recensioni e segnalazioni 1/2017
Simon Singh
Codici & segreti
La storia affascinante dei messaggi segreti dall’antico Egitto a Internet Rcs Bur, 2015 pp. 407 - euro 11,00
di Tumyo
La storia affascinante dei messaggi segreti dall’antico Egitto a Internet Rcs Bur, 2015 pp. 407 - euro 11,00
di Tumyo
Il testo di Simon Singh ci introduce nella più tipica dimensione umana: la comunicazione. La storia dell’uomo e delle comunità da lui formate nei millenni, è stata segnata dall’esigenza di estendere il proprio pensiero ad altri, per necessità difensive e offensive, per creare e sciogliere sodalizi, per muovere eserciti e merci. Di contro, progressivamente e contestualmente è progredita la necessità di proteggere i propri segreti dalle attenzioni di nemici e competitori i quali, proprio attraverso l’intercettazione e la lettura delle comunicazioni avversarie, avrebbero potuto prelevare e assumere – come si dice in gergo militare – la superiorità informativa e con essa influenzare azioni e decisioni altrui.
In questo scenario, esteso e magmatico, le astuzie hanno dato vita a una disciplina che avrebbe mutato i rapporti di forza tra le entità in campo. Si parla della crittografia, evolutasi nei secoli sino a giungere ai giorni nostri, ora dominati dalla dimensione telematica. Di conseguenza, di pari passo è cresciuta la corsa a disarmare le capacità crittografiche e violare i segreti protetti. Una lotta senza quartiere che ha impegnato scienziati, matematici, maestri della logica, ingegneri, tutti sorretti dal desiderio di scoprire, violare, proteggere: in una competizione sommersa che ha contribuito a tracciare il progresso nonché a scrivere pagine buie e luminose della nostra storia.
Il lavoro di Simon Singh, frutto di una ricerca attenta e feconda, di ampio respiro culturale, offre un panorama completo e affascinante sul tema, che apre trasversalmente interessi e curiosità variegati grazie alla duplice vocazione di scrittore e studioso di fisica. Dagli egizi ai giorni nostri, l’autore ci svela e commenta, con riflessioni anche di taglio sociologico, il grande gioco dei nascondimenti semiotici, rapportati all’evoluzione della scienza e agli interessi del potere a rendersi sempre più schermato e impenetrabile. Un cimento inarrestabile tra inventori e solutori di codici, a cui l’esponenziale crescita della tecnologia lancia una sfida immaginifica; quella di realizzare una ‘macchina’ perfetta in grado di creare un sistema assoluto di decifratura. Il volume è corredato da un glossario che agevola la comprensione di alcuni passaggi del testo e introduce norme di linguaggi di assoluta utilità. Anche chi è semplicemente appassionato di storia e di intelligence, troverà in questo lavoro la risposta a innumerevoli curiosità e quesiti che spesso vengono distrattamente trascurati, non tenendo conto che la massiccia crescita delle comunicazioni di ogni tipo comporterà, parallelamente, la necessità vitale di codifica e, quindi, la continuazione del Grande gioco. Un gioco che a prescindere dai riferimenti tecnici che impreziosiscono il testo – senza peraltro appesantirlo – impatta sulla nostra vita di ogni giorno, in maniera nascosta e inconoscibile. «I romanzi polizieschi o i cruciverba sono rivolti alla maggioranza; la soluzione di codici segreti può essere l’occupazione di pochi».
In questo scenario, esteso e magmatico, le astuzie hanno dato vita a una disciplina che avrebbe mutato i rapporti di forza tra le entità in campo. Si parla della crittografia, evolutasi nei secoli sino a giungere ai giorni nostri, ora dominati dalla dimensione telematica. Di conseguenza, di pari passo è cresciuta la corsa a disarmare le capacità crittografiche e violare i segreti protetti. Una lotta senza quartiere che ha impegnato scienziati, matematici, maestri della logica, ingegneri, tutti sorretti dal desiderio di scoprire, violare, proteggere: in una competizione sommersa che ha contribuito a tracciare il progresso nonché a scrivere pagine buie e luminose della nostra storia.
