recensioni e segnalazioni 1/2022
John le Carré
Silverview
Viking 2021
pp. 224 - £20,00
di Paolo Bertinetti
Le Carré, scomparso nel dicembre 2020, non riuscì a vedere la pubblicazione del suo ultimo romanzo, ma affidò al figlio Nick l’incarico di occuparsene. Silverview ripropone la strategia narrativa di Un passato da spia (2018): l’opera è ambientata nel presente, ma la vicenda che ne è oggetto ha origine in tempi andati, quando nell’attività d’intelligence non erano ancora decisive le componenti tecnologiche e il quadro di riferimento politico-spionistico era meno lontano dall’esperienza decennale vissuta da le Carré nel Servizio britannico. Il tema è nuovamente quello di uno dei suoi capolavori, La talpa. Però, mentre in quel caso il traditore veniva individuato ed eliminato, in Silverview (nome di una casa sul mare dove vivono Edward e Dorothy Avon, entrambi
ex appartenenti all’MI6 e lei malata terminale) il colpevole riesce a farla franca. Perché in questo caso la “talpa”, Edward, non ha agito per denaro, per ragioni ideologiche o per ego, bensì per amore: come il Castle protagonista del Fattore umano di Greene, diventato double-agent per l’attaccamento a una donna. Qui, tuttavia, il nemico è decisamente meno pericoloso per la sicurezza dell’Occidente di quanto lo fosse l’Unione Sovietica, se non altro perché non dispone di ordigni nucleari. L’investigazione si svolge nel presente e il funzionario che ne è incaricato ha una lunga
conversazione con gli ex gestori di Edward al fine di comprendere cosa quest’ultimo potesse aver commesso al tempo della guerra in Bosnia. In molti dei suoi romanzi le Carré ha dato il meglio di sé nelle pagine in cui un elemento dei Servizi interroga colleghi (anche del fronte opposto) o privati cittadini che potrebbero fornirgli i tasselli di cui necessita. Chiacchiera, discute, ragiona, riflette e soprattutto ascolta, per poi porre con nonchalance domande apparentemente casuali, invece mirate: l’interlocutore neppure s’accorge di avere fornito, a un tratto, l’informazione sottilmente cercata.
Anche in Silverview le Carré offre un magistrale esempio di questo suo modo di sviluppare la narrazione e costruire la suspense non attraverso l’azione, ma mediante una conversazione. Per un’ultima volta ha messo a frutto nella finzione la sua prima esperienza operativa, allorché nel dopoguerra, entrato a far parte dell’intelligence militare britannica nell’Austria occupata dagli Alleati, ha l’incarico d’interrogare i profughi tedeschi che oltrepassano la cortina di ferro per scoprire se, in mezzo a loro, si annidino eventuali spie. Un’esigenza che si pone anche oggi.
Matt Killeen
La bambina di Hitler Garzanti 2018 pp. 336 - euro 17,90 di Franz
La bambina di Hitler Garzanti 2018 pp. 336 - euro 17,90 di Franz
Questo romanzo è centrato sul dramma antisemita, però narrato dalla prospettiva di una ragazza di madre ebrea, capace di rischiare la vita pur di difendere il diritto irrinunciabile alla propria umanità. Sarah Goldestein ha quindici anni quando, nell’agosto 1939, uomini in uniforme la privano di tutto ciò cui tiene di più. Solo la voce della madre le ricorda che è viva e deve resistere. La guerra è imminente e i nazisti pattugliano ogni angolo del Paese per impedire la fuga degli ebrei. Non c’è via di scampo. Ma un aiuto insperato, anche se non disinteressato, giunge dall’agente britannico Jeremy Floyd, il quale coglie in lei il coraggio e la volontà a non piegarsi. Le propone allora uno scambio: se accetterà di fingersi una ariana e di carpire informazioni al nemico, le farà attraversare il confine. Sarah accoglie la proposta e si cala tra i banchi di un istituto femminile della gioventù hitleriana. Mentre tutte le compagne giurano fedeltà al Führer, lei si ripromette invece di lottare per salvare la Germania, che continua ad amare, convinta che sia solo guidata da persone sbagliate. Trafuga così informazioni riservate, fingendosi anche amica di una compagna appartenente a una famiglia vicina a Hitler. S’imbatte, infine, in un segreto troppo grande per lei, che le rende ancora più faticoso dissimulare e la fa dubitare sulla visione di un futuro migliore. Ma è troppo tardi per fermarsi.
