Prospettive dell’Intelligence nel XXI secolo L’esperimento Intellipedia ovvero i segreti condivisi |
Gianluigi CESTA |
La sera del 31 ottobre scorso, da Washington, un lancio dell’agenzia Reuters mette in subbuglio la comunità internazionale dell’Intelligence: John Dimitri Negroponte, all’epoca ‘Director of National Intelligence’ (conosciuto con il soprannome mediatico di “Zar”), aveva appena annunciato al mondo l’esistenza di “Intellipedia”, nuovo sistema di collegamento e condivisione delle notizie fra i 16 diversi Organismi che, negli USA, sovrintendono al mondo delle informazioni e della Sicurezza. Una novità destinata a lasciare il segno. Dopo l’11 settembre è, infatti, emerso che il Governo americano era in possesso di molte notizie sulla preparazione dell’attentato, ma le stesse erano frammentate negli archivi delle varie Agenzie e nessuno aveva uno “sguardo d’insieme”. La necessità di prevedere un valido strumento di gestione e coordinazione delle informazioni aveva, quindi, indotto la CIA a predisporre, all’inizio del 2006, uno strumento specifico, ispirato all’enciclopedia libera “Wikipedia”, semplice e già rodato, eppure straordinariamente efficace: “Intellipedia”. Questa novità segna l’avvio di una nuova fase: il passaggio dall’Intelligence dell' informazione all’Intelligence della comunicazione. foto Ansa E' di pochi giorni fa la notizia ufficiale che la Cia, la più nota agenzia di intelligence americana, ha sviluppato una propria enciclopedia on line. Lo scopo è far sì che tutte le agenzie che sui vari fronti si occupano di intelligence, possano consultare e condividere in maniera celere le informazioni. Questo esperimento prende il nome di Intellipedia e, come il nome stesso fa venire in mente, è una versione "segreta" della più celebre sorella maggiore Wikipedia, notissima enciclopedia on line inventata 4 anni or sono. L'accesso è ovviamente riservato agli "utenti" dell'intelligence, persone che hanno accesso a informazioni qualificate, e quindi non sarà possibile l'accesso, tramite rete, ai semplici civili. L'idea è maturata in seno al DNI (Director of National Intelligence) capeggiata dallo Zar dell'intelligence, John Negroponte, quando gli esperti si sono interrogati sul problema di come evolvere la possibilità di scambiare informazione attraverso una rete riservata. Dalla collaborazione delle 16 agenzie americane è nata, nell'aprile scorso, Intellipedia, ma la sua nascita è stata svelata solo in questi giorni. L'annuncio è stato dato da Negroponte stesso in una conferenza stampa nella base militare Bolling Air Force Base, a Washington. La necessità di un simile sistema di interscambio di informazioni è sorta all'indomani dell'11 settembre 2001, quando accadde - si seppe in seguito - che sia CIA che FBI erano in possesso di diverse informazioni sensibili riguardo all'imminente attentato ma che, non condividendole in maniera adeguata, non poterono prevederlo. Così come per la preparazione dell'attacco all'Iraq: aver avuto informazioni adeguate avrebbe impedito di prendere l'abbaglio sulle ipotetiche armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Lo stesso Negroponte afferma che certi errori di valutazione sarebbero stati evitati se si fossero condivise le informazioni in possesso alle varie agenzie in maniera migliore. Tale sistema di condivisione delle informazioni potrebbe rivoluzionare gli standard dell'intelligence, al punto tale che per fare un National Intelligence Estimate (NIE), vale a dire un documento che fa il punto su una determinata situazione, potrebbe bastare solo consultare e stampare un report da questa immensa banca dati. Ovviamente un simile sistema che preveda l'allocazione di molte informazioni sensibili su un network, seppur riservato, crea dubbi e perplessità in ordine ad una maggiore possibilità di fuga di notizie. Ma gli ideatori si assumono il rischio, ritenendo che siano di gran lunga maggiori i benefici rispetto ai possibili lati negativi. Ad ogni modo, per ora, l'accesso è strettamente riservato e limitato. Come funziona tecnicamente La banca dati dell'enciclopedia si trova su dei servers che fisicamente non sono connessi alla "normale" rete internet, ma su un network, riservato e protetto, che si chiama JWICS. Il Joint Worldwide Intelligence Communications System (JWICS) è un sistema di interconnessione tra computers, usato dal Dipartimento della Difesa statunitense e dal Dipartimento