Il lavoro di Simon Singh, frutto di una ricerca attenta e feconda, di ampio respiro culturale, offre un panorama completo e affascinante sul tema, che apre trasversalmente interessi e curiosità variegati grazie alla duplice vocazione di scrittore e studioso di fisica. Dagli egizi ai giorni nostri, l’autore ci svela e commenta, con riflessioni anche di taglio sociologico, il grande gioco dei nascondimenti semiotici, rapportati all’evoluzione della scienza e agli interessi del potere a rendersi sempre più schermato e impenetrabile. Un cimento inarrestabile tra inventori e solutori di codici, a cui l’esponenziale crescita della tecnologia lancia una sfida immaginifica; quella di realizzare una ‘macchina’ perfetta in grado di creare un sistema assoluto di decifratura. Il volume è corredato da un glossario che agevola la comprensione di alcuni passaggi del testo e introduce norme di linguaggi di assoluta utilità. Anche chi è semplicemente appassionato di storia e di intelligence, troverà in questo lavoro la risposta a innumerevoli curiosità e quesiti che spesso vengono distrattamente trascurati, non tenendo conto che la massiccia crescita delle comunicazioni di ogni tipo comporterà, parallelamente, la necessità vitale di codifica e, quindi, la continuazione del Grande gioco. Un gioco che a prescindere dai riferimenti tecnici che impreziosiscono il testo – senza peraltro appesantirlo – impatta sulla nostra vita di ogni giorno, in maniera nascosta e inconoscibile. «I romanzi polizieschi o i cruciverba sono rivolti alla maggioranza; la soluzione di codici segreti può essere l’occupazione di pochi».
Frank McDonough
Gestapo. La Storia Segreta
Protagonisti, delitti e vittime. La verità sulla polizia di Hitler Newton Compton, 2016 pp. 281 - euro 12,00
di Otani
Protagonisti, delitti e vittime. La verità sulla polizia di Hitler Newton Compton, 2016 pp. 281 - euro 12,00
di Otani
Solo al termine della Seconda guerra mondiale, quando tra le macerie d’Europa non rimase più nulla della potente macchina bellica della Germania nazista, il mondo cominciò a conoscere la struttura, i protagonisti e le vittime della spietata organizzazione spionistica hitleriana: la Geheime Staat Polizei (Gestapo). Una polizia segreta diffusa e pervasiva che costituì la punta di diamante del Terzo Reich, accompagnando i sogni espansionistici del nazismo, e che fu l’incubo dei tedeschi e dei popoli soggiogati.
Questo volume racconta dal ‘basso’, analizzando le storie drammatiche e inquietanti di migliaia di persone arrestate dalla Gestapo nel periodo 1933-1945, ripercorrendo, in modo puntuale e documentato, l’organizzazione, la dottrina di lavoro e le tecniche di quell’efficientissima struttura.
Il filo narrativo espone plasticamente il metodo di attuazione del terrore quale strumento politico-giudiziario, adottato per sostenere il totalitarismo e reprimere dissidenze religiose, emarginati, ebrei e filocomunisti. Un metodo preventivo e soffocante, capace d’intossicare le coscienze, mettendo i cittadini l’uno contro l’altro, seminando sospetti e inganni diffusi secondo una lucida strategia della paura. Frank McDonough affina l’impianto storiografico tradizionale seguendo la via tracciata agli inizi degli anni 70 – l’approccio strutturalista della ‘dittatura debole’ – secondo cui l’impatto violento del nazionalsocialismo non riuscì a erodere completamente la società tedesca che non mancò, sotto la coltre della propaganda e del combattentismo liberatorio, di covare scintille e margini di ribellismo latente e progressivo. L’autore ha lavorato su questa via attraverso la ricostruzione di vicende inedite e significative, rintracciate in studi di settore resi possibili solo alla riapertura di molti archivi segreti della Germania nazista. L’interpolazione dei dati analizzati, oltre alla crudezza di vite squassate dall’orrore e dall’assenza di libertà d’espressione, propone una dimensione più realistica del fallimento del disegno politico hitleriano. Un fallimento basato, in verità, sull’errore di impiegare la Gestapo come una sorta di ‘psicopolizia’ che, in effetti, non ebbe la capacità e il tempo – alcuni studiosi dicono che non ebbe neppure le risorse sufficienti – di trasformare la paura in progressivo consenso popolare. Un programma lasciato a metà, lacunoso e precario per non essere stato in grado di coniugare la brutalità con intenti sostenibili di revisione sociale. L’argomento ci immerge nella vita quotidiana di tanti personaggi umili e straordinari, all’interno fabbriche, birrerie, bordelli, circoli culturali, dove potevano nascondersi piccoli aneliti di umanità soggiogata e dove la massiccia e puntuta burocrazia della polizia segreta costruì il proprio mito deterrente. Il libro, che supplisce alle inevitabili lacune dell’estesa letteratura tematica, scava a fondo le vicende drammatiche dell’epoca più buia dell’Occidente, offrendo una prospettiva privilegiata di conoscenza. Uno stimolante cambio di passo per valutare la natura e le prassi di quella che fu la polizia segreta più temuta del tempo.