Matt Killeen
La bambina che spiava i nazisti
Garzanti 2021
pp. 384 - euro 17,90
di Vittorio Santini
Questo romanzo è il sequel del libro d’esordio di Matt Killeen, La bambina di Hitler. Vi ritroviamo infatti Sarah Goldestein, una sedicenne ebrea rimasta da poco orfana, e l’agente britannico Jeremy Floyd, senza il cui aiuto sarebbe finita nelle mani sbagliate come accaduto alla madre. Disposta a tutto pur di riacquistare la libertà, Sarah affronta un’altra complicata e rischiosa missione affidatale dal suo reclutatore: dovrà impossessarsi dei segreti di un medico tedesco che conduce esperimenti disumani. Accantonate le proprie origini e trasformatasi in una impeccabile ariana, compie così un viaggio dolorosissimo, lungo il quale è testimone di brutalità di ogni genere ordite addirittura nelle colonie africane. La giovane deve farsi strada là dove contano solo il potere e gli interessi, e crede di aver trovato un’alleata nella giovane Clementine che, come lei, si destreggia tra raggiri e attiverie. Sarah si mimetizza, dissimula abilmente, si muove con circospezione, ma Clementine non è quello che appare. In un ambiente nel quale il male si annida ovunque, soprattutto in individui apparentemente affabili e amichevoli, non c’è nulla che non sia contaminato dalla spietata legge del più forte. Nonostante le paure, illusioni e diffidenze, l’adolescente compie scelte difficilissime senza mai perdere di vista l’obiettivo cui mira: vendicarsi del regime che l’ha costretta a rinnegare le origini e ad allontanarsi dagli amici, che l’ha privata della madre e le ha tolto la libertà di essere sé stessa.
Benjamín Labatut
Quando abbiamo smesso di capire il mondo
Adelphi 2021
pp. 180 - euro 18,00
C’è chi s’indispettisce, come l’alchimista che all’inizio del Settecento, infierendo sulle sue cavie, crea per caso il primo colore sintetico: lo chiama «blu di Prussia» e si lascia subito alle spalle quell’incidente di percorso, rimettendosi alla ricerca dell’elisir. C’è chi si esalta, come un brillante chimico al servizio del Kaiser, Fritz Haber, quando il 22 aprile 1915, davanti alla città fiamminga di Ypres, constata che i nemici non hanno difese contro il composto di cui ha riempito le bombole; o quando intuisce che dal cianuro di idrogeno, estratto dal blu di Prussia, si può ottenere un pesticida portentoso, lo Zyklon. E c’è invece chi si rende conto, come il giovane Werner Karl Heisenberg, che probabilmente il traguardo è proprio questo: smettere di capire il mondo come lo si è capito fino a quel momento e avventurarsi verso una forma di comprensione assolutamente nuova. Per quanto terrore possa, a tratti, ispirare. È la via che ha preferito Benjamín Labatut, uno scrittore di origini olandesi ma di fatto cileno dall’età di quattordici anni, in questa sua terza e originalissima opera, ricostruendo – a partire dall’inizio del secolo scorso – alcune scene che hanno determinato la nascita della scienza moderna. A ogni capitolo, infatti, l’autore presenta la vicenda di una nuova scoperta attraverso la narrazione della vita di colui che ne è stato l’artefice. Ma, soprattutto, ci offre un insolito intreccio di racconti, affidando al lettore quale filo tirare e se seguirlo fino alle estreme conseguenze.