di Stato, per trasferire informazioni riservate (comprese informazioni di livello TOP SECRET e SCI) attraverso un sistema di "pacchetto dati” smistati da un protocollo TCP/IP all'interno di un ambiente protetto. Questo sistema fornisce anche altri servizi, come posta elettronica e collegamenti ipertestuali tra documenti. Per fare un parallelismo, questo sistema potrebbe essere definito la rete internet segreta del Dipartimento della Difesa, insieme alla rete SIPRNet. Il JWICS che ha sostituito il vecchio Defence Data Network DSNET2 e DSNET3 è il più evoluto ed è basato su tecnologia ARPANET. Fornisce gli utenti del DOD Intelligence Information System (DODIIS) a livello SCI con un multimedia network ad alta velocità, usando un alto livello di comunicazione per permettere il facile utilizzo di dati, voce, immagini e grafica. Il sistema usa il Joint Deployable Intelligence Support System (JDISS) come mezzo primario di interfaccia con l'operatore. Come il sistema All Source Analysis System, il JWICS è un sistema evoluto. In seguito il sistema dovrebbe essere esteso anche alla rete SIPRNet, più esteso della rete JWICS e gestito dalla Defence Information System Agency. Rete accessibile a un maggior numero di utenti e che permette di raggiungere la massa critica necessaria di cui si dirà in seguito. La DIA (Defense Intelligence Agency) stabilì che tutti gli Uffici Speciali di Sicurezza (SSOs) istallassero la JWICS. L'enciclopedia "segreta" è sviluppata con un software wiki (dall'hawaiano "veloce"). Il punto forte di tale software è che è più facile da aggiornare di una normale pagina web. Nessuna conoscenza di linguaggi di programmazione o software è richiesta: né HTML, né nessun altro software come Microsoft FrontPage o Adobe. Con questi mezzi, infatti, si crea un prodotto che, una volta terminato, viene caricato sul server, mentre con un software wiki basta letteralmente premere un tasto sulla pagina web per ottenere le modifiche che si desiderano e per il collegamento ipertestuale è sufficiente copiare la URL nel test. Intellipedia permette agli analisti di creare un argomento e poi aggiungere la loro conoscenza riguardo ad ogni documento, all'interno di uno "spazio di collaborazione". Gli analisti che lavorano su un determinato caso possono andare a vedere se qualcuno sta lavorando sullo stesso caso e se, magari, ha altre o differenti informazioni o possono semplicemente aggiungere le informazioni che sono in loro possesso. Secondo Mark Roseman, fondatore della CourseForum Technologies di Guelph - Ontario - che fornisce la versione commerciale dei software wiki, questi software funzionano molto bene nelle situazioni in cui le persone cercano una maniera per lavorare assieme e in un modo che soddisfi tutti. Di certo la collaborazione ’on line’ non è una nuova invenzione, ma ciò che caratterizza questi software è il fatto che l'utente non necessita di software particolari e non serve nessun tipo di addestramento. Una società di ricerca, la IDC di Framingham, nel 2002 fece uno studio da cui emerse che la e-mail era l'espediente più utilizzato. Facile da usare, ma il problema è che tutti i dati, poi, restano dentro i singoli account di ogni utente. Ebbene, proprio come le e-mail, i wiki software non necessitano di programmi specifici se non un web browser (Explorer, Opera, Natscape, Firefox, ecc) e i file vengono immagazzinati in un posto centrale e raggiungibile da chiunque in ogni momento. Una "pagina wiki" sembra come tutte le altre, solo che ha in un angolo un pulsante con scritto "edit": cliccandoci sopra si accede ad una pagina che mostra la pagina web in formato testuale e, da lì, si possono apportare tutte le modifiche che si desiderano. Poi si salva e il lavoro entra in rete sulla pagina web. Il dottor Calvin Andrus, capo dell'ufficio tecnologico per l'innovazione della CIA, in una conferenza, svolta ad aprile del 2006, ha dichiarato che la CIA aveva iniziato a usare i software wiki per uso interno e che tale utilizzo aveva portato ad un proliferare di 12.000 pagine all'interno del network top secret. WIKIPEDIA Il tempo dedicato dagli analisti a riempire queste pagine crea di fatto Intellipedia, magazzino importante di informazioni che, poi, va condiviso con le altre Agenzie che, a loro volta, ne aggiornano i contenuti. Questi software non cambiano la natura della collaborazione, ne danno solo una diversa dinamica. Infatti i manager, a