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GNOSIS 2/2006
STORIE DI CASA NOSTRA

Il sequestro di persona
industria dell'Italia ricca


articolo redazionale

La capacità di innovare, ossia quel meccanismo che consente ad una organizzazione di evolversi anticipando i mutamenti del sistema in cui vive, è stata senza alcun dubbio il fattore in grado di assicurare ‘forza’ e ‘resistenza’ alle organizzazioni criminali italiane. Schumpeter affermava che l’innovazione è un processo ineludibile e che i sistemi che non sono capaci di adeguarsi in modo congruo e tempestivo sono destinati a sparire; la reazione congrua, invece, ad una pressione innovatrice provoca un rafforzamento dell’organizzazione poiché genera una selezione ‘virtuosa’ a discapito di quegli elementi non più necessari, anzi discriminanti per la sopravvivenza del gruppo. Il brano che segue è un quadro, colorato e fruibile, di questo complesso meccanismo socio-economico che, di là dalle teorizzazioni scientifiche, riesce a spiegare i suoi effetti anche in una struttura sociale semplice ed a matrice ‘tribale’, cioè nel sistema che caratterizza la delinquenza organizzata calabrese.


da www.rai.it

"Pronto?"
"Siii…"
"Sono io.. domani alle sette al bivio che lei conosce…"
"Ci sarò.."

Nel cielo grigio dell'Aspromonte si rincorrono il capovaccaio, il nibbio reale, gli sparvieri e i falchi.
Poche sono ormai le aquile, quasi invisibili tra le vette.
I falchi sono tanti.
Senza ombra. Con il loro becco affilato, pronti a scoprire nuove rotte e inedite volute.
Cielo affollato di animali diversi che stringono le prede, le nascondono alla cupidigia degli altri predatori. Improvvisando una schiera, eppure saldi solo a quella linea personale che li lega all'orizzonte. Come se la macchia nel cielo, che oscura come tempesta, sia la teoria di punti separati.
Padroni di quell'orizzonte, ciascuno con i propri nidi, con le proprie vette…
In quegli spazi arditi e sconosciuti sono come angeli ribelli, come nuvole che coprono il sole. Senza nemmeno una speranza di arcobaleno.
I pastori, i guardiacaccia, i forestali camminano con passo lento.
Non li temono, come fossero tutti fiori dello stesso paesaggio.
Avvertono l'aria che cambia, il fremito delle ali, l'ansia rumorosa delle prede che li paralizza .. su quelle quote senza respiro.
Loro conoscono il bergamotto e l'agrifoglio.
Non lo raccolgono, lasciando che cresca selvaggio nella boscaglia originale.
Tutti germogli di una natura che rende unica la Calabria, profumo che stagna sulla pelle ruvida di fatica e anestetizza il senso di quei sentieri obliqui e inaccessibili.

