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GNOSIS 2/2010
APPENDICE

‘SECURITY APPARATUS’
SICUREZZA E STRUTTURE PREPOSTE A GARANTIRLA


Emanuele Marotta, Alfredo Nunzi


Foto Ansa

Proponiamo la versione italiana della voce sui sistemi di sicurezza redatta dal Dott. Emanuele Marotta e dal Dott. Alfredo Nunzi, Segretario del Consiglio di Amministrazione di Europol, per ‘IPSA Encyclopedie of Political Science’, che verrà pubblicato nel gennaio 2011 dalla SAGE Publications.


Chiunque si proponga di tracciare un quadro degli aspetti principali del dibattito sulla sicurezza nell’età contemporanea si troverà in primo luogo ad affrontare la questione del significato assegnato al termine “sicurezza”, da cui si potranno delineare, di conseguenza, gli aspetti pratici relativi alle strutture necessarie a garantire la sicurezza stessa.
Oggetto di questa trattazione saranno proprio le “strutture (apparato) di sicurezza”, l’espressione italiana corrispondente al “security apparatus” del mondo anglosassone, con cui si definisce il sistema di strutture militari e/o di polizia preposte ad operare nel campo della sicurezza sia a livello tattico-operativo che di intelligence.
Il concetto di strutture di sicurezza è fondato su elementi distinti, ma vicendevolmente funzionali, dal valore tanto dinamico quanto strutturale. La “sicurezza” deve essere intesa generalmente come la condizione in cui un soggetto possa essere o considerarsi al sicuro; oppure, a livello generale, con riferimento alla sicurezza dello Stato o altra organizzazione contro attività criminose quali il terrorismo, lo spionaggio o simili fenomeni di potenziale minaccia alla sicurezza stessa. Con il termine “struttura/e” s’intenderà tanto l’infrastruttura, solitamente segmento di una organizzazione più grande, quanto il complesso di uomini e mezzi necessari al raggiungimento di un obiettivo.
L’evoluzione geopolitica, sociale ed economica degli ultimi venti anni ha reso la distinzione tra sicurezza interna ed esterna sempre meno marcata, il che ha modificato lo stesso concetto e le strutture di sicurezza. La nascita di nuovi Stati indipendenti, la mobilità e gli scambi intercontinentali, e una sempre più aperta società dell’informazione e della comunicazione hanno influenzato profondamente il pensiero strategico sotteso alle questioni di sicurezza nazionali e internazionali.
Le strutture di sicurezza, che trattino rischi, minacce o pericoli reali, necessitano di una serie di elementi essenziali per affrontare le sfide cui sono preposte, stante la possibilità di essere attivate in uno scenario “asimmetrico” nel quale chi attacca ha a propria disposizione un elenco di obiettivi da colpire per mezzo di differenti tattiche. Appare, quindi, necessario predisporre una strategia che fornisca il quadro di riferimento di una molteplicità di strutture preposte alla sicurezza e tenendo conto degli obiettivi da proteggere e delle misure disponibili a tale scopo. Elemento fondamentale di qualsiasi strategia è un’informazione accurata e utenti che sappiano utilizzarla al fine di predisporre le azioni necessarie; da tali considerazioni deriva il postulato che la raccolta e la gestione delle informazioni hanno valore e significato rilevante per le strutture di sicurezza.
Qualsiasi elencazione di elementi degni di protezione e delle misure di sicurezza conseguenti, non può che essere temporaneo e non esaustivo, data la natura dinamica della materia. Nondimeno, fra le categorie generali da includere nella sicurezza interna ed esterna di uno Stato non potranno mancare elementi quali le risorse (umane, naturali, finanziarie), le infrastrutture e la protezione civile, i disastri naturali e quelli causati dall’uomo, i settori di polizia, intelligence, militare e la diplomazia, la cooperazione inter- e non-governativa, i conflitti a bassa intensità e lo stato di guerra. Un elenco più completo dovrebbe poi considerare alcuni temi particolarmente rilevanti per la sicurezza nazionale, come la “mega-protezione” nella deterrenza convenzionale, strategica e nucleare, la criminalità organizzata, incluso il traffico illecito di armi e stupefacenti, e il terrorismo, nonché la competizione commerciale, industriale, finanziaria ed economica, il degrado ambientale, e altri aspetti meno tangibili come i valori etici e culturali, che in alcune società sono minacciati da interventi esterni che mirano ad alterare l’equilibrio sociale.
