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GNOSIS 3/2008
STORIE VERE, ANEDDOTI E LEGGENDE

Tunnel a Berlino e ‘talpa’ a Londra


Alain Charbonnier


Muro di Berlino sotto il quale venne ritrovato il 'tunnel'
(Foto da freenfo.blogspot.com)
Foto Ansa
 
Lo spionaggio e il controspionaggio sono come il gioco degli scacchi: talvolta si sacrifica un pezzo per salvarne altri o per preparare il possibile scacco matto: ma c'è sempre il rischio di venire giocati.
Come accadde durante la "Guerra Fredda", con una delle più brillanti azioni della CIA e dell'Intelligence Service: lo scavo di un tunnel per intercettare i cavi telefonici dell'Armata Rossa, nella Berlino Est.
I sovietici, pur sapendo della Operazione Gold", tacquero per non scoprire la loro ‘talpa’ nell'MI6, convinti che le conversazioni 'carpite' non fossero, poi, di gran valore.
In realtà , in quasi un anno di intercettazioni gli Occidentali acquisirono preziose e minuziose notizie, sia sull'organizzazione dell'esercito sovietico sia sui loro progressi nella realizzazione della bomba H, ben oltre di quanto il Kremlino avrebbe voluto far sapere.



"Abbiamo scoperto dove passano i cavi telefonici dell’Armata Rossa a Berlino. Potremmo ascoltare tutto quello che si dicono".
Era l'inverno del 1953, Allen Dulles, Direttore della neonata Central Intelligence Agency, fece un salto sulla poltrona. Ascoltare e registrare quello che l’avversario dice: il sogno di tutte le Organizzazioni di Intelligence. Le voci, le parole usate, i toni della conversazione, sono indici preziosi che vanno ben oltre le informazioni contenute nella copia di un rapporto, in una pagina microfilmata.
Lo stesso dato numerico può assumere significato diverso, a seconda di come lo comunichi la persona che parla al telefono con un’altra, che si rivolga ad un superiore o ad un inferiore.
Allen Dulles si prese qualche ora per riflettere sulla fattibilità dell’Operazione e, soprattutto, per valutare le conseguenze politiche di un'eventuale scoperta da parte dei sovietici dell'intrusione nelle loro comunicazioni. Non si trattava di intercettare un messaggio via radio, bisognava raggiungere il cavo ed attaccarsi per ascoltare, insomma come entrare in casa dei russi.
L’occasione era troppo ghiotta e il Direttore della CIA era troppo spregiudicato per rinunciare al progetto. Allen Dulles ci pensò su, poi diede l’ok. Ma gli americani non avrebbero fatto tutto da soli, meglio coinvolgere l'alleato più fedele: la Gran Bretagna. Anche per fare muro insieme contro i russi.
Ci volle qualche settimana. A gennaio del 1954, la joint venture CIA-MI6 diede il via all’"Operazione Gold": lo scavo di un tunnel sotterraneo, a sud della Rudower Höhe, una volta discarica di rifiuti, verso Schönefelder Chaussee, ad Altglienicke. Lì, a poca distanza dal confine fra Berlino est e Berlino ovest, passava il fascio di cavi telefonici utilizzati per le comunicazioni interne dei reparti dell’Armata Rossa di stanza nella Repubblica Democratica Tedesca.
Lungo circa 270 metri, il tunnel partiva da una finta stazione radar. Agli americani spettava la supervisione dei lavori; gli inglesi mettevano le attrezzature tecniche. Dal momento del via all’operazione alla prima intercettazione, trascorse oltre un anno.
A Washington come a Londra, nessuno poteva immaginare che il segreto di "Gold" era stato violato. Non era stato dato un solo colpo di piccone a Berlino, che a Mosca il KGB aveva già riferito ai vertici del Kremlino i particolari dell’operazione. Il rapporto era arrivato da una delle "talpe" russe nell’Intelligence Service: George Blake. Pur di non compromettere una ‘fonte’ così preziosa, decisiva se la parola fosse passata alle armi, i dirigenti del KGB presero una delicata e difficile decisione: non muovere un dito.
Così c’era un ‘tunnel’ a Berlino e una ‘talpa’ a Londra.
A maggio del 1955 le bobine dei registratori cominciarono a girare e andarono avanti fino all'autunno, quando George Fallon, che aveva realizzato il progetto, si rese conto che il locale che ospitava le attrezzature per le intercettazioni tendeva a surriscaldarsi. Collocato proprio sotto la strada, con l’arrivo della cattiva stagione e delle gelate, la differenza di temperatura avrebbe creato una striscia libera dal ghiaccio, larga almeno un paio di metri. Gli occhiuti osservatori russi e tedesco-orientali, spiegò Fallon, se ne sarebbero accorti e non avrebbero perso tempo. Non restava che trasformare il tunnel in una sorta di cella frigorifera e lo fecero talmente bene che in superficie non si vedeva assolutamente nulla.
Nell’arco di undici mesi gli esperti della CIA e dell’MI6 intercettarono 440.000 conversazioni, registrate su 50.000 bobine di nastro magnetico. Ogni giorno le bobine venivano inviate, via aerea, a Londra. In un edificio di Regent Park decine di traduttori si mettevano immediatamente al lavoro e trascrivevano ogni parola.
La filosofia dell’azione dei vertici del KGB e dell'Armata Rossa era lineare: le notizie captate dalle telefonate, valide e importanti sul momento, tendevano a diventare obsolete con il trascorrere del tempo. Al contrario, il lavoro di George Blake all’interno dell’Intelligence Service consentiva di conoscere con esattezza e con aggiornamenti in tempo reale che cosa sapevano americani e inglesi e le operazioni che preparavano.
Ad aprile del 1956, il Kremlino decise che era arrivato il momento di chiudere il tunnel. I sovietici ed i loro alleati tedesco-orientali iniziarono, così, grandi lavori di manutenzione e "casualmente" scoprirono la galleria. Cominciarono a battere la grancassa propagandistica, ma l'indignazione per gli "spioni" non montò in Occidente, nonostante gli sforzi dei "partiti fratelli".
Anzi, l’opinione pubblica espresse ammirazione per un’azione di intelligence così geniale che, ancora oggi, l’"Operazione Gold" viene definita una delle più audaci di tutta la Guerra Fredda.
I sovietici continuarono a ricevere i rapporti di Blake fino al 1961. Quando la ‘talpa’ fu smascherata, il ‘tunnel’ era stato individuato e chiuso, ormai, da cinque anni. A Mosca potevano essere ben soddisfatti.
Lo sarebbero stati meno, però, se fossero stati in grado di valutare correttamente le informazioni acquisite da Washington e Londra. Dalle conversazioni registrate, infatti, gli analisti inglesi e americani avevano ricavato una messe di minute informazioni che una volta connesse fra loro fornivano un quadro dettagliato delle forze Armate Russe. C’è di più: al telefono i sovietici parlavano anche di argomenti delicati, come il programma per la bomba all’idrogeno. Anche in questo caso, notizie separate, di fonti diverse e collegate fra loro, fornivano indicazioni preziose.
Finita la Guerra Fredda, caduto il Muro, qualcuno si ricordò del ‘tunnel’ e scoprì che non era stato distrutto. Fu di nuovo esplorato e ne fu recuperato un segmento di circa sette metri.
(Il segmento è esposto nel Museo degli Alleati, ‘Allierten Museum’, a Berlino Zehlendorf)



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