Gastone Breccia - Stefano Marcuzzi
Le guerre di Libia
Un secolo di conquiste e rivoluzioni
il Mulino 2021 pp. 457 - euro 30,00
Un secolo di conquiste e rivoluzioni
il Mulino 2021 pp. 457 - euro 30,00
Il saggio ripercorre centodieci anni di storia della Libia, un Paese nato da una delle ultime avventure europee in Africa: si parte dal miraggio della “Terra promessa” che sedusse l’Italia giolittiana per arrivare alla guerra civile seguita alla caduta di Gheddafi. La prima parte del saggio, di Breccia, ricostruisce le vicende storico-militari della “quarta sponda” italiana dalla conquista incompleta (1911-1912) alla caduta della colonia nelle mani dei britannici (1943); ampio spazio viene dedicato alla lunga campagna di controguerriglia condotta soprattutto a partire dal 1922, durante la quale il Regio Esercito – che aveva subito gravi rovesci – imparò a combattere un conflitto irregolare fino a soffocare l’ultimo focolaio di resistenza in Cirenaica, nel 1931. La seconda e terza parte del volume, di Marcuzzi, affrontano la difficile ricostruzione dello Stato e della nazione, tuttora in atto, punteggiato da sollevamenti e scontri dalla cadenza impressionante: alcuni celebri, come la rivoluzione di Gheddafi del 1969 e del 2011 che ne determinò la caduta; altri quasi ignorati, come quelli condotti in Ciad (anni Settanta / Ottanta) e le due guerre civili (2014 e 2019), qui analizzate nella loro natura multidimensionale. Gli autori delineano la cultura guerriera libica, che ha caratterizzato oltre un secolo di conflitti asimmetrici, rivelandone esempi di ammirevole coraggio e resilienza, ma anche di opportunismo, violenza predatoria e faide spietate che evidenziano le difficoltà nella riconciliazione nazionale.
Sossio Giametta
Commento a “Umano, troppo umano” aforisma per aforisma
Bibliopolis e Accademia Vivarium novum 2021 pp. 620 - euro 45,00 di Marco Lanterna
Bibliopolis e Accademia Vivarium novum 2021 pp. 620 - euro 45,00 di Marco Lanterna
«Io ho fatto le più grandi critiche e i più grandi elogi a Nietzsche» è solito dire Sossio Giametta. Ebbene questo senile sesquipedale Commento ne è la più smagliante dimostrazione, perché, da un lato, Nietzsche vi è ritenuto l’ultimo filosofo degno d’una lettura all’antica, simile cioè a quelle che si riservavano solo a Platone o allo Stagirita; dall’altro, perché, impercettibilmente ma inesorabilmente, da commento si trasforma ben presto in confronto e infine in un corpo a corpo all’arma bianca. Tra parate, affondi e cavazioni speculative a Nietzsche subentra Giametta, il filosofo dell’essenzialismo-organicismo. Alla prosa rapinosa e corrusca del Tedesco fa da muro quella soda e materiata di cose dell’Italiano. È anche un confronto con la letteratura nicciana, di qua e di là dalle Alpi, ovvero coi massimi interpreti di Nietzsche. In particolare con l’amico Giorgio Colli descritto da Giametta in uno dei suoi primi libri autoriali: Nietzsche e i suoi interpreti. Sennonché, nel disegnare quasi un movimento circolare nella propria bibliografia ove gli estremi si toccano, qui i ruoli sono invertiti: Giametta partito quale allievo di Colli ricompare infine tra noi maestro. È questo il secondo “gran comento” giamettiano a un’opera di Nietzsche. Il primo (ormai un classico) era dedicato al Così parlò Zarathustra che è un’opera lirica, ispirata, quindi naturalmente disposta a farsi parafrasare, ad accoglier la chiosa. Ben diverso è il caso di Umano, troppo umano che è invece un’opera ragionativa, d’ispirazione illuministica e volterriana, al punto che mette d’accordo anche i censori più severi o irriducibili del rapsodo Nietzsche. Non è pertanto un evento esteriore che tale commento a Umano giunga alcuni lustri dopo quello allo Zarathustra, esige infatti – per paradosso – un lettore più forte e incallito, più sicuro di sé, smaliziato, reso saggio dagli anni e dalle proprie scoperte. Invero molte di queste chiose possono far a meno del testo di Nietzsche, che (massima lode) vi appare a tratti inutile. Sono pensieri autonomi per personalità e stile. Ricordano per maestria un’altra opera somma nel Novecento, anch’essa umbratile ossia giocata sul rinvio e l’assenza, nonché altrettanto inimitabile e inattuale per quanto sta oltre gli schemi: gli Escolios a un texto implícito di Nicolás Gómez Dávila. Chissà se la nostra Italietta filosofica – usa perlopiù a saggi d’accademia dal braccino stilistico-speculativo assai corto – se ne renderà conto.
