GNOSIS 3/2010
LA CULTURA 'STUDI' DI INTELLIGENCE Il concetto della Sicurezza Nazionale Israeliana nuovi elementi di base nella sfera della Sicurezza Militare |
di Nicola Pedde |
INSS Institute for National Security Studies
nuovi elementi di base nella sfera della Sicurezza Militare Shai Shabtai, un esperto di studi strategici e di studi sulla sicurezza nazionale israeliana, formula in questo articolo in modo chiaro ed alquanto circostanziato le proprie considerazioni su quella che indica come una carente tradizione nella definizione degli obiettivi strategici nazionali e dei princìpi di dottrina nel campo della sicurezza nazionale. Secondo Shabtai, dai tempi di Ben-Gurion non si è saputo procedere in direzione della definizione condivisa degli obiettivi strategici nazionali, soprattutto quelli inerenti la sicurezza nazionale, sebbene sia da tempo vivace il dibattito sul concetto stesso di sicurezza nazionale. I due principali elementi del contesto di riferimento sono rappresentati dal circolo “politico-strategico”, a cui compete la definizione delle strategie, e dal circolo “militare e della sicurezza”, responsabile invece della dottrina. Secondo l’autore è necessario intervenire sul secondo circolo, rivedendo alla base gli elementi che costituiscono l’odierno processo di definizione della dottrina, ed inserendo concetti nuovi che possano rispondere alle mutate esigenze della sicurezza israeliana sul piano regionale ed internazionale. In particolar modo, nuovi concetti debbono essere inseriti nel dibattito alla base del processo di definizione della dottrina di sicurezza: la “deterrenza”, la “eliminazione”, la “paralisi”, la “approvazione” e la “cooperazione di sicurezza”. Solo la combinazione di questi nuovi elementi con quelli già in uso nel processo di definizione della dottrina potrà permettere il conseguimento di una nuova prospettiva nella visione chiara ed uniforme della minaccia e degli strumenti per contenerla od annullarla. La prima parte dell’articolo è dedicata alla disamina storica del processo di definizione della dottrina strategica in Israele, distinguendo il periodo pre e post 1979. Mentre i primi trent’anni di storia del paese sono stati caratterizzati da una minaccia essenzialmente connessa ad una larga coalizione regionale di Stati, i successivi trenta hanno invece visto radicalmente mutare lo scenario, con una più complessa ed articolata minaccia. Il confronto tra Stati viene di fatto abbandonato a seguito delle ripetute e massicce vittorie militari di Israele sul terreno, portando alla definizione di accordi politici regionali con la gran parte degli ex nemici, ma aprendo la strada a forme di antagonismo legate all’azione di organizzazioni palestinesi o radicali islamiche. Entra in modo preponderante in questa seconda fase il ruolo di attori regionali come l’Iran, attraverso la creazione ed il supporto di organizzazioni regionali ubicate nei territori degli Stati confinanti, trasformando in modo epocale la dimensione e la portata della minaccia, rendendola meno visibile e meno vulnerabile alla capacità delle forze armate regolari. E determinando la necessità di una sempre più consistente azione di intelligence. Il futuro di Israele è, invece, secondo l’autore strettamente connesso alla capacità del suo quadro dirigente di definire con chiarezza e precisione un contesto dinamico e condiviso degli obiettivi strategici, identificando in modo continuo la natura della minaccia e le strategie per annullarla. Per giungere a questo risultato dovrà essere abbandonata la tradizionale propensione ad istituire comitati ad hoc, facendo invece leva sulla capacità del quadro dirigente di animare il dibattito strategico e sulla sicurezza, coinvolgere tutti gli apparati nel circolo di definizione della strategia e della dottrina, partecipare in modo propositivo al dibattito al fine di favorire il raggiungimento di obiettivi condivisi. Un grave errore, secondo l’autore, è quello di continuare a ritenere che non sia possibile per Israele formulare strategie di lungo periodo, quale effetto del dinamico contesto della minaccia che interessa il Paese. Al contrario, l’evoluzione degli elementi che interessano la sicurezza di Israele è tale da permettere al paese di conseguire vantaggi strategici non indifferenti dall’adozione di una più ragionata concezione strategica che espanda il suo orizzonte oltre il breve periodo. In conclusione, il documento sostiene come sia necessario per Israele tornare a giocare un ruolo anticipatorio sulla natura e sulla dimensione della minaccia da affrontare, così come il Paese ne è stato capace sino al 1979. È quindi da riconsiderare il modello che invece ha caratterizzato i successivi trent’anni, che ha di fatto posto Israele nella condizione di reagire solo all’evoluzione del proprio nemico, senza anticiparne le strategie e limitandosi a confrontarne l’azione in campagne sempre più difficili ed articolate. Guardando oltre la linea d’orizzonte, i trent’anni a venire saranno ancora più complessi e difficili per il Paese, attraverso una evoluzione della minaccia che oggi interessa il presupposto stesso dell’esistenza di Israele, che espande la sua portata oltre la tradizionale soglia regionale e che sempre meno coinvolge attori statuali visibili o facilmente identificabili sul territorio. È, quindi, imperativa la necessità di adottare una capacità di definizione della strategia e della dottrina basata sul consenso e sulla più ampia formulazione concettuale possibile. Pena il rischio di pagare un prezzo altissimo non solo in termini di sicurezza, ma di esistenza stessa dello Stato di Israele.
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