La quantità di minacce alla sicurezza suscettibili di destare l’attenzione del pubblico e degli operatori trova ideale risposta nella tecnostruttura chiamata a garantire la sicurezza e il benessere della società. La tradizionale separazione tra sicurezza interna ed esterna rifletteva la distinzione tra le minacce convenzionali, normalmente gestite dalle strutture militari, e quelle emergenziali affidate, in linea generale, a strutture civili. L’evoluzione verso un mondo multi-polare e un ambiente multi-dimensionale rimodella il concetto di sicurezza, soprattutto in materia di sicurezza interna.
Due distinti approcci emergono in quei Paesi che recentemente hanno dovuto affrontare e gestire disastri naturali o causati dall’uomo:
- il modello statunitense che, in seguito a devastanti attacchi terroristici e disastri naturali, é stato oggetto di una profonda riorganizzazione delle strutture della sicurezza nazionale e della strategia sottostante culminata nell’istituzione del Department of Homeland Security;
- il modello riscontrabile in paesi quali Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna che hanno scelto di mantenere le organizzazioni e gli apparati di sicurezza preesistenti fondati sulla distribuzione delle competenze e responsabilità tra diverse agenzie e diversi livelli amministrativi.
Le due differenti filosofie che informano la scelta tra un sistema unico e centralizzato e uno fondato su agenzie centrali e locali riflette considerazioni storiche, culturali e politiche, a iniziare da quelle relative al dibattito sulla protezione delle libertà civili e sul bisogno di garantire la protezione da pericoli mortali, un dibattito che si concretizza nella ricerca dell’equilibrio tra sicurezza e salvaguardia delle libertà personali.
Mentre il Department of Homeland Security americano appare ispirato ad un concetto di sicurezza che include la protezione dei confini, la sicurezza dei trasporti, l’allerta rispetto alle emergenze e la protezione delle infrastrutture critiche, i paesi europei sembrano avere investito principalmente nell’ambito della lotta alle attività criminali attraverso l’integrazione di programmi anti-terrorismo e di pronta reazione ad eventi catastrofici e gestione delle emergenze, al fine di ottenere maggiore flessibilità in caso di minacce alla sicurezza anche alla luce di risorse limitate. Fatto salvo il sistema scelto per garantire la protezione e il benessere della nazione, sembra potersi individuare quale costante il crescente investimento nelle iniziative d’intelligence e di contrasto alle attività delittuose, molto spesso in una combinazione tra i due settori, al fine di prevenire e combattere la criminalità organizzata e il terrorismo.
Come detto, arrivati a un momento storico nel quale la distinzione tra minacce interne ed esterne si dissolve insieme alle barriere alla circolazione, la capacità di pianificare ed eseguire attacchi devastanti – anche attraverso strumenti elettronici o agenti chimici, batteriologici, radioattivi e nucleari – mette in condizioni gruppi relativamente modesti di terroristi o criminali comuni di sfidare attori statuali e le loro difese. Anche quegli Stati che hanno esperienza di terrorismo e anti-terrorismo hanno necessità di migliorare il proprio sistema di sicurezza in modo da assicurare la costante comunicazione e scambio d’informazioni tra tutte le agenzie che, per la loro natura, cultura professionale o quadro normativo, sono naturalmente fornite di filtri organizzativi e separatezza di funzioni e conoscenze.
L’annosa questione circa lo scambio di informazioni tra le forze di polizia e le agenzie d’intelligence e sicurezza porta con sé quelle riguardanti l’equilibrio tra intelligence strategica e operativa. Nella raccolta, analisi e diffusione delle informazioni, data la necessità di assicurare la segretezza di fonti e metodi di raccolta, il riesame dei sistemi di classifica potrebbe permettere la condivisione di informazioni con altre agenzie sia nazionali che estere, e un migliore sfruttamento dei dati d’intelligence nell’ambito delle operazioni di polizia giudiziaria, in linea con l’esigenza di innalzare i livelli di sicurezza pur garantendo diritti fondamentali e libertà civili.
