weltanshauung’ anti-moderna. Questo spiega perché il nemico viene identificato principalmente nella Polizia, scandito dall’acronimo A.C.A.B. (All Cops Are Bastards) che nel poliziotto individua il simbolo dello Stato, dell’autorità, dell’istituzione, da cui il tifoso non si sente compreso, riconosciuto e che non riconosce, in cui non si identifica, e che diventa il bersaglio della sua battaglia contro il mondo. Sono state tentate più volte distinzioni tra le tifoserie con affiliazioni a destra o sinistra, ma come afferma Stefanini, questo genere di definizioni sono poco significative. Se da una parte gruppi ultras espongono simboli e slogan di sinistra, dall’altra la maggioranza si riconosce in principi ispiratori che si ritrovano in comuni radici dell’odio come il fascismo. “L’azione ha ragione degli schemi consegnati nei libri. L’azione forza i cancelli sui quali sta scritto”Vietato”. I pusillanimi si fermano, gli audaci attaccano e rovesciano l’ostacolo”, di Mussolini, con riferimenti anche ai testi dottrinali fascisti degli anni 1940:”Armarsi, rispondere alla chiamata è di tutti i credenti, ma rispondere positivamente all’appello della morte è solo degli eroi e dei martiri (…) Meglio la guerra alla pace borghese, meglio lo stadio alle sale da ballo” (9) .
È il linguaggio epico a ispirare, in un mondo di individui che si sentono ridotti a numero, umiliati, l’idea che il martirio costituisce una opportunità di affermazione, soprattutto quando condivisa dal gruppo di appartenenza. Ecco perché negli scontri di Roma del 15 ottobre 2011 sono apparsi anche ultras, in mezzo agli estremisti che hanno trasformato una pacifica manifestazione in guerriglia urbana. Tra questi, Cristian Quatraccioni, appartenente alla frangia violenta della tifoseria abruzzese del Teramo che avrebbe preso parte invece all’assalto a un blindato della Polizia in piazza San Giovanni lanciando sassi. Ma secondo il gip Riccardo Amoroso, tutto il gruppo che ha preso parte al blitz risulta inserito nel contesto delle tifoserie violente organizzate, che già in passato sono state protagoniste di scontri con le Forze dell’ordine.
Secondo il giudice, i tifosi avrebbero partecipato alla manifestazione come pretesto per dare sfogo ai propri sentimenti di ostilità e di eversione verso le Forze di polizia e ciò rispecchierebbe, dunque, una forma ideologica. Gli arrestati, hanno in comune l’appartenenza alle frange estremiste della tifoseria calcistica del Teramo e del Mosciano. Due di loro, Davide Rosci e Marco Gentile, appartengono all’organizzazione politica “Azione Antifascista Teramo”, e hanno anche lasciato una firma sui muri, scrivendo “Antifa Teramo” (10) . Vi sono stati anche ultras della Roma, aderenti al centro sociale Acrobax e ai Comitati di Lotta per la casa che hanno agito da protagonisti nei disordini del 15 ottobre 2011 a Roma. Anche ultras livornesi sono coinvolti nei disordini, collegati sembra all’attacco al raid incendiario contro la sede di Equitalia di Livorno, un gruppo che fa parte dell’area antagonista frequentatrice dello stadio e vicini agli ultras amaranto delle “Brigate Autonome Livornesi”.
La questione ideologica è complessa. In Italia si tenta sempre di collocare i gruppi politicamente – a destra o a sinistra – ma in realtà il fenomeno è trasversale in Europa, nel mondo, ed è ispirato a valori diversi.


Europei

Gli Europei di calcio 2012 in Polonia e Ucraina hanno portato alla luce la questione con forza. In realtà il dibattito è stato suscitato dal documentario della BBC Euro 2012: Stadium of Hate (11) che attraverso scene di manifestazioni di violenza, odio razziale, anti-semitismo, ha mostrato quanto alto fosse il rischio per i tifosi e per i giocatori nel partecipare ad un campionato in Paesi, Ucraina in particolare, in cui questi aspetti del tifo sono particolarmente presenti e efferati.
Pur accusato di essere eccessivo, il documentario ha acceso un vivace dibattito sulla sicurezza, in alcuni casi amplificati da dichiarazioni come quella di Sol Campbell, ex capitano dell’Inghilterra, che ha affermato che non si sarebbe dovuto permettere a Ucraina e Polonia di ospitare gli Europei e ha invitato i tifosi britannici a starsene a casa per non rischiare di tornare a casa in una bara (12) . Ucraina e Polonia hanno reagito con forza alle accuse di Campbell.