prima vista, vedono i wiki come caotici: un lavoro in più; di norma infatti si tende a far sì che il contenuto da pubblicare sia perfetto prima della pubblicazione stessa. Ma dopo ci si abitua all'idea che: è più efficiente "postare" prima un pezzo e, poi, rielaborarlo varie volte. In pratica prima si edita il testo e poi lo si modifica, non più il contrario. Un testo è pubblicato da un utente, poi vi intervengono molte mani a rettificarlo o integrarlo. Ma, a differenza di quanto avviene su Wikipedia, dove gli aggiornamenti sono inviati in forma anonima, le modifiche apportate dagli utenti di Intellipedia sono identificate con i dati personali, in modo da poter tenere sotto controllo le fonti e monitorarne gli eventuali errori. Usando questo approccio, secondo Andrus, "si arriverà ad una massa critica che ci permetterà di cambiare il modo di fare intelligence per sempre". Cambia il mondo Di fatto questo nuovo sistema di gestire l'intelligence, per molti, porterà ad una vera e propria innovazione. Il dottor Andrus è uno di coloro i quali credono in questo mutamento genetico dell'intelligence che sarà in grado di rapportarsi con un numero di informazioni che potranno essere inserite e analizzate da ogni parte del mondo. Un approccio in contrasto con l'attuale prassi della CIA che, di solito, assume moltissime informazioni, scrive rapporti, poi, elimina meticolosamente gli errori e produce il rapporto. Un altro esempio è dato dal caso dell'aereo da turismo schiantatosi contro un grattacielo a Manhattan: in poche ore la notizia è comparsa sulla rete e ha ricevuto svariate decine di post. Questa nuova frontiera dell'intelligence, seppure apparentemente poco significativa visto che non implica grandi riforme legislative o istituzioni di enti o agenzie nuove, ecc, di fatto potrà portare alla vera rivoluzione di questo settore. Da tempo, soprattutto dopo l'11 settembre 2001, vari analisti hanno iniziato a sottolineare la necessità di passare da una intelligence dell'informazione ad una intelligence della comunicazione. Strutture che iniziassero a dialogare tra di loro e non più si limitassero, nel migliore dei casi, ad informare solamente i "colleghi" di altre agenzie o altri Paesi. Quello che fa di fatto la differenza tra informare e comunicare è il feedback che permette il formarsi della relazione responsiva che nell'informazione è incontrollata, mentre nella comunicazione è essenziale per la comunicazione stessa. Il limite additato in questi anni sia per l'intelligence americana che per quella inglese, è stato scoprire, tutto ad un tratto, che l'enorme accumulo di informazioni non serviva a nulla se queste poi non venivano analizzate ed elaborate. Meglio allora avere un terzo delle informazioni ma condividerle, al fine di avere una relazione comunicativa tra "produttori" di intelligence. Questa relazione comunicativa produce il feedback che serve a far emergere relazioni interconnesse tra le informazioni che vanno al di là delle informazioni stesse, dando un quid pluris alle semplici "nozioni" immagazzinate. Questo è il momento che segna il passaggio da una intelligence della informazione ad una della comunicazione. Questo è il mutamento che è emerso essere necessario all'indomani dell'11 settembre. Intellipedia si muove decisamente in questa direzione. Questo nuovo sistema di condivisione delle informazioni permette di archiviare in un punto centrale, raggiungibile da intranet, tutte le notizie sensibili per metterle a disposizioni delle singole agenzie. Si viene a costituire, quindi, un database molto ampio, composto dai contributi di ogni ufficio, ogni analista, al quale poi il singolo utente potrà accedere potendo consultare la totalità delle informazioni in esso contenute, nonché contenuti non prettamente "informativi", come note su riunioni o notizie di interesse interno. Ogni elemento che verrà introdotto, editato, verrà "rimaneggiato" da chiunque - successivamente alla prima edizione dell'informazione - sappia più o diversamente rispetto all'utente precedente. In pratica il lavoro di migliaia di singoli individui potrà contribuire a determinare il comportamento generale del sistema intero che è superiore e che, soprattutto, si orienta e definisce senza bisogno di un controllo gerarchico superiore. L'informazione postata quindi verrà modificata col passare del tempo. Da questo lavoro di intreccio di interventi successivi dovrà emergere facilmente