Tali argomenti, insieme al tema generale della struttura dell’apparato di sicurezza, risentono dell’influenza derivante dalle minacce alla sicurezza nazionale e internazionale. Dal secondo dopoguerra l’emisfero occidentale, soprattutto l’Europa occidentale, vive un periodo di pace e stabilità mai conosciuto prima, risultato della cooperazione fondata sull’appartenenza a istituzioni comuni quali il Consiglio d’Europa, le Comunità europee e l’Organizzazione per il Trattato Nord-Atlantico – NATO. Tuttavia, l’Europa, così come altri importanti attori dello scacchiere internazionale, quali Stati Uniti, Russia, Cina, India o Giappone, deve affrontare sfide strategiche e minacce alla sicurezza provenienti sia dall’interno dei confini regionali che dall’esterno. Non a caso la Strategia di sicurezza europea adottata nel 2003 si fonda sulla presa d’atto che, se da una parte un’aggressione su larga scala contro un membro dell’Unione europea è molto improbabile, l’Europa si trova ad affrontare nuove minacce di natura diversa, meno evidenti e più imprevedibili.
Il terrorismo, e le sue complesse cause sociali, culturali e religiose, appare quale la minaccia prominente alla sicurezza europea, il che consegue probabilmente dall’allarme destato dagli attacchi dell’11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti, ma anche di certo quelli di Madrid (11 marzo 2004) e Londra (7 luglio 2005). I Paesi europei sono stati, e continuano a essere, tanto un obiettivo quanto una base per il terrorismo, che sia di natura politica oppure legato al fondamentalismo religioso. A tale riguardo sembra necessario includere tra i temi rilevanti per la riflessione strategica sulla sicurezza delle società europee l’integrazione delle comunità straniere, questione che vede il forte contrasto tra la modernizzazione e secolarizzazione della società e l’osservanza dei precetti religiosi, come causa della crisi culturale, sociale e politica occidentale.
La proliferazione delle armi di distruzione di massa è ritenuta la minaccia potenzialmente più grave per la sicurezza europea, anche considerati i rischi legati alla corsa agli armamenti, soprattutto nel Medio Oriente, e il sempre maggiore potenziale dato agli armamenti dai progressi nelle scienze biologiche e nella tecnologia missilistica. Il catastrofico scenario di un gruppo terroristico in grado di utilizzare armi di distruzione di massa, in precedenza disponibili solo ad attori statali, sta da solo a dimostrare che la combinazione delle minacce convenzionali con quelle emergenti richiede una reazione uniforme.
Anche i conflitti regionali appaiono in testa all’elenco dei rischi per la sicurezza e la stabilità poiché possono distruggere vite umane e infrastrutture critiche, ponendo, altresì, a rischio le libertà fondamentali e i diritti umani. Inoltre i conflitti regionali possono determinare fenomeni di estremismo e quindi facilitare il fallimento delle strutture statuali con il conseguente emergere di fenomeni di criminalità organizzata.
Il collasso delle strutture statuali avrà poi ripercussioni sia interne che internazionali dato che l’ingovernabilità, la corruzione, la fragilità istituzionale e la mancanza di responsabilità colpiscono la popolazione in tutti gli aspetti della vita sociale. I cosiddetti “Stati falliti”, infatti, spesso sono divenuti la base per gruppi terroristici e criminali, mettendo a rischio la stabilità regionale e la sicurezza globale.
Il rischio apportato alla sicurezza interna dalla criminalità organizzata ha anche una rilevante dimensione esterna, dato il carattere di attività come i traffici illeciti internazionali e i possibili legami con le attività terroristiche.
La crisi economica e finanziaria che ha recentemente colpito molti paesi si aggiunge all’elenco delle minacce alla sicurezza, sia perché connessa alla crescita di movimenti estremistici e anti-sistema idonei a destabilizzare le società più deboli, sia in relazione all’aumentare di tensioni geopolitiche tra sistemi nazionali, in lotta per la difesa di risorse nazionali come il settore industriale e bancario. La crisi economica è suscettibile di colpire la pace e la stabilità di paesi e intere regioni che solo recentemente sono emersi come sistemi indipendenti, o che ancora sono impegnati in conflitti e tensioni che mettono in pericolo la sicurezza dell’area cui appartengono. Le vulnerabilità alla sicurezza nazionale possono fornire a movimenti politici e organizzazioni criminali opportunità per lo sfruttamento dei governi instabili attraverso le rivolte sociali, pratiche finanziarie di tipo predatorio o altre comuni attività criminali.
Le strutture preposte a un’articolata attività di prevenzione, investigazione e intelligence mirano a garantire la sicurezza nazionale, a combattere il terrorismo e le altre forme di criminalità grave e a proteggere la popolazione, le infrastrutture pubbliche e i siti d’interesse storico, artistico e culturale. Laddove i più recenti attacchi terroristici hanno determinato l’adozione di una più stringente legislazione, particolarmente in materia di controllo delle frontiere, immigrazione illegale e attività criminali collegate (vedi il traffico di esseri umani, la sicurezza dei trasporti e il finanziamento del terrorismo), nei paesi in cui la sicurezza è affidata a diverse agenzie, le responsabilità sono assegnate secondo criteri di complementarietà.