Olivier Lahaie
Guerre des Services spéciaux en Afrique du Nord
Histoire & Collections pp. 230 - euro 22,00
di Maria Gabriella Pasqualini
Histoire & Collections pp. 230 - euro 22,00
di Maria Gabriella Pasqualini
L’autore, storico specialista del settore, ha analizzato l’azione dei Servizi speciali francesi in Nord Africa dal 1941 al 1944, basandosi sulle memorie inedite del generale Jean Chrétien (capo del controspionaggio francese ad Algeri), conservate presso il Service Historique de la Défense a Parigi. Si ripercorre così la storia sconosciuta, e nei dettagli, dei Servizi speciali ancora operanti dopo la sconfitta del giugno 1940. Interessante è la ricostruzione dell’operazione ‘Torch’, del gennaio-novembre 1942. Lahaie integra i testi del generale con altri documenti o ricordi pubblicati da militari che operarono nel controspionaggio nel teatro nordafricano, come Paul Paillole, Jacques Tarbé de Saint-Hardouin, André Dewavrin (‘colonnello Passy’), figure note nella storiografia francese. Nel 1941, l’Abwehr nazista aveva a sua volta installato delle centrali informative e di controspionaggio a Tunisi, Algeri, Casablanca: Chrétien decise di contrastare i tedeschi ricorrendo ad agenti doppi, molti dei quali volontari fedeli alla Francia. Nulla trapelò in loco sulla preparazione dello sbarco americano in Nord Africa. Egli dovette anche scontrarsi con membri dell’Oss che, non conoscendo il territorio, reclutavano agenti doppi di non certa affidabilità e privi d’addestramento, impiegando ingenti risorse finanziarie senza conseguire risultati ma, soprattutto, mettendo in serio pericolo la rete francese. Questo fu uno dei numerosi ostacoli che si frapposero nella preparazione dello sbarco, a dimostrazione di una collaborazione non sempre facile tra i francesi e gli anglo-americani.
Con rigore scientifico (note puntuali, citazione di documenti, ricca bibliografia e rinvii a studi di interesse sull’argomento), la storia della preparazione dell’operazione ‘Torch’ e della sua realizzazione, della fine dell’ammiraglio Darlan e della collaborazione di Chrétien con De Gaulle ad Algeri dal giugno 1943, è scritta come una spy story che si legge avidamente e consente, tra l’altro, un approfondimento della storia del controspionaggio italiano in Nord Africa nello stesso periodo.
Ranieri Razzante (a cura di)
Corruzione, riciclaggio e mafia.
La prevenzione e la repressione nel nostro ordinamento giuridico Aracne, 2015
pp. 408 - euro 19,00
di Speusippo
La prevenzione e la repressione nel nostro ordinamento giuridico Aracne, 2015
pp. 408 - euro 19,00
di Speusippo
Molti libri parlano di corruzione, riciclaggio e mafia. Ma pochi affrontano le tre differenti fattispecie nella consapevolezza che si tratti di fenomeni convergenti tra loro.
Il libro a cura di Ranieri Razzante è uno di questi. L’idea nasce dalla percezione che la corruzione, il riciclaggio e la mafia sono così contigui che hanno assunto una portata tale da richiedere una piena e convinta condivisione delle strategie di prevenzione e di contrasto. Spesso, infatti, è la disarmonia degli ordinamenti la fonte ideale per far proliferare gli illeciti delle mafie.
Il curatore, mettendo a sistema professionalità maturate in ambito istituzionale, accademico e libero professionale, indica un ‘metodo’ con il quale leggere e giuridicamente interpretare i fenomeni trattati, dei quali la cronaca quotidiana fornisce impietosi esempi. Inoltre, tra i diversi meriti, non ultimo è quello di suscitare riflessioni e proporre soluzioni integrate, nella convinzione che l’approccio empirico, oltre che normativo, non possano che essere coordinati e unificati.