Gianluca Falanga
La diplomazia oscura
Servizi segreti e terrorismo nella Guerra fredda
Carocci 2021 pp. 252 - euro 17,00
Servizi segreti e terrorismo nella Guerra fredda
Carocci 2021 pp. 252 - euro 17,00
Con i terroristi non si tratta, recita un famoso imperativo. Nel periodo della Guerra fredda la lotta armata incrociò la segreta opera di destabilizzazione dei Servizi di sicurezza dei blocchi contrapposti, generando una vasta zona grigia nella quale interagirono e negoziarono intelligence e formazioni eversive. Sulla base di un’ampia documentazione internazionale, il volume fa luce su un periodo di oscura diplomazia, definendo il ruolo delle strutture di cerniera fra il terrorismo europeo, quello arabo-palestinese e Servizi segreti.
Gershom Gorenberg – Fred Berman
War of Shadows
Blackstone Pub. 2021 pp. 496 - $ 22,29
Blackstone Pub. 2021 pp. 496 - $ 22,29
L’esercito dell’Asse è a un giorno dal Cairo e a una settimana da Tel Aviv. Nell’estate del 1942 il generale Erwin Rommel muove rapidamente e paurosamente verso Alessandria, con l’obiettivo d’invadere l’intero Medio Oriente. L’alto ufficiale è guidato da un’inspiegabile conoscenza dei piani e delle debolezze dei nemici. I nazisti hanno dunque una fonte con accesso ai maggiori segreti degli Alleati, ma lo spionaggio che li ha portati fin qui può anche fermarli, a condizione che Washington si renda conto del pericolo. Le potenze dell’Asse non sono le uniche dotate d’intelligence. I brillanti crittografi alleati che lavorano senza sosta a Bletchley Park, scompongono il codice straordinariamente complesso di Enigma e attraverso i messaggi tedeschi scoprono che il nemico dispone di una grande quantità di notizie di prima mano. Sull’orlo del disastro, inizia quindi una ricerca febbrile e ad alto rischio della talpa. War of Shadows è la storia della corsa alle informazioni nel teatro nordafricano durante la Seconda guerra mondiale, centrata sugli intrighi che l’hanno caratterizzata. Il libro somma in sé la ricerca storica e l’abilità narrativa volta a un ripensamento del resoconto popolare della guerra. Descrive il conflitto non come un inevitabile scontro tra buoni e malvagi, tra eroi e pusillanimi, ma come una spiralizzazione di fallimenti, incidenti e disperati trionfi che hanno deciso il destino del Medio Oriente e molto probabilmente l’esito del conflitto.
Sergio Romano
Il suicidio dell’Urss
Sandro Teti Editore 2021 pp. 291 - euro 18,00
Sandro Teti Editore 2021 pp. 291 - euro 18,00
A trent’anni dal “suicidio” dell’Unione Sovietica, l’autore ripercorre il Termidoro e la storia dell’Urss attraverso la raccolta di brevi saggi, scritti in presa diretta tra il 1987 e il 1992. Dopo la morte di Leoníd Breznev nel 1982, seguita dai due brevi interregni di Jurij Andropov e Konstantin Cernenko, l’ascesa di Mikhail Gorbaciov nel 1985 poneva fine alla gerontocrazia. Attraverso la perestrojka (ristrutturazione) e la glasnost’ (trasparenza) vennero immediatamente introdotte riforme politiche radicali che, in assenza di un piano economico ben definito, condussero in breve tempo a una situazione di caos generale, a una grave penuria di risorse alimentari e al sorgere di pesanti conflitti interetnici da decenni sopiti. Le sproporzionate concessioni unilaterali, prive di contropartite, agli Stati Uniti e alla Nato, condussero in pochi anni allo scioglimento del Patto di Varsavia e alla riunificazione delle due Germanie. Nonostante nel referendum svoltosi a marzo 1991 oltre il 77% degli elettori si fosse espresso per il mantenimento dell’Urss, sia pure sotto la forma di una federazione di repubbliche uguali e sovrane in cui sarebbero stati pienamente garantiti i diritti e la libertà dell’individuo di ogni nazionalità, il contro-colpo di Stato azzardato da Borís El’cin nell’agosto dello stesso anno, fallito malamente in un’atmosfera di catastrofica confusione, portò alla disintegrazione dell’Unione Sovietica, che il 26 dicembre cessò di esistere. In quel giorno la bandiera rossa con la falce e il martello venne ammainata dal palazzo del Cremlino.