L’apparato di sicurezza italiano e quello tedesco forniscono una rappresentazione della cultura europea della protezione della sicurezza, rappresentando ciascuno uno specifico sotto-sistema, vale a dire, rispettivamente, l’approccio centrale e quello federale.
Il Governo italiano (Consiglio dei ministri), composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, è l’organismo responsabile del coordinamento delle attività svolte dalle strutture e agenzie governative in materia di protezione della sicurezza nazionale.
Il Ministero dell’interno è la principale struttura governativa in materia di ordine pubblico e sicurezza, immigrazione e controllo delle frontiere e protezione civile. Il Dipartimento della pubblica sicurezza organizza e gestisce la forza di polizia nazionale ed è responsabile per le politiche relative dell’ordine pubblico e sicurezza. Il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione stabilisce le politiche in tema di immigrazione e asilo; mentre il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile è responsabile per le emergenze e gli interventi di risposta.
Le funzioni del Ministero dell’interno sono, di norma, coordinate con quelle di altri organismi governativi competenti per aspetti particolari della sicurezza nazionale, tra cui i Ministeri della difesa, della salute, e delle infrastrutture e trasporti. Le politiche fiscali e doganali sono affidate al Ministero dell’economia e finanze.
Diversi organismi inter-ministeriali si occupano di coordinare le diverse attività: il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, responsabile per l’organizzazione delle forze di polizia e la generale attività in materia di sicurezza, è presieduto dal Ministro dell’interno e comprende il Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza e il Sottosegretario di Governo con delega per i servizi di sicurezza (Autorità delegata). Inoltre fanno parte del Comitato i capi delle altre forze di polizia, così come altri funzionari ministeriali possono prendere parte alle riunioni secondo il tema in trattazione. Il Comitato interministeriale per la Sicurezza della Repubblica, l’organismo di consulenza, proposta e deliberazione sugli indirizzi e le finalità generali della politica dell’informazione per la sicurezza, è composto dal Presidente del Consiglio dei ministri, Autorità delegata, Ministro degli affari esteri, Ministro dell’interno, Ministro della difesa, Ministro della giustizia, Ministro dell’economia e finanze, Ministro dello sviluppo economico. Infine, l’apparato di sicurezza italiano comprende l’Unità politico-militare e il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio, responsabili, ognuno nel proprio settore di competenza, per l’approntamento e l’attuazione dei piani di emergenza in caso d’incidenti o attacchi con agenti chimici, biologici, radiologici e nucleari, per la sicurezza dei trasporti, il bio-terrorismo e per le misure preventive civili e militari. Il Dipartimento della Protezione Civile coordina e coopera con una fitta rete di amministrazioni centrali, regionali, provinciali e locali e con altre agenzie pubbliche e organizzazioni di volontari, realizzando in questo modo un “Servizio Nazionale” operante in base al principio di sussidiarietà.
Il Ministero dell’interno è l’autorità politica responsabile della Polizia di Stato attraverso il Dipartimento della pubblica sicurezza, il quale coordina le attività di polizia a livello centrale e ospita il Comitato analisi strategica anti-terrorismo (CASA). In provincia, il prefetto è il rappresentante del governo ed è per questo autorità di pubblica sicurezza, qualifica parimenti attribuita al questore, che sotto il profilo tecnico dirige le attività della Polizia di Stato in materia di ordine pubblico, sicurezza, investigazione e intelligence ed è responsabile del coordinamento di tali servizi con quelli delle altre forze di polizia. La Polizia di Stato dispone di servizi vari che, all’occorrenza, possono giocare un ruolo importante nella protezione della sicurezza interna: i servizi anti-terrorismo sono responsabili per la raccolta e analisi di informazioni e per le indagini miranti a prevenire e reprimere gruppi e fenomeni terroristici; la polizia stradale controlla e garantisce la sicurezza su strade e autostrade; la polizia ferroviaria assicura la sicurezza dei viaggiatori e dei loro effetti, la sicurezza delle stazioni ferroviarie e il controllo dei beni pericolosi trasportati su rotaia; la polizia dell’immigrazione e delle frontiere è responsabile dell’ingresso e della permanenza in Italia di stranieri e immigrati, così come della prevenzione e del controllo dell’immigrazione clandestina; la polizia postale e delle comunicazioni è deputata a prevenire e combattere l’utilizzo illegale di strumenti e tecnologie informatiche. Altre unità specializzate possono essere attivate in casi d’interventi ad alto rischio quali la presa di ostaggi o per interventi di emergenza in zone colpite da disastri o calamità naturali.