Si offre, in tal modo, uno spaccato realistico del sistema della legalità che, se da un lato esalta il portato legislativo nazionale, in particolare quello legato agli strumenti di contrasto offerti dalla misure di prevenzione, dall’altro evidenzia le lacune del sistema di aggressione ai patrimoni mafiosi. Come si argomenta, è fondamentale privare le organizzazioni criminali della propria linfa vitale e, purtroppo, a oggi la strategia di contrasto non può dirsi realmente completa, almeno fino a quando non saranno realizzate efficaci e tempestive procedure di assegnazione e destinazione dei beni confiscati che, mediante il loro riutilizzo, offrano anche occasioni di sviluppo economico del territorio.
Il lavoro, riorganizzato e redatto a conclusione di una accurata ricerca scientifica, spazia dalla corruzione al riciclaggio dei proventi illeciti, sino a giungere a un’attenta, quanto critica, analisi degli strumenti di contrasto, passando dal momento legislativo, sia nazionale che internazionale, a quello più propriamente operativo.
Robert Harling
Ian Fleming.
A Personal Memoir The Robson Press, 2015 pp. 372 - £ 20,00
di Corito
A Personal Memoir The Robson Press, 2015 pp. 372 - £ 20,00
di Corito
Se molto è stato scritto su uno degli autori più rappresentativi del XX secolo, Ian Fleming – ufficiale della Royal Navy e autore della saga di James Bond – una menzione particolare merita la biografia che di lui propone ai lettori l’amico e coetaneo Robert Harling, pubblicato postumo (a sette anni dalla morte) per espressa volontà dell’autore.
Le strade dei due uomini si erano incrociate nel 1939, all’alba della Seconda guerra mondiale, ed erano proseguite parallele nel corso degli anni successivi, in particolare quando fu costituita la 30^ Unità d’Assalto della Marina militare inglese. Mentre Fleming ne dirigeva le operazioni dal Quartier Generale, Harling – comandante in seconda – conduceva attività d’intelligence lungo la linea del fronte. Harling, inoltre, potrebbe essere stato il modello cui Fleming si era ispirato per creare la figura di 007, anche se soltanto in Thunderball (1961) e in The spy who loved me (1962) egli appare riconoscibile nel prototipo dell’agente segreto, con l’abbigliamento e lo stile che lo contraddistinguono, con il carattere e il modo di esprimersi che tratteggiano il personaggio.
Il volume attesta l’amicizia della coppia e l’autenticità del rapporto interpersonale, costituendo una vera e propria indagine psicologica. Harling, infatti, presenta Fleming a tutto tondo, nel bene e nel male: il fascino e il magnetismo sono i tratti distintivi dell’uomo, spesso attenuati da una misoginia radicata che ne inficia i rapporti con le donne e che si concludono, non di rado, con fallimenti e recriminazioni. L’esperienza della sua stessa vita, d’altra parte, aveva reso Ian – segnato prima dalla morte del padre (Prima guerra mondiale, 1917), del fratello Michael (1940) e, più tardi, dell’amante Muriel Wright sotto un bombardamento aereo (in un distretto londinese, 1944) – un uomo diffidente verso ogni tipo di legame familiare stabile.
Robert Harling ripercorre con lucidità gli anni e le esperienze vissute insieme, e anche se dopo la guerra ha proseguito la sua vita lavorando come consulente tipografico, designer, giornalista e scrittore, non ha mai smesso di frequentare l’amico Fleming, sino al punto di condividerne pensieri e riflessioni.
A quanti, di tanto in tanto, lo avvicinavano per raccogliere qualche ricordo del passato, si limitava a rispondere lapidariamente: «ne abbiamo combinate… insieme!».
I suoi ricordi personali, sotto forma di dialogo, inducono a osservare Fleming da una nuova, autorevole prospettiva, seminando spunti d’interesse e senza precedenti della mente e del percorso, anche letterario, di un personaggio, che solo un amico riservato e discreto poteva così delineare.
Massimo Campanini
Il Corano e la sua interpretazione
Laterza, 2013
pp. 145 - euro 7,90
di Kasumoto
di Kasumoto
Il Corano è la parola di Dio, rivelata al profeta Maometto nel corso degli anni della sua vita, che vanno dal 610 al 632 della nostra epoca.