la notizia più importante, così come la notizia "avariata". Per fare ciò è importante il feedback che assegni un grado di valore alla singola informazione consultata e valutata da chiunque entri in contatto con essa. Ma come procedere in pratica? I software wiki (già spiegati in precedenza) e i blog sono lo strumento con il quale il singolo utente interviene, si interfaccia con questo enorme magazzino dati che è formato, come detto, dagli archivi delle singole agenzie. Gli utenti, dagli analisti più esperti a quelli più giovani, devono usare questi strumenti con finalità differenti. I blog (da "web log") permettono di trattare liberamente un argomento: il singolo utente decide come e cosa trattare in base al suo volere, la sua conoscenza; intervengono poi altri utenti che consultano questo (ed altri) blog e creano i feedback che permettono di identificare la notizia o tema di maggior interesse e di capire come la conoscenza di un determinato argomento sia orientata e collocata nella comunità operativa. Col software wiki, quindi, con cui si sviluppa questa "enciclopedia per addetti ai lavori", viene editata la pagina che poi potrà ancora essere rieditata da utenti successivi per aggiornamenti, rettifiche o specificazioni. I software wiki e blog sono, quindi, i due strumenti con cui l'operatore incide sul database ed estrapola le informazioni utili, separandole da altre che non solo sono meno utili o proprio inutili, ma rischiano anche di generare confusione e oscurare ciò che è di interesse. I blog sono più duttili e personali, il software wiki è più corporativo e istituzionale. Come ha dichiarato Eric Haseltine, direttore scientifico della National Intelligence: "We are using wikis, we are using blogs, we are using chat, we are using instant messaging". Il feedback permette la relazione responsiva, che sta alla base di questo sistema, che consente la comunicazione tra i vari operatori di intelligence e non la mera informazione che si avrebbe come se si inoltrasse un messaggio senza preoccuparsi se il destinatario lo legga o meno. Ma un simile impianto, per funzionare adeguatamente, deve avere un numero elevato di utenti, blog, pagine editate e feedback. Partendo dalla legge di Robert Metcalfe, che stabilisce che il valore del sistema comunicazione cresce, approssimativamente, del quadrato del numero dei nodi del sistema stesso, si può definire il corollario per il quale il valore della conoscenza condivisa sugli spazi web cresce approssimativamente del quadrato dei numero dei link creati sullo spazio web stesso. C'e', dunque, una soglia limite oltre la quale si avrà un mutamento del sistema dell'intelligence: come una rete sinaptica non genera intelligenza fino a che le sinapsi non saranno un numero elevatissimo che permetta di creare le connessioni sufficienti per tale scopo. Allo stesso modo gli scienziati della CIA, che hanno studiato il progetto e, in particolare, il dottor Andrus ritengono che quando ci sarà un livello critico di utenti che utilizzano tale strumento, allora - passato questo punto critico - ci sarà una sostanziale innovazione nel modo di fare intelligence. Non sarà un cambiamento strutturale, che di per sé è lento e complesso e male si attaglia alle necessità di questo tempo, ma un cambiamento nella natura stessa del fare intelligence. Questa nuova metodologia operativa potrà portare ad adattare le reazioni dell'intelligence, in base agli input esterni, in tempi brevissimi. Grazie ad una simile "conoscenza condivisa" gli stimoli nuovi entreranno dentro questo "meccanismo" che permetterà una elaborazione veloce e collaborativa da parte della intera comunità. Una sorta di spazio "comune-integrato virtuale" di collaborazione. Fondamento teorico Il sistema si basa di fatto sulla teoria della Complessità. Questa teoria può spiegare come un utilizzo della tecnologia software in discussione, fatta su ampia scala, cioè da tantissimi utenti, potrebbe portare l'effetto di creare una nuova maniera di intelligence, una intelligence che si reinventi e si adatti automaticamente ai mutamenti circostanti. Infatti, come tale teoria insegna, un fenomeno complesso nel suo insieme è superiore alla somma dei singoli fenomeni che lo compongono ed il suo evolversi può prendere percorsi non intuibili dai singoli comportamenti. Per fare un esempio notorio, quello del mercato è esemplificativo. Molti utenti, consumatori e produttori, si