Si può speculare a lungo sulle motivazioni alla base della rabbia razzista e anti-semita che anima le tifoserie dell’Europa orientale che, peraltro, vede forme di estremismo affermarsi sempre più anche nelle istituzioni (vedi il forum), ma una sintesi interessante la propone Anastassia Tsoukala, esperta di violenza negli stadi, la quale afferma: “I Paesi dell’Europa dell’est e i Paesi ex-comunisti fino a vent’anni fa erano invisibili e muti. Ora si possono esprimere liberamente, e lo fanno con atteggiamento razzista. I tifosi polacchi sono noti per questo, e quelli ucraini non sono da meno” (13) .
Come si è visto, tutte le partite hanno avuto inizio, agli Europei, con la lettura da parte dei capitani delle due squadre in campo di una dichiarazione contro il razzismo, ma questo non ha fermato altre forme ideologiche di grande impatto emotivo.
La partita Polonia-Russia verrà ricordata soprattutto per l’enorme stendardo esposto da un intero settore di tifosi russi nello stadio nazionale di Varsavia, che recava la scritta (in inglese peraltro): “This is Russia”, con l’immagine di Dmitry Pozharsky, l’eroe russo che condusse il Paese contro l’invasione Polacco-lituana nel 1600. Una ferita che brucia ancora per entrambi i Paesi. Il valore simbolico e fondante di fatti storici anche molto lontani nel tempo è fortemente presente nelle culture dell’Europa orientale. L’enorme stendardo è costato alla Russia ben 6 punti nella campagna di candidatura per gli Europei del 2016.
La UEFA ha preso altre sue misure, e ha addebitato alla Federazione Croata di Calcio (HSN) una multa di 80.000 Euro per aver insultato, con canti razzisti, Mario Balotelli. Tuttavia sono piovute critiche perché la multa è stata inferiore a quella di 100.000 Euro addebitata al calciatore danese Nicklas Bendtner per aver mostrato biancheria intima sponsorizzata. Decisione criticata ancora di più perché la multa ai Croati non è stata motivata esplicitamente da “razzismo”.
Intanto anche la Germania è stata multata perché i tifosi hanno sventolato bandiere naziste.
Anche le Olimpiadi di Londra sono state accompagnate da timori per il rischio razzismo, come del resto aveva paventato Mutuma Ruteere, portavoce speciale delle Nazioni Unite per il razzismo (14) . La Gran Bretagna, che si definisce paese multietnico e multiculturale in cui le diversità vengono rispettate, poteva temere, proprio in occasione dei Giochi, la rottura del suo equilibrio sociale a seguito delle forme ideologiche che avrebbero potuto minare il clima delle Olimpiadi simbolo, per eccellenza, della diversità e della pari dignità dei popoli.


Rischi e strategie

Difficile quantificare il fenomeno ultras. Stando ad un’indagine l’Osservatorio sul Capitale Sociale di Demos-Coop del 2011 sugli Italiani e il calcio, il 45,3% degli Italiani sarebbero tifosi, e di questi il 17,2% tifosi “caldi” e il 19,1% “militanti” (15) .
Il dato potrebbe essere discusso, perché stando all’indagine la percentuale di tifosi italiani “militanti” sarebbe molto alta, ma resta comunque una minoranza. Tuttavia questa minoranza costa allo Stato, ai cittadini, moltissimo. Costano il dispiegamento delle Forze dell’ordine – che peraltro potrebbero essere invece impegnate in altre funzioni – i danni provocati, le trasferte e altro. Le trasferte dei tifosi, ad esempio, sono una questione complessa, per logistica e per competenze. Recentemente per la finale di Coppa Italia all’Olimpico, l’ATAC di Roma aveva detto di non voler fornire le navette a sue spese. La questione si è poi risolta, avendo il questore Francesco Tagliente messo seriamente in dubbio lo svolgimento della partita, con un accordo tra il Comune di Roma e la Lega. Il Comune ha coperto le spese dei servizi di trasporto e dei vigili urbani, mentre la Lega si è impegnata a devolvere l’1% dell’incasso dell’Olimpico ai centri anziani della Capitale, occupandosi anche dei costi della pulizia affidata all’Ama. La collaborazione tra Comune e Lega indica un approccio positivo perché distribuisce le responsabilità (16)
Perché una minoranza riesce a creare tanti problemi e il fenomeno non si riesce a reprimere? Le cause della violenza sono di ordine psico-patologico, psico-biologico, socio-economico: sono le fasce subalterne, emarginate, deboli ad essere attratte da ideologie”pure” nel vuoto di ideali, nell’assenza di speranza per il futuro; esse esorcizzano la frustrazione e il senso di umiliazione, nonché l’opposizione all’autorità e al “sistema” nella violenza. Ma le cause sono legate, soprattutto, ad un processo economico-sociale-comunicativo che vede i calciatori e il loro divismo, gli enormi interessi economici continuamente esasperati dalla stampa e sul web, la competitività ormai privata dello spirito agonistico sano e ridotta a pura performance, mirata esclusivamente alla vittoria e volta a incidere fortemente su individui e gruppi. Individui e gruppi che diventano, dunque, facilmente pilotabili – anche da individui e gruppi criminali – verso la violenza, quando questa viene rivestita di un significato idea listico e garantisce l’appartenenza ad un gruppo. In questo sta il nesso tra ultras e estremismo politico.