L’apparato di sicurezza italiano include anche corpi militari come i Carabinieri, incaricati di attività di polizia in ambito civile con caratteristiche simili alla Gendarmerie francese o alla Guardia Civil spagnola. I Carabinieri, i quali possono raccogliere informazioni, indagare organizzazioni terroristiche e criminali e intervenire in situazioni ad alto rischio, dipendono istituzionalmente dal Ministero della difesa e dal Ministero dell’interno. Una terza forza di Polizia, responsabile per le questioni finanziarie, fiscali e doganali è la Guardia di Finanza funzionalmente collegata al Ministro dell’economia e finanze e strutturata in maniera simile ai Carabinieri, sebbene la specializzazione dei compiti le conferisca un ruolo primario nella prevenzione, indagine e repressione di reati quali il riciclaggio di danaro, la frode, l’evasione fiscale e il finanziamento illecito.
Il sommario excursus delle strutture italiane preposte alla sicurezza non può omettere di citare le agenzie preposte alla difesa dell’informazione e della sicurezza dello Stato al fine di garantire la sua indipendenza e integrità contro qualsiasi pericolo di natura militare o straniera (Agenzia informazioni e sicurezza esterna, AISE), e per la difesa dello Stato e delle sue Istituzioni contro ogni forma di eversione (Agenzia informazioni e sicurezza interna, AISI). AISE e AISI operano in base alle direttive e con il coordinamento del Presidente del Consiglio dei ministri, o dell’Autorità delegata, che esercita le relative funzioni per mezzo del Dipartimento informazioni per la sicurezza (DIS).
Anche la Germania, come l’Italia, non ha un dipartimento o ministero per la sicurezza nazionale dato che le competenze in materia di emergenze sul territorio sono affidate dalla Costituzione del 1949 (Grundgesetz) a diversi ministeri e agenzie a livello federale, statale (16 Länder) e locale. L’intervento delle agenzie tedesche nei confronti degli eventi catastrofici o delle emergenze, che siano naturali o determinate dall’uomo, è di tipo “ascendente” poiché gli enti locali intervengono in prima battuta, coinvolgendo in seguito le autorità statali e da ultimo, se necessario, quelle federali.
Dopo l’11 settembre 2001, il Governo ha valutato il terrorismo come la principale minaccia alla sicurezza nazionale tedesca nonostante tale fenomeno fosse conosciuto fin dagli anni ’70, quando la Germania era stata interessata dall’azione di movimenti terroristici di matrice sia interna che straniera. A livello federale, i compiti di sicurezza sono svolti dai ministeri dell’interno, difesa, giustizia, affari esteri e finanze, oltre che da strutture dipartimentali e dalle agenzie. L’apparato di sicurezza tedesco si fonda sulle attività di raccolta delle informazioni, indagine di polizia e giudiziaria al fine di prevenire gli attacchi terroristici e identificare e quindi neutralizzare i potenziali terroristi.
Le principali agenzie tedesche dell’intelligence sono il Servizio federale d’informazione (Bundesnachrichtendienst, BND), operante in ambito estero al servizio del Governo federale, l’Ufficio per la protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz, BfV), che è responsabile della raccolta delle informazioni sul territorio nazionale alle dipendenze del Ministero dell’interno, e il Servizio del controspionaggio militare (Militärischer Abschirmdienst, MAD) incardinato nel Ministero della difesa. Le agenzie federali deputate alle investigazioni includono l’Ufficio per le indagini criminali (Bundeskriminalamt, BKA), e la Polizia federale (BPOL, già Bundesgrenzschutz), responsabile della protezione delle frontiere e della sicurezza aerea, entrambi alle dipendenze del Ministero dell’interno, e infine l’Ufficio del procuratore generale (Generalbundesanwalt, GBA).