"Che si sa del nostro…?"
"E che si deve sapere… Gli sbirri sono ovunque. Giornalisti. La televisione. Ogni tanto se ne ricordano e fanno rumore. Allora tutto si ferma. Il tempo migliora.."
"E' vivo?"
"Non si muore da soli in Aspromonte.."
"Sei sicuro di non poter essere più chiaro?"
"I sequestrati vivono peggio dei pastori.. dei sequestratori.. ma non muoiono. Non sempre. Non ora, almeno. Non lui".
"Che succede in Aspromonte? Non mi piace come stanno gestendo il sequestro. C'è qualcosa che non mi convince.."
"..Si sono stancati tutti.. girano altri affari. Da su', da Milano, dicono che ormai i soldi si fanno in modo più sicuro… Ormai sape quanta droga in giro per l'Europa è calabrese? Abbiamo preso il posto dei siciliani. Ora non serve tutto sto' rumore."
"Allora?"
"Allora finirà presto tutto questo teatro dei sequestri…"
"Segui la faccenda… fammi sapere qualcosa di più preciso…cercheremo di.."
"Lasciate perdere.. quella è un'altra cosa.. voi pensate che lo faccia per denaro? Sapete quanto ci metto a guadagnare quanto mi date voi per l'informazione..? Meno dell'incomodo che mi prendo … a venire a trovarvi.."
"Immagino.."
"E' un gioco delle parti.. Voi dovete sapere.. e io ho i miei buoni motivi per aiutarvi.."
"Capisco…"
"Certo è che i sequestri erano un affare per molti.. Come le cose belle hanno una fine. Abbiano parlato a Polsi… ora dobbiamo andare avanti.. Abbiamo bisogno di meno rumore… Di calma. ..
"Non c'è criminale in Calabria, a qualsiasi cosca appartenga, in qualsiasi area viva, che non abbia precedenti per sequestro di persona. L'Aspromonte è un carcere naturale… sembra … sembra che la 'ndrangheta abbia messo lì le sue risorse migliori…"
"Certo. Qui i paesi sono arroccati nella miseria e nella polvere, quando non ci mette anche l'alluvione o la calura che spezza le zolle. Siamo segnati dalla disgrazia, eppure abbiamo una vista.. come dire.. vediamo pure come dovremmo essere.. vogliamo vivere.. In noi non c'è quell'abbattimento di vinti, c'è la rabbia della terra, l'arroganza di vincere…" La lingua scorre tra le labbra livide. La voce corteggia il sorriso. Prosegue accarezzandosi le mani.
"Succede che abbiamo conquistato Milano. A poco a poco e con le tasche piene oggi abbiamo voglia di silenzio. I sequestri servono per costruire, per dare lavoro a tutti… Sapete quante case, quanti ponti abbiamo messo su? Quante imprese abbiamo costituito con i soldi del Nord, con i soldi guadagnati sull'Aspromonte? Prima le grandi aziende scendevano giù e noi ci contentavamo del pizzo. Poi abbiamo preso le targhe di vecchi camion pronti per la demolizione. Così le ditte avevano pure il mezzo per pagarci e per fare finta che il lavoro l'avevano dato e l'avevano pagato. Eravamo più contenti tutti. Poi abbiamo detto: ora i camion li aggiustiamo… li compriamo pure, con i soldi dei sequestri si ragiona in modo diverso… La civiltà non dipende anche dai soldi? Che con la pancia vuota puoi pensare agli affari? Puoi solo estorcere o rubare.. Così sapete quante famiglie di pastori, che nemmeno due più due potevano fare (ma sapevano bene che l'addizione è meglio della sottrazione) sono diventati imprenditori? E sapete a quanti figli, nipoti, cugini e compari hanno dato libri da studiare e un pezzo di carta? Con l'avvenire assicurato? Ci siamo presi quello che non potevamo avere facendo i picciotti tra le montagne…"
"Siete arrivati…"
"Da nessuna parte… ancora… Ce ne vorrà di tempo… Quando avremo i figli dutturi e avvocati, quando potremo stare al pari dei signori, nei salotti a discutere di un articolo di giornale, di un giornale, magari, quando nuatri ci mettiamo a comandare la nostra terra.. allora forse, potremo dire di avere raggiunto qualcosa. Ma ancora è presto…"
"Non è troppo? Non…"
"No. Non abbiamo solo costruito… sai quanti sono da tempo a Milano? Piano piano, ora sono sopra i siciliani. Loro erano visibili, e se li sono fottuti. Noi eravamo sequestratori e rozzi… così dicevano tutti… Intanto abbiamo messo le mani sulla droga e con i soldi e la fortuna ora le mani sono solo le nostre…Ora possiamo andare in Colombia, in Turchia. Andare con i portafogli pieni."
"E tu?!"
"Contrasto onorato…Andrà meglio, forse, tra qualche tempo… Si preparano cose grosse a Reggio… c'è aria di guerra…ma anche quella finirà…sono troppi gli interessi…Ora dobbiamo metterci a tavola, e quando si mangia non si parla, né si urla.."
"Si, ma po pane e po vinu si cangiu u vicinu.. "
"Qualche guaio l'hanno portato proprio i sequestri. Come quando quelli di Roghudi si sono messi in testa di fare quello sgarro… sequestrando uno.. uno che aveva a che fare con l'africese.. sono cose che accadono.. in realtà in cui la ragnatela copre tanti posti e non sai a chi vai a toccare.. oppure lo sai.. e allora per mettere le cose a posto ce ne vuole… Si incancrenisce la rabbia e prima o poi si fanno i conti…"
"Voglio sapere cosa succede… ma anche qualcosa di concreto…"
"Siete affamato pure voi…"
"Sai bene…"
"Si lo so… voi siete.. mezzi sbirri e mezzi no… Sapete che se foste sbirri .. forse non si parlerebbe con voi… è cosa di pelle… Voi volete capire e avete conoscenze giuste che vi fanno vedere più innocui, magari curiosi… Poi però volete fare anche gli sbirri…e lì ci perdete un poco la faccia…gli sbirri veri vogliono sapere chi ha ucciso, chi ha rapito, quando… insomma vogliono fottere nel processo. E nel processo portano magari a chi le cose a quello le ha dette."
"Noi ci conosciamo.."
"Certo.. sono qui perché vi conosco e vi devo ringraziare di tante cose.. che non dimentico. Ma era un'altra vita. Se foste ancora sbirro vi offrirei il caffè e magari fusse anche assai.."
"Che ne sarà del sequestrato? Che ne sarà di voi?"
"Hanno pagato. Si stanno mettendo a fare i conti i due gruppi che se lo sono curato. E c'è il terzo che lo ha venduto e che vuole tanticchia di più…"
"Un mercato!"
"Abbiamo imparato… certo è che questi accordi ci hanno fatto capire che uno solo non basta.. Non basta una cosca.. Anche nella droga… Così tutti mettono una quota e poi dividono...cartello...un cartello…"
Ridacchia.
Aggiunge sornione:
"E poi l'affare non è solo nostro!"
“?!”
"C'è un mondo intorno ai sequestri.. quante persone "amiche" si mettono in mezzo? Pensate che non sia una fabbrica quella degli amici?"
"E' il diaframma… per entrare in contatto..."
"Mica è solo un favore a voi.. pure a noi serve qualcuno che si metta in mezzo, magari pulito… voi ci togliete i soldi in banca, ma s'arriva lo stesso.. chi ha soldi li trova, anche se gli prendono il portafogli, solo chi non ce l'ha non li trova..."
"C'è qualcosa…?"
"Troppi in mezzo. Oltre ai buoni ci sono truffatori. Depistatori. Infami. Opportunisti. Iene che si buttano e magari confondono a voi e pure a noi… La 'ndrangheta lascia quando deve lasciare, non per fare una cortesia. Non se ne fanno cortesie.. gratis".