Il Corano è il libro sacro dell’Islam, che contiene dettami religiosi, spirituali e pratici al tempo stesso, i quali inferiscono sul modo di stare al mondo di un miliardo e mezzo di persone, guidandone la condotta e le relazioni, tanto da divenire fattore determinante di scelte sociali, ideologie e assetti geopolitici. Nella fase attuale, conoscere il Corano nella sua struttura e nei diversificati modi di lettura e d’interpretazione assume un’importanza di sicuro interesse, religioso e civile, non foss’altro per regolare giudizi e pregiudizi che, svincolati da un’onesta consapevolezza di fonti affidabili, condurrebbero – come spesso accade – a valutazioni irriguardose e fuorvianti. Questo volume, breve ma denso, ci porta nel mare profondo del testo coranico, analizzando le valenze dei suoi messaggi sotto diversi profili, privilegiando un metodo di tipo storicistico che facilita il lettore nelle conoscenze di contesto.
L’esposizione, corredata da un glossario che agevola l’assimilazione di terminologie e di concetti sovente travisati, è articolata in cinque capitoli – tra i quali emerge L’esegesi coranica nell’islamismo radicale – i cui contenuti fissano gli elementi basilari per esplorare la natura delle rivelazioni dell’unico Dio. Rivelazioni che richiedono una contestualizzazione culturale e un impegno ermeneutico plurimo, senza i quali l’accesso alle apostasie strumentali così come alla contrapposizione violenta diviene inevitabile.
L’articolazione della materia è il risultato di una scelta attenta e ragionata del pensiero di studiosi del mondo arabo e occidentale, le cui posizioni adducono a molte interpretazioni evolutive delle tradizioni islamiche rivisitate dai versetti coranici, suggerendo una via mediana di comprensione: quella che colloca ‘i segni di Hallàh’ in una precisa concezione del mondo e della realtà.
Una realtà che l’improvvido ‘occidentale’, sorretto da percorsi logici di natura platonica, rischia di esacerbare per superba alterità o ignoranza.
Il lavoro di Massimo Campanini è utile a colmare il vuoto esistente, poiché segnala l’esigenza inderogabile di destrutturare la ‘falsa coscienza’ sviluppata dalla modernità attorno all’islam, così come Freud, Marx e Nietzsche fecero – nelle diversità del loro neoumanesimo – smascherando la ‘falsa coscienza occidentale’.
Senza queste basi, qualsiasi percorso di contenimento delle intolleranze, di fusione dei reciproci interessi, lascerebbe ancora spazio alle derive e ai ciclici latrati del terrorismo.
Il volume, oltre a essere un invito a conoscere per evitare credenze errate, costituisce un pregevole supporto per chi intenda interagire civicamente, con la giusta consapevolezza e con responsabilità, con il mondo islamico.
Olen Steinhauer
La cena delle spie
Piemme 2016
pp. 249 - euro 17,50
Celia Harrison sa, o crede di sapere, cosa l’aspetta la sera in cui, nell’idillica Carmel-by-the-Sea, di fronte alle onde del Pacifico, arriva con un volo dall’Europa l’agente Henry Pelham che – con la sua stanchezza, le spalle curve e quell’incontrollabile voglia di un Martini – sembra arrivato apposta per riportarla indietro nel tempo, a un passato che Celia ha deciso di gettarsi alle spalle.
Un passato in cui anche lei, come Henry, era un’agente della Cia. E in cui un terribile atto terroristico all’aeroporto di Vienna, che la Cia non seppe né arginare né sventare, mise fine alle loro carriere. Al loro amore turbolento. Alla fiducia che nutrivano l’uno per l’altra.
Un solo appuntamento a cena: il primo dopo molti anni e, quasi sicuramente, l’ultimo. Anche Henry sa, o crede di sapere, cosa lo aspetta. Per lui, questa è la cena della resa dei conti. La cena in cui estorcerà a Celia una confessione su cosa accadde davvero a Vienna, e in cui saprà anche perché, subito dopo, Celia lo lasciò per sempre. Ma Celia ha tutt’altri programmi per la serata e per Henry. Perché nulla è come sembra durante questa lunga, burrascosa, sorprendente cena di ex amanti, ex colleghi, ex spie.
Nulla se non una cosa: ogni parola detta è una bugia (dalla Presentazione in copertina).
Olen Steinhauer, nato nel 1970 in Virginia, vive a New York. È uno dei giovani autori americani di thriller più promettenti del momento.
La Cena delle spie, primo romanzo che non appartiene a una serie, è tradotto in 15 paesi, e sarà presto un film per la regia di Neil Burger