Daspo e altre misure giuridiche sono importanti, ma più importante è cogliere il dinamismo del fenomeno, che costituisce una novità importante.
I gruppi estremisti di destra sono sempre più interessati ai giovani e alle subculture Europee. Fuoriusciti dai gruppi neo-nazisti hanno affermato di aver aderito ai gruppi attraverso la musica e certe sottoculture. Come si è detto, gli Europei di Calcio hanno dimostrato che l’estremismo di destra dimora negli stadi internazionali di calcio.
Questo non è un fenomeno nuovo, certo, e neppure solo limitato al radicalismo ed estremismo di destra, ma è in crescita. Durante il Comunismo nell’Europa orientale – ecco il legame con Polonia e Ucraina – i Club calcistici costituivano, insieme alla musica punk e underground un “luogo” in cui poter manifestare la propria opposizione al regime. Anche nell’Europa occidentale i Club calcistici hanno costituito la piattaforma organizzativa per alcuni partiti politici in passato.
La commistione tra tutti gli elementi analizzati e il fatto che, peraltro, queste forme estreme di tifo calcistico vengono comunque riconosciute come “attori” e “interlocutori” politici da istituzioni politiche e del calcio, rendono la questione di difficile risoluzione.
Non a caso anche l’Inghilterra che con le strategie elaborate ai tempi della Tatcher per trasformare gli stadi britannici da campi di battaglia a luogo di incontro per famiglie, che effettivamente hanno radicalmente mutato l’universo calcistico con una concezione del tutto nuova dell’evento e degli stadi, sembrano cominciare a mostrare punti deboli.
I tifosi britannici vengono descritti oggi come cocainomani, inclini alla violenza, riuniti in gruppi violenti, con catene tra le mani. Usano i cellulari e internet per organizzare scorribande contro gruppi rivali in luoghi lontani dalle telecamere di sorveglianza e dai controlli della Polizia. Alcuni di essi hanno anche 65 anni e guadagnano molto bene. Questo il profilo dell’ultras del XXI secolo secondo un’analisi dell’Observer, già nel 2010, quando si affermava che l’anno calcistico non era affatto stato immune da incidenti e che il mito dell’hooligan domato britannico era da sfatare (17) . Analizzando internet si osserva che molte gang di hooligans ancora esistono. La cocaina ha sostituito la birra come eccitante. L’Intelligence britannica afferma che una strategia per ridurre le attività di gruppi a rischio, è arrestare i fornitori di eroina del gruppo.
Molto interessanti sono le strategie europee, che meriterebbero più attenzione da parte della stampa italiana. Il Parlamento Europeo ha votato il Rapporto Fisas (18) , che delinea la Dimensione Europea dello Sport e che include l’emendamento 45, che recita “considerando che trasparenza e responsabilità democratica presso i club sportivi possono essere migliorate dal coinvolgimento dei tifosi nella proprietà e nella struttura di governance dei loro club”, e l’emendamento 238, che fa appello “agli Stati Membri e alle Istituzioni dello sport affinché stimolino il ruolo sociale e democratico dei tifosi che sostengono i principi del fair play, promuovendo il loro coinvolgimento nella proprietà e nella struttura dirigenti dei loro club a come importanti stakeholder degli organi di governo dello sport”.
Il voto ha riconosciuto l’enorme lavoro di Supporters Direct Europe. La Commissione ha premiato questa organizzazione insieme ad altre organizzazioni di tifosi e a Cooperatives Europe, con il finanziamento di un progetto nell’ambito dell’Azione preparatoria nel settore dello sport (EAC/18/2011), “Improving Football Governance through Supporter Involvement and Community Ownership” (Migliorare la governance nel calcio tramite il coinvolgimento dei tifosi e la community ownership).
Il progetto rientra nel quadro dello sviluppo di una rete europea di organizzazioni che desiderano essere coinvolti nei processi decisionali dei loro club con il sostegno di Supporters Direct. L’obiettivo è rafforzare le capacità sul piano nazionale ed europeo tramite la creazione di partner forti nel dialogo con le istituzioni del calcio e altri stakeholders per migliorare la good governance tramite il coinvolgimento democratico dei tifosi in linea con i valori dell’Unione Europea.