I tornanti sono stretti… le pietre impongono lo zigzagare…
"Che devo dire a Roma? Quelli vogliono sapere del sequestro… se ne fottono.. almeno ora.. di sapere dove la 'ndrangheta va a finire. Quello è un problema di domani… Quando si pensa al futuro? Quando s'alzano gli occhi verso il futuro?"
"capo, deve attaccare lo sceccu dove vuole il padrone… quelli devono rispondere e chiedono per rispondere mica per fare filosofia…"
"Perché, io faccio filosofia?"
"E che a voi piace capire più di sapere e il nostro lavoro… è portare informazioni… Poi magari verrà uno sbirro a comandarci e allora potrete sbizzarrirvi in questi puzzle…"
"ma…"
"ma vi pare che con un sequestro in corso voi vi mettete a pazziare con la giostra dei se e dei ma.."
"Analizzo..."
"L'analisi! Lusso di pochi! Che ci mettiamo a pensare quando c'è da salire sul monte e trovarlo sto' disgraziato?"
"Ma non pensi che aver analizzato prima magari poteva aiutare a risolvere prima non solo il caso ma il fenomeno?"
"No!"
"No?"
"Duttu', no! Lasciate fare a giornalisti, professori, magari a scienziati del posto, calabresi, l'arte del capire. Loro sanno più cose di noi. Poi magari ci pigliano pure per il sedere! Loro vanno a mangiare la ricotta, parlano la sera, stanno nelle voci.. loro sanno…"
"I pesci che vivono nell'acqua magari non la vedono.."
"Minchia ma ci campano, e sanno distinguere se è orina…"
"Rientriamo…"