muovono in esso per soddisfare i loro singoli interessi. Le regole della domanda e dell'offerta intervengono per "natura" stessa del mercato a regolare questo settore: non c'è una regolamentazione dall'alto che impone che ci sia una domanda o una offerta "X" (altro è il discorso della regolamentazione perla tutela del mercato in caso di frodi o cartelli ecc). Gli utenti sono tutti allo stesso livello, senza una gerarchia, ma con la loro continua interazione generano un comportamento collettivo che di fatto è al di sopra del singolo utente. Come una "mano invisibile" (come la definiva l'economista Adam Smith nel "La ricchezza delle nazioni") che interviene nel "dettare" delle regole, ma che non è stabilita da un’ autorità superiore, ma "dal basso", dalla collettività auto-organizzata. Potere superiore e regolatore che opera a loro insaputa: infatti la maggiore domanda di un bene, da una parte del globo Y, determina una maggiore produzione dello stesso bene, nel posto Z lontano anche chilometri, senza che i singoli operatori ne abbiano coscienza. In parole povere il "sistema" che si crea ha una ragione sua propria indipendente da quella dei singoli componenti di esso e per questo va considerato come fenomeno nel suo insieme. La teoria della complessità si basa, perciò, su alcuni elementi: l'auto organizzazione degli individui e l'emersione di un comportamento collettivo; la relazione che, istaurandosi tra i singoli individui, permette il loro orientarsi decisionale all'interno del sistema complesso; il feedback che ogni individuo riceve in relazione ai mutamenti delle informazioni che gli ritornano e che concorre nel processo decisionale del singolo; l'adattamento del sistema ai comportamenti dei singoli che, a loro volta, sono influenzati dalle nuove immissioni nel sistema e dalle decisioni degli altri individui appartenenti del sistema stesso; la non linearità del sistema per cui a piccoli cambiamenti nelle premesse iniziali possono corrispondere cambiamenti sul sistema molto più vasti ed imprevedibili. Questi adattamenti possono dunque esserci - in base alla Teoria della Complessità - a patto che oltre ai feedback ricevuti dalla comunità dell'intelligence e alla condivisione delle informazioni (presupposto base), gli ufficiali siano liberi di agire, per reagire singolarmente - nell'ambito della comunità virtuale - agli input che provengono dall'esterno e siano, per ciò, esperti in "tradecraft". Devono essere fatti maggiormente partecipi delle strategie da adottare, al fine di permettere loro di adattare, in tempo breve, il loro "contributo" alla comunità virtuale, e non devono, quindi, ricevere - o meglio subire - "a cascata" le strategie decise dai vertici. Conclusioni Questa iniziativa dell'intelligence statunitense potrebbe sembrare una banale invenzione, uno dei tanti strumenti che, periodicamente, gli scienziati di supporto all’ intelligence inventano per le agenzie per cui lavorano. Tuttavia, in questo caso si dovrebbe prestare molta più attenzione e seguire con molta accuratezza l'evoluzione di tale progetto. Esso, infatti, potrebbe rappresentare la chiave di volta per un mutamento genetico dell'intelligence, del modo di fare intelligence. In un secolo, denominato "dell'insicurezza", un mutamento di questo settore pare indispensabile, la storia recente ce lo dimostra. Nonostante l'idea di condividere tutte le informazioni faccia storcere il naso a molti esperti "vecchio stampo", per il rischio di una maggiore fuga di notizie, tale "step" è obbligatorio per far fronte alle esigenze moderne; il rischio ipotetico è comunque inferiore ai benefici che si potranno avere quando il sistema sarà a pieno regime. Quello americano potrebbe essere un progetto pilota che, poi, potrebbe essere ripreso anche in Europa: prima nelle singole nazioni, magari creando nei vari Stati un sistema che integri le informazioni a disposizione dei vari corpi di intelligence e polizia; in seguito si potrebbe pensare ad un progetto unico europeo che, integrando una banca dati cui contribuirebbero tutti i corpi di intelligence del Vecchio Continente, farebbe crescere esponenzialmente la capacità di tutela dei singoli Paesi. Infine, magari, un sistema mondiale. Il progetto è tanto ambizioso quanto utopico, forse, tuttavia una tale prospettiva potrebbe rappresentare la nuova intelligence: l'intelligence del XXI secolo. 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