I partner si dedicheranno – oltre a potenziare il network della tifoseria in Europa attraverso l’individuazione e la condivisione delle migliori pratiche e delle lezioni apprese – alla produzione di un ‘kit’ per il loro Paese nella loro lingua. I kit costituiranno, in futuro, una risorsa preziosa per le associazioni di tifosi e i club di proprietà collettiva dei tifosi.
Queste iniziative sono in linea con quelle della Commissione Europea, che nel 2007 ha pubblicato un Libro Bianco sullo Sport e nel 2011 ha diffuso una Comunicazione sullo Sport in cui si affermava il sostegno al percorso verso la good governance nel calcio e il coinvolgimento dei tifosi in particolare.
Un fenomeno che ci permette di concludere con una nota positiva, è il fatto che il tifo calcistico femminile sta aumentando in Italia e Germania, anche a causa degli Europei 2012. Secondo un’indagine Repucom, il tifo femminile agli Europei è arrivato al 33%, e vede le italiane al secondo posto dopo le tedesche per partecipazione (19)
L’interesse per le società nel coinvolgere sempre più le donne in un mondo il cui mercato vede gli uomini sempre in prima fila, è altissimo. La motivazione è forse eminentemente economica, ma le conseguenze sociali, politiche e culturali di questo coinvolgimento femminile possono essere sorprendenti. Investire nell’inserire in contesti di tensione le donne, come catalizzatori, funziona nei conflitti internazionali, per i valori e gli atteggiamenti di cui esse sono portatrici, e funzionerà anche negli stadi. Facilitare con offerte speciali l’accesso a donne e famiglie, in settori riservati e blindati, e altre iniziative, potrebbe davvero costituire una svolta.


(1) “Genoa-Siena: per Marassi due giornate a porte chiuse”, 23 aprile 2012, http://www.corrieredellosport.it.
(2) V. Marci, Il derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio, Derive, Roma, 2005.
(3) “Gli ultras minacciarono i giocatori del Bari ‘Ora dovete perdere’ e scommettevano”, 3 aprile 2012, http://www.tgcom24.mediaset.it.
(4) D. Tommasi, “Io la maglia non la darei mai”, Genova 23 aprile 2012, http://www.sportmediaset.mediaset.it.
(5) D. Tommasi, op. cit.
(6) M. Di Vito, Italia, la guerra tra ultras e nomadi a Pescara, 3 maggio 2012, www.elimensile.it.
(7) S. Di Stefano, “Calcio, rischio-ultras per i piccoli paesi che ospitano i ritiri Daspo, tagli alle Forze di polizia, mancanza di coordinamento Il «regolamento di conti» nel tifo juventino della settimana scorsa a Bardonecchia potrebbe non restare un fatto isolato”, L’Unità, 22 luglio 2011, p.47.
(8) “Minacce al Milan, condannati otto ultrà del gruppo ‘Guerrieri’ “, 20 luglio 2007,
http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/07/20/news/minacce_al_milan_condannati_otto_ultr_del_gruppo_guerrieri.
(9) M. Stefanini, Ultras. Identità, politica e violenza nel tifo sportivo da Pompei a Raciti e Sandri, Novara, 2009.
(10) Gruppo teramano aveva lasciato firma su muri, 20 aprile 2012,
http://ansamed.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2012/04/20/Gruppo-teramano-aveva-lasciato-firma-muri-.
(11) Chris Rogers, Euro 2012: Stadium of Hate, BBC, 2012
(12) Sol Campbell, warns fans to stay away from Euro 2012, 28 maggio 2012, http://www.bbc.co.uk/news/
(13) B. Neild, “Skin-heads, rage, and Euro 2012 soccer as Europe’s biggest soccer tournament gets underway, many fear a volatile mix of anger and racism”, 8 giugno 2012.
http://mobile.globalpost.com
(14) “Action needed to avoid racism at Olympics: UN expert”, 3 luglio 2012, www.afp.com
(15) Demos-Coop, Osservatorio Capitale Sociale, XXXI Osservatorio sul Capitale Sociale. Gli Italiani e il calcio, 2011, http://www.demos.it/
(16) R. Frignani, “Olimpico, rischio di infiltrati violenti”, 17 maggio 2012.
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca
(17) J. Jackson, The hooligan problem and football violence that just won’t go away, The Observer, 22 agosto 2010
(18) “European Parliament vote supports the work of supporters direct Europe and its member groups”, 3 febbraio 2012, http://supporters-direct.coop
(19) “Female fan-power on rise in Germany and Italy as Euro 2012 approaches”, 7 giugno 2012 http://edition.cnn.com

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