foto ansa

Sul monte piove.
Pioggia sottile che non scalfisce le pietre..
Invade i versanti precipiti, oziosamente impostati, come mimi, come muti passeggeri tra i sentieri che traboccano di bellezza e di 'ndrangheta.
Piove. Finalmente. Le foglie raccolgono rivoli sporchi. Saporiti. Da quando non bevo? Voglio salvarmi. Salvarmi.
Cos'è… rumore di cani. Di elicotteri. Rumore di gente che cerca. Maledizione… se urlo.. E il carceriere? Dov'è? Che fare? Come l'altra volta? Tentavo di uscire.. Eppure le gambe non mi reggevano. Nemmeno la voce. Quanti mesi? Se mi riprendono e mi uccidono? Ma quando torneranno. Che fare? Perché la voce è muta? Perché tremo? In questo metro per due, ormai gomitolo umano. Devo bere. Devo far scivolare l'urlo improbabile…
A che serve? A che serve?
Sono passato davanti a un pastore. Forse era un cacciatore, comunque uno che passeggiava per i sentieri, trascinando una quieta distanza dalla mia disgrazia. Un groppo alla gola.
Una persona… Cristo una persona.
Avvisa i carabinieri, avvisa la mia famiglia.. fa' qualcosa…!
Eppure tutto si è perso in quel nudo e bovino sguardo. Non colluso, forse.
Solo lontano, come se quello fosse un mio problema, come se fosse normale vedere un sequestrato, da quelle parti.
Nessun moto in quel viso.
Come spiegare?
Se mi fossi liberato lui non avrebbe fatto niente.
Forse non mi avrebbe consegnato ai miei carcerieri, e ne dubito assai. Sicuramente, però, non mi avrebbe aiutato.
Era di quegli uomini dell'Aspromonte che ritenevano inutile il mondo oltre il monte. Straniero.
Vuoto, ingiusto, altro, che non si era occupato di loro… loro non si sarebbero occupati degli stranieri.


Nel buio che fa paura, senza la gravità di pensieri che si perdono in danze senza senso, le dita non trattengono le voci che scivolano accanto. Gutturali cenci che non coprono la frase, odorano di muffa e sterco, disperdono le possibili direzioni con l'eco che riflette l'urlata angoscia che attanaglia.

Perché ?
Organizzare le idee.
Lambire la follia, affacciarsi sull'incubo senza cadervi.
Come fare?
Le catene stringono i polsi.
Sono prigioniero.
Perché proprio a me?
Un sequestro…
Ne avevamo parlato, alla cena degli industriali. C'era preoccupazione. Eravamo obiettivi. Tutti quelli che avevano una posizione economica e una visibilità rischiavano di essere sequestrati. C'era una sorta di sindrome. I più "grandi" aumentavano la scorta per sé e per i familiari. C'era chi cercava di essere più amico di qualcuno di "loro" con la speranza di una protezione maggiore. Rientrava nel paradigma costo-benefici. Venne un ufficiale a parlarci di quello strano fenomeno che aveva preso piede anche in Lombardia. Conoscevo anche un funzionario dei servizi, un vecchio sbirro che ora girava il mondo, nessuno sapeva perché. Una sera mi aveva ripetuto che il problema era serio.
Ma i Servizi dicono sempre tante cose. Con quel vago girare intorno al problema che potrebbe sembrare elusivo mentre è solo riservatezza genetica.
Quante Cassandra! Io ero distratto .. il mercato, la crisi petrolifera, la conversione di mezzi di produzione.. mia moglie, l'amante, i figli, gli operai….
C'è sempre una preoccupazione vicina che assorbe quelle più distanti e improbabili.
La Calabria, poi, era così lontana!
Dall'altra parte del mondo, un budello tra la Campania e la Sicilia. Un budello tra due vuoti sembra non esistere.

Hanno ordito un piano.
Mi hanno seguito. Con le gocce di libidine di chi ti voglia fottere.
Ora ti sistemo io.
Lo avranno detto...o pensato.. mentre facevo chissà che…mentre vivevo...
Dalla toppa della porta, dove ogni verità è circoscritta e irreale, avranno partorito un piano.
Qualche amico avrà tradito?
Chi può aver detto "lui"? Quale vendetta? Quale quinta colonna?
Chi mai ha fatto il mio nome, ha inserito le cifre del mio cognome in una lista, magari scritta sul foglio giallo di una macelleria?
Cosa ho fatto o non ho fatto?
Magari sarà stato tutto più banale.
Come spesso è il male che offende, come la scelta tra tante, senza una motivazione importante. Magari per esclusione. Magari per un'antipatia. Perché era più facile e sicura l'operazione. Era più facile e basta.
Magari la vendetta si è consumata in un attimo di distrazione, un operaio trattato male, forse assunto o licenziato.
Può essere.
Magari perché qualcuno dei miei operai o qualche amico dei miei operai o qualche amico dell'amico dei miei operai ha messo il mio nome tra i tanti. Magari aggiungendo che sarebbe stato giusto punirmi. O solo più semplice sequestrarmi.
La vita prende chine strane.
Addolora sapere che mentre ero preso da altre preoccupazioni, piccole e grandi… maturava qualcosa di tremendo, senza nemmeno una intuizione salvifica.