A seguito delle riflessioni condotte in seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001, il BKA è stato incaricato di iniziare e condurre indagini proprie, anche in assenza di impulso del BfV. Inoltre dal 2004 il Ministero dell’interno federale e quelli statali hanno introdotto misure volte a migliorare il coordinamento, tra cui una banca dati centralizzata che raccoglie informazioni relative a elementi fondamentalisti sospettati di terrorismo, e un centro di coordinamento delle attività delle agenzie federali BKA, BND, BfV e MAD e di quelli statali e locali. Tali iniziative di coordinamento hanno innescato la discussione circa la necessità di una maggiore centralizzazione delle attività di sicurezza; un dibattito che però incontra diversi ostacoli tanto da parte delle autorità locali, quanto nella legislazione e architettura costituzionale. La stessa struttura tedesca preposta alla protezione civile e agli interventi in caso di emergenze si fonda sulla responsabilità congiunta della Repubblica federale e dei Länder e loro articolazioni locali; l’Ufficio federale per la protezione civile e la reazione ai disastri (Bundesamt für Bevölkerungsschutz und Katastrophenhilfe, BBK), istituito nel 2004 all’interno del Ministero dell’interno, opera in appoggio delle autorità statali e locali in caso di eventi catastrofici e altri incidenti rilevanti.
L’apparato di sicurezza tedesco è stato grandemente influenzato dalla storia, dalla posizione geografica e dalla rilevanza industriale e economica del paese. Da un lato, si può osservare l’enfasi posta su temi quali la protezione dei diritti civili e delle libertà di tutti quanti risiedono sul territorio nazionale, anche se stranieri; dall’altro lato, la sua estensione e posizione geografica e il suo potere economico hanno attratto milioni d’immigrati, un fenomeno che ha reso necessario l’adozione di misure di controllo delle frontiere e di quanti chiedano di attraversarle.
La dimensione esterna delle minacce alla sicurezza ha generato la creazione e lo sviluppo di istituzioni che possono rappresentare l’embrione di un apparato di sicurezza internazionale in supporto delle agenzie e attività nazionali. In particolare, due organizzazioni meritano un esame più accurato alla luce dei loro compiti di cooperazione internazionale di polizia e di supporto ai servizi nazionali con il compito di prevenire e combattere la criminalità.
L’Organizzazione internazionale della polizia criminale (ICPO-INTERPOL) fondata nel 1923 è la più grande organizzazione di polizia del mondo con 188 paesi membri.
INTERPOL opera attraverso il Segretariato generale con sede a Lione (Francia) e una rete di Uffici nazionali in ogni Paese membro. Le sue funzioni principali includono un sistema di comunicazione globale (I-24/7) che permette ai servizi di polizia nazionali di richiedere, inviare e acquisire informazioni di polizia in maniera istantanea, e quindi la gestione stessa di servizi operativi e banche dati contenenti informazioni riguardanti criminali, ricercati, impronte digitali, profili di DNA, documenti smarriti o rubati, veicoli rubati, immagini pedo-pornografiche e oggetti d’arte rubati. INTERPOL supporta i servizi di polizia nazionali nell’ambito di sei aree prioritarie: corruzione, stupefacenti e criminalità organizzata, reati finanziari e tecnologici, ricercati, pubblica sicurezza, terrorismo e traffico di esseri umani. Sebbene orientato principalmente all’assistenza di attività operative, il mandato di INTERPOL può essere esteso anche ad attività di protezione civile quali l’identificazione di vittime di disastri o di attacchi terroristici, come dimostrato in occasione dello tsunami che colpì la Thailandia e lo Sri Lanka nel 2004.
Un esempio illustrativo di quello che può essere considerato un apparato di sicurezza a livello regionale è l’Ufficio europeo di polizia (EUROPOL) istituito dai paesi membri dell’Unione europea al fine di raccogliere e analizzare le informazioni provenienti dalle indagini criminali e migliorare la cooperazione di polizia per prevenire e combattere la grande criminalità organizzata internazionale e il terrorismo. EUROPOL opera a sostegno delle autorità competenti degli Stati membri facilitando lo scambio d’informazioni con e attraverso la rete degli ufficiali di collegamento inviati dai servizi di polizia nazionali presso la sede centrale de L’Aja (Paesi Bassi), e fornendo servizi specialistici di analisi investigativa e supporto tecnico-operativo alle attività e alle indagini di polizia. EUROPOL produce inoltre rapporti strategici (Organized Crime Threat Assessment; Terrorism Situation and Trend Report) così come analisi di tipo tattico fondate sulle informazioni e sui dati forniti dagli Stati membri e da altri partner.
In conclusione, occorre rilevare che le strutture responsabili della sicurezza di una società e della sua popolazione riflettono i valori di quello stesso aggregato umano. In tale prospettiva, l’apparato di sicurezza può essere considerato quale una cartina di tornasole degli elementi culturali, sociali e politici di un Paese con rilevanza anche per una verifica dello stato di salute e del futuro di una società.



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