Ora le pareti della mia vita sono reti e sentieri di vermi. Lo squittio dei topi confonde. La terra ha un sapore che ti copre. Ti avvolge. Ti toglie le forze.
Nel silenzio roccioso della solitudine e della paura che ti stringe il collo sei in un imbuto scavato sul pendìo.
Di tanto in tanto mi prendono, mi trascinano in un altro imbuto, tra foglie e rumori che non riconosco più.
Anche le domande a poco a poco si perdono.


Passano i giorni. Le notti. Le stagioni.
La barba non trattiene il tempo. Il prigioniero non riesce a contare più i giorni.

Passa il tempo. Zu Peppe torna domani. Poi finisce.
Nino parla di tre miliardi. Tre miliardi. Zu Peppe s'arricchisce. Iddu dice: guarda questo cristiano.. Io questo cristiano lo guardo… come faccio con le pecore..
Ma è diverso.. E' diverso. Le pecore sono mie. Lui no, è di zu Peppe. Parla, piange, e domani può fregarmi. Magari riconoscermi… Io sono tranquillo. Cammino sotto zu Peppe. Anche se lo vedo più strano.
Stai attento .. dice lui.. non solo agli sbirri ma anche ai compari.
Non voglio scherzi.
Perché ha paura zu Peppe? Lui che è come Domineddio?
I tempi cambiano anche qui. Anche per gente come noi. Roccia e fango. Acqua e calore. Un tempo si sapeva chi comandava.
Oggi le cose cambiano. Magari ci sono genti più pulite assai. Con la droga è sporca la coscienza, meno le mani...La droga, dice Nino, è il nostro futuro. Ma zu Peppe non vuole. Non vuole.
Ma che pensano, di fare uno scherzo a zu Peppe?
Stutano quelli come noi. Ma loro... loro sono diversi. E' vero, camminiamo sotto lo stesso cielo, ma loro la notte non la vedono mai... Chi decide la vita e la morte dei cristiani è sempre diverso dai comuni mortali.
Cosa stai facendo? Di cosa ti lamenti?
Che mi piace stare qui con te? A non fare niente? A guardare le pietre, il bergamotto, le pecore e le orme di qualche bastardo che si vuole fottere le mie bestie? Lo sai che significa quando te le fottono?
Che poi continuano, mica si fermano, poi continuano per farti fuori.
Se ti fottono le bestie ti possono fottere anche la vita.
Perché la vita, in fondo, è questo rispetto, è questa certezza… che io guardo le pecore e le pecore non scappano.
Come io ti guardo e tu non scappi.
Passa il tempo e io so che posso andare via, tanto tu non scappi.
Perché sei mio, ora, e sai che se ci provi io ti ammazzo…e non scherzo.
Tu capisci, insomma, che questo stare qui per te è una parentesi ma per me è la vita.
Dietro di me la storia dei miei, nel passato e nel futuro.
Io ci vivo di questo presente immoto.
Le altre cose sono minchiate.
Certo, far sparire qualche cornuto che ti voleva fare la pelle è normale.
Più difficile per te che vieni da lontano… Chi mischia sei? Chi ti conosce?
Però se zu Peppe dice che devi stare qui, tu qui stai.
Io cammino sotto zu Peppe. E pure tu ci devi camminare.
Certo.. meglio ucciderti subito che vederti diventare bestia.
Mio cugino che è stato a Milano dice che siete cornuti.
A me sembri un mezzo cornuto.
Qui, in Aspromonte, solo se sei di qui puoi essere un cornuto intero.

L'altra volta era calabrese il sequestrato.. pensa, mi aveva curato senza un soldo mio figlio. Forse aveva riconosciuto qualcuno. Forse era già deciso… non è uscito dal monte. Tu, invece, andrai via.
Tu qui non ci resti, che oggi la gente non vuole saperne più.
Hanno fretta di chiudere… forse i tuoi hanno pagato…
Te ne andrai. Nel tuo paradiso.. Io nemmeno l'ombra del paradiso ho conosciuto... Qui l'ombra sparisce sotto i pini. Riflette solo la stanchezza che stride con la freschezza delle cascate, dei torrenti che rumoreggiano a valle, come sassi lanciati in un burrone. Questa è la mia terra, questi sono i miei giorni, tanto che la fatica è attaccata alle spalle e ti fa crescere storto di stanchezza.
In questi sentieri io devo misurare la mia esistenza.. non dico mi piaccia.. né che non mi piaccia… E' la mia vita e basta.

Da piccolo nel silenzio scivolavo tra le gambe del pastore e gli futtiu due capre, magari due agnelli.
Era il gioco delle montagne, dove le nuvole sono tante basse che non c'è posto per i sogni.
Ascolta.
La notte si riempie di rumori.
Noi siamo diversi dalla gente ricca.
Riconosciamo il passo del cane selvaggio, della volpe e della faina.
Ne impariamo il passo svelto e silenzioso.
Di quei silenzi che parlano ce ne cibiamo ogni ora, come passatempo.
Il passatempo che poi diventa la tua sopravvivenza.
Minchia, questo fatto du zu Peppe mi fa pensare…
Lui la droga non la vuole, ma Nino dice che tutti la vogliono….
Io sto qui… e penso che se zu Peppe insiste mi tocca andare con Nino a Milano…
Perché il nostro tempo non ha orologio.
Anche il giorno, nella boscaglia fitta, è senza luce.
Siamo qui immobili.
Come mio padre.
Come mio nonno.
Ma capiamo subito che l'aria cangia e devi cangiare anche tu. Più rapido del coltello.
Nella tiella ci devi mettere le cose poco alla volta, a strati... nel sarmoriglio deve mescere.. diceva mia madre.. devi mescere..
Allora devo mescere pure io… Tu devi finire presto… pure fortunato, perché l'aria cambia e se non avessero pagato presto non ci sarebbe stato tempo… non avrebbero aspettato…

"Nino… che ci fai qui?"
"Andiamo, possiamo andare, prendi un tocco di curcudìa e andiamo…"
"Zu Peppe…?"
"Tutto a posto… si sono messi in pace, anche se troppo presto quelli di giù…"
"Che vuol dire?"
"Che ce andiamo per un po' pure noi…"
"E iddu?"
"Lascialo lì…"
"E…"
"Sa fotte iddu.."
L'imbuto si riempie d'acqua e il naufrago abbandona la zattera che schiuma di zolle.
Scivola sulle onde che stagnano sui crinali, fino alla luce di fari, al silenzioso nulla che sprofonda nel petto del prigioniero.

"Pronto? Dutturi?"
"Zu Momo…"
"Dutturi, l'aucelluzzu sta volando…"
"dove?"
"sulla strada.. sulla strada… vicino a delle case.. sape.. non è che le gambe sono belle dritte…"
"come sta?"
"si riprenderà"
"e ora?"
"i conti del sequestro… dicono… sono stati fatti. Ora… Poi….si fanno gli altri…"
"Che succederà?"
"Che chi resta indietro… è per sempre…"
"….e tu?"
"Io vado a Milano, dutturi".
La radio gracchia… gracchia come una cornacchia che porta fortunate notizie…
Operazione di polizia… liberato l'ostaggio.. dopo una battuta nei pressi dell'Aspromonte… era vicino a delle case… portato negli uffici… sta bene… deve ancora riprendersi….
"Ora vediamo tutti quelli che vogliono il merito… vediamo quanti intermediari si sono dati da fare…" Pensava tra sé e sé.
Per lui… per loro ora veniva il difficile… Convincere che c'era poco da stare allegri… anche con tutti gli "imbuti" vuoti che il tempo avrebbe ricoperto…


da www.utenti.lycos.it



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